lunedì 29 dicembre 2025

Frankenstein o il moderno Prometeo di Mary Shelley e MinaLima

Questo mese mi sono finalmente decisa a leggere "Frankenstein o il moderno Prometeo" di Mary Shelley, prima nell'edizione illustrata da Marco Calvi e poi, a confronto, anche con quella illustrata da MinaLima. Con l'uscita del film di Guillermo del Toro sul medesimo argomento infatti quest'anno sembrano aver iniziato a fioccare delle belle edizioni di questo classico, che finalmente è stato anche illustrato.
Opera fondamentale per lo sviluppo del genere horror e di quello fantascientifico, la storia del giovane Frankenstein che riesce a dar vita a una "creatura" assemblata con parti di cadaveri colpisce ancora oggi per l'attualità delle questioni affrontate, dalla sfida dell'uomo ai limiti posti dalla natura al desiderio di poter sfuggire alla morte.
 
   
Sopra: La splendida e raffinata copertina presenta scritte e decori dorati che spiccano sullo sfondo blu. Di questo volume inoltre è disponibile anche l'edizione con cofanetto, che vedete a destra, sempre blu con decori dorati.
 
La vicenda inizia con le lettere che il giovane capitano ed esploratore Robert Walton scrive alla sorella Margaret. Walton è appena diventato ricco grazie all'eredità di un cugino e ha deciso di intraprendere un viaggio nella speranza di giungere al Polo nord e scoprire cosa attragga l'ago magnetico della bussola verso nord. La sua nave, giunta nell'estremità dell'emisfero, rimane intrappolata fra blocchi di ghiaccio dove l'equipaggio scorge fra i ghiacci una figura enorme e mostruosa su una slitta che, poco tempo dopo, scompare. 
Ecco cosa scrive Robert Walton in una lettera alla sorella: "Ci è capitato un episodio così strano che non posso fare a meno di registrarlo, anche se, con ogni probabilità, ti rivedrò prima che queste carte possano giungere fra le tue mani.
Lunedì scorso, 31 luglio, eravamo quasi completamente circondati dal ghiaccio, che stringeva la nave da ogni prte, lasciandole a stento un tratto di mare dove galleggiare. [...]
Verso le due la nebbia si sollevò, e noi scorgemmo, in ogni direzione, vaste e irregolari pianure di ghiaccio, che sembravano sconfinate. Alcuni dei miei compagni presero a gemere, e anche nel mio animo cominciavano ad affollarsi pensieri inquietanti, quando quando uno strano spettacolo attirò a un tratto gli sguardi di tutti, distraendoci dai timori per la nostra situazione.
Vedemmo un carro basso, attaccato a una slitta e trascinato da cani, passare verso nord, a mezzo miglio di distanza: un essere di forma umana, ma apparentemente di statura gigantesca, sedeva sulla slitta e guidava i cani. Seguimmo con i nostri cannocchialila rapida corsa del viaggiatore, fino a quando egli non scomparve in lontananza tra le irregolarità del  ghiaccio.
Questa apparizione suscitò in noi una profonda meraviglia. Pensavamo di essere a molte centinaia di miglia distanti da terra; ma questo incontro sembrava dimostrare che non eravamo così lontani come avevamo immaginato. Tuttavia, chiusi come eravamo fra i ghiacci, ci riusciva impossibile seguirne la pista, che avevamo osservato con la massima attenzione.
Il giorno successivo appare una seconda slitta, con a bordo un uomo praticamente congelato. Walton inizia a scrivere alla sorella degli avvenimenti che si susseguono e dell'incredibile storia del forestiero, che, una volta recuperate le forze, si presenta come dottor Victor Frankenstein,
Il dottore narra quindi a Robert la sua storia, partendo della sua nascita a Ginevra, dove vive un'infanzia felice con i suoi amorevoli genitori, Alphonse e Caroline Beaufort Frankenstein, la sorella adottiva Elizabeth Lavenza e i fratelli minori Ernest e William, e trascorre il tempo studiando con impegno insieme a Elizabeth, leggendo con passione le opere di antichi autori 
L'esistenza di Frankenstein, fino ad allora molto felice, viene sconvolta dalla morte della madre a causa della scarlattina, contagiata da Elizabeth. Caduto in un trauma psicologico, Victor continua a studiare coltivando segretamente un sogno impossibile per chiunque: la creazione di un essere umano più intelligente del normale, dotato di salute perfetta e lunga vita.
Il dottor Frankenstein confessa quindi di essere riuscito a creare un mostro cucendo pezzi di cadaveri presi da obitori e cimiteri, ma l’orrenda Creatura, ripudiata dal suo stesso demiurgo, fugge e, dopo essere stata oggetto di disgusto, disprezzo e violenza, si lancia in una spietata vendetta contro il suo creatore… 
 
 
Sopra: Le pagine illustrate all'inizio del primo capitolo, sui toni dell'arancio e del blu/verde scuro.
 
Le illustrazioni di MinaLima che accompagnano l'intera storia (ve ne sono sia a tutta pagina, sia a doppia pagina, sia in mezzo ai testi) posseggono dei tratti semplici e moderni, con figure dai contorni netti e ben definiti, seppur ricche di dettagli.
I colori sono stesi all'interno del bordi dei vari elementi che compongono le figure in un modo netto e deciso, in maniera monocromatica e senza sfumature. Le tinte utilizzate per queste illustrazioni hanno delle tonalità decise e intense. Questa volta c'è da dire che, a differenza che nella maggior parte degli altri volumi della collana (dove i colori sono allegri, brillanti e vividi, conferendo così alle immagini un aspetto piuttosto vivace e allegro), le tinte utilizzate per questa storia sono praticamente sempre piuttosto scure e cupe, con un'assoluta predominanza di colori quali il blu, il nero, il bianco e il giallo. In effetti è quest'ultimo il colore che dona un tocco di allegria e vivacità alle illustrazioni, risaltando spesso all'interno delle tavole, dove viene utilizzato per tingere le luci all'interno di una stanza, la luce del sorgere del sole oppure quella del fuoco di un caminetto, di una lanterna o di alcune lampadine.
Belli e dettagliati i disegni, molti dei quali raffigurano delle scene di ampio respiro, mostrando bene anche gli ambienti in cui esse si svolgono, che possono essere laboratori ricchi di complicati marchingegni a intricati boschi pieni di alberi o cimiteri colmi di lapidi. 
In certi casi ho notato come le illustrazioni interpretino un po' i testi a modo proprio, aggiungendo dei dettagli che nei testi non sono presenti, soprattutto per quanto riguarda il laboratorio di Frankenstein e tutta la strumentazione in esso presente, che nella storia non viene mai descritta, quasi neppure accennata, mentre nelle illustrazioni vediamo tutta una serie di macchinari e strumenti che vanno a creare un laboratorio molto attrezzato.
L'aspetto del mostro invece non l'ho trovato nulla di particolare: ha l'aspetto di un uomo molto alto e grosso, coi i capelli lunghi e la barba folta, il viso un po' rugoso attraversato da una cicatrice su un occhio, vestito con un mantello sbrindellato; non si nota però granché il suo aspetto cadaverico, da creatura che è stata assemblata da parti di cadavere.
 

 
 

 
Sopra: 
Le illustrazioni di MinaLima che accompagnano l'intera storia posseggono dei tratti semplici e moderni, dallo stile elegante, con figure dai contorni netti e ben definiti, seppur ricche di dettagli. I colori sono stesi all'interno del bordi delle figure in un modo netto e deciso, senza sfumature, con delle tinte dalle tonalità decise e intense, talvolta accese e brillanti.
 
Il capolavoro della letteratura gotica rinasce in questa edizione a cura del pluripremitato studio MinaLima, con sontuose illustrazioni e sette inserti interattivi in 3D. Una particolarità che caratterizza le edizioni della MinaLima è la presenza di numerosi elementi interattivi quali: mappe, fogli intagliati e finestrelle che si possono aprire, ruote di carta che si possono girare....
In questa edizione ad esempio troviamo: il viso del mostro, un estratto dal diario del dottor Victor e un’antica mappa dell’Europa...
Tali elementi intrattengono il lettore, catturandone l'attenzione, coinvolgendolo e aiutandolo a entrare ancora di più nella storia, senza però distrarlo e allontanarlo eccessivamente da essa. Anzi, tali elementi si fondono molto bene con i testi, aiutando il lettore a immedesimarsi nella storia. In questo volume mi sembra che gli artisti si siano sbizzarriti, adottando anche diverse soluzioni innovative facendo risultare gli elementi interattivi davvero spettacolari.
 



 
 
Sopra: Alcuni degli elementi interattivi che si possono trovare all'interno del libro. In alto l'occhio del mostro che si apre, in basso il biglietto d'invito del matrimonio che si apre in 3D a teatrino.

"Frankenstein o il moderno Prometeo" di Mary Shelley è una di quelle opere che mi sono sempre ripromessa di dover leggere, soprattutto dopo aver letto "Dracula" di Bram Stoker, ma che ho sempre avuto un po' paura ad approcciare. Finalmente comunque sono riuscita a vincere questa resistenza grazie a due nuove edizioni illustrate che sono uscite tra ottobre e novembre del 2025 (in occasione dell'uscita del film basato sul romanzo di "Frankenstein" diretto da Guillermo del Toro). Una delle due edizioni è quella illustrata da MinaLima (e che continua la collana dei classici che era rimasta ferma con "Biancaneve e altre fiabe" dal 2022) mentre l'altra è questa illustrata da Calvi edita dalle Edizioni Re-Belle.
Il libro, nonostante l'iniziale reticenza a iniziarlo, devo dire che mi è piaciuto, sebbene l'abbia trovato un po' diverso da come me lo aspettavo. La maggiore differenza per me è stata la creazione del mostro. Nei film infatti ho sempre visto dare molta enfasi a questo momento della creatura che prende vita grazie alla forza elettrica dei fulmini: in tutti i film di "Frankenstein" c'è questa scena memorabile del mostro disteso che viene animato grazie all'elettricità contenuta nei fulmini durante una notte di tempesta attesa con trepidazione dal dottor Frankenstein.
Nel romanzo invece il tutto avviene molto in silenzio e quasi in sordina, in quanto il dottore spiega di aver fatto questi esperimenti segreti nella propria camera e a quanto pare nessuno ha mai sospettato nulla. Le parti dedicate a spiegare gli esperimenti e i tentativi che hanno portato alla creazione e animazione della creatura in realtà sono piuttosto brevi: "Chi potrà mai immaginare gli orrori del mio lavoro segreto, quando mi calavo nelle umide profondità di una tomba, o torturavo un animale vivo per animare la creata inerte?"
In effetti dal testo sembra che Frankenstein abbia scoperto il segreto della vita ben prima di iniziare a creare la sua creatura e che solamente dopo abbia deciso di addentrarsi nella sua realizzazione. Da notare tuttavia come la descrizione di tale scoperta sia lasciata piuttosto vaga. La cosa che più mi ha stupito, leggendo il romanzo, è come ad esempio, quando il dottore descrive le ricerche che lo hanno portato a scoprire il segreto per infondere la vita nella materia morta, non parli mai dell'elettricità, cosa che invece nei film viene sempre messa molto in risalto: "Mi soffermai a esaminare e analizzare tutte le minime relazioni di causa ed effetto, quali vengono esemplificate nel passaggio dalla vita alla morte e dalla morte alla vita; finché dal buio in cui brancolavo balenò su di me una luce improvvisa - una luce così vivida e meravigliosa eppure così semplice che, pur colto da vertigini per le sconfinate prospettive che mi apriva, fui sorpreso che, fra tanti uomini di genio che avevano dedicato le loro ricerche alla stessa scienza, a me solo fosse riservato di scoprire il segreto così stupefacente. [...] 
Poteva trattarsi di un miracolo; ma le tappe della scoperta erano chiare ed evidenti. Dopo giorni e notti di lavoro e fatica incredibili, riuscii a scoprire la causa della germinazione  e della vita; anzi, c'è di più, fui in grado di infondere vita alla materia inanimata. [...]
Quando mi trovai tra le mani un potere così sbalorditivo, esitai a lungo circa il modo di utilizzarlo. Per quanto possedessi la capacità di suscitare la vita, tuttavia preparare un corpo atto a riceverla, con tutti i suoi intrichi di fibre, di muscoli e di vene, restava sempre un'impresa di difficoltà e di fatica inconcepibili. Fui incerto dapprima se tentare la creazione di un essere come me o quello di un organismo più semplice; ma la mia immaginazione era troppo esaltata dal primo successo per permettermi di dubitare della mia capacità di dar vita a un animale complesso e meraviglioso come l'uomo."
Anche il momento in cui alla creatura viene data la vita è piuttosto breve, e la vicenda si focalizza rapidamente sulle emozioni e i sentimenti del dottor Frankenstein piuttosto che non sulla nascita della creatura in sè (e anche qui non si fa un esplicito o specifico riferimento all'uso di elettricità): "Fu in una cupa notte di novembre che vidi il coronamento delle mie fatiche. Con un'ansia che assomigliava all'angoscia, raccolsi attorno a me gli strumenti atti a infondere la scintilla di vita nell'essere inanimato che giaceva ai miei piedi. Era già l'una di notte; la pioggia batteva sinistra sui vetri, e la candela avrebbe presto dato i suoi ultimi guizzi, quando, alla luce che stava per spegnersi, vidi aprirsi i foschi occhi gialli della creatura; un ansito e un moto convulso le agitarono le membra.
Come descrivere le mie emozioni dinanzi a questa catastrofe, o come dare l'idea dell'infelice che, con cura e pena infinite, mi ero sforzato di creare?
Il dottore è talmente disgustato e spaventato dalla propria creatura che la abbandona e lascia la stanza, e quando ritorna è sollevato dal non trovarla più. Anche qui mi ha stupito come Frankenstein cerchi di dimenticarsi dell'esistenza di ciò che ha creato, senza mai interrogarsi (per ben 2 anni) su dove sia andato il suo mostro, che fine abbia fatto, se sia ancora vivo e cosa potrebbe combinare. 
In effetti i successivi incontri che egli ha col suo mostro sono casuali, semplicemente lui si reca in un certo luogo e lì la vede oppure la incontra. D'altronde probabilmente è destino che i due siano destinati a incontrarsi e a scontrarsi, tato il legame che li lega l'uno all'altro, nonostante i tentativi del dottore di dimenticarsene.
Nonostante alcune cose non fossero come mi aspettassi (influenzata dalla notevole filmografia riguardo a quest'opera) devo dire di aver apprezzato questo classico, anche grazie alle belle e dettagliate illustrazioni di MinaLima, molto dettagliate e intense, e ai loro giochi cartotecnici molto coinvolgenti (un paio dei quali ho però dovuto riattaccare io con la colla in quanto si erano staccati dalla pagina). Illustrazioni che in certi casi aggiungono dei particolari rispetto ai testi, come nel caso del laboratorio di Frankenstein e degli strumenti usati per animare la creatura che nei disegni vengono mostrati, emntre nei testi non sono mai descritti.
In questo caso la traduzione è opera di Luca Lamberti, ma comunque la storia, nonostante sia stata scritta agli inizi dell'Ottocento, scorre molto bene, nonostante i dialoghi siano piuttosto pochi e al fatto che ci siano molte descrizioni. La narrazione in prima persona poi risulta effettivamente coinvolgente e naturalmente la storia stessa è molto interessante e intrigante, in quanto il lettore è effettivamente curioso di conoscere le sorti di Frankenstein e della sua creatura.
La descrizione della creatura è molto interessante, anche grazie all'ampio spazio che le è stato dato all'interno della storia. Vi sono infatti vari capitoli dove ella racconta della propria vita e delle proprie avventure, il che dà i lettori la possibilità di conoscerla intimamente, di comprendere il suo punto di vista e le sue emozioni, arrivando a capire cosa l'abbia portata a fare certe azioni o compiere certe decisioni. Forse per la prima volta nella letteratura ci troviamo davanti a un mostro che è tale per il suo aspetto e per il modo in cui è stato creato, ma che non possiede una natura intrinsecamente malvagia (come accadeva invece nel caso del conte Dracula). Questo lo ha reso un personaggio complesso e sfaccettato, un personaggio grigio, proprio come il suo creatore: con entrambi si può empatizzare e capire le loro ragioni, ma nessuno dei due è comunque completamente assente da colpe (anche il mosro ha comunque compiuto delle azioni riprovevoli, tra cui vari omicidi che avreppe potuto evitare).
Un classico immortale, a tratti pauroso ma anche struggente, sui limiti della scienza, sulla crudeltà della natura umana, sull’ambizione e sul perdono, scritto nel 1818 da una giovanissima Mary Shelley, una lettura sicuramente consigliata.  
 
L'opera è stata pubblicata originariamente nel 2025 col titolo "Frankenstein or the modern Prometeus" dalla HarperCollins Publishers ed è stata edita in italiano, sempre nel 2025, da L'Ippocampo Edizioni. Il volume è dotato di una copertina rigida, ha 416 pagine, misura 24 cm d'altezza e 16,5 cm di lunghezza e costa 29,90 euro.
 
In italiano, della MinaLima, sono stati pubblicati i seguenti titoli:

   

     
 
      
Sopra: Le copertine dei classici illustrati da MinaLima.
 
Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 22 dicembre 2025

Un bambino chiamatao Natale di Matt Haigg e Chris Mould

In vista del Natale ho voluto recuperare (con gli sconti Salani di ottobre) un libro perfetto per il periodo: "Un bambino chiamato Natale" scritto da Matt Haigg e con le illustrazioni di Chris Mould. Un libro che parla di Babbo Natale... quando era ancora un bambino.
 
 Sopra: Sulla copertina dallo sfondo azzurro spicca il bianco del titolo e, al centro, il protagonista vestito di rosso e bianco.
 
Adesso lo sanno tutti, chi è Babbo Natale. Ma c’è stato un tempo in cui, anche se sembra incredibile, non lo conosceva proprio nessuno. È stato quando era solo un ragazzino di nome Nikolas, che viveva nella seconda casa più piccola di tutta la Finlandia, con un padre che faceva il taglialegna, una zia che aveva un bruttissimo carattere e una bambola-rapa, che poi è misteriosamente scomparsa.
"[...] Nikolas era un bambino che credeva nella felicità come credeva ai troll e ai folletti, ma non aveva mai visto nè un elfo, nè un troll nè un folletto; e non aveva mai visto la vera felicità. Quanto meno, non la vedeva da tanto. La sua non era una vita facile. Il Natale per esempio. [...]
La vertà era che la vita di Nikolas era dura. ma lui ne tirava fuori il meglio.
Non aveva fratelli nè sorelle con cui giocare e la città vicina, kristiinankaupunki, era in realtà molto lontana. Per arrivarci ci voleva ancora più tempo che a pronunciarne il nome."
Questa è la sua storia vera, un’avventura piena di neve, rapimenti, renne scontrose, topi sognatori, e poi ancora neve, elfi, troll, sempre neve, di nuovo neve e magia, tanta magia. La magia, se ci si crede, non tradisce mai!
 
 Sopra: Un disegno a doppia pagina  in cui vediamo l'interno della casa del protagonista con dentro Nikolas, suo padre e un cacciatore. 
 
I testi sono accompagnati dalle illustrazioni in bianco e nero di Chris Mould che sono solitamente collocate in mezzo ai testi, sebbene le loro dimensioni siano abbastanza grandi, tanto che a volte possono arrivare ad occupare anche metà pagina o quasi due pagine. Troviamo comunque anche disegni a pagina intera e anche a doppia pagina, come quelli in cui ci vengono mostrati il negozio di giocattoli, l'interno della casa di Nikolas con lui e suo padre assieme ad un cacciatoee, o la cena di Natale degli elfi.
Sono disegni dai tratti sbarazzini ma comunque curati e ricchi di dettagli, con uno stile che mi ricorda un po' quello di Chris Riddel, anche se Mould ritrae i suoi personaggi in modo più pittoresco e con delle proporzioni talvolta alquanto particolari. Il protagonista Nikolas, ad esempio, ha un aspetto magro e allampanato, con un viso molto espressivo, la testa tondeggiante e gli occhi grandi a palla con due  semplici palline nere come pupille. Anche le renne sono rappresnetate con una testa piccola, un corpo magro e slanciato, e con dei grandi e lunghi palchi di corna sulla testa.
Il protagonista tuttavia è quello che ha un aspetto tra i più normali, a differenza di molti elfi, che hanno un corpo estremamente tozzo, di forma praticamente quadrata, su cui sopra poggiano delle teste (senza collo) dalla forma di una palla da rugby, dai grossi nasi e dagli occhietti neri (a volte a palla altre volte che invece consistono in due semplici pallini neri). Non tutti gli elfi sono così tuttavia, in quanto l'artista si è impegnato per cercare di realizzarli tutti con un aspetto differente, per cui alcuni (soprattutto quellli giovani e i bambini) hanno un corpo più magro e slanciato, dagli arti sottili e lunghi. L'aspetto dei troll è tozzo, grosso e robusto, con gambe corte e grassocce, braccia lunghe e grosse, un naso prominente e un grande mento. La Fata della Verità è invece mostrata con un corpo magro e affusolato, con braccia e gambe molto magre e una testa tonda su cui spicca un folta chioma di capelli lunghi che schizza verso l'alto.
I disegni servono a illustrare scene descritte nei testi, ma anche a mostrare al lettore l'aspetto dei vari personaggi, i quali sono tutti piuttosto pittoreschi e strampalati da ammirare. In certi casi, in disegni più ad ampio respiro, comunque l'artista ha rappresentato i personaggi assieme agli ambienti, come l'interno di alcuni edifici (tipo il negozio di giocattoli, la casa di Nikolas o la sala da pranzo degli elfi) o boschi innevati della Finlandia.
 


 
 
   
Sopra:
 
"Un bambino chiamato Natale" di Matt Haigg e con le illustrazioni di Chris Mould è un libro molto carino e interessante che narra della gioventù di Babbo Natale, e di come sia diventato il Babbo Natale che noi tutto conosciamo.
Tutto ha inizio quando Nikolas ha 11 anni, ed è un bambino estremamente povero che però cerca di ricavare il meglio da quel poco che ha, cerca di comunque di essere felice, nonostante la sua vita sia già stata segnata da fatti piuttosto tragici. Oltre ad essere molto povero e ad avere poco o niente da mangiarel a Nikolas è morta la madre, caduta in un pozzo in seguito all'aggressione di un orso.
Sua madre era una donna sempre allegra, gioviale e che amava la vita ed essere gentile, ed è a lei che Nikolas si ispira e a cui desidera assomigliare: qualcuno che riesce a trarre il meglio dalla vita per essere felice e donare felicità agli altri. Perché, come spiega lo stesso Nikolas, nel mondo c'è già abbastanza dolore, sofferenza e ingiustizia.
Nikolas in effetti è un bambino molto buono, ma l'autore è stato bravo nel non rendere il personaggio troppo sdolcinato o smielato. Il protagonista infatti viene percepito dal lettore come genuinamente buono, una di quelle persone che cerca sempre di fare del bene, anche se a discapito di un proprio tornaconto personale; tuttavia egli non è immune dalla sofferenza o dal dolore, ed è consapevole della cattiveria che esiste nel mondo.
Egli ad esempio conosce la cattiveria e la crudeltà della zia, la quale lo faceva dormire fuori all'aperto e gli ha cucinato la sua bambola rapa, l'unico regalo, nonché ricordo, della madre defunta: "Passava le giornate, come gli diceva la zia Carlotta, in cerca di cibo, dalle prime uci dell'alba finchè non faceva buio. [...]
<<Dov'è la mia bambola rapa?>>
Zia Carlotta sorrise. Era un sorriso vero, che ben presto divenne una risata. Poi lo disse.
<<L'hai appena mangiata>>.
<<Cosa?>>
Ci volle un secondo. No, forse due. Magari tre. Tre e emzzo. No, apsetta, Solotre, Ma poi Nikolas capì cosa ave appena detto. L'unico giocattolo che possedeva si trovava nel suo stomaco. Corse fuori e vomitò nella latrina.
E Nikolas si renderà conto anche dell'egoismo degli uomini e perfino degli elfi.
E ci sono dei momenti in cui perfino lui, un concentrato di fiducia e di speranza, si sentirà perduto e senza speranza: "Continuò a scavare bella neve a mani nude ma alla fine, congelato e tremante, scoppiò in lacrime.
<<E' tutto inutile!>> disse a Miika che sbirciava dalla tasca, con la testolina che tremava dal freddo.
<<Non serve a niente. Probabilmente è morto. Dobbiamo tornare indietro>> Gridò poi più forte, rivolto a Lampo: <<Dobbiamo andare a sud. Scusatemi tutti e due, non varei mai dovuto portarmi con me. E' troppo difficile, trppo pericoloso perfino per una renna. Torniamo da dove siamo venuti.>>"
Nonostante la storia sia piuttosto breve molti personaggi sono piuttosto ben caratterizzati, presentando delle personalità non solo bianche e nere ma anche grigie, tra cui ad esempio il personaggio del padre, che è un brav'uomo che sembra però aver ceduto al lato oscuro a causa di una ricompensa in denaro e alla prospettiva di una vita migliore per sé e per il figlio: "Si accigliò, frustato, e tornò a rivolgersi a Nikolas. Be', devi imparare come funziona il mondo, figlio mio. Tu sei un bambino, io no, e io il mondo lo conosco. E' un psoto pieno die goismo, Nessuno pensa a te, devi badare a te stesso. Ed è quello che sto facendo, no? Nessuno è mai stato gentile con me. Nessuno mi ha mai fatto un regalo. Piagevo ogni Natale perchè nessuno mi regalava niente. Gli altri bambini ricevevano almeno un piccolo regalo dai genitori. Io e Carlotta non avevamo niente. [...]>>"
Una cosa che devo dire che non mi sarei aspettata.
C'è da dire che l'autore (altra cosa che ho apprezzato) non ha esitato ad inserire all'interno della storia anche elementi un po' cattivelli e violenti quando necessario: vi ho già parlato della cattiveria e della crudeltà della zia, ma c'è anche un troll pronto a fare fuori Nikolas, oppure una Fata della Verità che si diverte a vedere le teste delle persone esplodere grazie a un'erba. E in effetti vi avverto che a qualcuno nel corso della storia esploderà la testa...
Tra l'altro non è la prima volta che incontro in un libro per bambini/ragazzi un personaggio del piccolo popolo che ama fare esplodere le teste delle persone, ma che non può mai mentire (uno lo avevo già incontrato nel libro "La foresta d'ombra", dove una specie di folletto dava a chi incontrava una zuppa da mangiare fatta con l'erba cervellina, che faceva appunto esplodere il cervello di chi la mangiava). Mi viene quindi da chiedere se questo non sia un personaggio del folklore popolare Inglese. 
È molto interessante anche il modo in cui l'autore introduce e spiega tante cose riguardanti la figura di Babbo Natale che noi conosciamo: tante piccole cose sparse durante tutta la storia. Partendo ad esempio dal suo nome: "Natale" è infatti un soprannome datogli dal padre dovuto al fatto che Nikolas è nato il giorno di Natale (e poi verrà spiegato anche il perché di "Babbo"). Oppure anche del perché egli sia così buono, perché ami fare regali, come mai è magico, perché le sue renne volano, perché è amico degli elfi e perché questi lavorano per lui...
Ho apprezzato il fatto che questa figura leggendaria nel libro non sia diventata come la conosciamo oggi all'improvviso, ma che sia il risultato di più di sessant'anni di vita e di scelte. Una volta finita infatti l'avventura principale verso la fine del libro ci sono diversi salti temporali che ci mostrano varie evoluzioni della figura di Babbo Natale.
Un libro molto carino, adatto ad essere letto a partire dagli 8 anni, che offre un'avventura appassionante e che dà ai lettori una possibile spiegazione a come è stata l'infanzia di Babbo Natale e di come egli sia diventato come ora noi tutti lo conosciamo.

Questo volume è stato pubblicato originariamente nel 2015 col titolo "A boy called Christmas", ed è stato edito in italiano nel 2016 dalle Edizioni Salani. Il volume ha una copertina rigida, ha 288 pagine, misura 21 cm d'altezza e 14 cm di lunghezza e costa 14,90 euro. 
 
Se volete vivere altre avventure vi segnalo due seguiti di questo libro: 
  • "La bambina che salvò il Natale" (2017): Nel mondo sta scomparendo la magia, nessuno sembra più crederci, e questo rischia di compromettere la festa più bella dell'anno... Lo sa bene Babbo Natale, che ha già tanti problemi da risolvere nel suo regno incantato che tanto incantato rischia di non essere più, tra renne che non riescono a volare, elfi che scioperano e troll sul piede di guerra. Ma la sera della Vigilia si avvicina e non c'è tempo da perdere: anzi, è proprio il tempo che va fermato, per riuscire a consegnare i regali a tutti i bambini nel mondo. C'è solo una ragazzina che può aiutare Babbo Natale, una ragazzina che ha un desiderio importantissimo che solo lui può esaudire. Dall'autore di "Un bambino chiamato Natale!, una storia magica piena di orribili verruche, pipì di renna, crudeli orfanotrofi e perfino una regina!
  • "Io e Babbo Natale" (2020): Penserete senz'altro che non ci sia niente di più bello che vivere nel villaggio degli elfi insieme a Babbo Natale, magari abitando nella sua divertentissima casa, piena i magie. Lo pensa anche Amelia, che è stata adottata proprio da lui e da sua moglie Mary, Mamma Natale. Lo pensa, o meglio... lo pensava. Perchè in realtà la vita quotidiana tra gli elfi può essere molto difficile se, come Amelia, sei tanto più alta di loro e capisci pochissimo delle loro bizzarre materie scolastiche: "educazione al riso quando sei nei guai" o "danza stuzzichina". Quando poi combini un pasticcio proprio nella materia in cui eri convinta di essere brava, il pilotaggio di slitte, la situazione può solo precipitare. Amelia però non ha troppo tempo di pensare ai propri guai, visto che il maligno Babbo Vodol sta tramando nell'ombra per eliminare il Natale, spargendo odio e calunnie grazie al suo giornale, la Gazzetta della Verità, e a un nuovo alleato dalle lunghe orecchie pelose. Questa volta sembra davvero che non si potrà festeggiare il giorno più bello dell'anno... Ma siccome impossibile nel mondo di Babbo Natale è una parolaccia, Amelia si lancerà in una pericolosa avventura, piena di slitte volanti, renne bizzose, gatti pasticcioni, fate petulanti e monete di cioccolato... al salvataggio della festa più magica che ci sia!
 
  
Sopra: Le copertine dei seguiti, il primo con lo sfondo rosso e una bambina al centro; il secondo verde con al centro Babbo Natale.

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giovedì 18 dicembre 2025

Le memorie di Papà Mumin di Tove Jansson

I Mumin sono personaggi di finzione creati dalla scrittrice ed illustratrice finlandese (di lingua svedese) Tove Jansson. Sarebbero dei troll, ma hanno un aspetto simile ad ippopotami bianchi, abitano nella valle omonima, luogo tranquillo e sicuro, e le loro storie narrano degli eventi che accadono nella valle.
Come scritto nell'introduzione: "i Troll comuni sono piccoli esseri pelosi, selvatici e piuttosto maleducati, I Troll Mumin, invece, e le famiglie più o meno imparentate con loro, sono molto più civili e istruiti. Inoltre, a differenza dei comuni Troll che sbucano solo di notte, i Mumin hanno un grandissimo amore per il sole.
Compaiono in una serie di romanzi e libri illustrati per bambini scritti e disegnati da Tove Jansson fra il 1945 e il 1993. I romanzi vennero originariamente pubblicati in svedese per essere tradotti in una cinquantina di lingue. 
Nel corso degli anni sono stati riadattati in fumetti, cartoni animati, serie televisive, spettacoli teatrali, videogiochi e tanto altro.
Quest'anno (2025) la Salani ha ristampato alcuni loro titoli in una nuova edizione in occasione degli 80 anni dalla loro creazione. Dopo avervi già recensito un altro paio di volumi di questa serie oggi vi parlerò di un altro romanzo  dedicato ai Mumin, (che la Salani ha ripubblicato di recente): "Le memorie di Papà Mumin"
 
    
Sopra: A sinistra la copertina della nuova edizione del 2025, con i bordi  verdi, al centro un'edizione del 2020 e a destra quella del 2007.
 
Un giorno Papà Mumin si prende un raffreddore e finisce a letto malato: "Era la prima volta in vita sua che si ammalava, e la situazione gli parve drammatica." Mentre si trova a letto egli si rende conto di una cosa: "<<Pensa se fossi morto stamattina di raffreddore! Nessuno aveva idea della storia del vagoncino, e lo stesso vale per le altre storie importanti. Non ho fatto che parlarvi della mia gioventù, ma avete dimenticato tutto>>." Mamma Mumin allora suggerisce al marito di mettersi a scrivere un libro con le proprie memorie, così poi potrebbe leggerlo al figlio e ai suoi amici.
Papà Mumin infatti non è sempre stato il capo della sua piccola famiglia e la figura più autorevole di tutto il gruppo di amici della valle in cui vive: papà Mumin è stato anche un piccolissimo troll Mumin, abbandonato in fasce davanti all'orfanotrofio gestito dall'Emula. E poi è stato un giovane dalla vita avventurosa e movimentatissima. 
Ecco ad esempio l'inizio delle sue memorie: "Padre di famiglia e marito affettuoso, ricordo con tenerezza la mia tempestosa gioventù che mi accingo a descrivere mentre la penna della memoria vibra incerta nella mia zampa. [...]
Ora, mi arrendo alle insistenze della ma famiglia e alla tentazione di raccontare la mia storia perchè, lo ammetto, l'idea che essa venga letta in tutta la Valle dei Mumin mi attrae enormemente."
Tutto è iniziato il giorno in cui Papà Mumin ha deciso di abbandonare l'orfanotrofio e diventare famoso, un famoso avventuriero. All'inizio del suo viaggio ha incontrato degli amici importanti, due dei quali sono diventati i padri dei due amici del piccolo Mumin Sniff e Tabacco. 
La prima persona incontrata da papà Mumin è stata Fredikson, il quale gli ha fatto conoscere suo nipote Girotondo (padre di Sniff) e l'amico Carabattola (padre di Tabacco). Assieme a loro ha deciso di partire e intraprendere un viaggio su una barca fluviale costruita dal Fredikson, che è un inventore, dando così inizio a un viaggio emozionante pieno di imprevisti e di bizzarri personaggi.
E poi è stato un innamorato e la sua innamorata se l'è sposata ed è diventata Mamma Mumin. 
E poi…e poi è tutto conservato nelle sue Memorie, scritte durante un terribile raffreddore perché il clima nordico è fatto di notti stellate piene di lucciole ma anche di vasti cieli nuvolosi e freddi ,mari in tempesta su cui combattere (e vincere) epiche battaglie.
 
 
 Sopra: Le pagine iniziali dove vediamo anche un disegno che mostra papà Mumin mentre inizia a scrivere le sue memorie.
 
I testi sono riccamente corredati dalle illustrazioni in bianco e nero opera della stessa Tove Jansson, le quali sembrano essere delle incisioni molto carine e graziose, anche molto ricche di dettagli.
Molto interessante ad esempio l'aspetto dei protagonisti da cui la serie prende il nome: i Mumin, i quali non sono rappresentati per nulla come i classici troll, ma sembrano essere proprio una specie a parte. Il loro aspetto infatti è quello di piccoli ippopotami bianchi capaci di camminare in posizione eretta, con lunghe code sottili che terminano con un ciuffetto di pelo (tipo quelle dei leoni), grandi occhi rotondi e cordi dall'aspetto tutto tondeggiante, il che conferisce loro un aspetto molto coccoloso e divertente. Non sorprende che abbiano ottenuto un grande successo, oltre che in madrepatria, in Cina, Corea del Sud e in Giappone.
In questo volume troviamo, oltre ai disegni che mostrano singoli personaggi, più che altro immagini che mostrano più personaggi che interagiscono, oppure vere e proprie scene descritte nei testi, con personaggi in mezzo a precisi ambienti (boschi, tra le onde del fiume o del mare...): vi è ad esempio la scena che mostra Papà Mumin mentre parla da piccolo con la Emula dell'orfanotrofio; oppure quella in cui vediamo papà Mumin camminare nel bosco di notte; quella in cui Girotondo sta dipingendo la barca seduto sul ramo di un albero; quella del Dragonato che si siede nel fiume provocando un'inondazione, ecc...
Le immagini, che mostrano quasi sempre scene ad ampio respiro, si caratterizzano per i personaggi, tracciati con semplici linee precise e nette, dall'aspetto carino ma anche un po' bizzarro, quasi mai propriamente umano, o comunque con esseri umani un po' sproporzionati e non dall'aspetto eccessivamente realistico. La presenza delle illustrazioni a volte può essere di grande aiuto per i lettori, sia per supportarli nella lettura e nella comprensione dei testi, che per mostrare loro l'aspetto delle bizzarre e stravaganti creature che abitano il mondo dei Mumin, di cui l'autrice fornisce poche informazioni scritte, dato che è come se desse per scontato che, visto che i personaggi dl suo libro le conoscono allora valga lo stesso anche per i lettori. Il rapporto tra testo e immagini quindi è piuttosto stretto, in quanto se i disegni venissero omessi si farebbe fatica a comprendere alcune cose.
E' interessante anche come l'artista utilizza il bianco e nero, unici colori a comparire in queste tavole. Alcuni elementi ad esempio appaiono completamente bianchi, tipo i personaggi come i Mumin, Fredikson, Sniff, Tabacco (con il suo cappello a punta e il giaccone), ma a volte anche la schiuma delle onde, l'intero corpo del fantasma, ecc... Questi elementi così bianchi creano un contrasto visivo con il resto dell'immagine che invece ha delle zone anche molto scure, completamente nere, ed altre tratteggiate con dei piccoli tratteggi neri sopra lo sfondo bianco. 
I disegni comunque risultano originali, veramente molto carini e graziosi, incantevoli, ma a modo loro anche bizzarri, con alcuni elementi (tipo gli stessi Mumin) dall'aspetto carino, puccioso e coccoloso ed altri decisamente più oscuri e minacciosi, come il folto della foresta, o qualche creatura mostruosa e terrificante.
  
 
 

   
Sopra:  Alcune pagine illustrate dalla stessa autrice, che solitamente alternano testo e illustrazioni, sebbene ci siano anche alcuni disegni a pagina intera ogni tanto.
 
"Le memorie di Papà Mumin" di Tove Jansson è un'opera piuttosto interessante all'interno della saga dei Mumin poiché racconta della gioventù di papà Mumin, un personaggio che è sempre presente nella vita del protagonista degli altri volumi (il piccolo troll Mumin), ma che è sempre stato un personaggio secondario, lasciato un po' ai margini della storia.
In questo caso invece lui diventa il protagonista del libro, il che consente al lettore, per la prima volta, di conoscere anche il suo punto di vista, anche se a volte, come lui stesso ammette, quando narra le proprie avventure tende a farsi prendere un po' la mano e aggiungere qualche particolare un po' fantasioso, ma non perchè egli voglia abbellire la verità, ma perchè è dotato di una così grande immaginazione che a volte lui stesso si convince che ciò che ha immaginato sia vero. Ad esempio al'inizio dell'avventura egli si immagina di construire una casa, la immagina nei minimi particolari, e ad un certo punto si comporta come se l'avesse costruita veramente, tanto che chiama una vicina per mostrargliela, mentre l'unica cosa che trovano è un disegno fatto sulla sabbia della casa: "Cerca di capirmi, caro lettore. Avevo vissuto così intensamente l'idea della casa che pensavo di averla costruita davvero. E' segno di una vivacissima fantasia, una qualità che in futuro avrebbe distinto la mia vita e al tempo stesso quella di chi mi era vicino." 
Dalla narrazione emergono anche altri tratti della personalità di papà Mumin che prima probabilmente i lettori non avevano colto, tra cui una grande sicurezza e stima di se stesso. Egli infatti ci narra di come, fin da piccolo, sapesse di essere diverso dagli altri piccoli troll dell'orfanotrofio e di essere destinato a compiere grandi imprese, essendo nato sotto degli astri favorevoli: "Subito l'Emula, che aveva fondato l'orfanotrofio e si interessava di astrologia a uso domestico, osservó attentamente gli astri che guidavano il mio arrivo sulla terra. Indicavano la nascita di un troll Mumin molto singolare e dotato, l'Emula temette subito di essersi messa nei guai. Il fatto è che i geni vengono comunemente considerati spiacevoli, ma la cosa a me non ha mai dato fastidio.
Arriva però ad un certo punto anche un momento di crisi, dovuta al fatto che il troll smette di viaggiare e inizia a vivere in una casa da lui costruita, e sente di aver iniziato a essere diventato schiavo dell'abitudine, di aver smesso di viaggiare, mentre lui vorrebbe vivere altre avventure, eppure dall'altro lato si sente adagiato in una vita tranquilla e quotidiana: "La notte di Mezza Estate giunse e sparì [...] e i fiori sbocciarono e si trasformarono in mele e tante cose da mangiare e io slittai, non so come, in un pericoloso trantràn, al punto  che piantai delle rose di velluto sul ponte di comando della casa galleggiante e comincia a giocare a bottoni con Girotondo e l'Autorè. Non accadeva nulla di nuovo. [...].
Quando mi passavano davanti schiere di fungarelli sullo loro barche a vela, piombavo in una profonda malinconia che mi durava fino al giorno dopo." Tale parte in realtà non è molto apprezzata dal piccolo Mumin e dai suoi amici, ma, come spiega mamma Mumin al marito un po' sconsolato: "<<È la parte migliore del libro>> disse la mamma del troll Mumin. <<È molto più toccante un brano in cui il protagonista non si vanta. I bambini sono troppo piccoli per capirlo.[...]>>"
Naturalmente nel libro ci sono anche tante avventure che papà Mumin ha vissuto in barca assieme ai suoi amici e poi quando è sbarcato su una terra sconosciuta, e durante le quali ha incontrato diversi personaggi bizzarri tra cui i fungarelli, i tassi di roccia, Mimla, l'Autoré, un Dragonato, un fantasma e perfino la stessa Emula che l'ha cresciuto all'orfanotrofio! (Emula che lui stesso ha salvato dalla Morra).
Una storia davvero carina e avvincente, ricca di avvenimenti e avventure (e pure un periodo di crisi del protagonista) e che ci narra della gioventù di papà Mumin, prima che diventasse papà e addirittura prima che incontrasse mamma Mumin. Una storia in cui conosciamo inoltre anche i papà degli amici del piccolo troll Mumin, di cui prima non avevamo mai saputo niente, e in cui veniamo a conoscenza del primo incontro tra papà Mumin e la sua futura moglie.
Un libro che offre il punto di vista di un altro personaggio della saga dei Mumin e ci permette di approfondirlo, tanto che anche lo stile di scrittura, quando a narrare è papà Mumin, è un po' differente dagli altri libri, più "elevato", con uno di parole un po' più ricercate e frasi più complesse: "Padre di famiglia e marito affettuoso, ricordo con tenerezza che mi accingo a descrivere mentre la penna della memoria vibra incerta nella mia zampa.. Ma mi sostengono le sagge parole che ho letto nelle memorie di un'altra insigne personalità e che qui ripeto: "Tutti colore che, qualunque sia la loro condizione, hanno realizzato al mondo qualcosa di pregevole o che perlomeno sembri loro buona, dovrebbero, se sono leali e amano la verità, narrare di persona la propria vita, avviando però questa nobile impresa non prima dei quarant'anni"."
Un volume sicuramente consigliato, anche se continuo a preferire quello di "MUMIN: Caccia alla cometa", mentre ho preferito di più questo rispetto a quello di "Magia d'inverno" che ho trovato più monotono, sebbene l'idea di partenza fosse interessante. In questo volume dedicato a papà Mumin invece l'avventura non manca e dalle sue memorie apprendiamo che essa non verrà mai a mancare: "In pochi minuti l'alba prese il posto della notte e tutto poté ricominciare dall'inizio.
Una porta aperta verso l'incredibile, il Possibile, un nuovo giorno in cui tutto può accadere se nib ha niente in contrario.
 
Quest'opera è stata pubblicata originariamente nel 1968 dalla Moomin Characters col titolo "Muminpappas Memoarer" ed è stata edita in italiano nel 2007 dalla Salani Editore. L'edizione che ho io è la terza ristampa del 2023, la quale ha 176 pagine, la copertina flessibile e misurando 18,8 cm d'altezza e 12,5 cm di lunghezza e costa 12,00 euro.
A settembre del 2025 la Salani ha ristampato questo libro in un diverso formato (più piccolo), in un'edizione sempre con 176 pagine, la copertina flessibile ma che misura 16,6 cm d'altezza e 11,2 cm di lunghezza e costa 9,90 euro. 
 
Ecco i romanzi della serie, in ordine cronologico:
  • "Il piccolo troll e la grande pioggia" (Småtrollen och den stora översvämningen, 1945), trad. Alessandro Storti, Salani, 2025
  • "Caccia alla cometa" (Kometjakten, 1946), trad. Annuska Palme Larussa Sanavio, Salani, 2002
  • "Il cappello del Gran Bau" (Trollkarlens hatt, 1948), trad. Donatella Ziliotto e Annuska Palme Larussa Sanavio, Salani, 1990
  • "Le memorie di papà Mumin" (Muminpappans bravader, 1950), trad. Annuska Palme Larussa Sanavio, Salani, 2007
  • "Magia d'estate" (Farlig midsommar, 1954), trad. Donatella Ziliotto e Maria Hellström, Vallecchi, 1978 poi come Magia di mezz'estate, Salani, 1990
  • "Magia d'inverno" (Trollvinter, 1957), trad. Donatella Ziliotto, Vallecchi, 1978 poi Salani, 1992
  • "Racconti dalla valle dei Mumin" (Det osynliga barnet, 1962), trad. Donatella Ziliotto e Annuska Palme Larussa Sanavio, Salani, 1995
  • (Pappan Och Havet, 1965, inedito in italiano)
  • (Sent I November, 1970, inedito in italiano)
 
       
 
    
 Sopra: Le copertine dei  romanzi dedicati ai Mumin; la prima,la secoda e la sesta sono quelle della nuova edizione del 2025.
 
 Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 15 dicembre 2025

Il mondo di Boscodirovo di Jill Barklem

Oggi vi parlerò di quello che è ormai diventato un classico della letteratura per l'infanzia, un libro che vede per protagonisti una comunità di dolci topolini di campagna. Sto parlando di: "Il mondo di Boscodirovo" scritto e illustrato da Jill Barklem, di cui esistono innumerevoli edizioni, ma qui vi parlerò di quella per i 40 anni di Boscodirovo, la quale era stata precedentemente pubblicata col titolo "Le quattro stagioni di Boscodirovo e altre storie".
 
  
 Sopra: A sinistra l'edizione che ho io del 2021, mentre a destra lo stesso volume ma in un'edizione del 2009.
 
Questo volume è una raccolta delle storie che sono state pubblicate in Italia riguardanti la comunità di topolini di Boscodirovo scritta dalla Barklem.
Un’antologia che raccoglie le storie dei topolini di Boscodirovo che celebrano il rispetto della natura, il valore dell’amicizia e il senso di comunità: un classico per tutti. 
Nei tronchi degli alberi, tra i cespugli fioriti e in mezzo ai prati si nasconde un romantico universo. È Boscodirovo, il favoloso regno creato da Jill Barklem, brulicante di topini baffuti e sempre affaccendati in minuscole, indimenticabili avventure… La piccola e operosa comunità, che vive in armonia con i vicini, valorizza al massimo quello che ogni stagione ha da offrire.
Un volume che celebra la prima pubblicazione dei libri di Boscodirovo, raccogliendo otto storie: 
  1. "Storia di Primavera" (1980): Il tiepido sole primaverile entra nelle casette di Boscodirovo e tutti i topolini si alzano di buonumore, specialmente Peverino: oggi è il suo compleanno! Il signor Pomelli per l’occasione predispone un picnic con tutti gli abitanti di Boscodirovo e organizza per lui una meravigliosa sorpresa…
  2. "Storia d’Estate(1980)Papaverina è una bella topolina che lavora nella latteria mentre Polverino è un bravo e gentile topolino che lavora al mulino. I due inizieranno a frequentarsi e a vedersi sempre più spesso finché non decidono di convolare a nozze, le quali si terranno in estate.
  3. "Storia d’Autunno" (1980)È autunno, la stagione del raccolto, e Primulina sta aiutando suo papà a cogliere i frutti maturi. Quando, però, una tempesta si avvicina, la piccola viene mandata a casa. Girellando tra le siepi vicino al campo di grano, non si rende conto del tempo che passa e si perde. Povera Primulina: riuscirà a ritrovare la strada di casa?
  4. "Storia d’Inverno(1980)La neve cade e ricopre tutte le porte e le finestre di Boscodirovo. I piccoli topolini Dal Pruno non l'hanno mai vista e ne sono entusiasti. Quando scoprono che ci sarà il Ballo della Neve non stanno più nella pelle e assistono emozionati a tutti i preparativi. Finalmente tutto è pronto e il Ballo può iniziare...
  5. "La scala segreta(1983): I topolini Primulina e Peverino, frugando in soffitta alla ricerca di costumi adatti alla recita che terranno per la festa di Mezzinverno, trovano una scala nascosta e decidono di esplorare...
  6. "Avventura sui monti(1986) Il topo Peverino accompagna il signor Pomelli per una tranquilla commissione: consegnare coperte ad amici che vivono sulle montagne. Ma durante il viaggio di ritorno i due si perdono...
  7. "Storia di mare(1990)Quattro topolini partono da Boscodirovo in barca lungo il fiume per raggiungere il mare e far provvista di sale. E così scoprono la spiaggia, le conchiglie, le alghe...
  8. "Papaverina e i bambini"(1994)Il topo Polverino, che abita in un vecchio mulino, con l'aiuto del signor Pomelli e del suo aiutante Peverino riesce a procurarsi una nuova casa per sistemare più comodamente la famiglia, la quale si appresta a celebrare la Cerimonia del Nome per la nascita dei nuovi topolini.
 
 Sopra: Due pagine tratte dalla Storia di Primavera, che mostrano un'illustrazione a doppia pagina accompagnata in basso dai testi. Nell'illustrazione vediamo il picnic organizzato dalla comunità per festeggiare il compleanno di Peverino.

I testi sono accompagnati dalle splendide e delicate illustrazioni di Jill Barklem le quali accompagnano i testi assiduamente, tanto che ogni scena in essa descritta viene praticamente raffigurata, a volte tramite immagini più piccole (grandi un quarto di pagine) le quali sono collocate subito prima o subito dopo i testi (sopra o sotto) ma spesso con disegni a tutta pagina o anche a doppia pagina. La correlazione tra illustrazioni è testi è molto forte, sebbene volendo la storia potrebbe essere letta anche senza le immagini, in quanto avrebbe comunque senso, tuttavia si andrebbero a perdere tanti dettagli che nei testi vengono tralasciati e che si possono dedurre solo osservando le immagini (tipo l'aspetto dei vari ambienti, tutti gli oggetti che li riempiono, gli abiti dei topolini, tutti i cibi che i topolini cucinano e consumano...).
Le illustrazioni della Barklem si caratterizzano infatti per uno stile dolce e delicato, armonioso, ma anche estremamente dettagliato, quasi minuzioso, con una grandissima attenzione ai dettagli, soprattutto quelli riguardante gli elementi naturali, che riflette il suo amore per la natura e la botanica e i mestieri tradizionali.
Le stanze dei topini sono infatti curate nei minimi dettagli, mostrando ad esempio nelle stanze dei bambini tutti i loro giochi e gli arredi, oppure nelle cucine i vari scaffali, le pentole, gli ingredienti e i cibi che vengono cucinati. Anche gli ambienti esterni non sono da meno, mostrando alberi e fiori che crescono in una determinata stagione, la luce corretta che accompagna un determinato momento della giornata e una determinata stagione. 
Anche i colori quindi cambiano in base alla stagione rappresentata, sebbene tutte le immagini siano molto colorate, con tinte in certi punti dia toni più delicati ed in altri più intensi e saturi. In primavera comunque i colori sono più chiari e pastello, in estate e in autunno diventano più caldi e intensi, mentre in inverno più freddi, mentre le storie ambientate al mare o in montagna hanno tinte più terrose.

 




 
 
 Sopra: Alcune delle pagine interne del libro in cui potete ammirare llustrazioni a pagina intera, a doppia pagina o inserite assieme ai testi. Da notare la ricchezz dei dettagli e l'accuratezza dell'artista nel rappresentare la vegetazione, i cici oppure le stanze delle case/albero dei topolini.

"Il mondo di Boscodirovo" di Jill Barklem è una bellissima raccolta di 8 storie riguardanti il mondo di Boscodirovo, un mondo idilliaco, immerso nella natura, che vede per protagonista una comunità di topolini molto unita e sempre prota a farsi qualche favore o ad aiutarsi. Un mondo in miniatura che l'artista riproduce perfettamente in ogni minimo dettaglio, basti osservare le case dentro i tronchi di grandi alberi di questi topolini, le quali non si limitano ad essere dei semplici buchi, ma vere e proprie case, quasi delle villette, con molteplici stanze, bagni, lavanderie, e cucine. In particolare le cucine per me sono le più belle da osservare, con tutti i loro scaffali pieni di utensili e ingredienti per cucinare, per non parlare dei cibi cucinati dai topolini, diversi in ogni stagione: violette candite, torta di nocciole e crema, budini di primule, miele, vini di primula, di rosa e di sambuco, caffè d'orzo, zuppe, tè di foglie di rovo, pane abbrustolito e imburrato, mele selvatiche arrostite, dolci di mile, gelatina di fragole, marmellate di more, ... mentre i tipi che vivono vicino al mare mangiano alghe.
Come spiega l'autrice: "Boscodirovo rappresenta il mio mondo ideale perchè i suoi topolini ci vivono in un modo squisitamente naturale, così come penso dovremmo fare tutti. Essi sanno apprezzare e utilizzare al meglio ciò che la natura mette loro a disposizione, e la loro è una società benevola e affettuosa, condita di una sana voglia di divertirsi: feste e scampagnate, picnic e balli all'aperto allietano spello le loro giornate."
In effetti soprattutto le prime storie (in particolare quelle delle stagioni) ruotano (quasi) tutte attorno a qualche evento da festeggiare: in quella di primavera il compleanno di Peverino e il picnic a sorpresa, in quella d'estate il matrimonio tra Papaverina e Polverino che si celebra su una barca sul fiume, in quella d'inverno si sta per celebrare il Ballo della Neve, mentre in "La scala segreta"  Primulina e Peverino cercano dei costumi per una recita che si terrà durante la festa di Mezzinverno.
Per quanto riguarda l'attenzione per i dettagli, la stessa autrice spiega: "In quel periodo non feci che studiare. esplorando a fondo la vita dei topolini e riempiendo quaderni su quaderni di ogni possibile dettaglio. Nei limiti del ragionevole, dovevo cercare di escludere dal loro universo ogni concetto "umano". [...] Creare questi libri è stato per me un divertimento immenso, ma anche un'enorme fatica. Il perchè sta nella mia infinita pignoleria. Ogni fiorellino deve avere il il giusto numero di petali e crescere nel posto giusto al momento giusto. E non c'è cosa che facciano i topolini che non sia assolutamente congruente alle loro possibilità e al piccolo mondo nel quale si muovono."
Un mondo idilliaco in cui non c'è traccia di tecnologia o di modernità, dove si svolgono ancora vecchi mestieri come il lattaio, il mugnaio, il bottegaio (niente supermercati), dove si coltiva l'orto e si raccolgono i frutti di stagione, dove i vestiti e le coperte sono tessuti e cuciti a mano, o al massimo con i telai manuali (Papaverina cuce da sola il proprio abito nuziale). Storie in cui si nota anche una distinzione dei ruoli piuttosto netta, anche per quanto riguarda i modelli familiari rappresentati: marito e moglie con 3 o quattro figli, ad eccezione di qualche vecchio o vecchia vedovo/a, che vivono da soli dopo la morte dei coniugi. Quando c'è da cucinare sono soprattutto le topine quelle che si occupano di sfornare leccornie, mentre i topini sono indaffarati nella costruzione di qualcosa che può servire per la festa. 
Per quanto riguarda i lavori sappiamo che Polverino fa il mugnaio, il signor Pomelli gestisce l'emporio del paese, Basilio sovrintende le cantine dell'emporio, mentre come lavori femminili sappiamo che c'è la signora Margherita che è la cuoca del palazzo, Papaverina che lavora in latteria e che alcune topine lavorano come tessitrici. A livello di trama non ci vengono forniti molti dettagli riguardo ai lavori svolti da questi topolini, ad esempio sappiamo con certezza che Papaverina lavora nella Latteria ma, anche se non ci viene riferito di nessun altra topina o topo che facciano lo stesso lavoro, dalle immagini possiamo vedere anche altre topine in Latteria che vi svolgono dei lavori. E' una comunità quindi in cui sia maschi che femmine contribuiscono a creare qualcosa che possa essere utile gli altri, anche se non sappiamo che sistema di vendita pratichino (probabilmente il baratto?), sebbene molte topine sembrino essere semplicemente delle casalinghe. I cuccioli invece sembrano essere trattati tutti allo stesso modo sia che siano maschi o che siano femmine (si distinguono solo per i vestiti), in quanto anche i maschi vengono inviati a dare una mano in cucina, e nel libro non si parla mai di scuola per cui è probabile che l'istruzione venga impartita a casa dalle famiglie, ma non venendo mai affrontato il tema non sappiamo cosa venga insegnato. Sia maschi che femmine sono liberi di giocare e di esplorare ance il mondo esterno, oppure di aiutare gli adulti quando ce n'è bisogno.
Una comunità sicuramente un po' all'antica, ma che è così armoniosa e felice che alla fine tutti aiutano tutti al meglio delle loro possibilità, semplicemente per rendere felici gli altri. La serie di Boscodirovo comparve per la prima volta nel 1980. Da allora, le storie dei topolini sono state pubblicate in tutto il mondo, diventando anche serie televisive animate e ispirando molti prodotti commerciali. 
Una serie di storie brevi, semplici ma molto carine, in molte delle quali ci sono delle feste da preparare, oppure qualche piccola e breve avventura da vivere. Storie con dei personaggi caratterizzati con genuinità e semplicità ma che pian piano, libro dopo libro, i lettori impareranno a riconoscere e ad amare. Un libro illustrato per bambini dai 5 anni, ideale per le letture insieme ai più piccoli, oppure per le prime letture autonome attorno ai 7 anni.
 
Questo volume è stato edito nel 1999 col titolo "The complete Brambly Hedge" dalla Harper Collins Publishers. La seguente edizione italiana (mentre la prima edizione italiana risale al 2000) è stata pubblicata nel 2024 dalla Edizioni El, ha una copertina rigida, ha 248 pagine, misura 25,5 cm d'altezza e 20 cm di lunghezza e costa 28,00 euro.

 
Come dicevo all'inizio esistono tantissime edizioni del Mondo di Boscodirovo, alcune economiche altre deluxe, alcune sono delle raccolte più o meno complete (con tutti gli 8 i racconti o solo i primi 4), altre invece sono pubblicazioni delle singole storie, di cui esistono ad esempio quella deluxe per i 40 anni della serie edita nel 2022 con le copertine dai bordi colorati e poi quella con le copertine dorate del 2020.
 
  

   
Sopra: In alto due edizioni in copertina rigida e dal grande formato, quella a sinistra uscita nel e quella a destra nel 2018. In basso invece alcune edizioni più piccole ed economiche in copertina flessibile.
 
   
 

   

   
 Sopra: In alto i volumi delle stagioni in un'edizione del 2015, al centro l'edizione con i bordi colorati del 2022, mentre in basso le copertine dorate dei libri sulle stagioni editi nel 2020.
 
 Sopra: La copertina del libro pop-up di Boscodirovo.
 
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