sabato 13 dicembre 2025

Frankenstein di Mary Shelley e Marco Calvi

Dopo aver letto anni fa "Dracula" finalmente mi sono decisa a leggere e a parlarvi anche di un altro famosissimo e imprescindibile romanzo gotico: "Frankenstein" di Mary Shelley, in questa edizione tradotta da Tiffany Vecchietti basandosi sulla versione del 1818 e illustrata da Marco Calvi.
Opera fondamentale per lo sviluppo del genere horror e di quello fantascientifico, la storia del giovane Frankenstein che riesce a dar vita a una "creatura" assemblata con parti di cadaveri colpisce ancora oggi per l'attualità delle questioni affrontate, dalla sfida dell'uomo ai limiti posti dalla natura al desiderio di poter sfuggire alla morte. 
 
Sopra: La copertina sui toni del viola, del nero e del bianco ci mostra un disegno di Marco Calvi con il mostro di Frankenstein che stringe tra le braccia la futura moglie del suo creatore.
 
La vicenda inizia con le lettere che il giovane capitano ed esploratore Robert Walton scrive alla sorella Margaret. Walton è appena diventato ricco grazie all'eredità di un cugino e ha deciso di intraprendere un viaggio nella speranza di giungere al Polo Nord e scoprire cosa attragga l'ago magnetico della bussola verso nord. La sua nave, giunta nell'estremità dell'emisfero, rimane intrappolata fra blocchi di ghiaccio dove l'equipaggio scorge fra i ghiacci una figura enorme e mostruosa su una slitta che, poco tempo dopo, scompare. 
Ecco cosa scrive Robert Walton in una lettera alla sorella: "Ci è capitato un incidente così strano che non posso fare a meno di riportarlo, sebbene sia molto probabile che tu mi veda prima che queste pagine giungano in tuo possesso.
Lunedì scorso (31 luglio), eravamo pressoché circondati dal ghiaccio che accerchiava la nave da ogni lato, lasciandole a malapena lo spazio per galleggiare. [...]
Verso le due, la foschia si diradò e vedemmo dispiegarsi davanti a noi, in ogni direzione, distese di ghiaccio vaste e irregolari, che parevano non avere fine. Alcuni dei miei compagni lasciarono sfuggire un gemito, e la mia mente, allertata, si affollò di pensieri ansiosi, quando all'improvviso una visione singolare attirò la nostra attenzione e ci distolse dall'inquietudine per la nostra situazione.
A circa un chilometro di distanza, vedemmo un carro basso, fissato a una slitta trainata da cani, diretto verso nord: un essere dall sembianze umane, ma di dimensioni apparentemente gigantesche, sedeva sulla slitta e guidava i cani. Osservammo il rapido avanzare del viaggiatore con i nostri cannocchiali, finché non scomparve tra le irregolarità dei ghiacci in lontananza.
Questa visione suscitò in noi un meraviglioso stupore. Credevamo di essere a centinaia di chilometri dalla terraferma; ma quella visione sembrava indicare che non fosse poi così distante come avevamo pensato. Tuttavia, reclusi com'eravamo dai ghiacci, ci fu impossibile seguire le sue tracce, che avevamo osservato con la massima attenzione.
Il giorno successivo appare una seconda slitta, con a bordo un uomo praticamente congelato. Walton inizia a scrivere alla sorella degli avvenimenti che si susseguono e dell'incredibile storia del forestiero che, una volta recuperate le forze, si presenta come dottor Victor Frankenstein.
Il dottore narra quindi a Robert la sua storia, partendo della sua nascita a Ginevra, dove vive un'infanzia felice con i suoi amorevoli genitori, Alphonse e Caroline Beaufort Frankenstein, la sorella adottiva Elizabeth Lavenza e i fratelli minori Ernest e William, e trascorre il tempo studiando con impegno insieme a Elizabeth, leggendo con passione le opere di antichi autori 
L'esistenza di Frankenstein, fino ad allora molto felice, viene sconvolta dalla morte della madre a causa della scarlattina, contagiata da Elizabeth. Caduto in un trauma psicologico, Victor continua a studiare coltivando segretamente un sogno impossibile per chiunque: la creazione di un essere umano più intelligente del normale, dotato di salute perfetta e lunga vita.
Il dottor Frankenstein confessa quindi di essere riuscito a creare un mostro cucendo pezzi di cadaveri presi da obitori e cimiteri, ma l’orrenda Creatura, ripudiata dal suo stesso demiurgo, fugge e, dopo essere stata oggetto di disgusto, disprezzo e violenza, si lancia in una spietata vendetta contro il suo creatore… 
 
 Sopra: Il capitolo con la quarta lettera di Robert Walton, dove informa la sorella di aver avvistato uno strano essere gigantesco dalle sembianze umane passate su una slitta.
 
La storia è accompagnata dalle illustrazioni di Marco Calvi, le quali hanno un aspetto sontuoso e uno stile immediatamente riconoscibile, con personaggi molto espressivi, grazie anche ai tratti del viso molto netti e marcati, qualche volta perfino esagerati, soprattutto nel caso di alcuni personaggi secondari tipo amici di Frankenstein o i suoi professori universitari. I volti di Calvi rendono molto bene espressioni quali la tristezza, la disperazione, la rabbia, emozioni che finiscono addirittura per deformarne i volti.
I disegni all'interno del volume sono di due tipi: alcuni, più numerosi, sono in bianco e nero, viola e verde; mentre altri sono proprio a colori. I primi sono collocati in mezzo ai testi e rappresentano solitamente personaggi, ambienti oggetti, oppure possono anche avere uno scopo puramente decorativo, con disegni di fori e foglie (queste colorate di verde o marrone). I personaggi e gli ambienti sono solitamente disegnati in bianco e nero e poi vi vengono aggiunte delle sfumature viola sui visi, oppure di viola vengono colorati i vestiti (o parte di essi), talvolta vengono aggiunte piante o fiori, di colore verde o marrone, a scopo decorativo.  
Il secondo tipo di disegni è invece a colori, i quali comunque hanno una palette piuttosto limitata, che comprende, oltre al bianco e al nero, il verde, il viola, il giallo, il rosso e il marrone. Tra questi il verde e il viola sono sicuramente quelli predominanti, mentre il rosso è utilizzato per alcuni oggetti (tipo coperte o libri) e il giallo per i capelli. Queste immagini sono solitamente a pagina intera e rappresentano vere e proprio scene narrate nella storia, con personaggi ritratti in specifici ambienti, come ad esempio: Frankenstein malato a letto che inizia a narrare la propria storia; la cugina di Frankenstein quando arriva a casa sua; Frankenstein spaventato dalla propria creatura appena questa prende vita; la creatura mentre dorme sul pavimento; ...
A proposito della creatura è interessante come questa è stata ritratta, in quanto l'artista sembra aver voluto rappresentarla in due modi distinti, come a voler mostrare ai lettori la sua doppia natura. Alcune volte essa infatti ha un aspetto prevalentemente umano, con un viso umano dai lunghi capelli neri, nonostante la statura molto alta, le braccia molto lunghe e le mani innaturalmente gigantesche. Altre volte invece Calvi le fa assumere un aspetto mostruoso, dove tutto il suo corpo diventa nero, tanto da non poter più distinguerne i tratti del viso, se non per gli occhi completamente bianchi. E' la forma che l'artista fa assumere al mostro la prima volta che prende vita (forse per come lo vede Frankenstein, che rimane disgustato dalla sua creazione) e poi quando esso è particolarmente arrabbiato e violento.
 
   

  

  
 Sopra: In alto  quattro illustrazioni a colori, di cui quelle centrali riguardano il dott. Frankenstein e la sua creatura. Le due pagine in basso contengono invece alcuni dei disegni in bianco nero e viola.
 
"Frankenstein ovvero il Prometeo moderno" di Mary Shelley è una di quelle opere che mi sono sempre ripromessa di dover leggere, soprattutto dopo aver letto "Dracula" di Bram Stoker, ma che ho sempre avuto un po' paura ad approcciare. Finalmente comunque sono riuscita a vincere questa resistenza grazie a due nuove edizioni illustrate che sono uscite tra ottobre e novembre del 2025 (in occasione dell'uscita del film basato sul romanzo di "Frankenstein" diretto da Guillermo del Toro). Una delle due edizioni è quella illustrata da MinaLima (e che continua la collana dei classici che era rimasta ferma con "Biancaneve e altre fiabe" dal 2022) mentre l'altra è questa illustrata da Calvi edita dalle Edizioni Re-Belle.
Il libro, nonostante l'iniziale reticenza a iniziarlo, devo dire che mi è piaciuto, sebbene l'abbia trovato un po' diverso da come me lo aspettavo. La maggiore differenza per me è stata la creazione del mostro. Nei film infatti ho sempre visto dare molta enfasi a questo momento della creatura che prende vita grazie alla forza elettrica dei fulmini: in tutti i film di "Frankenstein" c'è questa scena memorabile del mostro disteso che viene animato grazie all'elettricità contenuta nei fulmini durante una notte di tempesta, attesa con trepidazione dal dottor Frankenstein.
Nel romanzo invece il tutto avviene molto in silenzio e quasi in sordina, in quanto il dottore spiega di aver fatto questi esperimenti segreti nella propria camera e a quanto pare nessuno ha mai sospettato nulla. Le parti dedicate a spiegare gli esperimenti e i tentativi che hanno portato alla creazione e animazione della creatura in realtà sono piuttosto brevi: "Chi può immaginare gli orrori del mio lavoro segreto, mentre armeggiavo tra le umide e sacrileghe esalazioni delle tombe, o torturavo gli animali vivi per animare l'argilla morta?"
In effetti dal testo sembra che Frankenstein abbia scoperto il segreto della vita ben prima di iniziare a creare la sua creatura e che solamente dopo abbia deciso di addentrarsi nella sua realizzazione. Da notare tuttavia come la descrizione di tale scoperta sia lasciata piuttosto vaga. La cosa che più mi ha stupito, leggendo il romanzo, è come ad esempio, quando il dottore descrive le ricerche che lo hanno portato a scoprire il segreto per infondere la vita nella materia morta, non parli mai dell'elettricità, cosa che invece nei film viene sempre messa molto in risalto: "Mi soffermai a esaminare e ad analizzare tutti i dettagli del rapporto causa-effetto, per come si verificano nel passaggio dalla vita alla morte e dalla morte alla vita, finché, nel mezzo di questa oscurità, dentro di me si fece strada una luce improvvisa - una luce così brillante e portentosa quanto semplice. [...]
Forse è il risultato di qualche miracolo, eppure i passaggi che hanno portato alla scoperta furono distinti e inverosimili. Dopo giorni e notti di lavoro incredibile e spossatezza, riuscii a scoprire la causa della generazione della vita. No, persino di più: divenni capace io stesso di animare la materia inerte. [...]
Quando mi trovai tra le mani un potere tanto straordinario, esitai a lungo sul modo in cui avrei dovuto impiegarlo. Sebbene possedessi la capacità di infondere la vita, preparare un corpo adatto a riceverla, con tutti i suoi intrichi di fibre, muscoli e vene, restava un'opera dalla difficoltà e dagli sforzi inconcepibili. All'inizio non sapevo se tentare la creazione di un essere simile a me o uno dalla struttura più semplice; ma la mia immaginazione era troppo esaltata dal primo successo per permettermi di dubitare della mia capacità di dare vita a un animale tanto complesso e meraviglioso quanto l'uomo."
Anche il momento in cui alla creatura viene data la vita è piuttosto breve, e la vicenda si focalizza rapidamente sulle emozioni e i sentimenti del dottor Frankenstein piuttosto che non sulla nascita della creatura in sè (e anche qui non si fa un esplicito o specifico riferimento all'uso di elettricità): "Fu in una lugubre notte di novembre che assistetti al compimento delle mie fatiche. Con un'ansia che rasentava l'agonia, raccolsi gli strumenti per instillare la vita attorno a me e infondere una scintilla nella cosa inanimata che giaceva ai miei piedi. Era già l'una di notte; la pioggia batteva tristemente contro i vetri e la mia candela era quasi consumata, quando, alla luce fioca del lume mezzo spento, vidi aprirsi l'occhio opaco e giallastro della creatura; respirava con affanno e un moto convulso agitava le sue membra.
Come esprimere le mie emozioni dinanzi a questa catastrofe? O descrivere l'essere abietto che avevo cercato di plasmare con tanta fatica e dedizione?
Il dottore è talmente disgustato e spaventato dalla propria creatura che la abbandona e lascia la stanza, e quando ritorna è sollevato dal non trovarla più. Anche qui mi ha stupito come Frankenstein cerchi di dimenticarsi dell'esistenza di ciò che ha creato, senza mai interrogarsi (per ben 2 anni) su dove sia andato il suo mostro, che fine abbia fatto, se sia ancora vivo e cosa potrebbe combinare. 
In effetti i successivi incontri che egli ha col suo mostro sono casuali, semplicemente lui si reca in un certo luogo e lì lo vede oppure lo incontra. D'altronde probabilmente è destino che i due siano destinati a incontrarsi e a scontrarsi, tato il legame che li lega l'uno all'altro, nonostante i tentativi del dottore di dimenticarsene.
Nonostante alcune cose non fossero come mi aspettassi (influenzata dalla notevole filmografia riguardo a quest'opera) devo dire di aver apprezzato questo classico, anche grazie alle belle e dettagliate illustrazioni di Marco Calvi, molto espressive, sui toni del bianco, nero e viola, che accompagnano la storia in modo egregio. Forse anche grazie alla traduzione della Vecchietti la storia, nonostante sia stata scritta agli inizi dell'Ottocento, scorre molto bene, nonostante i dialoghi siano piuttosto pochi e al fatto che ci siano molte descrizioni. La narrazione in prima persona tuttavia risulta effettivamente coinvolgente e naturalmente la storia stessa è molto interessante e intrigante, in quanto il lettore è effettivamente curioso di conoscere le sorti di Frankenstein e della sua creatura.
La descrizione della creatura è molto interessante, anche grazie all'ampio spazio che le è stato dato all'interno della storia. Vi sono infatti vari capitoli dove ella racconta della propria vita e delle proprie avventure, il che dà i lettori la possibilità di conoscerla intimamente, di comprendere il suo punto di vista e le sue emozioni, arrivando a capire cosa l'abbia portata a fare certe azioni o compiere certe decisioni. Forse per la prima volta nella letteratura ci troviamo davanti a un mostro che è tale per il suo aspetto e per il modo in cui è stato creato, ma che non possiede una natura intrinsecamente malvagia (come accadeva invece nel caso del conte Dracula). Questo lo ha reso un personaggio complesso e sfaccettato, un personaggio grigio, proprio come il suo creatore: con entrambi si può empatizzare e capire le loro ragioni, ma nessuno dei due è comunque completamente assente da colpe (anche il mosro ha comunque compiuto delle azioni riprovevoli, tra cui vari omicidi che avrebbe potuto evitare).
Un classico immortale, a tratti pauroso ma anche struggente, sui limiti della scienza, sulla crudeltà della natura umana, sull’ambizione e sul perdono, scritto nel 1818 da una giovanissima Mary Shelley, una lettura sicuramente consigliata.  
 
Quest'opera è stata edita a ottobre del 2025 dalle Edizioni Re-belle, ha la copertina flessibile, ha 120 pagine, misura 24 cm d'altezza e 17 cm di lunghezza e costa 20 euro.

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