"La bambina e il lupo" è una versione della fiaba di "Cappuccetto Rosso" ma, a differenza di quello che potreste pensare, non si tratta però di una rivisitazione di una delle due versioni classiche (Perrault e Grimm). La cosa interessante di questo albo illustrato da Chiara Carrer è che esso contiene una versione ancora precedente e più antica di quella di Perrault (che fu messa per iscritto nel 1600, mentre quella dei Grimm è del 1800). Una versione antica e praticamente impossibile da trovare proposta come albo illustrato, al massimo presente in qualche manuale o testo divulgativo specifico.
Sopra: Sulla copertina di questo libro che propone un'antica versione della fiaba di "Cappuccetto Rosso" sono presenti solo 4 colori (il bianco, il nero, il rosso e il beige)
A curare questa edizione così particolare e interessante della fiaba di "Cappuccetto Rosso" è stata Tiziana Roveresi che, nell'introduzione, spiega la sua passione per il personaggio di Cappuccetto Rosso affermando: "Su di lei, negli anni, ho collezionato centinaia di libri, ed è incredibile come questa bambina sia amata. Non si contano i narratori e gli illustratori che hanno voluto disegnarla e raccontarne la storia. Curiosando nei libri e negli archivi, ho saputo molto sulle sue vicende". Curiosando tra vari libri Roveresi si è ad esempio imbattuta in una raccolta di fiabe francesi raccolte dal folklorista Paul Delarue, la quale conteneva anche alcune versioni antiche della fiaba che oggi conosciamo come "Cappuccetto Rosso".
In particolare la curatrice è stata colpita da una di queste versioni e ha deciso di proporla alla casa editrice Topipittori, con le illustrazioni di Chiara Carrer.
In questa antica versione la bambina (che non ha un nome nè nessun tratto distintivo) viene mandata dalla madre a portare una focaccia e una bottiglia di latte alla nonna. Durante l'andata la bambina incontra Bzou (il quale viene detto essere un lupo mannaro) che le chiede dove stia andando e che sentiero voglia prendere, scegliendo tra quello degli aghi e quello delle spine.
Quando Bzou arriva a casa della nonna, prima della bambina, uccide e mangia l'anziana, mettendo però da parte un po' del suo sangue e della sua carne. Quando la bambina arriva a casa della nonna la creatura la invita a fare merenda offrendole il sangue (dicendole essere vino) e la carne della vecchia, ma la giovane rifiuta di mangiare. Successivamente Bzou la invita a spogliarsi e a gettare i vestiti nel fuoco, e di coricarsi accanto a lui.
Quando la bambina si infila nel letto con l'animale ella nota l'aspetto strano della nonna e inizia a porgli delle domande. Quando gli fa notare quanto sia grande la sua bocca Bzou risponde "E' per mangiarti meglio!", la bambina però, prontamente, gli dice che deve uscire a fare pipì. Per essere sicuro che non scappi Bzou lega attorno alla caviglia della bambina un filo di lana, ma questa, una volta uscita, slega il filo legandolo a un ramo, riuscendo a fuggire. Quando la creatura si accorge della fuga inizia a inseguire la ragazzina, ma ormai è troppo tardi, ella è già tornata a casa e ha chiuso la porta.
Rispetto alle versioni riportate da Delarue (che potete trovare nel libro: "L'ago e la spilla:le versioni dimenticate di Cappuccetto Rosso" di Tvonne Verdier) in questa si parla di aghi e spine (questa versione con le spine sarebbe una di quelle di Forez), mentre nelle altre si parla di aghi e spille (o di spilli). Secondo la Verdier gli aghi simboleggerebbero il lavoro del rammendo, mentre le spille (o gli spilli) simboleggiano l'accesso alla pubertà.
In questa versione della Topipittori viene dato un nome alla creatura ("bzou" significa però "lupo") che incontra la bambina, definendola un lupo mannaro, mentre nelle versioni di Delarue viene definito talvolta come un lupo e un'altra volta come un "uomo brutto". Nel caso di questa edizione la curatrice ha probabilmente voluto fondere insieme queste due figure, creando dunque un ibrido uomo/lupo (un così detto lupo mannaro).
La parte in cui il lupo chiede alla bambina di mangiare, inconsapevolmente, la carne della nonna e di berne il sangue viene visto dalla Verdier come una sorta di sacrificio rituale, con cui la bambina acquista il potere di procreare (passando quindi dalla pubertà alla maternità).
Sopra: Le prima pagine del libro mostrano la protagonista che sta per abbandonare la sua casa per attraversare il bosco (composto da un'intricata ragnatela di alberi rossi).
Le illustrazioni della Chiara Carrer che accompagnano questa fiaba così particolare (e cruenta sotto diversi aspetti) hanno un aspetto altrettanto particolare e originale, sicuramente differente da quello delle classiche fiabe. Si tratta di uno stile più moderno, che si basa su pochi elementi presenti nelle immagini.
Le figure dei due personaggi (la bambina e il lupo mannaro, che però è rappresentato più con l'aspetto di un diavolo) sono state realizzate con tratti semplici e netti. Molte delle figure e degli elementi che compaiono nei paesaggi e sullo sfondo spesso si riducono a silhouette o a semplici figure geometriche, oppure a figure molto stilizzate (come ad esempio le casette della protagonista e della nonna)
Sopra: Le figure dei due personaggi sono state realizzate con
tratti semplici e netti; molte delle figure e degli elementi che
compaiono nei paesaggi e sullo sfondo spesso si riducono a silhouette oppure a figure molto stilizzate.
Molto particolare anche la scelta e l'uso dei colori. La bambina è completamente bianca/beige (una sorta di bianco sporco, un po' marroncino) (sia la sua pelle che i vestiti), mentre il lupo mannaro è sempre colorato di rosso, colore che solitamente avverte di un pericolo e che probabilmente indica al lettore la pericolosità di quel personaggio.
Nel libro sono stati utilizzati, comunque, solo 4 colori: il nero, il bianco, il rosso e il beige. Il nero è stato utilizzato per le silhouette degli alberi e per colorare l'interno della casa della nonna, che così acquista un aspetto molto oscuro e tetro (per ampliare la sensazione di paura). Il rosso, oltre che per il lupo mannaro, viene utilizzato anche per gli interni della casa della nonna (probabilmente sempre come segnale di pericolo e di allerta). Alcuni muri sono colorati di rosso e anche il letto (con il cuscino, le lenzuola e le tende) è completamente rosso.
Le case (sia quella della bambina che quella della nonna) sono invece di colore beige, mentre il bianco è stato utilizzato soprattutto negli sfondi, in particolare quelli del bosco (forse per richiamare la luce e il chiarore del giorno, in contrasto con l'oscurità che regna nella casa della nonna).
Sopra: Nel libro sono stati utilizzati solo 4 colori: il nero, il bianco, il rosso e il beige. I primi tre sembrano rimandare, rispettivamente, alla paura, alla salvezza (e alla luce) e al pericolo.
"La bambina e il lupo" è un libro illustrato molto bello ma molto particolare, per essere apprezzato è necessario che il lettore possegga alcune nozioni sulle fiabe, altrimenti, prendendolo ingenuamente come una delle tante versioni proposte della fiaba "Cappuccetto Rosso" per leggerlo ai figli, rischierebbe di trovarsi in difficoltà nella lettura e, perfino, scandalizzato dalla storia. Ad esempio, quando il libro fu proposto a una scolaresca che era andata a visitare la mostra in cui veniva presentato il libro (assieme ad altre tre versioni della fiaba di Cappuccetto), alcuni genitori protestarono, ritenendo i contenuti del libro troppo scabrosi. Durante la lettura dell'albo da parte di Tiziana Rovere molti genitori dichiararono di sentirsi a disagio di fronte alle situazioni proposte nella fiaba, mentre i bambini si mostrarono tranquilli durante la lettura e la discussione, dimostrando di apprezzare questa versione. Qui potete trovare l'articolo che ne parla.
A creare questa resistenza da parte degli adulti sono anche le illustrazioni di Chiara Carrer, che sono particolare e originali, perfette per comunicare ai lettori i significati della fiaba. Sono delle immagini che trasmettono angoscia, opprimenza e il senso del pericolo percepito dalla bambina. Questo le rende però delle immagini molto efficaci, capaci di supportare perfettamente i testi, facendo emergere il significato intrinseco del racconto, aiutano il lettore, diciamo, a leggere la storia fra le righe.
Questo albo illustrato si presenta dunque come un'opera pregevole, anche solo per il fatto di aver avuto il coraggio di proporre una fiaba in una versione molto antica e praticamente sconosciuta dal grande pubblico. Una fiaba molto bella e interessante da conoscere anche sotto il profilo culturale, che si rifà ad un'epoca più antica e a noi in parte sconosciuta, una fiaba ricca di significati simbolici e su cui si possono fare molte riflessioni e interpretazioni, andando oltre agli elementi scabrosi e paurosi che contiene.
Questo albo è stato edito inizialmente nel 2005 dalla Topipittori ed è poi stato ripubblicato nel 2020 con un nuovo formato più piccolo. L'opera (nell'edizione del 2020) ha 32 pagine, una copertina rigida, misura 16 cm
d'altezza e 16 cm di lunghezza e costa 10 euro.
Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.
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