giovedì 28 maggio 2020

Blu. Un'altra storia di Barbablù di Beatrice Masini

"Blu. Un'altra storia di Barbablù" è una rivisitazione della fiaba "Barbablù" di Charles Perrault, scritta da Beatrice Masini e illustrata da Virginia Mori. L'autrice è una scrittrice, traduttrice (ha tradotto per Salani i libri di Harry Potter) e giornalista italiana. Questa scrittrice ha pubblicato sia opere per adulti che, soprattutto, per l'infanzia e sono numerosissimi i titoli che fanno parte della sua bibliografia (tra cui tutta la serie di "Scarpette Rosa", che ha come tema la danza, l'albo illustrato di "Ciro in cerca d'amore" di cui ho parlato qui, oppure il libro "Re Artù Ginevra Lancillotto", o "La spada e il cuore. Donne della Bibbia").

Sopra: La copertina di "Blu. Un'altra storia di Barbablù" mostra una delle illustrazioni interne del racconto, in cui si mostra la protagonista, su cui si staglia l'ombra minacciosa di Barbablù.

Protagonista di questa storia è Blu, una  ragazza irrequieta e indipendente, "la natura l'aveva dotata di un aspetto piacevole, modi franchi, coraggio e intraprendenza". Tanto che, una volta cresciuta, invece di sposarsi subito, decide di partire per un viaggio, con l'obiettivo di esplorare e vedere il mondo. Sarà proprio durante questo viaggio solitario, assieme alla sua cavalla, che incontrerà Barbablù, un uomo ricco, attraente e affascinante, tanto da convincerla a sposarlo.
Inizialmente la fanciulla è felice, poiché Barbablù è uno sposo gentile, premuroso e attento, che passa con lei la maggior parte della giornata, almeno fin quando costui le annuncia di dover partire per un viaggio più lungo del solito. Il marito le lascia in amministrazione le terre e il castello, lasciandole completa libertà, ma facendosi promettere di non entrare mai nel suo studio, pur dandole la chiave. Inizialmente Blu cerca di seguire il desiderio dello sposo, ma ben presto la noia ha la meglio, così decide di aprire lo studio del marito per abbellirlo con tanti fiori blu, tuttavia nello studio trova un forziere contenente, oltre ad alcuni oggetti, anche uno strano diario intitolato "La vera storia di Barbablù"...

Un commento va in particolare ai testi di Beatrice Masini, la quale, nel corso della storia, fornisce al lettore diversi punti di vista. La vicenda è infatti raccontata da un narratore esterno, per cui la narrazione è in terza persona, tuttavia vi sono alcuni capitoli narrati sotto forma di dialoghi (quasi come se si trattasse di un'opera teatrale) che ci raccontano il punto di vista degli abitanti del villaggio e altri  narrati in prima persona da un'anziana (tali capitoli sono infatti intitolati "il racconto della vecchina"). L'epilogo, invece, è narrato in prima persona direttamente dalla protagonista della vicenda.
Ecco alcuni esempi:
Racconto in terza persona: "Lo chiamavano Barbablù, però il suo colore, a volergliene dare uno, era il nero: nero come la notte, [...] nero come i capelli che gli ricadevano a ricci larghi sulle spalle, nero come la barba a ricci più fitti di quelli che portava in testa, e più rigidi, quasi di ferro..."

Racconto per dialoghi: " CONTADINO: Ohi, la sapete la novità?
BOTTEGAIO: Qui non succede mai niente, Quale novità?
CONTADINO: Barbablù prende moglie.
CONTADINO: E chi è la fortunata damigella?"

Racconto in prima persona: "A me le nozze sono sempre piaciute: si fa festa, c'è cibo e vino a fiumi, la sposa è bella anche quando è brutta, almeno un giorno di bellezza nella vita se lo meritano tutte, e poi c'è il trucco, il vestito, e insomma."

 
Sopra: L'illustrazione di Virginia Mori che rappresenta il matrimonio di Blu, con lei in primo piano a sinistra dell'immagine, mentre a destra, in secondo piano, è possibile vedere le invitate (tutte vestite di nero) gelose, mentre parlano dietro i loro ventagli.

I testi sono accompagnati dalle illustrazioni di Virginia Mori, le quali sono assolutamente incantevoli, dai tratti delicati, sottili quanto incisivi. Uno stile molto raffinato, grazioso ed elegante che si adatta perfettamente alla storia narrata, contribuendo a creare un'atmosfera incantata.
Le immagini sono quasi interamente in bianco e nero, se non fosse per l'inserimento di alcuni particolari, e talvolta solo delle sfumature, di colore blu, le quali si combinano perfettamente col nero. Questi piccoli dettagli e sfumature rendono le illustrazioni molto suggestive ed evocative, concedendogli un aspetto ancora più fiabesco e incantevole.


Sopra: Le illustrazioni di Virginia Mori, in bianco e nero, ma con alcuni dettagli blu, sono assolutamente incantevoli, delicate, sottili, ma incisive, estremamante graziose ed eleganti.

"Blu. Un'altra storia di Barbablù" è un'interessante rivisitazione della fiaba di Barbablù, una riscrittura che cerca di spiegare i motivi che inducono l'uomo a fare ciò che fa, anche se il lettore si renderà conto che tali motivi possono essere molto più semplici e banali di quanto ci si possa aspettare, tanto che viene scritto che le ragazze uccise da Barbablù avevano "fatto o non fatto qualcosa, dalla storia non si capiva bene".
Tuttavia Barbablù non è il solo protagonista della storia, anzi, la vera protagonista è Blu, la sua ultima moglie, la quale è differente da tutte le altre, più indipendente, più forte e furba, capace di mantenere la calma anche in situazioni molto pericolose. Questa riscrittura vuole infatti proporre al lettore una figura femminile forte e indipendente, capace di affrontare e superare le proprie difficoltà e i pericoli che incontra.
Questa è una storia che vuole far capire ai lettori (soprattutto alle ragazze) di non fermarsi, di essere curiosi, di essere indipendenti in modo da poter essere autonomi e di poter continuare a fare ciò che amano, senza dover reprimere la propria personalità, di essere forti (non tanto fisicamente, quanto mentalmente e emotivamente).

L'opera è stata pubblicata nel 2017 dalla Pelle d'oca editore, è dotata di una copertina rigida, ha 80 pagine, misura 24,5 cm d'altezza e 17 cm di lunghezza e costa 18 euro.

P.S Pelle d'oca è una casa editrice fondata da pochi anni (nel 2016) con l'obiettivo di pubblicare storie belle, forti, particolari e, come si suol dire, "da brivido". Per questo hanno deciso di occuparsi solo di thriller, noir e mistero, per esplorare la paura. I libri da loro pubblicati sono infatti indirizzati a una fascia d'età abbastanza alta (a partire dai 10 anni).

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 25 maggio 2020

Non piangere, cipolla di Roberto Piumini

"Non piangere, cipolla" è un libro che contiene una serie di rime, scritte da Roberto Piumini (autore, nato nel 1947, di racconti, di romanzi e di poesie per bambini e adulti), che hanno come protagonista i cibi.

Sopra: Questa copertina di "Non piangere, cipolla" è quella dell'edizione del 1997. Essendo questo libro stato ristampato diverse volte vi sono molteplici copertine di esso.

Come ho scritto all'inizio, questo libro è una raccolta di poesie scritte da Roberto Piumini, pubblicate per la prima volta nell'ormai lontano 1992. La particolarità di queste rime è che ciascuna di esse parla di un cibo diverso, in particolare le pietanze trattate sono: l'acqua, l'arancia, la banana, la carota, il cavolfiore, la ciliegia, la cioccolata, la cipolla, la cotoletta, il formaggio, la fragola, il gelato, il latte, il limone, la mela, la minestra, il pane, la panna, la pastasciutta, la patata, il pepe, la pera, la pizza, la polenta, il pomodoro, il risotto, la torta, l'uovo, l'uva.
Prima di iniziare a presentarci le varie poesie il volume si apre con questa rima:
"Benvenuto, amico 
a questo ristorante.
Qui troverai del cibo
gustoso, sano, nutriente:
cibo per bocca, occhi, orecchie
e cibo, che non guasta, per la mente."

Come potete vedere anche da questa prima poesia i testi contenuti in questo volume sono in rima, ma non tutte le poesie seguono lo stesso schema: per alcune Piumini ha scelto una rima baciata (AA BB), altre volte alternata (AB AB), mentre alcune volte ha seguito dei versi liberi (che non seguono nessuno schema di rime predefinito). Ecco alcuni esempi.

Rima BACIATA:
Banana
"Con la spada era Re Bango,
con la spada era Re Bongo:
combattevano nel fango
del'immenso fiume Congo."

Rima ALTERNATA:
Limone
"Al limite del mondo
nell'isola Nilome
c'è un giallo frutto tondo
di cui non si sa il nome."

Verso LIBERO:
Gelato
"Nel Polo Mord
tutto gelato
di panna bianca
o cioccolato
nuota la lingua
rossa balena
leccando sopra
leccando sotto
golfi di latte
scogli vaniglia
rileva tutto
lecca con lena
con molle mossa
la lingua lenta
balena rossa
sciogliendo dentro
freddo sapore
dolce di ghiaccio
polpa di neve
zucchero in gelo
leccornia lieve
e se finisce
la lingua nuota
lenta nel mare
balena vuota
scende in fretta
sempre più giù
verso il budino
del Polo Bud."

Alcune poesie sono divise in strofe, mentre altre no; molte poesie presentano inoltre diverse figure di suono: paronomasie ("pipa di pappa"), onomatopee, allitterazioni ("La pera non è rapa")....
Ho notato che la maggior parte di queste poesie di Piumini puntano moltissimo sul suono, sulla musicalità, creando effetti sonori particolari quando le si legge.
Tra le figure di significato troviamo invece, ad esempio, la metafora (ad esempio nella poesia "Carota" questa verdura viene definita una "matta matita", oppure in "Gelato" la lingua viene paragonata a una balena).
Un'altra figura retorica di cui ho notato spesso l'uso è l'anafora (che consiste nella ripetizione di una o più parole in versi o frasi successive):
"La pera non è rapa
o rapanello o porro:
la pera, a quanto pare,
è opera più rara.

La pera non s'adopera...
...."

Sopra: Il disegno che accompagna la poesi "Pera".

Le illustrazioni all'interno del libro sono di Cecco Mariniello, il quale ha creato un disegno per ciascuna poesia.
Queste illustrazioni, realizzate in bianco e nero, sono piuttosto semplici, caratterizzate da linee nette e precise. Sono disegni comunque carini, che possono aiutare a interpretare le varie poesie.
In esse compare sempre la pietanza di cui parla la relativa poesia e tale cibo è solitamente rappresentato assieme a qualche personaggio (umano oppure animale). I personaggi umani, in particolare, sono rappresentati dall'illustratore con un aspetto piuttosto esagerato, direi quasi caricaturale, che conferisce loro un aspetto alquanto buffo.

 
Sopra: I disegni di Mariniello hanno uno stile semplice e pulito, dalle linee nette e precise. In ciascuno di essi viene rappresentato il cibo di cui parla la poesia (nell'immagine a sinistra il gelato e in quella a destra il limone), assieme a qualche altro personaggio. P.S. I disegni non sono colorati, questi li colorai io con le matite quando ero piccola.

Nel 2015 è stata pubblicata una nuova edizione di questo libro, molto diversa dalle ristampe precedenti. Tra le cose cambiate vi sono, tra l'altro, le illustrazioni, realizzate questa volta da Gaia Stella.
Questi disegni, pur mantenendo uno stile semplice, con linee nette e pulite, sono a colori, anzi, direi che il colore è una delle caratteristiche principali, poiché esso diventa il protagonista di questi disegni. I colori utilizzati (ritroviamo, in particolare, tinte quali il rosso, il giallo, l'arancione, il verde, il bianco e talvolta anche il nero e il blu) sono infatti molto intensi, vivaci, carichi e brillanti.
In queste immagini l'artista ha rappresentato i vari cibi a cui le poesie si riferiscono assieme a un bambino, come se lo stesso bambino passasse a esplorare un cibo dopo l'altro.





Sopra: Le illustrazioni di Stella posseggono uno stile semplice e pulito, ma sono molto colorate e vivaci.

"Non piangere, cipolla"  è un bel libro illustrato, con dei disegni semplici ma piacevoli e carini, che lasciano che l'attenzione si focalizzi sui testi poetici e rendendosi piuttosto un supporto per questi ultimi. Consiglio il libro soprattutto per le poesie, che sono molto belle e musicali, anche se alcune sono piuttosto complesse, per cui non adatte a bambini troppo piccoli. Le indicazioni riguardo la fascia di età per questo libro lo indicano almeno a partire dagli 8 anni, anche se ci sono rime più corte e semplici che possono essere facilmente apprezzate anche da bambini più piccoli, dai 4/5 anni (come le poesie "Banana", "Limone", "Latte"...).

Questo libro è stato pubblicato dalla Mondadori Editore nel 1992; ha 64 pagine, la copertina flessibile, misura 20,03 cm d'altezza e 13 cm di lunghezza e costa 6,50 euro.
Tale opera ha poi subito delle ripubblicazioni nel 1997 e nel 2003. Tali edizioni hanno comunque mantenuto il formato e l'immagine di copertina della prima edizione.
Nel 2015 il libro è stato invece nuovamente pubblicato con una copertina, una grafica e illustrazioni differenti. Tale edizione, che costa 13 euro, misura 19,05 cm di altezza e di lunghezza, ha sempre 64 pagine, disegni a colori e copertina rigida. Nel 2018 tale edizione è stata nuovamente ripubblicata con una nuova copertina flessibile, 30 pagine e al costo di 6,90 euro.


 
Sopra: Le copertine delle due più recenti edizioni di "Non piangere, cipolla". A sinistra quella dell'edizione del 2015, con la copertina rigida, a destra quella con la copertina flessibile del 2018.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 4 maggio 2020

Attenti ai lupi. Le sette storie più spaventose dei fratelli Grimm di P. Baccalario, D. Morosinotto e L. Rubegni.

Oggi torno a parlarvi nuovamente di fiabe con questo libro "Attenti ai lupi. Le sette storie più spaventose dei fratelli Grimm" scritto da  Pierdomenico Baccalario e Davide Morosinotto e illustrato da Letizia Rubegni.
A differenza di quanto potrebbe far intendere il titolo, questo volume non si limita a riportare sette fiabe scritte dai Grimm, ma in esso sono contenute delle rivisitazioni di queste ultime.

Sopra: La copertina di "Attenti ai lupi. Le sette storie più spaventose dei fratelli Grimm" presenta uno sfondo nero con delle scritte e dei decori bianchi e dorati. Al centro di essa, inoltre, è possibile vedere un'illustrazione del libro, ispirata alla fiaba di Cappuccetto Rosso. Nell'insieme la copertina risulta sicuramente affascinante e di grande impatto.

Come ho accennato prima in questo libro non sono riportate semplicemente sette fiabe dei fratelli Grimm, ma sono presenti sette racconti ispirati a sette fiabe dei Grimm (in realtà sei fiabe più un racconto) e rivisitate dagli autori.
I racconti presenti nel volume sono:
  • Dalla parte del lupo (ispirato alla fiaba di "Cappuccetto Rosso").
  • Prigioni di cristallo (ispirato alla fiaba di "Biancaneve").
  • Il cuore di ferro (ispirato alla fiaba de "Il principe ranocchio").
  • L'uomo delle mosche (ispirato alla fiaba di "Sette in un colpo").
  • La gabbia d'ossa (ispirato alla fiaba di "Hansel e Gretel").
  • I bambini del fiume (ispirato alla leggenda de "Il pifferaio di Hamelin")
  • L'ultimo ballo (ispirato alla fiaba di "Cenerentola").
Il libro, comunque, prima di presentare le varie storie, si apre con una premessa degli autori, i quali mettono in guardia i lettori dall'iniziare a leggere le seguenti fiabe, poiché "Le fiabe, quelle vere, fanno paura. Di più: mettono addosso un autentico terrore. E riempiono la testa di domande. Che non hanno una risposta. O, se ce l'hanno, è quella che non vorreste sapere mai".
In effetti i racconti fiabeschi riscritti da questi autori sembrano quasi dei racconti del terrore, cosa che comunque non stona per niente con l'atmosfera tipica delle fiabe dei Grimm, specialmente se le si conosce nelle loro versioni integrali. Anzi, una cosa che mi ha colpito positivamente di questo volume è proprio il modo in cui i racconti in esso presenti, anche se non si tratta delle fiabe originali, hanno conservato molto bene quell'atmosfera di meraviglia mista però anche a una certa sensazione di mistero, paura e terrore tipica delle fiabe dei Grimm.
L'adattamento che gli autori hanno fatto delle fiabe è infatti molto buono, poiché, pur rielaborando la fiaba in maniera originale, rispetta il materiale originario accentuandone magari alcuni aspetti (in particolare quelli più tenebrosi). Ad esempio, nel racconto "L'ultimo ballo" vi sono molti elementi cruenti che in effetti erano presenti nella versione integrale di "Cenerentola" dei fratelli Grimm, come, ad esempio, il fatto che alle sorellastre di Cenerentola vengono amputate delle parti del piede.
Ciò che differenzia questi racconti dal genere fiabesco è che i personaggi delle fiabe sono privi di spessore corporeo e di profondità psichica. Non hanno corporeità nel senso che, anche quando un personaggio è ammalato o subisce qualche mutilazione fisica, i cambiamenti che dovrebbero avvenire nel suo corpo a seguito di questi eventi non sono mai descritti nel dettaglio. E' per questo che quando un eroe o un'eroina si amputano qualche parte del corpo o si feriscono, la fiaba non si sofferma a descrivere il sangue o la ferita lasciata, ma anzi, sembrerebbe che questi avvenimenti drastici non abbiano la minima conseguenza. Lo studioso Max Lüthi (1909 - 1991) spiega (nel suo libro "La fiaba popolare europea") che "E' come se i personaggi della fiaba fossero figure di carta, a cui si possa amputare a piacimento qualche cosa senza che avvenga un mutamento profondo" (Lüthi, 1982, p.24).
I personaggi dei racconti scritti da Baccalario e Morosinotto invece posseggono questo spessore corporeo, infatti provano dolore e sofferenza fisica. Facciamo un confronto.

Fiaba di "Cenerentola" di G. e W. Grimm (tratta dall'edizione Einaudi): "La maggiore andò con la scarpa in camera sua e volle provarla davanti a sua madre. Ma il dito grosso non entrava e la scarpa era troppo piccolina; allora la madre le porse un coltello e disse: << Tagliati il dito; quando sei regina, non hai più bisogno di andare a piedi>>. La fanciulla si mozzò il dito, serrò il piede nella scarpa, contenne il dolore e andò dal principe".

Racconto "L'ultimo ballo" di P. Baccalario e D. Morosinotto: "Poi l'uomo prese la scarpa da ballo e la fece indossare a Osmunde. Io trattenni il fiato. Calzava perfettamente. [...] Osmunde cadde di schianto. Iniziò a girarsi e rigirarsi sul pavimento come indiavolata, si portò le ginocchia al petto, poi, con un calcio, riuscì a liberarsi della scarpetta magica. Che venne via assieme a un fiotto di sangue, mentre un sassolino rimbalzava sul pavimento. [...] Tutte le bimbe si fecero indietro inorridite, mentre la sorellastra continuava a piangere e a lamentarsi."

I personaggi dei racconti di Baccalario e Morosinotto possiedono inoltre profondità psicologica, tanto che tutte le storie sono narrate dal punto di vista del protagonista della vicenda, il quale esprime i suoi pensieri e i suo sentimenti al lettore, mentre nelle fiabe classiche ciò non avviene mai. I personaggi fiabeschi mancano infatti anche di profondità psichica (come spiega sempre Lüthi) perchè essi non manifestano mai i loro stati d'animo, poiché qualità e sentimenti vengono espressi attraverso azioni. Nella fiaba, seppur ogni tanto possano essere inseriti alcuni accenni di gioia o dolore, non ci si preoccupa dei sentimenti, soprattutto se intensi e violenti.

Oltre a queste considerazioni ciò che però questi racconti conservano in comune con le fiabe, oltre alle atmosfere, è anche il senso di giustizia che solitamente si trova in queste ultime. Una giustizia che segue un po' la legge del taglione: "Occhio per occhio, dente per dente". Per cui, se a un personaggio (il protagonista) viene fatto un torto, colui che lo ha fatto verrà punito in modo altrettanto brutale. Basta pensare, ad esempio, alla matrigna di Biancaneve a cui vengono fatte indossare delle scarpe di ferro arroventato e viene fatta ballare con queste addosso finché non cade a terra morta. Oppure, per riprendere la fiaba di Cenerentola, di come le sorellastre vengano alla fine accecate da due colombe ("Così furono punite con la cecità tutta la vita, perchè erano state false e malvagie").
Ciò che cambia però nei racconti di "Attenti ai lupi" è che gli eroi e le eroine di queste storie non vengono aiutati da elementi o fattori esterni (l'arrivo di un aiutante o l'utilizzo di qualche oggetto magico), ma se la devono cavare da soli se vogliono sopravvivere. Se nella fiaba di "Cappuccetto Rosso" alla fine arrivava il cacciatore a salvare nonna e nipote, qui la protagonista il mostro lo deve fronteggiare da sola, perché non arriverà qualche cacciatore in soccorso. Nei racconti di Baccalario e Morosinotto vale insomma il detto "chi fa da sè fa per tre", a sottolineare proprio come a volte sia necessario imparare a tirarsi da soli fuori dai guai, perché non è detto che ci sarà sempre qualcuno pronto a salvarci, per cui è meglio imparare a cavarsela da soli.

Sopra: Un'illustrazione Letizia Rubegni di Cappuccetto Rosso tratta dalla storia "Dalla parte del lupo".

Ogni racconto è accompagnato da qualche illustrazione realizzata da Letizia Rubegni (alcune realizzate a tutta pagina ed altre inserite all'interno del testo), la quale possiede uno stile che mi ricorda molto quello David Roberts (qui trovate un mia precedente recensione su un libro di questo artista), con personaggi dai volti tondeggianti; gli occhi grandi, tondi e con la pupilla molto piccola; bocche minute e arti magri e affusolati.

 
Sopra: A sinistra troviamo Raperonzolo, la protagonista di "Rapunzel: a groovy faery tale" di David Roberts, mentre a destra c'è un'illustrazione della Rubegni tratta dal racconto Prigioni di cristallo". Entrambe le ragazze presentano occhi gradi e tondi, con pupille molto piccole, bocche minute, una testa dai lineamenti donteggianti, e arti magri e affusolati.

Lo stile di questa artista presenta comunque una sua originalità e le sue illustrazioni in bianco e nero si adattano molto bene con le storie di questo volume, ricche di elementi macabri.
Le stesse immagini hanno dei toni piuttosto cupi, accentuati appunto dall'utilizzo esclusivo del bianco e nero.
Ogni illustrazione, comunque è ricca di dettagli e particolari che aiutano il lettore a immedesimarsi nell'atmosfera delle storie, facendolo entrare in un mondo tanto meraviglioso quanto macabro.

 
Sopra: In queste illustrazioni, tratte dalle storie di "Gabbia d'ossa" e "I bambini del fiume", è possibile notare la ricchezza dei dettagli e la bellezza del bianco e nero utilizzato dall'artista.

"Attenti ai lupi. Le sette storie più spaventose dei fratelli Grimm" è un bel libro, ricco di storie ispirate alle fiabe dei Grimm e rivisitate in modo interessante, mantenendo alcuni elementi del materiale di partenza e variandone altri. Potrete leggere così dei racconti dalle atmosfere meravigliose, macabre e inquietanti, in cui accadono eventi truculenti e in cui gli eroi sono spesso in pericolo di vita, storie in cui la distinzione tra bene e male, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, non è sempre così netta. Perché, in questi racconti, non è detto che il lupo sia davvero il cattivo,  e non dovete aspettarvi principesse disposte ad aspettare un principe che le salvi, ma, anzi, gli eroi di questi racconti capiranno in fretta che è meglio che si salvino da soli se non vogliono finire male, molto male.
Questi splendidi racconti sono inoltre accompagnati dalle magnifiche illustrazioni in bianco e nero della Rubegni, le quali rappresentano molto bene l'atmosfera e le situazioni descritte nei vari racconti, integrandosi molto bene con questi e aiutando il lettore a immergersi nella storia.

Quest'opera è stata pubblicata nel 2018 dalla De Agostini; il volume ha 260 pagine, la copertina rigida con sovracopertina, misura 23,00 cm d'altezza e 17,00 cm di lunghezza e costa 18,00 euro.

P.S. Per chi fosse interessato a conoscere le prime versioni integrali delle fiabe di Jacob e Wilhelm Grimm consiglio questo libro: "Tutte le fiabe. La prima edizione integrale 1812-1815" a cura di Camilla Miglio ed edita dalla Donzelli Editore.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.