mercoledì 31 maggio 2023

Storie di donne samurai di Sébastien Perez e Benjamin Lacombe

"Storie di donne samurai" è la nuova opera scritta da Sébastien Perez e illustrata da Benjamin Lacombe, la terza dedicata al Giappone. Questa volta però non si parla di creature e fantasmi, ma di donne e samurai: "Sono in molti a conoscere le imprese, l’arte del combattimento e il nobile codice dei samurai Giapponesi. Soltanto in pochi però hanno potuto apprezzare la loro controparte femminile: formidabili guerriere, donne devote pronte a ogni sacrificio o condottiere implacabili, decise a esercitare il proprio potere con l’orgoglio e con le armi".
 
Sopra: La raffinata copertina si basa su una palette di rossi/marroni e azzurri. I decori e le scritte a destra dell'immagine sono argentate, mentre l'immagine a sinistra rappresenta una donna samurau con la spada in mano.
 
In quest'opera Lacombe ha concentrato la sua passione per le donne samurai, come spiega lui stesso nella prefazione: "Quando lessi per la prima volta di Tomoe Gozen, la più celebre di loro, capii subito che un giorno avrei narrato la sua storia. Accanto a lei è però fiorita un'autentica stirpe di formidabili guerriere, che hanno lottao nel corso dei secoli all'interno di una società estremamente conservatrice". Lacombe ha passato anni a cercare narrazioni originali di autori giapponesi che narrassero le gesta di tali donne, senza grandi risultati, probabilmente per un motivo preciso: "In una società a così forte impronta maschilista, della femminilità erano esaltate soprattutto la beltà, la deicatezza, così come la fragilità e la dolcezza, ma non certo la forza e il talento militare". 
A questo punto Lacombe capisce che, per poter raccontare le gesta di queste guerriere deve farlo lui stesso, sebbene esistano poche fonti relative alle loro gesta. Lo scopo di quest'opera è quindi quello di "ridare vita, corpo, anima e voce alle guerriere storicamente esistite", per cui nei racconti in essa contenuti troveremo donne ribelli, dissidenti, talvolta anche fuorilegge, che sfidando le norme plasmando il proprio destino, dimostrando un'incredibile tenacia.
Dopo la prefazione di Lacombe, ne segue una di Matthias Hayek che spiega ai lettori la figura delle donne samurai: chi erano le più famose, come e quando furono narrate le loro gesta, come venivano percepite dalla società dell'epoca e da quella futura, facendo emergere il fatto che le donne guerriere non incarnassero un modello da imitare.
Tale volume contiene 7 racconti: "L'imperatrice Jingu", "Tomoe Gozen", "Ohori Tsuruhime", "Kaihime", "Le sorelle vendicatrici", "Nanako Takeko" e Yamamoto Yaeko".  
Alla fine è presente anche un capitolo sui giochi dei samurai, che reinterpretano quelli del periodo Edo; infine c'è anche un glossario che spiega alcuni ternimi giapponesi oppure alcuni fatti storici citati nei testi.
 
 Sopra: Un'illustrazione a doppia pagina di benjamin lacombe, che rappresenta Tomoe Gozen.
 
Ogni racconto è accompagnato da più illustrazioni dell'artista francese Benjamin Lacombe (alcune inserite in mezzo ai testi, alcune a pagina intera e altre a doppia pagina), che possiede uno stile molto raffinato, elegante ed evocativo. 
Per quest'opera l'artista ha utilizzato principalmente due stili: nel primo le illustrazioni, dai tratti raffinati, hanno dei colori forti, intensi e brillanti, anche se abbastanza scuri, con luci ed ombre che danno corporeità  e volume ai personaggi. In questo caso vengono rappresentati sia gli sfondi, che possono rappresentare ambienti acquatici, boschi o camere da letto, sia i personaggi, in particolare delle bellissime donne samurai, dai tratti eleganti e delicati, ma dallo sguardo forte e deciso.
Gli altri disegni assumono invece uno stile più essenziale, pur mantenendo una grande ricchezza di dettagli e possono essere sia immagini abbastanza grandi, a tutta pagina, oppure più piccole inserite in mezzo ai testi. In queste immagini risulta particolare soprattutto la scelta dei colori, infatti qui Lacombe ha deciso di utilizzare solo il bianco/crema, il nero, il viola, rosso e l'argento (colori che richiamano anche quelli scelti per la copertina del libro). In questo caso i colori quali il rosso e il nero risultano molto intensi e accesi, mentre il viola è molto più tenue e delicato, usato per delle sfumature o ombreggiature.

 
 
 
 Sopra: Per quest'opera l'artista ha utilizzato principalmente due stili: nel primo le illustrazioni (come quelle più in alto), dai tratti raffinati, hanno dei colori forti, intensi e brillanti, anche se abbastanza scuri, con luci ed ombre che danno corporeità e volume ai personaggi. Gli altri disegni (quelli più in basso) assumo invece uno stile più essenziale, pur mantenendo una grande ricchezza di dettagli e possono essere sia immagini a tutta pagina che in mezzo ai testi. In queste immagini risulta particolare soprattutto la scelta dei colori, infatti qui Lacombe ha deciso di utilizzare solo il bianco/crema, il nero, il viola, il rosso e l'argento.
 
"Storie di donne samurai" è la nuova opera scritta da Sébastien Perez è illustrata da Lacombe, la terza dedicata al Giappone dopo  "Storie di fantasmi del Giappone" e "Spiriti e creature del Giappone", entrambi editi in italiano nel 2021.
Anche in questo caso si parla di leggende e storie provenienti dal Giappone, ma questa volta non ci sono di mezzo fantasmi e spiriti, ma delle donne samurai, una figura che da qualche anno sta riemergendo, imponendosi come uno dei filoni della "cultura popolare". D'altra parte il pubblico odierno, magari più consapevole dei pregiudizi gravati sul genere femminile, "sembra rivolgere un più vivo interesse verso le grandi protagoniste della storia, e non soltanto le donne guerriere".
In questa raccolta di 7 racconti Perez narra le avventure di 7 donne samurai, o più generalmente donne guerriere, che sono state disposte a combattere per se stesse, per chi amavano o per il proprio paese. I racconti sono abbastanza interessanti, a volte coinvolgenti ed altre volte meno, di alcuni talvolta, ad esempio, non mi è stato sempre facile tenere il filo del discorso.
Ad accompagnarli vi sono le splendide, raffinate, illustrazioni di Lacombe, molto particolareggiate, perfette per accompagnare queste storie, col loro stile evocativo, raffinato e onirico. Delle immagini capaci di suscitare nel lettore stupore, incanto e meraviglia attraverso la rappresentazione raffinata, ricca di eleganza e di forza di queste donne guerriere, dai lunghi capelli neri, la pelle pallida e le labbra rosso sangue.
Le illustrazioni di Lacombe fanno nascere un libro di pregiata fattura, un volume da collezione dall'aspetto elegante e raffinato (l'opera comprende anche un paio di pagine dotate di alette che si aprono), che incorpora nelle proprie pagine e disegni molti elementi argentati (una novità rispetto anche ai precedenti volumi), che rendono le illustrazioni di Lacombe ancora più belle e preziose.
 
Questo libro è stato edito in francese nel 2023 dalla Editions Oximore col titolo "Histories de Femmes Samurai" ed è stato poi pubblicato in italiano sempre nello stesso anno da L'Ippocamo Edizioni. L'opera ha 208 pagine, una copertina rigida, misura 27,5 cm d'altezza e 20 cm di lunghezza e costa 29,90 euro.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 29 maggio 2023

L'inferno spiegato male di Francesco Muzzopappa

"L'inferno spiegato male" scritto da Francesco Muzzopappa e illustrato da Davide Daw Berardi è un'altra rivisitazione dell'opera dantesca uscita per l'anniversario dei 700 anni dalla morte di Dante, scritta per far conoscere e avvicinare anche i bambini e i ragazzi l'opera più famosa del sommo poeta.

Sopra: In primo piano sulla copertina compaiono Dante, vestito di rosso, e Virgilio vestito d'azzurro, mentre dietro di loro vediamo una scenario infernale.
 
Questo volume scritto da Francesco Muzzopappa è una rivisitazione dell'opera dantesca in chiave comico-ironica. Qui viene infatti spiegato al lettore che in realtà Dante avrebbe voluto andarsene in vacanza a Lanzarote, ma Virgilio alla fine lo ha convinto a farsi trascinare… all’Inferno. 
Ecco come Dante descrive l'inizio del suo viaggio: "Allora, vorrei subito chiarire che io all'Inferno nemmeno ci volevo andare. Io sono una persona tranquilla, serena, calmissima. [...] Se uno proprio non vede l'ora di andare all'Inferno, può sempre decidere di entrare in un centro commerciale durante il periodo dei saldi, oppure andare in un campeggio d'estate con i parenti, tanto è la stessa cosa. 
Invece è successo che me ne stavo bello e tranquillo a casa mia a guardare il muro (non è che tra il 1200 e il 1300 ci fosse molto da fare), quando mi appare il fantasma di Virgilio, morto diversi secoli prima, che mi dice: "Oh, guarda, dobbiamo andarci per forza: l'inferno è un posto bellissimo, ci sono le fiamme come nei concerti metal ed è tutto in discesa, tipo gli acquascivoli. Non puoi capire!!!".
Quando però Dante si ritrova circondato da rocce, lamenti e urla che neanche a un concerto di Ariana Grande, l'uomo capisce di essere proprio sfortunato. Vatti a fidare degli amici! Dopo aver affrontato fiumi vorticosi, dannati tormentati da orrendi supplizi e diavoli dagli occhi di brace, alla fine di ogni cerchio, girone o bolgia lo aspetta un bivio. Quale strada porta all’uscita? Quella di mattoni gialli con un cartello che indica “OZ”. Qualcosa non va! Meno male che per ogni dubbio si può chiedere a Specchietto, perché Specchietto sa sempre tutto…
I testi, di stampo fortemente ironico, sono infatti corredati spesso da paragrafi, denominati specchietti, che hanno lo scopo di fornire al lettore informazioni aggiuntive di tipo più "tecnico", come ad esempio spiegazioni di metafore e simbologie, contestualizzazioni storiche, biografie di determinati personaggi...
Oltre a questi specchietti, che fungono un po' come delle note a piè di pagina, ci sono anche gli interventi (piuttosto sporadici a dire il vero) del professor Tommaso Dirotto, che servono ad approfondire alcune curiosità piuttosto irrilevanti tipo: cos'è la città di Lazaronte, che cos'è l'oroscopo, come far scomparire una casa.
 
 Sopra: Le pagine che mostrano l'inizio del terzo capitolo, quando Dante e Virgilio giungono di fronte alla porta dell'inferno.
 
I testi sono accompagnati dalle numerose illustrazioni di Davide Daw Berardi, dall'aspetto molto semplice e in bianco e nero.
Lo stile dell'artista riflette la comicità e l'ironia dei testi, andando a creare ambienti e personaggi dall'aspetto molto semplice e stilizzato, ma anche un po' caricaturale, con  persone e mostri dai volti con dei tratti molto essenziali ma allo stesso tempo esagerati e molto espressivi. In questo modo tutti i personaggi risultano assumere un aspetto piuttosto simpatico e talvolta perfino comico, tutt'altro che spaventoso.
Le immagini sono di particolare importanza per i testi poichè non solo rappresentano quanto vi viene descritto, cosa che rende quindi più facile e immediata la fruizione e la comprensione della storia, ma praticamente narrano anch'essi la vicenda. Infatti non si tratta di semplici disegni ma di veri e propri fumetti, in cui i personaggi esclamano delle frasi in dei balloon.
I disegni sono importanti anche perchè essendo questo un libro game talvolta alcune sfide o giochi da completare sono proposti al lettore sotto forma grafica.

 

 
 Sopra: Alcune pagine che mostrano alcune delle numerose illustrazioni di Davide Daw Berardi, dall'aspetto molto semplice e in bianco e nero. Lo stile dell'artista riflette la comicità e l'ironia dei testi, andando a creare ambienti e personaggi dall'aspetto molto semplice e stilizzato, ma anche un po' caricaturale, con  persone e mostri dai volti con dei tratti molto essenziali ma allo stesso tempo esagerati e molto espressivi. Nelle pagine più in basso potete vedere anche uno dei giochi proposti nel volume.
 
"L'inferno spiegato male" scritto da Francesco Muzzopappa è un riscrittura dell'Inferno dantesco: "un modo divertente per conoscere la prima cantica della Divina Commedia lontano dalla noia!", secondo quanto riportato sul retro di copertina.
Lo scrittore infatti ripercorre tutti gli avvenimenti che accadono nell'Inferno dantesco presentandoli però ai lettori con uno stile di scrittura ironico e a tratti anche parodistico. Come scrive lo stesso autore: "Ho scritto questo testo lavorando su più fonti. Non è stato facile: dedicato un'estate alla lettura del testo originale di Dante, a diverse parafrasi, interpretazioni, bignami e riassunti. [...] Mi prendo ogni responsabilità per eventuali sviste, errori, passaggi saltati eccetera, eccet, etc, ma credo di aver riassunto al meglio e in maniera "più digeribile" per i ragazzi un testo che sicuramente merita un approfondimento. Non è mia intenzione sostituirmi agli insegnanti, che di certo faranno meglio di me".
Essendo un testo indirizzato a ragazzi dagli 11 anni in sù, che vogliono approcciarsi alla prima cantica della Divina Commedia in modo piuttosto soft e non troppo impegnativo, la presenza delle illustrazioni di Davide Daw Berardi è molto utile in tal senso. Come tutti sanno la presenza di immagini, soprattutto se numerose, aiuta il lettore a riposarsi durante la lettura, a non spaventarsi di fronte a una pagina che altrimenti costituirebbe un muro di parole, aiutandolo così durante la lettura, anche nella comprensione dei testi. Sono disegni molto semplici, in bianco e nero, con uno stile che riflette la comicità e l'ironia dei testi, andando a creare ambienti e personaggi dall'aspetto molto semplice e stilizzato, ma anche un po' caricaturale, con persone e mostri dai volti con dei tratti molto essenziali ma allo stesso tempo esagerati e molto espressivi. In questo modo tutti i personaggi risultano assumere un aspetto piuttosto simpatico e talvolta perfino comico, anche se così diverso da quello spesso mostruoso con cui venivano rappresentati alcuni diavoli o mostri infernali, oppure le scene di supplizio che dovevano patire i condannati dei vari gironi nell'opera dantesca.
Inoltre questo non è semplicemente un riassunto in chiave ironica e comica, ma è anche un libro game: "Un approccio inedito e ingaggiante per scoprire tutto quello che dovreste sapere sul capolavoro dantesco, canto dopo canto, con istruttivi e originali box di approfondimento su personaggi, meccanismi e struttura dell’opera. Pieno zeppo di scoppiettanti trovate, enigmi e prove da risolvere, un libro-game imperdibile che vi catturerà con l’umorismo" (come riportato sul retro di copertina).  Esatto, per rendere l'opera ancora più appetibile a un pubblico giovane l'autore ha deciso di renderlo pure un libro game, in cui se si vuole si può proseguire con la lettura canonica, altrimenti si possono fare dei salti attraverso le pagine seguendo diversi percorsi. Oltre a ciò i testi sono correlati da veri e propri giochi come: labirinti, giochi che si basano su esercizi di grammatica, associazioni di immagini, trova le somiglianze, indovinelli...
Devo dire che l'inizio ero rimasta un po' spiazzata, poichè la Divina Commedia inizia con Dante che si ritrova in una "selva oscura" senza sapere perchè, e lì vi incontra Virgilio, mandato in suo aiuto da tre donne del Paradiso. Qui invece la vicenda parte un po' prima, con Dante che afferma che sia stato Virgilio a venire a trovarlo a casa, mentre lui se ne stava "bello e tranquillo a casa mia a guardare il muro" e a convincerlo a seguirlo all'inferno, dandogli appuntamento in "un bosco" per le 22:09. Tra l'altro viene detto che Dante se ne stava a guardare il muro perchè "non è che tra il 1200 e il 1300 ci fosse molto da fare", cosa tutt'altro che vera, soprattuto se parliamo di Dante, che nel 1300 venne eletto tra i priori di Firenze, arrivando al culmine della sua carriera politica. Virgilio comunque non si presenta all'appuntamento in orario e quindi Dante fa la conoscenza delle tre fiere. A parte questo inizio, poi la Divina Commedia è stata trasposta dall'autore piuttosto fedelmente, anche se ovviamente sempre con un tono comico/ironico. I testi veri e propri narrano praticamente il percorso di Dante attraverso l'Inferno e tutti gli incontri con i vari personaggi (diavoli, bestie eo dannati), mentre le spiegazioni più tecniche sono scorporate e riservate a degli specchietti, che hanno il compito di spiegare al lettore ad esempio tutta la parte metaforica, simbolica e biografica.
L'autore ha ripercorso tutto il viaggio di Dante, il che rende quest'opera una delle rivisitazioni più complete (tra le tante spuntate proprio nel 2021) dell'Inferno dantesco, anche se lo stile di scrittura è estremamente diverso, quasi all'opposto, rispetto all'ora originale. Muzzopappa usa volontariamente molte espressioni e un gergo moderno, tipo: "Ma non mi avevi detto che l'Inferno era una figata", o "Be' che l'Inferno sia un posto bellissimo mi pare un po' una fake news". Vengono anche fatti citare da Dante e Virgilio oggetti che appartengono alla nostra epoca, come quando il primo chiede alla sua futura guida: "E cosa devo mettere nello zaino? Basteranno due panini al salame e dell'aranciata? Devo portare anche la macchina fotografica?", oppure quando commenta "... Anche perché secondo me su Google Play di sicuro c'è un App che riesce a fare altrettanto senza tutta questa corografia della coda". Inoltre come forma di umorismo viene anche rotta spesso la quarta parete, come se i personaggi sapessero di essere i protagonisti di un libro, ad esempio con Dante che dice a Virgilio: "Vai pure all'inizio del libro a rileggere il passaggio". Oppure, nel secondo girone del settimo cerchio (quello dei suicidi) una pianta dice a Dante: 
" <<Io so chi sei! Tu sei il famoso Dante del famoso libro-game sull'Inferno?>> 
<<Proprio io, sì!>>
<<Ma che piacere immenso! Purtroppo, qui non abbiamo librerie e i corrieri Amazon arrivano con difficoltà>>"
Che poi tecnicamente quando l'autore ha scritto i testi di questa riscrittura come poteva sapere se poi il suo libro sarebbe diventato famoso? Senza contare che è abbastanza ridicolo che sia l'autore stesso a definire la propria opera "famosa" (anche perché non mi risulta che a distanza di 2 anni dalla pubblicazione "L'inferno spiegato male" sia poi così tanto famoso).
Sebbene gli avvenimenti siamo stati mantenuti quelli narrati dal vero Dante, ovviamente, come spiegavo anche prima, il tipo di scrittura è completamente diverso, praticamente all'opposto: passando da una prosa in versi con un linguaggio molto ricercato e, per forza di cose, poco attuale, ad uno stile invece comico e molto colloquiale, con riferimenti, citazioni e modi di dire moderni. La cosa che non mi convince appieno è che mi sembra che spesso l'autore metta un po' troppo in secondo piano la descrizione delle varie pene e dei dannati, dedicando invece un po' troppo spazio agli scambi "simpatici" tra Dante e Virgilio che si punzecchiano e si scambiano battute tra di loro. Alcune parti poi le ho trovate proprio inutili e slegate dal resto della vicenda, come quella in cui, prima di entrare nella città di Dite ci sono diverse pagine che vedono Dante nei panni di Dorothy e rivivere metà delle avventure narrate ne "Il mago di Oz", con tanto di personaggi come lo Spaventapasseri, il Leone Codardo e il Boscaiolo di Latta spuntati fuori dal nulla. Anche gli interventi del Professor Dirotto sono abbastanza inutili, inoltre sono troppo lunghi (2/3 pagine di divagazioni che avrebbero potuto essere rese con una battuta di poche righe).
Questo dovrebbe essere fatto per fare avvicinare i giovani alla lettura del sommo Poeta, ma per me forse questa forma di cambiamento è un po' troppo estrema, tuttavia essa imprime a questa rivisitazione uno stile piuttosto particolare che la fa distinguere da altre riscritture dantesche. Di riscritture della Divina Commedia in termini più "seri" ce ne sono già diverse, alcune anche molto ben illustrate (come "La Divina Commedia" di Arianna Punzi o "La Divina Commedia" di Paolo di Paolo) e altre riscritte completamente in rima (come "La divina avventura: il fantastico viaggio di Dante" di Enrico Cerni e Francesca Gambino), per cui ci può anche stare il proporre una riscrittura in chiave più ironica e moderna. Anche se a dire la verità un'operazione simile non è proprio l'unica, in quanto una cosa simile è stata fatta pure da Annalisa Strada con "Dante era un figo" oppure con "La Divina Commedia riveduta e scorretta" di Se i social network fossero sempre esistiti
Di questa rivisitazione in chiave libro-game ho trovato le parti "serie" e quelle più comiche poco bilanciate, con molte parti un po' troppo divaganti: in certi punti avrei preferito che l'autore fosse rimasto più focalizzato sugli eventi e i personaggi (molti vengono giusto accennati, ma scarsamente approfonditi) descritti nella Divina Commedia. Alla lunga i continui (ogni tre per due) rimandi comici e le citazioni a cose moderne (i panini con salame o con la salsiccia, TikTok, Istagram, autfit, il baretto all'aperto, il bar, le tavole calde, i centri commerciali, i Prodigy, l'heavy metal, l'Amnesty International, Halloween, Ibiza, l'i-Phone, Twitter, l'aspirina, Loch Ness, il National Geograpghic, il Kinder Pinguì, un Toblerone, un Autogrill, Amazon, Minecraft, nickname, mafia, Gomorra ...) devo dire che mi hanno un po' stufata, anche perchè a un certo punto mi sono sembrati forzati.
Come spiega l'autore: "Questo è solo uno strumento divertente per entrare nella struttura dell'Inferno, prenderci confidenza e giocarci un po'.", però pur presentando fedelmente la struttura dell'inferno lo fa a mio avviso in modo magari anche carino, ma un po' troppo divagante.
 
L'opera è stata pubblicata nel 2021 dalla De Agostini, è dotata di una copertina flessibile, ha 304 pagine, misura 20,4 cm d'altezza e 15 cm di lunghezza e costa 14,90 euro.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

venerdì 26 maggio 2023

Ivanhoe di Walter Scott

"Ivanhoe" è un romanzo storico di Walter Scott ambientato in Inghilterra intorno al 1194 ed è considerato dagli studiosi come il primo vero esempio di genere storico. 
L'edizione che ho letto io, e di cui vi parlerò, fa parte di una collezione di volumi che escono in edicola pubblicati dalla Hachette Fascicoli. La collana, che conta in totale 65 uscite, si intitola "I grandi romanzi d'avventura" e permette al lettore di scoprire: "le opere fondamentali dei più grandi scrittori di romanzi d'avventura riunite in una edizione prestigiosa".
 
Sopra: La copertina dallo sfondo blu, in cui al centro compare l'immagine di due cavalieri che di stanno battendo in un torneo.
 
Una sera a Rotherwood, nel castello di Cedric, un nobile sassone, si presentano alcuni ospiti che cercano rifugio da una tempesta. Si tratta del priore Aymer e del cavaliere templare Brian de Bois-Guilbert, entrambi normanni, in viaggio verso Ashby, dove si sarebbe tenuto un importante torneo. Essi si erano precedentemente imbattuti nel porcaro Gurth e nel buffone Wamba, servi di Cedric, i quali avevano dato loro indicazioni sbagliate, ma a guidarli sulla strada giusta era poi stato un pellegrino di ritorno dalla Terra Santa, che è in realtà Ivanhoe. Durante il banchetto con il quale il padrone di casa accoglie gli ospiti, si presenta a chiedere ospitalità per la notte anche Isaac di York, un ebreo famoso per la sua ricchezza e la sua avarizia. Ad un certo punto si unisce al banchetto anche la splendida Lady Rowena, un'orfana adottata da Cedric. Durante la cena, il discorso cade sulla guerra in Palestina e Bois-Guilbert, ancora furioso per una sconfitta avvenuta con Ivanhoe, sfida quest'ultimo, anche se tecnicamente "assente" ad un nuovo scontro: sia il pellegrino, sia Rowena, chiaramente innamorata di Ivanhoe, si rendono garanti che il cavaliere "assente" non sfuggirà allo scontro. Quando, finita la cena, gli ospiti si ritirano nelle stanze loro assegnate, Lady Rowena chiede al pellegrino ulteriori notizie di Ivanhoe e questi le fa comprendere che il giovane sarebbe presto tornato in Inghilterra. All'alba del giorno seguente il pellegrino salva Isaac di York dall'agguato che gli era stato organizzato da Bois-Guilbert e dai suoi servi saraceni, e l'ebreo decide a sua volta di aiutare il pellegrino, nel quale ha riconosciuto un cavaliere, a procurarsi un cavallo ed un'armatura per il torneo di Ashby-de-la-Zouche. 
Esso si svolge alla presenza del principe Giovanni, che sta esercitando il potere in assenza di re Riccardo, ma che sta anche progettando di usurpare il trono. La prima giornata prevede lo scontro tra alcuni campioni e tutti i cavalieri che intenderanno sfidarli, a loro scelta con armi letali o con armi dette “di cortesia”, le cui punte sono protette, onde evitare gravi danni ai contendenti. Tra gli spettatori al torneo vi è anche Rebecca, figlia di Isaac di York, la quale è una ragazza molto bella e saggia, e per nulla avara (a differenza del padre). Anche Ivanhoe partecipa al torneo, ma senza svelare ancora la sua identità, così gli spettatori gli attribuiscono il nome di “Diseredato”, visto che sullo scudo vi è l'effigie spagnola “Desdichado”. Inizialmente Ivanhoe risulta vincitore, ma successivamente egli viene ferito.
Dopo il torneo i personaggi prendono stade diverse, preparandosi ad entrare nella terza e penultima parte della storia, che li vede poi riunirsi tutti e scontrarsi in battaglia al castello di Torquilstone.
 
 
Sopra: Una delle prime scene del libro, in cui il priore Aymer, in viaggio verso Ashby, cerca di fermare il cavaliere templare Brian de Bois-Guilbert dal ferire il porcaro Gurth e il buffone Wamba.
 
Un ulteriore elemento di pregio di queste edizioni uscite in edicola è la presenza delle illustrazioni che c'erano anche nelle prime pubblicazioni di fine Ottocento e inizio Novecento. Come viene spiegato anche sul sito della Hachette fascicoli: "I grandi romanzi d’avventura scritti tra il XIX e il XX secolo, grazie al contributo di grandi maestri dell’illustrazione, sono diventati dei veri e propri gioielli illustrati. Questa collezione raccoglie all’interno delle sue pagine incisioni di grandi artisti, tra i quali ricordiamo Bayard, Meryon, Vierge, Morin, Roux o Finnemore". In ogni romanzo sono infatti presenti delle incisioni in bianco e nero, ben fatte, molto dettagliate, che solitamente mirano a raggiungere un certo realismo, anche se ognuna presenta uno stile differente in base all'artista che l'ha realizzata. Come riportato sul sito: "La tecnica dell’incisione fu particolarmente fruttuosa nel periodo del Romanticismo, quando acquisì il suo pieno status di genere artistico. La sua tecnica e la sua esecuzione hanno permesso di dare libero sfogo ai sentimenti, alle paure e ai desideri di ogni romanzo, dotandoli di una propria personalità". 
Nel caso di questo volume i disegni in esso presenti sono opera di C.E. Brock e S. Schneider  e sono poco più di una dozzina. Sono delle incisioni in bianco e nero a tutta pagina, piuttosto dinamiche, belle e dall'aspetto realistico e minuzioso. Ho notato ad esempio che Rebecca, pur essendo disegnata come una bella donna, viene rappresentata con un naso aquilino, un tratto fisico che veniva attribuito solitamente agli ebrei (il padre di Rebecca infatti lo ha).
Sono immagini che rappresentano personaggi e scene narrate nei testi, tanto che ognuna di esse è accompagnata anche da un frase tratta appunto da questi ultimi.

 
 
 
 Sopra: Alcune illustrazioni in bianco e nero e a tutta pagina opera di C.E. Brock e S. Schneider. In alto a sinistra una scena della battaglia nel castello di Torquilstone, a destra vediamo Rebecca che spia lo svolgersi della battaglia e riferisce quanto succede ad Ivanhoe, che giace ferito. In basso a sinistra vediamo Lady Rowena che parla con Ivanhoe che però è travestito da pellegrino, mentre a destra vediamo Rebecca portata di fronte al tribunale dei templari, accusata di stregoneria.
 
"Ivanhoe" di Walter Scott è un bel romanzo storico di ambientazione medievale, che ero molto curiosa di leggere poiché da piccola vedevo sempre un film d'animazione tratto da questo romanzo. 
Nonostante la storia sia stata scritta nel 1820 essa è molto scorrevole e intrigante, in quanto, sebbene succedano molti avvenimenti che mettono in gioco tanti personaggi, tutto è raccontato con ordine e con i tempi giusti. Diciamo che la storia può essere suddivisa in 4 parti: la prima si svolge al palazzo di Cedric e serve ad introdurre la maggior parte dei personaggi e inquadrare la situazione; la seconda è la parte dedicata al torneo di Ashby-de-la-Zouche, in cui ci viene presentato qualche altro personaggio importante (come il principe Giovanni, Rebecca, il cavaliere Nero, Robin Hood, ecc..) e la trama continua a proseguire prima di entrare nel vivo, con la terza parte. Essa è quella ambientata al castello di Torquilstone, ed è quella più concitata e in cui avvengono molti avvenimenti, anche perchè inizialmente, siccome i personaggi si dividono, l'autore dedica a ciascuno di loro dei capitoli diversi per permettere al lettore di stare al passo e rimanere informato di ciò che accade ai vari personaggi, che sono destinati comunque a incontrarsi nuovamente al castello di Torquilstone, che sarà scena di un assedio e di una battaglia. La quarta e ultima parte vede come protagonista della vicenda Rebecca, la quale, in seguito all'assedio al castello, è caduta nelle mani del cavaliere crociato Bois-Guilbert e che quindi deve essere liberata e salvata.
Come potete leggere ogni parte è ricca di molti avvenimenti, tutti perfettamente incastrati e che vedono come protagonisti vari personaggi. Una cosa particolare e che ho apprezzato, infatti, è che, nonostante il protagonista dovrebbe essere Ivanhoe (come deduciamo dal titolo) in realtà l'autore dedica vari capitoli anche a parlare delle gesta di molti altri personaggi, tanto che per diverso tempo Ivanhoe (che è rimasto ferito e deve guarire) rimane praticamente in secondo piano, scalzato dal ruolo di protagonista.
Tutto ciò ha permesso inoltre all'autore di caratterizzare bene molti dei personaggi presenti nella storia, a cui il lettore finisce per affezionarsi: Ivanhoe è un giovane cavaliere forte, coraggioso, abile con la spada e fedele al suo signore Riccardo Cuor di Leone; lady Rowena è una fanciulla bella, virtuosa, gentile, decisa e raffinata; Wamba e Gurth sono due servi fedeli ma anche ingegnosi e abili ecc... Isaac di York viene descritto con dei tratti (sia fisci che caratteriali) che riprendono dei classici stereotipi sugli ebrei (il naso aquilino, l'avarizia, ma anche l'abilità negli affari): "un vecchio alto e magro che tuttavia aveva perso molta della sua altezza per l'abitudine di star curvo [...]. I suoi lineamenti sottili e regolari, con il naso aquilino e gli occhi neri e penetranti, la sua fronte alta e rugosa, i lunghi capelli grigi e la barba si sarebbero potuti dire belli se non fossero stati caratteristici di una fisionomia peculiare a una razza che, negli anni oscuri, era detestata dal volgo credulo e pieno di pregiudizi e perseguitata dalla nobiltà ingorda e rapace...". Isaac tuttavia dimostra che egli, anche se con grande sforzo, riesce a mettere da parte la sua avarizia (il suo maggior difetto) in favore dell'affetto che prova per sua figlia Rebecca.
È tuttavia proprio quest'ultima il personaggio che ho trovato più interessante ed affascinante, in quanto rompe alcuni degli stereotipi legati agli ebrei (ricordiamoci che il romanzo fu scritto nell'Ottocento). A questo punto vi avviso infatti che, essendo un romanzo storico, in esso vi è spesso la presenza di ebrei, i quali in periodo medievale non godevano di buona reputazione, e la cosa traspare chiaramente durante il racconto di Scott: "I famigli dell'abate si segnarono, con sguardo di pio orrore, e perfino i saraceni infedeli, quando Isaac si avvicinò a loro, si arricciarono i baffi pieni di sdegno e misero la mano all'elsa dei loro pugnali come se fossero decisi a liberarsi con questo mezzo disperato della temuta contaminazione di una sua più stretta vicinanza". Se Isaac, pur mostrando dei tratti positivi, presenta anche molti stereotipi negativi tipici degli ebrei (l'avarizia), per Rebecca, sua figlia, non è affatto così. Ella, pur essendo ebrea, viene descritta come una fanciulla, oltre che bellissima, anche piena di qualità: non è avara come il padre, è sempre pronta ad aiutare gli altri (tra cui Ivanhoe), è gentile, buona, caritatevole, ma anche saggia, acculturata, ponderata, abile nelle arti guaritrici e coraggiosa. Di lei viene detto: "La bella Rebecca era stata istruita in tutte le conoscenze proprie del suo popolo, e la sua mente agile e sicura le aveva ritenute, ordinate e ampliate oltre le normali possibilità della sua età, del suo sesso e anche dell'età in cui viveva". Addirittura vince a confronto anche con lady Rowena, un modello di perfezione femminile per l'epoca, che non possiede le sue capacità e conoscenze curative e che inoltre, in seguito al rapimento, alla fine cede al pianto, mentre Rebecca rimane ferma nei suoi buoni propositi minacciando il suo rapitore di preferire buttarsi dal castello piuttosto di permettere all'uomo di avvicinarla. Ecco come parla Rebecca al suo rapitore: "<<Ma per il cielo, a quale destino? Abbracciare la tua religione! Ma quale religione può essere quella che accoglie un tale scellerato? Tu la migliore lancia dei templari! Cavaliere codardo, prete rinnegato, io ti disprezzo e ti sfido! Il dio Abramo ha aperto una via di scampo a sua figlia. Anche da questo abisso di infamia!>> Così dicendo aprì la finestra che metteva sulla bertesca e un attimo dopo era in piedi sull'orlo del parapetto, senza il minimo schermo tra lei e il pauroso abisso".
Ecco invece come si comporta lady Rowena, in una situazione simile: "Fin qui Rowena aveva sostenuto la sua parte in questa scena penosa con audace fermezza, ma solo perchè non aveva considerato il pericolo come serio e imminente. Per natura il suo temperamento era quello che i fisionomisti considerano tipico delle complessioni bionde e di pelle chiara: mite, timido, e gentile; ma ella era stata temprata e fortificata dalla sua educazione. Abituata a vedere la volontà di tutti, perfino quella di Cedric così autoritario con gli altri, cedere ai suoi desideri, aveva acquistato quella sorta di coraggio e di confidenza in se stessi che sorge dalla consueta e costante deferenza dell'ambiente in cui si vive. [...] La sua altezza e la sua abitudine al comando costituivano dunque in lei un carattere fittizio, sovrapposto a quello naturale; ed ella se ne sentì improvvisamente spogliata non appena aprì gli occhi sulla sulla gravità del proprio pericolo [...]. E quando si accorse che la sua volontà [...] si trovava di fronte quella di un uomo forte, fiero e deciso che aveva su di lei ogni vantaggio ed era risoluto a valersene, ella perse dinanzi a lui ogni coraggio. [...] ella alzò le mani al cielo e si abbandonò a una crisi di dolore e pianto".
Direi che questo romanzo presenta Rebecca come uno dei migliori personaggi femminili, non protagonista, di cui abbia letto, la cui condotta rimane apprezzabile anche successivamente, quando ella viene rapita da Bois-Guilbert ed è costretta, per colpa di costui, a dover subire un processo ed essere accusata di stregoneria.
"Ivanhoe" è un bel romanzo di ambientazione medievale, in cui compaiono personaggi "famosi" come Riccardo Cuor di Leone, Giovanni Senza Terra o Robin Hood, ricco di avvenimenti che terranno sempre alta l'attenzione del lettore, nonostante la lunghezza della storia. Intriganti anche i vari personaggi, da quelli negativi come il principe Giovanni, a quelli più neutri (che presentano sia pregi che difetti come Isaac o Cedric) a quelli positivi come Ivanhoe, lady Rowena, Rebecca, Walba o Gurth. 
La traduzione usata per questa edizione è di Ugo Dèttore, su licenza Newton Compton editori, che comprende anche alcune note a piè di pagina e dei versi all'inizio di ogni capitolo tratti da altre opere (poesie, testi teatrali, ballate o poemi epici) ma in qualche modo inerenti a cosa si andrà a leggere in un certo capitolo.
 
Sopra: La locandina del cartone su Ivanhoe che vedevo da piccola, intitolato "Ivanhoe the King's night" del 1997, che in realtà presenta molti cambiamenti rispetto al romanzo.

Questo libro è stato edito nel 2022 dalla RBA Italia; ha 530 pagine, una copertina rigida, misura 24,8 cm d'altezza e 17,5 cm di lunghezza e costa 11,99 euro.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

mercoledì 24 maggio 2023

Filastrocche da bere di Olivia Cauzzo

"Filastrocche da bere" di Olivia Cauzzo è una raccolta di filastrocche che ha come tematica le bevande, mentre qualche tempo fa vi avevo parlato di:  "Filastrocche da assaggiare", sempre della medesima autrice, che invece era dedicato ai cibi solidi. Se sui cibi si trovano spesso filastrocche per bambini, non mi era mai capitato di incontrare una raccolta dedicata invece interamente alle bevande.
 
 Sopra: La copertina dallo sfondo bianco su cui spiccano diversi cibi, che però rimandano ad altre bevande (la cicoccolata calda, la camolilla, il latte, i frullati, l'aranciara, il succo), infatti al centro del libro c'è il disegno di un bicchiere.
 
Il volume contiene 11 filastrocche scritte da Olivia Cauzzo su alcune bevande (salutari o meno, salate, amare o dolci) che ai bambini sarà sicuramente capitato di bere o di vedere. Le filastrocche riguardano le seguenti bevande: l'acqua, il caffè d'orzo, il latte, la cioccolata calda, il frullato, l'aranciata, il centrifugato, il succo di frutta, il brodo, la camomilla e l'acqua del mare.
I testi di ciascuna poesia sono composti da 8 o 10 versi, in rima baciata (AA BB), questo fa risultare le filastrocche molto carine e orecchiabili.

Il latte
"Liquida nuvola di stella alpina,
bianco velluto ogni mattina
al tuo risveglio con calma ti aspetta
buon latte di mucca o di capretta.
 Bevuto da solo è una dolce merenda,
con il cacao è un'altra faccenda.
 Ti aiuta a crescere più forte e più sano,
tutta la vita ti tiene per mano.
Ricorda baci, carezze e la nanna,
coccole, favole e abbracci di mamma."
 
Le cioccolata calda 
"Sotto un monte di panna montata
sonnecchia al caldo la cioccolata,
come un orsetto addormentato
dal pelo marrone e vellutato.
E' dolce, è morbida, è profumata,
col cucchiaio va risvegliata:
è meglio gustarla assai lentamente,
perchè sul fondo è ancora bollente.". 

L'aranciata 
"Sfrigola e frizza nel lungo bicchiere,
guardarla salire è un dolce piacere,
toglie la sete e rinfresca il palato
quando veloce la inghiotti d'un fiato.
In bocca ti scoppiano come palline,
le pizzicanti sue bollicine.
Sembra solletico quel che ti fanno,
ma che delizia insieme ti danno!"
 
 Sopra: L'illuminazione dedicata all'arancia (su uno sfondo viola e giallo che risalta l'arancione), che vediamo in un bicchiere alto e stretto, con vicino alcune fette di arancia.
 
Ogni poesia è accompagnata da un disegno di Paola Pappacena, il quale ha il compito di riprodurre l'aspetto della bevanda citata nei testi, anche se non in maniera iper realistica, ma comunque in modo abbastanza curato e appetibile, ma anche un po' giocoso.
Le bevande sono solitamente ritratte dentro dei contenitori quali: bicchieri, tazze, scodelle, ma anche frullatori o scatolette (nel caso del succo); l'unica eccezione è la camomilla, in cui l'artista ha preferito disegnarne il fiore, con un bambino che vi dorme dentro. La filastrocca dedicata alla camomilla e quella sull'acqua del mare sono anche le uniche in cui Pappacena ha disegnano anche un bambino nella scena.
A caratterizzare queste illustrazioni sono i colori, molto saturi, accesi, vivaci e brillanti, per cui ogni immagine risulta un tripudio di tinte. Perfino il colore degli sfondi serve a far risaltare quello dei cibi: le ciliegie rosse hanno un sfondo giallo, i biscotti gialli/marroncini hanno uno sfondo arancione, il gelato (di vari colori) uno sfondo azzurro...



 Sopra: I disegni di Paola Pappacena, il quale ha il compito di riprodurre l'aspetto del cibo citato nei testi, anche se non in maniera iper realistica, ma comunque in modo abbastanza curato e appetibile, ma anche un po' giocoso. A caratterizzare queste illustrazioni sono i colori, molto saturi, accesi, vivaci e brillanti.

"Filastrocche da berre" di Olivia Cauzzo è una raccolta di filastrocche a tema bevande molto carina e graziosa, con testi semplici in rima baciata, molto regolari e orecchiabili, che possono essere seguiti facilmente da bambini anche abbastanza piccoli. I testi possono essere letti gia a 3 anni, anche perché trattano un tema, quello delle bevande che comunque rientra nella sfera del cibo, a tutti i bambini molto familiare e che fa parte della quotidianità (d'altronde tutti gli esseri viventi per sopravvivere hanno bisogno di bere, oltre che di mangiare).
Nelle filastrocche sono proposti molti liquidi, sia di bevande dolci (come il succo, l'aranciata, la cioccolata calda), ma anche salate come il brodo, o amare come il caffè (specificato essere d'orzo in quanto: "Come il papà bevo il caffè / ma quello d'orzo fatto per me") o "neutre" come l'acqua o il latte.
Mi è dispiaciuto che non fosse stata dedicata una filastrocca al tè, bevanda per i bambini credo ben più comune rispetto ad esempio al caffè d'orzo, anche perchè esso esiste sia in bottiglia che in bustina.
Come ultima filastrocca l'autrice ha invece voluto metterne una che desse un po' l'effetto sorpresa, dedicata all'acqua di mare, che è qualcosa che è meglio non bere: "Salto le onde, nel mare mi tuffo / prima che arrivi bizzarro uno sbruffo. / Sguazzo, e nuotando mi tengo a galla: / il mio salvagente è una bella farfalla. / Non vedo il fondo, più non si tocca, / allora chiudo ben bene la bocca. / L'acqua è salata e pizzica il naso, / perciò di berla non è proprio il caso!".
 
Il libro è stato pubblicato nel 2012 dalla GRIBAUDO; ha 24 pagine, una copertina rigida, misura 19,5 cm d'altezza e 19,5 cm di lunghezza e costa 8,90 euro.
 
Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 22 maggio 2023

Mary Shelley: la scrittrice che creò Frankenstein (collana Donne straordinarie)

La figura di Mary Shelley mi ha sempre affascinato, tanto che mi è già capitato di leggere e recensirvi alcune sue biografie illustrate, tanto che lo Speciale halloween 2022 lo avevo dedicato interamente a questa donna.
Anche oggi vi parlerò di una sua biografia, indirizzata già a bambini dai 4/5 anni: "Mary Shelley: la scrittrice che creò Frankenstein".
Questa edizione è un po' particolare, in quanto fa parte di una collana che esce in edicola, edita dalla EMSE, e che si chiama "Donne straordinarie", la quale "racconta la vita di tante donne, dalla loro infanzia popolata di sogni e passioni fino alle formidabili conquiste che le hanno rese celebri nei campi più diversi".

 
Sopra: A sinistra la copertina dell'edizione in mio possesso, edita nel 2023 dalla EMSE, mentre a destra potete vedere la copertina di un'altra edizione delle opere della collana "Donne straordinarie" pubblicata nel 2019 dalla Hachette. Il sottotitolo dice "La scrittrice che creò Frankenstein", ma in realtà sarebbe stato più corretto dire "il mostro di Frankenstein", a meno che non ci si voglia riferire invece al dottore che creò la creatura, cosa che non penso.

Il volume contiene una biografia su Mary Wollstonecraft Godwin, meglio conosciuta con il cognome del marito (Percy Shelley).
La sua storia ci viene narrata in prima persona, da una certa Carla Iglù, facendo finta che sia proprio la scrittrice a parlare, la quel esordisce così: "Ti capita mai di immaginate un mostro o qualcosa che non esiste? [...] A me succedeva spesso, e proprio questo ha resto straordinaria la mia esistenza: mi inventai un essere che faceva molta paura e ne scrissi la storia. Così diventammo famosi tutti e due. La mia vita non fu facile: dovetti confrontarmi con tanta gente che non credeva che una donna potesse scrivere. Inoltre persi alcune delle persone che mi erano più care. però trovai la forza di reagire e di riprendermi e divenni una scrittrice rispettata". 
Nella biografia di parla della sua nascita (30 agosto 1797 a Londra) e dei suoi genitori, di come sua madre morì 10 giorni dopo la sua nascita, di come Mary amasse frequentare i cimiteri e in particolare soffermarsi sulla tomba di sua madre. Ci viene poi raccontato di come suo padre avesse difficoltà economiche e che lei non andava molto d'accordo con la sua matrigna, infatti fu mandava via di casa a vivere, per alcuni anni, con la famiglia Baxter, con cui fece amicizia. Si parla poi dell'incontro con Percy Shelley, di come viaggiarono e di come conobbero lord Byron, da cui vennero invitati a passare l'estate a villa Diodati luogo che vide il concepimento dell'idea della storia del mostro di Frankenstein. Infine viene accennato al fatto che Mary ebbe diversi figli (ma solo l'ultimo le sopravvivrà), e che alla fine ella morì all'età di solo 53 anni.
Alla fine della storia è presente anche una linea del tempo con riassunti i principali avvenimenti della vita dell'autrice.

 
Sopra: Le pagine in cui si vede la linea del tempo con riassunti i principali avvenimenti della vita dell'autrice.
 
I testi sono accompagnati dalle illustrazioni di Angel Coronado, Orio Roca, Cristian Barbeito e Carlos Pascual. Sono disegni di grandi dimensioni, solitamente a pagina intera, dai tratti abbastanza semplici, con personaggi che si caratterizzano per la testa piuttosto grande, un po' sproporzionata rispetto al resto del corpo, anche gli occhi e i nasi sono piuttosto grandi, mentre le bocche sono piccole.
I disegni sono funzionali ai testi per poter aiutare il lettore a comprendere la storia di questa scrittrice, nonché a visualizzare l'aspetto di alcuni personaggi o di alcune scene narrate.
La carnagione dei personaggi è piuttosto chiara, quasi pallida, mentre i capelli e gli abiti hanno delle tonalità più intense, accese e brillanti, ma all'occasione anche un po' più scure, se devono rappresentare scene un po' più cupe.

 

Sopra: Alcune illustrazioni che accompagnano i testi, che io non trovo nulla di eccezionale, dai tratti abbastanza semplici, con personaggi dall'aspetto non propriamente realistico. Quella più in basso, in particolare, riguarda il momento in cui i quattro amici (Clare, la sorellastra di Mary non è pervenuta), presso villa Diodati, si lanciano la sfida di creare ciascuno un racconto del terrore.

Come ho detto all'inizio, la vita di Mary Shelley mi ha sempre affascinato, per cui ne ho letto diverse biografie, come ad esempio: "Mary e il mostro: Amore e ribellione. Come Mary creò Frankenstein" di Lita Judge e "LOSCHE STORIE: Mary Shelley" di Paola Catatore e Alessandro Vicez, tra quelle più approfondite, mentre altre sono più degli albi illustrati, quindi più brevi.
"Mary Shelley: la scrittrice che creò Frankenstein" è un libro illustrato pensato per raccontare a bambini, anche piuttosto piccoli, la vita di questa famosa scrittrice. Ecco, la storia di Mary è sicuramente molto intrigante e interessante, ma diciamo che non è costellata proprio da molti fatti piacevoli e solari. Perciò, sebbene ciò che viene narrato in questo volume sia corretto, non mi stupisce che vi siano parecchie omissioni riguardo alla sua vita. 
Solo per dire alcune cose mancanti: non viene detto che, assieme ad una matrigna, Mary acquisì anche due sorelle, tra cui Claire, che in questo volume non viene mai menzionata, sebbene fu molto presenta nella vita di Mary, tanto che anche lei partì con Mary e Percy nei loro viaggi (avendo anche una relazione, e una figlia, proprio con Byron). Anche a proposito di Percy viene detto molto (troppo) poco, si cita solo il suo secondo incontro con Mary, dove i due si innamorarono e fuggirono assieme. Viene omesso il fatto che Percy fosse già sposato con un'altra donna (che poi si suicidò) che aspettava un figlio da lui, mentre la morte di lui, avvenuta in mare nel 1822, è accennata molto velocemente. Alla fine del volume si parla del figlio di Mary, e ho apprezzato il fatto che venga spiegato (anche se molto velocemente) che quello in realtà era il quarto figlio della donna, l'unico sopravvissuto e giunto all'età adulta (gli altri tre sono tutti morti in tenera età).
L'episodio di villa Diodati invece è descritto in modo abbastanza approfondito, anche perchè è effettivamente un momento importante della vita di Mary, quello in cui, tramite una sfida, ella arrivò a concepire l'idea e la storia del mostro di Frankenstein. Questo è in assoluto l'episodio più conosciuto della vita della scrittrice, che non manca mai di essere narrato nei dettagli in ogni sua biografia, e che è diventato anche il soggetto di alcuni albi illustrati indirizzati ai bambini dedicati a Mary Shelley: "Il mostro di Mary. Come Mary Shelley ha creato Frankenstein" di Lynn Fulton e "Mary: la ragazza che creò Frankenstein" di Linda Bailey.
Le illustrazioni che accompagnano i testi hanno dei tratti abbastanza semplici, con personaggi che si caratterizzano per la testa piuttosto grande, un po' sproporzionata rispetto al resto del corpo, anche gli occhi e i nasi sono piuttosto grandi, mentre le bocche sono piccole. Sebbene risultino funzionali ai testi, i disegni non sono particolarmente belli o originali, ma svolgono egregiamente il loro lavoro accompagnando i giovali lettori, o ascoltatori, durante la lettura. Sicuramente non sono disegni d'autore, anche perchè sono stati creati da ben quattro artisti differenti, senza sapere di preciso chi ha fatto cosa.
Tale libro illustrato può essere un buon punto di partenza se volete spiegare brevemente a dei bambini (anche molto giovani) chi fosse Mary Shelley, infatti pur non essendo proprio completo esso contiene un buon numero di informazioni. Quanto viene narrato inoltre è storicamente accurato, anche se la completa eliminazione della figura di Clare è un'omissione piuttosto grossa, ma non so se possa considerarsi proprio un'incongruenza nella narrazione della biografia.
Questo volume comunque ha il vantaggio di riuscire a condensare, anche con una narrazione piuttosto efficace, buona parte (almeno i fatti fondamentali) della vita di Mary Shelley. Cosa che altri libri/albi (dalle illustrazioni però di qualità decisamente superiore) circa della stessa lunghezza non hanno fatto, solitamente perchè hanno preferito concentrarsi, forse anche giustamente (visto che appunto molte vicende accadute a Mary non sono propriamente adatte ad essere raccontate a dei bambini piccoli), su un momento particolare e significativo della vita dell'autrice.
Ho apprezzato comunque la presenza alla fine di una linea del tempo, molto chiara, con riassunti i principali avvenimenti della vita dell'autrice.

Questo volume è stato pubblicato nel 2023 dalla EMSE; ha una copertina rigida, ha 34 pagine, misura 24 cm d'altezza e 19,3 cm di lunghezza e costa 7,99 euro (la prima uscita costa 1,99 euro, la seconda 3,99, mentre le successive 7,99).
 
P.S. La collana "Donne straordinarie", che conta un totale di 60 uscite, "racconta la vita di tante donne, dalla loro infanzia popolata di sogni e passioni fino alle formidabili conquiste che le hanno rese celebri nei campi più diversi. Donne con idee e valori che rappresentano, anche a distanza di molto tempo, un’incredibile fonte d’ispirazione. Grazie a loro possiamo calcolare le distanze nell’universo, usare i computer, leggere meravigliosi romanzi…
Una collana dedicata ai più piccoli, che rende omaggio alle grandi donne che hanno superato mille difficoltà per costruire un mondo migliore. Biografie fedeli e al tempo stesso letture appassionanti, grazie a un team di esperti dell’apprendimento che ne ha curato testi e illustrazioni. Un’originale collezione di monografie illustrate per bambini, per conoscere queste eccezionali figure femminili e imparare dal loro esempio".

Sopra: Alcuni volumi della collana "Donne straordinarie", tra cui quello su Frida di cui si vedono delle pagine interne illustrate.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

venerdì 19 maggio 2023

Col fiato sospeso: 21 racconti del terrore a cura di Xavier Vals

"Col fiato sospeso: 21 racconti del terrore" è una raccolta a cura di Xavier Vals di ventun racconti scritti dai grandi scrittori del terrore, riadattati da Vals e suddivisi in 4 sezioni.
 
Sopra: Sulla copertina, dallo sfondo nero su cui spicca il titolo verde, compare la toppa di una porta, veramente ritagliata nella copertina, da cui è possibile vedere un mostro.Se si guarda bene ci si può accorgere che il libro che il mostro tiene in mano è proprio "Col fiato sospeso: 21 racconti del terrore".
 
"Questo libro spalanca le porte ad un'esperienza affascinante: l'incontro con eventi straordinari e vicende allucinanti nelle magistrali narrazioni dei grandi scrittori del terrore". Il curatore Xavier Vals ha infatti raccolto in questo volume 21 racconti classici del terrore scritti da grandi autori del passato, ridotti e adattati, divisi in 4 sezioni tematiche:
1) La morte: "E' sempre stata uno dei grandi misteri dell'umanità. Proprio per questa ragione tanti racconti del terrore, anche in passato, si sono occupati di questo fenomeno, tanto naturale quanto sconosciuto, e di tutte le possibili cause e conseguenze". In questa parte sono contenuti i seguenti racconti:
  • "Il casellante" di Charles Dickens
  • "Gli occhi verdi" di Gustavo Adolfo Becquer
  • "Il vampiro" di John William Polidori
  • "Il delitto della Rue Morgue" di Edgara Allan Poe
  • "Il ladro di cadaveri" di Robert Louise Stevenson
  • "La mano" di Guy de Maupassant
2) Malattia e pazzia: "La degenerazione del corpo e della mente, da cui furono spesso colpiti gli autori di molti racconti del terrore, hanno sempre rappresentato un mistero e una fonte d'ispirazione per gli scrittori, affascinati dalle malattie fisiche e mentali". In questa parte sono contenuti i seguenti racconti:
  • "La caduta di casa Usher" di Edgara Allan Poe
  • "La tortura della speranza" di Villier de L'Isle Adam
  • "Lui" di Guy de Maupassant
  • "Il Pozzo e il pendolo" di Edgara Allan Poe
  • "L'estraneo" di H.P. Lovercraft
3) I poteri della mente: "Fin dove può spingersi la mente umana? Sono numerosi gli studi, effettuati per molti, molti anni, che si sono occupati delle nostre facoltà mentali, ma nessuno ha saputo descrivere con esattezza i poteri, forse illimitati, di questa sfera così sconosciuta del nostro corpo". In questa parte sono contenuti i seguenti racconti:
  • "Morella" di Edgara Allan Poe
  • "La casa degli incubi" di Edward Lucas White
  • "Magnetismo" di Guy de Maupassant
  • "La vicenda del caso Valdemar" di Edgara Allan Poe
4) Il male: "Il Male è un concetto astratto che si materializza e diventa realtà in qualsiasi essere o entità che viva solo per danneggiare o terrorizzare le persone Esempio assoluto del male, di cui non dobbiamo scordarci mai, è il demonio". In questa parte sono contenuti i seguenti racconti:
  • "Il patto di Sir Dominick" di Charles Dickens
  • "Il mostro verde" di Gerard de Nerval
  • "Terrore ai tropici" di William Hope Hodgson
  • "Il gatto nero" di Edgara Allan Poe
  • "L'uomo lupo" di Eugene Field
  • "La casa di Camden-Hill" di Catherine Crowe
Alla fine del libro sono presenti anche delle brevi biografie dedicate a ciascuno dei quattordici autori i cui racconti sono stati scelti per questa raccolta.

Sopra: Le pagine che intoducono i racconti della prima parte, che ha come tematica la morte 8che vediamo comparire nella pagina a sinistra

Tutti i racconti sono accompagnati dalle illustrazioni di Pedro Rodriguez, le quali hanno un aspetto abbastanza particolare, non propriamente realistico ed anzi con dei personaggi dalle sembianze anche un po' esagerate e caricaturali, ma con dei volti molto espressivi.
Lo stile di Rodriguez è molto solido, concreto, dai colori molto intensi che rendono speciali i suoi disegni grazie a una particolare colorazione. In ogni disegno sono presenti sia punti e zone luminose, con colori accesi, viva e brillanti, sia altre più cupe, caratterizzate da tinte più scure. Tali zone sono entrambe però nettamente delimitate tramite precise campiture di colore, che a volte può anche capitare che si sovrappongano, ma senza mai mischiarsi. Il lettore così può sempre vedere con precisione le linee che delimitano una zona più scura da una più chiara. Questo effetto dona ai paesaggi, ma anche alle persone (soprattutto ai loro volti) un effetto particolare che conferisce loro un aspetto vagamente sinistro e grave.
Inoltre ciò mette ancora più in risalto i colori di una certa scena, in cui solitamente ce n'è uno predominante, che può essere il rosso, il verde, il viola o il marrone.
Le illustrazioni sono molto utili a rappresentare le scene narrate nei testi, mettendone inoltre in risalto le parti più spaventose o di tensione, contribuendo a creare una certa atmosfera, cupa e raccapricciante, in cui il lettore potrà immergersi.
Alcuni disegni sono a pagina intera, mentre altri sono posti assieme ai testi ma, più che in mezzo, sotto o di fianco, arrivando ad occupare comunque un buona parte di pagina.

 
 
 
 Sopra: Alcuni disegni tratti dai racconti di  "Morella", "L'estraneo", "Il vampiro" e "La caduta di casa Usher". Tranne l'ultimo, in cui il disegno è inserito assieme ai testi, le altre sono tutte illustrazioni a pagina intera. Lo stile di Rodriguez è molto solido, concreto, dai colori molto intensi che rendono particolari i suoi disegni. In ogni disegno sono presenti sia punti e zone luminose, con colori accesi, viva e brillanti, sia altre più cupe, caratterizzate da tinte più scure.
 
"Col fiato sospeso: 21 racconti del terrore" è una raccolta a cura di Xavier Vals di ventun racconti scritti dai grandi scrittori del terrore, che però non sono stati riportati integralmente, ma ridotti e riadattati dal curatore.
Vi metto qualche esempio di confronto tra il testo originale e la versione riadattata presente nel libro, così potete farvi un'idea:
"La mano" di Maupassant
Versione integrale (traduzione di Lucio Chiavarelli, Ed. RBA Italia): "Il signor Bermutier sorrise con una certa gravità, come deve sorridere un giudice istruttore. Poi raccontò: "Non pensate che anche solo per un attimo io abbia potuto supporre che ci fosse qualcosa di sovrumano in quella vicenda. Io credo solo alle cause reali. [...] A ogni modo nell'episodio che vi riferirò fui colpito in modo particolare da circostanze secondarie. Insomma, ecco i fatti.
<< A quell'epoca ero giudice istruttore ad Ajacco, una cittadina tutta bianca posta su un golfo meraviglioso, circondato da alte montagne.
Dovevo occuparmi in modo particolare di inchieste che riguardavano vendette tra i corsi; fra queste ne conobbi di terribili, tragiche, feroci, eroiche. Sono davvero soggetti tra i pi interessanti, perchè gli odi secolari, placati per un momento e mai spenti, le astuzie abominevoli, gli omicidi si trasformavano in massacri, e quasi in azioni eroiche. [...]
Ecco che un giorno vengo a sapere che un inglese aveva preso in affitto per parecchi anni una villetta all'estremità del golfo e che aveva portato con sé un domestico francese, assunto mentre era di passaggio a Marsiglia".
Versione riadattata (Xavier Vals, Ed. La scuola): "Il giudice allora, convertendosi in cronista, raccontò: "Accadde molti, molti anni fa, quando venni destinato, come giudice, ad Ajaccio, una piccola città costiera della Corsica circondata dai boschi. Su tutta l'isola, la maggior parte dei casi giudiziari era costituita da vendette fra clan e famiglie. Mi giunse voce, una volta là, che un inglese, tale Sir John Rowell, arrivato sull'isola con un domestico francese, aveva affittato una casa ad Ajaccio per dimorarvi per alcuni anni".
 
"Il gatto nero" di Edgar Allan Poe
Versione integrale (traduzione di D. Pallini, Ed. Newton Compton): "Mi sposai presto e fui felice di trovare in mia moglie una disposizione analoga alla mia. Avendo notato la mia passione per gli animali domestici, non tralasciò occasione per procurarmene delle specie più gradevoli. Avevamo uccelli, pesci rossi, un grazioso cane, dei conigli, una scimmietta ed un gatto.
Quest'ultimo era un animale grande e molto bello, tutto nero, e intelligente al massimo grado. Parlando della sua intelligenza, mia moglie, non aliena ad una certa superstizione, faceva frequenti allusioni all'antica credenza popolare che vedeva i gatti neri come delle streghe travestite. Non che fosse una cosa seria per lei; del resto io ne parlo solo perchè proprio ora me ne sono ricordato. Plutone - questo è il nome del gatto - era il mio animale preferito ed il mio compagno di giochi. Solo io gli davo da mangiare, mi apsettava quando tornavo a casa e a fatica potevo impedire che mi seguisse in strada".
Versione riadattata (Xavier Vals, Ed. La scuola): "Mi sposai molto giovane, con una fanciulla che nutriva il mio stesso affetto per gli animali. Avevamo un bellissimo cane, un pesce rosso, degli uccellini, dei conigli e un magnifico gatto nero, molto intelligente. Mia moglie, assai superstiziosa, mi ricordava spesso quel che si diceva dei ganni neri, e cioè che fossero streghe sotto false sembianze, ma io le facevo caso.
Plutone - questo era il nome del gatto - divenne il mio fedele compagno e la nostra amicizia durò a lungo, benchè il mio carattere, con trascorrere degli anni, andasse mutando:...".
 
Nella sostanza i racconti sono stati trasposti anche abbastanza accuratamente, non essendo le versioni originali integrali, ma delle riduzioni in cui sono stati eliminati alcuni dettagli, soprattutto diverse riflessioni psicologiche da parte dei personaggi riguardo la loro condizione (tipiche dei racconti di Poe), oppure alcune descrizioni particolarmente accurate.
La raccolta può essere una buona opportunità per dei bambini di 9/10 anni di approcciarsi per la prima volta a questi racconti del terrore, per poi andare a leggere i testi originali tra qualche anno; magari quando il ricordo dei finali sarà un po' svanito e sarà rimasta la sensazione del piacere che poteva essere scaturito nel leggere queste storie.
All'interno vi sono un buon numero di racconti, di cui molti li conoscevo già, tipo quelli di Maupassant, di Poe o di Lovercraft (letti nelle raccolte pubblicate in edicola dalla RBA nella collana "I primi maestri del fantastico"), di Polidori. Altri racconti li avevo letti invece nelle raccolte della casa editrice spagnola Editorial Alma: "Relatos de Vampiros" e "Antologia de relatos de miedo". Tuttavia grazie a quest'opera sono riuscita a scoprire anche qualche storia nuova come: "Il ladro di cadaveri" di Robert Louise Stevenson, "La tortura della speranza" di Villier de L'Isle Adam, "La casa degli incubi" di Edward Lucas White, "Terrore ai tropici" di William Hope Hodgson, "L'uomo lupo" di Eugene Field o "La casa di Camden-Hill" di Catherine Crowe.
 
Questo libro è stato edito originariamente in Spagna nel 2005 da Parramon Ediciones col titolo "El gran libro del miedo"; è pubblicato in italiano nel 2006 dalla casa editrice  La scuola. L'opera ha 112 pagine, una copertina rigida, misura 28,5 cm d'altezza e 24,5 cm di lunghezza e costa 20 euro.

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martedì 16 maggio 2023

C'è una fiaba anche per te a cura di Boldizsàr Nagy M.

"C'è una fiaba anche per te" a cura di Boldizsàr Nagy M. è una raccolta di fiabe rivisitate e rielaborate, trasformate per "celebrare l’amore in tutte le sue forme e dare spazio a sogni, paure e desideri di ogni genere". Perché chiunque merita il suo lieto fine, e come dice chi ha curato questa raccolta che viene dall’Ungheria: “il nostro augurio è che sia i giovani sia i meno giovani possano trovare una o più fiabe capaci di parlare proprio a loro. Fiabe che, come una scia di briciole disseminate nella foresta, possano guidarli dalla parte giusta, qualunque essa sia.
 
Sopra: Sulla copertina dallo sfondo nero spiccano diverse figure colorate di personaggi e animali fiabeschi quali unicorni, draghi, bambini, bambine, streghe, fate, gnomi...
 
"Tutti noi abbiamo bisogno di storie. Di fiabe che ci trasportino in tempi lontani, in terre sconosciute, dove gli eroi volano su cavalli alati, fuggono dalla prigionia delle fate, o combattono contro i draghi, ma sono proprio come noi". Per questo troviamo fiabe in ogni cultura e spesso alcune di loro hanno travalicato i confini dove sono nate, prendendo nuove forme, arricchendosi, modificandosi in base al luogo e alla cultura con cui entravano in contatto: "Prima di essere stampati nella forma che oggi conosciamo e apprezziamo, questi racconti popolari per bambini hanno quindi compiuto un viaggio lungo e avventuroso, sono cambiati di continuo grazie all'inestricabile intreccio delle tante culture attraversate, si sono imbevuti dei loro simboli, hanno subito l'influenza dei licenziosi racconti per adulti nel Medioevo ma anche quella dei sermoni religiosi, e dei primi testi prodotti dalla letteratura d'evasione di massa".
Questo processo di riscrittura delle fiabe è continuato fino ai giorni nostri, anche tramite questa raccolta, nata perchè per far sopravvivere i racconti è "necessario utilizzarli il più possibile". L'Associazione Labris ha chiesto a diversi autori, alcuni "di mestiere" e altri emergenti (selezionati tramite un concorso) di riscrivere "una storia classica per loro importante in una prospettiva personale, permettendo alla loro fiaba di riflettere le loro esperienze contemporanee, scegliendo senza timore eroi con i quali le minoranze e le persone per qualche motivo spinte ai margini della società possano identificarsi, però senza che i testi diventino troppo didascalici".
La raccolta contiene 17 racconti, tratti alcuni da fiabe molto note, ma anche da storie mitologiche, fiabe irlandesi, romanzi fiabeschi ... Perciò, se per alcune storie è abbastanza facile identificare il materiale di partenza, per altre l'impresa non è così scontata. Tra gli autori troviamo: Zoltan Csehy, Petra Finy, Eszter Gangl, Dòra Gimesi, Sàra Harka, Edina Kertész, Judit Agnes Kiss, Istvàn Lakatos, Edit Pengo, Orsolya Ruff, Edit Szùcs, Andrea Tompa...
Tra le storie che ho riconosciuto troviamo: il mito di Ceneo e del matrimonio di Piritoo e Ippodamia, Biancaneve, Hansel e Gretel, la Regina delle Nevi, Cenerentola, Pollicina e Mignolina, il Principe e il Povero e Bambi. Alla fine è anche presente una riscrittura in versi di "Il principe cerca moglie" di Linda de Haan e Stern Nijland.
Per farvi capire come sono state riscritte le storie ve ne porterò come esempio una molto nota: quella di "Biancaneve". In questa raccolta tale racconto prende il nome di "Brunafoglia", scritto da Eszter Gagl, poichè la bambina che partorisce la regina ha la pelle "scura e dorata come le foglie autunnali colpite dai raggi del sole" e i capelli "neri e lucenti come l'ebano". La parte dell'antagonista non la fa la madre, o una matrigna, ma il padre di Brunafoglia che vuole insegnarle ad essere e a comportarsi come una principessa, senza accettare il fatto che sua figlia preferisca vestirsi da maschio e "vagasse giorno e notte per la campagna rientrando tutta sporca di fango". Chiedendo consiglio a uno specchio magico su come educarla per farla comportare da signorina, il padre comincia a punire la figlia finchè, poichè vede che i suoi sforzi sono inutili, accetta il consiglio dello specchio di portare Brunafoglia nel bosco e farla uccidere dal cacciatore. Quest'ultimo però finisce per lasciarla andare pensando che tanti verrà sbranata dalle bestie del bosco, ma Brunafoglia arriva nella casa di sette tessitrici che la accolgono e permettono di prendersi cura della casa finchè loro sono fuori a lavorare: "Tu potresti riparare il tetto, tagliare la legna, o andare a caccia di cibo per la cena". Quando il re scopre tramite lo specchio che la figlia è ancora viva architetta tre tentativi per ucciderla: si traveste da cacciatore e la getta in un precipizio; travestito da taglialegna la lega ad un albero affinchè sia sbranata da un branco di lupi; la avvelena con una coscia di coniglio. Le tessitrici quando trovano la ragazza senza vita la sistemano in una bara di cristallo finchè un giorno la vede un principe che chiede di poterla portare nel suo castello. Durante il viaggio i servitori inciampano e Brunafoglia sputa così il boccone avvelenato riprendendo conoscenza e il principe le chiede di sposarlo. Brunafoglia accetta e invita al matrimonio anche il padre che, vedendo tramite lo specchio che la sposa è sua figlia, muore di rabbia.
Come potete vedere il racconto rivisitato presenta ancora diversi elementi in comune con la fiaba originale, sebbene siano state apportate dei notevoli ed interessanti cambiamenti come: la carnagione della principessa, il fatto che le piaccia essere un "maschiaccio", che pur lavorando a casa compia lavori più mascolini, tra cui anche andare a caccia, che sia stata accolta da delle tessitrici anzichè da dei vecchi nari minatori, che l'antagonista non sia una figura femminile ma il padre...
Alcune fiabe della raccolta presentano certamente degli elementi in comune con le storie di partenza, ma sono tutte state ampiamente rivisitate (e alcune risultano piuttosto inedite), andando a creare qualcosa di nuovo e piacevole da scoprire.
 
Sopra: Un'illustrazione che rappresenta Brunafoglia, con la sua carnagione bruno dorata come una foglia autunnale, mentre è rappresentata costretta a indossare un abito da principessa, mentre lei preferirebbe indossare abiti maschili.
 
Ogni fiaba è accompagnata dalle illustrazioni di Lilla Bölecz in quanto gli editori volevano "che le storie del volume venissero illustrate da un'artista che comprendesse e amasse le fiabe classiche, e insieme vivesse a sua volta un suo mondo interiore pieno di magia e di polvere di fata".
I disegni di questa artista raffigurano scene narrate nei testi e che, quindi, finiscono per rappresentare anche l'aspetto di alcuni loro personaggi. Sono immagini a pagina intera oppure a mezza pagina, dove il disegno si trova sotto, sopra o a fianco dei testi. In ogni immagine l'artista però non manca mai di inserire anche gli sfondi, per cui non vediamo mai personaggi slegati dal loro contesto e inseriti da soli insieme ai testi.
Le evocative immagini presentano personaggi dai tratti abbastanza semplici e non troppo dettagliati, ma efficaci, con colori pastosi, accesi e vivaci, dove vengono spesso utilizzati colori freddi come il verde, l'azzurro e il blu, oppure più caldi come il viola, il rosso e il giallo.
 
 
 
 
Sopra: Alcune immagini di Bölec, alcune a pagina intera e una a mezza pagina, che rappresentano le fiabe di "L'uccello rosso rubino", "La principessa rapita", "Il principe cerca moglie" e "Margaret Ammazzagiganti".
 
"C'è una fiaba anche per te" a cura di Boldizsàr Nagy M. è una raccolta di fiabe rivisitate piuttosto interessante, in quanto riscritte "scegliendo senza timore eroi con i quali le minoranze e le persone per qualche motivo spinte ai margini della società possano identificarsi, però senza che i testi diventino troppo didascalici". Come abbiamo potuto vedere anche altre volte le fiabe sono sempre un terreno fertile per l'editoria, che si tratti di ripubblicare vecchie raccolte di fiabe classiche, fiabe provenienti da altre parti del mondo, o rivisitazioni in chiave più o meno moderna. A queste ultime, in particolare, bisogna sempre prestare attenzione perchè, se è giusto che le fiabe possano continuare a variare e adattarsi alle nuove esigenze e valori della società, talvolta tali riscritture rischiano di essere dei pastrocchi. In particolare riscrivere fiabe in prospettiva più "femminista" è diventata ormai una moda negli ultimi anni; lo si fa per rompere alcuni archetipi considerati ormai non più adatti alla nostra cultura, mostrando che anche le protagoniste delle fiabe, spesso recluse al ruolo di principesse indifese, possono redimersi e diventare così un esempio positivo per le nuove generazioni. Perchè, come spiegato anche nel saggio "E alla fine muoiono: la sporca verità sulle fiabe" di Lou Lubie, molto spesso le fiabe sono piuttosto maschiliste, anche quando non presentano per forza il personaggio della povera principessa bella e indifesa (per esempio le punizioni inflitte alle donne che infrangono le regole sono spesso più severe rispetto a quelle riservate ai maschi).
Un esempio di raccolta di fiabe rivisitate per mostrare la non equalità dei ruoli è "Fiabe d'altro genere: storie di patrigni malvagi, lupe cattive e belli addormentati" di Karrie Fransman e Jonathan Plackett, un libro che ripropone le fiabe classiche con una piccola modifica: viene cambiato il genere di ogni personaggio all'interno della storia. Come spiegato nella sua introduzione l'idea di creare un libro in cui i generi di tutti i personaggi si invertissero è nata dal desiderio che la figlia "cresca in un mondo in cui le bambine possano essere forti e i bambini possano esprimere la loro vulnerabilità senza rabbia". Un volume interessante e sicuramente in grado di offrire dei buoni spunti di riflessione, anche se, per proporlo a dei bambini, io glielo presenterei semplicemente come una delle (numerose) rivisitazione fiabesche e lascerei che fossero i lettori a trarre le loro conclusioni e riflessioni in merito.
Una raccolta che ha cercato di riscrivere le fiabe in maniera femminista è invece "Fiabe in rosso" di Lorenzo Naiala, la quale è nata proprio come "progetto a quattro mani contro la violenza sulle donne e gli stereotipi di genere. Si tratta di una breve raccolta di fiabe della tradizione, la cui trama è stata rivisitata" (parole testuali tratte dall'introduzione). Ecco, quest'ultima è per me un esempio di raccolta con fiabe che dovrebbero essere femministe ma che finiscono per non esserlo poi molto: le storie riscritte in questo volume (ma neanche tutte) si possono considerare semplicemente delle carine e interessanti variazioni di fiabe famose, ma nulla di più. Certamente per me i racconti non riuscivano a raggiungere l'obiettivo (molto arduo) che l'autore si era prefissato, poichè troppo ancorati al loro materiale di partenza, dando l'impressione che l'autore non abbia voluto impegnarsi troppo o comunque osare abbastanza per riuscire a creare delle fiabe veramente femministe, che rompessero sul serio gli stereotipi di genere.
"C'è una fiaba anche per te" ha una storia particolare alle spalle, in quanto osteggiato in patria fin dalla prima pubblicazione, e proprio per questo molto letto e molto amato. Già guardando i commenti sui social riguardo a tale libro ho potuto notare alcuni pregiudizi nei suoi confronti, con commenti come (copio testualmente) "Queste non sono fiabe roba altro non è che una propaganda lgbtabcxyz etc etc robaccia ideologica, letterariamente pessima. Non fate cultura. Volete solo riempirvi il portafogli sulla pelle dei bambini", oppure "Queste non sono fiabe: è una propaganda lgbtqrstxz  roba letterariamente pessima [...] ottima operazione commerciale pessima culturalmente".
Allora, anche non considerando il fattore "propaganda" lgbtq+, secondo me le fiabe scritte sono valide, sono dei bei racconti fiabeschi adatti per essere letti semplicemente per il piacere di ascoltare. Inoltre non possono neppure essere considerati dei racconti "propaganda", come sono stati definiti da qualcuno. Sebbene in alcune fiabe siano presenti personaggi omosessuali o transgender ciò non vale per tutti i racconti, ma appunto solo per alcuni (tra l'altro in minoranza). In molte altre fiabe ci sono personaggi che semplicemente vogliono abbattere alcuni stereotipi, tra cui il fatto che alle femmine possa piacere fare cose da maschi e viceversa, che un maschio non debba per forza dover essere un eroe ma possa preferire condurre una vita tranquilla, che le femmine possono essere coraggiose e attive nel prendere decisioni, l'accettazione del diverso ...
Ad esempio "Brunafoglia" vuole abbattere lo stereotipo della fanciulla bella con la pelle bianca e il fatto che a una ragazza non  possano piacere anche le cose da maschio (vestirsi da maschio, cacciare, divertirsi nei boschi anzichè in casa). Ma Brunafoglia è eterosessuale, tanto che alla fine si sposa con un principe e non la si può considerare neppure un travestito o un transgender, in quanto lei accetta di essere una donna. In "Margaret Ammazzagiganti" la figlia di un locandiere parte per poter diventare una ammazza giganti, mentre quello che diventerà il suo compagno preferisce fare il cantastorie piuttosto che essere un cavaliere. "La strega pasticcera" è praticamente un prequel di "Hansel e Gretel", con una donna sola, abile pasticcera e cuoca, che desidera avere attorno a sè dei bambini, poichè il suo è morto in culla. "Il Re del ghiaccio" è la storia d'amicizia tra due bambine, di cui una viene rapita da il Re del Ghiaccio e l'altra si mette in viaggio per cercarla e salvarla. In "La principessa rapita" la principessa Sofia non vuole sposarsi e odia indossare abiti femminili, vive assieme ad un drago che cucina torte e coltiva verdure e con Baldo, un principe che ama svolgere lavori considerati femminili (cucire peluche, dipingere, cucire, ricamare) e indossare vestiti e gonne ...
Le storie in cui compaiono personaggi omosessuali sono solo un paio: "Buona fortuna, Batbajan!" e "Il principe cerca moglie", mentre in "L'uccello rosso rubino" e "Le corna della cerbiatta" possiamo ritrovare la tematica transgender; in "La principessa rapita" la principessa Sofia potrebbe invece essere asessuale, in quanto non vuole sposarsi o intraprendere relazioni romantiche con nessuno.
Insomma questo non è un libro da propaganda lgbtq+, ma semplicemente una raccolta di fiabe che vogliono lottare in generale contro gli stereotipi e le etichette, accogliendo l'individualità, senza però cadere nel didascalico tentando ad ogni costo di trasmettere qualcosa. Anche perchè, se nei miti è abbastanza facile trovare relazioni omosessuali, nelle fiabe è estremamente raro che accada, specialmente se si cercano rappresentazioni positive; come riportato nel saggio "E alla fine muoiono"  nell'indice ATU Thompson classifica alcuni racconti nelle categorie di "omosessuali" e "lesbiche", inserendoli però alla voce "perversioni sessuali", ed escludendole dalla raccolta. Per cui anche se fiabe con protagonisti personaggi lgbtq+ sono esistiti essi sono stati fatti dimenticare o scomparire (tra parentesi, sarebbe molto bello e interessante se qualche studioso riuscisse a recuperare anche queste fiabe e a pubblicarle). 
È anche per questo motivo che è nata questa raccolta a cura di Boldizsàr Nagy, nella quale ci sono fiabe che permettono alle persone etero di trovarvi anche storie di persone appartenenti alla comunita lgbtq+, ma allo stesso tempo è vero anche il contrario, in quanto sono presenti anche fiabe in cui gli appartenenti a questa comunità possono ritrovare esempi di amore eterosessuale o semplicemente di amicizia, per cui nessuno cerca di convincere nessuno contro il proprio volere. Come scritto nell'introduzione, sono racconti scritti per mostrare "l’amore in tutte le sue forme e dare spazio a sogni, paure e desideri di ogni genere".
 
Questa raccolta è stata pubblicata nel 2020 dalla Labrisz Lesbian Association col titolo "Meseorszàg mindenkié". È stata poi edita in italiano dalla Bompiani (Giunti Editore) nel 2023; ha una copertina rigida, ha 208 pagine, misura 23,6 cm d'altezza e 15,5 cm di lunghezza e costa 20 euro.

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