"Un giorno all'improvviso,
la luna si stancò
di guardare il mondo da lassù;
prese una cometa,
il volto si velò
e fino in fondo al cielo camminò…"
Trovo che questo pezzo di brano, tratto dalla parte iniziale della canzone "La Luna" di Angelo Branduardi, sia l'ideale per cominciare la recensione del libro "The moon in swampland" di M.P. Robertson.
La storia narrata è una rivisitazione, ad opera appunto di Robertson, di un racconto del folklore inglese, originario delle paludi della contea di Lincoln, conosciuto anche come "The bogles and the moon" o "The dead moon". La storia apparve in forma scritta per la prima volta nel 1891 in "Legend of the Lincolnshire cars" di Mrs M.C. Balfour.
Sopra: Sulla copertina di "The Moon in swampland", racconto del folklore inglese riscritto da M.P Robertson, possiamo vedere una delle illustrazioni all'interno del libro, nella quale la Luna, sotto sembianze umane, si aggira per la plaude osservata dai Bogles.
Per mesi e mesi gli abitanti del villaggio vicino alle paludi subiscono inermi gli attacchi dei Bogles, i quali, da quando la luna non compare più nel cielo a disturbarli con la sua luce, sono diventati più coraggiosi, tanto da avventurarsi anche nel villaggio.
Alla fine gli abitanti, non potendone più di doversi chiudere in casa tutte le notti sprangando porte e minestre e lasciando tutte le luci accese, si riuniscono per cercare di capire come mai la luna sia scomparsa. A un certo punto il bambino che era stato salvato proprio dalla Luna, di nome Thomas, capisce di essere stato aiutato da quest'ultima e, raccontando quanto gli era accaduto mesi prima nella palude, dice agli altri abitanti di sapere dove si trova la luna.
Questi decidono di andare a chiedere consiglio a un'anziana signora che vive in un mulino, la quale spiega loro cosa devono fare per riuscire a liberare la Luna. La notte successiva gli uomini del villaggio, guidati da Thomas, si inoltrano nella palude tenendo ciascuno la propria mano sulla spalla del compagno di fronte a lui, senza servirsi di alcuna luce per evitare di farsi scoprire dai Bogles.
Una volta arrivati sul posto indicato dal bambino gli uomini tirano fuori da sotto i loro cappotti le lanterne che spaventano le creature, mentre lavorano incessantemente per spostare il masso che bloccava il buco in cui la Luna era stata rinchiusa. Quando la trovano Thomas entra nell'acqua per tagliare le alghe e i giunchi che la intrappolano, permettendole così di liberarsi e d tornare a brillare nel cielo, ricacciando i Bogles nell'oscurità del loro fango. Da quel giorno la Luna è rimasta nel cielo, facendo in modo che i viaggiatori non si perdano nelle paludi la notte ed evitando che vengano attaccati dalle creature dell'oscurità.
Confrontando questa versione raccontata da Robertson con un'altra di Kenneth McLeish (tradotta anche in italiano col titolo "La luna e gli Spiriti") posso dire che la rivisitazione del primo è comunque molto simile alla storia di McLeish, se non per il fatto che la Luna, nella palude, non salva un bambino, ma un uomo; inoltre questa si libera non appena gli uomini del villaggio spostano il masso con cui era stata rinchiusa e scorgono il suo viso.
Per quanto riguarda la versione della Balfour, di quelle che ho trovato su internet non sono riuscita a capire alla perfezione tutto il testo, in quanto l'autrice ha cercato di riportare la storia mantenendola il più possibile fedele a come gli era stata raccontata da una vecchia donna, la quale utilizzata molti termini dialettali. L'autrice spiega infatti: "I tell it as it was told to me, and I have tried to keep to the old woman's word as closely as possible, only changing them where they would certainly not be "understanded" of the people without an intimate knowledge of the dialect".
Tuttavia, da quanto mi sembra, mi è parso di capire che in questa versione, oltre ai Bogles, siano presenti anche delle streghe e dei morti, che vogliono maledire la Luna, ma alla fine decidono tutti comunque di rinchiuderla in una buca, che tappano con un masso.
Sopra: Sulla copertina di "The dead moon" (1986) di Kevin Crossley-Holland e illustrato da Shirley Felts è ritratta anche una strega, presente anche nella storia della Balfour.
Le illustrazioni di Robertson sono ben realizzate, con personaggi e paesaggi disegnati in maniera piuttosto realistica, ricchi di particolari, con una grande attenzione per gli sfondi. I Bogles, gli antagonisti di questo racconto, vengono descritti dallo stesso autore, nella prefazione del libro, come degli esseri malvagi simili a goblin, queste creature sarebbero una sorta di spiriti (come infatti vengono chiamati in una versione tradotta in italiano). In effetti gli esseri rappresentati dall'artista ricordano un po' dei goblin, tuttavia presentano anche molti elementi tipici di creature in parte acquatiche, dovuti probabilmente al fatto che questi vivono nelle acque presenti tipicamente terreni paludosi. I mostri creati da Robertson, con la loro pelle verdastra e gli occhi gialli, non sono affatto spaventosi, anzi, il loro aspetto potrebbe risultare anche simpatico, specialmente per la notevole espressività che l'illustratore gli ha fornito.
I colori utilizzati nelle illustrazioni che ritraggono gli ambienti paludosi (principalmente blu, azzurro e verde) sono freddi, mentre negli ambienti cittadini sono presenti, assieme a quelli più freddi del blu e del viola, anche tinte più calde come il marrone del legno delle abitazioni o il giallo delle luci delle case.
Poiché la storia è ambientata sempre di notte l'atmosfera è comunque piuttosto cupa, anche se sono presenti varie fonti di luce: come quella bianca della luna o quella gialla delle fuoco delle torce, delle candele e delle lanterne.
Sopra: Nell'immagine a sinistra si può vedere l'inquietante ambiente paludoso ritratto da Robertson con colori freddi, in cui la Luna incappucciata vaga incontrando anche questi Fuochi Fatui (Will-o'-the-wisp). In quella a destra (in cui predominano i toni caldi del marrone e quelli freddi del blu) possiamo invece notare la cura per i dettagli dell'illustratore, specialmente per quanto riguarda l'ambiente: basta guardare la quantità di oggetti e particolari presenti all'interno della casa della anziana saggia.
Sopra: In questa immagine vediamo i Bogles aggirarsi per le vie del paese; l'aspetto con cui sono stati rappresentati questi mostri, tuttavia, non è molto spaventoso. Notare, come per le illustrazioni precedenti, i dettagli e la ricchezza di questo ambiente cittadino, nel quale sono presenti le tinte fredde del verde (dei Bogles), dell'azzurro (del cielo e dei muri delle abitazioni) e del viola (del terreno e dei tetti delle case) e quelle calde del marrone del legno delle case e il giallo delle luci.
Quest'opera è quindi un'ottima trasposizione di un racconto del folklore inglese, accompagnato da delle belle illustrazioni. Oltre a questa versione, e a quella della Balfour, questa storia è presente anche in altre raccolte, come ad esempio "The dead moon and other tales" di Kevin Crossley-Holland, o "Tales of wonder and magic" del 1997, tradotto in italiano da Roberto Piumini e pubblicato dalla casa editrice EL nel 2000 col titolo "Storie di meraviglia", e che contiene appunto il racconto "The Bogles and the Moon" di Kenneth McLeish ("La Luna e gli Spiriti" nel titolo italiano).
Sopra: Ho voluto mettere a confronto due illustrazioni che ritraggono entrambe la Luna in forma umana che rimane intrappolata nella vegetazione della palude. L'immagine a sinistra è di Juan Wijngaard ed è tratta dal libro "Storie di meraviglia", mentre quella a sinistra è di Robertson.
Il libro è stato pubblicato nel 2004 dalla Frances Lincoln Children's Book; ha 28 pagine, la copertina rigida, e misura 24,1 cm d'altezza e 28,3 cm di lunghezza; costa 15,95$.
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