In questo speciale dedicato ai libri non illustrati vi parlerò di alcuni romanzi della Mondadori e della PIEMME che fanno parte di diverse collane: la "Junior Horror", la "Oscar Fabula" e la "Giallo e nero". Vi è poi anche "Il grande gioco" di David Almond, edito dalla Salani, autore molto rinomato per i suoi libri per ragazzi, tanto da venire citato (come vedrete) anche in alcuni saggi sulla letteratura per l'infanzia e l'adolescenza.
La "JUNIOR HORROR" è una collana esistita tra il 1997 e il 2002 che raccoglieva romanzi di paura per ragazzi dagli 11/12 anni.
La "OSCAR FABULA" fa in realtà parte della più ampia "Oscar Fantastica" "una collana che rappresenta la nuova frontiera della fiction: un universo di libri in cui i confini tra fantasy e avventura, fantascienza e thriller sfumano fino a confondersi. Grandi autori della narrativa di genere e voci nuove per storie senza confini."
La "GIALLO E NERO" è invece una collana, inaugurata nel 2018, di gialli per ragazzi, editi questa volta dalla PIEMME, ricca di suspence, crimini ed enigmi. Vi avevo già parlato di altri titoli di questa collana qui e qui.
"IL MALE BUSSA ALLA PORTA" di Mary Downing Hahn, con 156 pagine, edito nel 1999 dalla Mondadori Editore (costo di 13.000 LIRE. Titolo originale: "Look for me by Moonlight", 1995).
Cynda, sedicenne americana, è ospite del padre e della sua nuova
famiglia, alla cui locanda nel Maine. Suo padre si è separato dalla madre di Cynda dieci anni fa: "Avevo sei anni ed ero troppo giovane per capire quello che stava succedendo; sapevo solo che c'entrava una studentessa in uno dei corsi di letteratura di papà. Una ragazza di nome Susan. Fu per colpa sua che mio padre se ne andò di casa."
Nel frattempo la madre di Cynda si è risposata con Steve, un ufficiale di marina, così la nuova famiglia inizia a girare tutta l'America: "... non rimanevamo mai in un posto abbastanza a lungo perchè potessi farmi degli amici, ambientarmi e sentirmi a mio agio. Quando Steve annunciò che l'avevano trasferito in Italia per tre anni, rinuncia a qualsiasi pretesa di maturità e feci i capricci come se avessi otto anni, invece che sedici. Mio padre e mia madre si scambiarono innumerevoli telefonate, e il risultato fu un invito a rimanere con papà per almeno sei mesi, o forse di più, se le cose avessero funzionato. Mia madre acconsentì a lasciarmi andare, e questo mi sorprese: non aveva mai perdonato mio padre di essersi innamorato di Susan e non approvava il modo in cui viveva. Oltre a scrivere gialli di grande successo, mio padre gestiva una vecchia locanda sulla costa del Maine, cosa che secondo la mamma dimostrava la sua estrema immaturità."
Il primo impatto tra Cynda e la nuova vita del padre non è facile: i due non si vedono da due anni e prima di allora lei non aveva mai conosciuto Susan né Tom, il bambino che Susan ha avuto con suo padre, e che ora ha cinque anni. Scopre inoltre che Susan è nuovamente incinta. Cynda è comunque un'adolescente e, a peggiorare le cose, è un adolescente che si sente sola e insicura: "Cosa provava papà per me? Aveva Susan, adesso. E Todd. Non aveva bisogno di me. E la mamma aveva Steve. Ma io, chi avevo? Neanche un'amica, o uno straccio di ragazzo."
Mentre lei e il padre stanno mangiando ad una tavola calda Cynda viene a sapere che nella locanda del padre a Underhill a quanto pare c'è un fantasma: "- A Underhill c'è un fantasma?- domandai a Gina.
- Molta gente di queste parti la pensa così. - Corrugò la fronte, guardando papà. - Se non mi crede chieda a Martha Bigelow. Ha spesso la sensazione che qualcuno la stia guardando, usando è al piano di sopra a fare pulizie, e le viene la pelle d'oca.
Un brivido mi scese lungo la schiena, ma papà sbuffò, scettico."
I primi giorni passano lentamente e, sebbene anche la compagna del padre e suo figlio l'abbiano accolta bene, la ragazza non può fare a meno di sentirsi un po' trascurata ed esclusa dalla nuova famiglia del padre. Inoltre non ci sono altre persone con cui interagire, ad esclusione della signora Martha, la donna delle pulizie, e di suo nipote Will, che viene a prenderla in macchina per riportarla a casa, Will è inoltre anche l'unico ragazzo dell'età di Cynda nelle vicinanze, dato che la scuola più vicina è a un'ora di strada e il padre ha gia pensato di farla studiare da casa.
Ma la cosa cambia quando approda alla locanda una sera un misterioso individuo, unico ospite del periodo invernale, bellissimo ma
gelido e inquietante: "Sotto il portico c'era uno sconosciuto. La luce gli illuminava il viso, mettendo in evidenza gli occhi infossati, il pallore elegante, gli zigomi alti. Fiocchi di neve ingemmavano i capelli scuri e il cappotto nero. Doveva almeno trent'anni ed era l'uomo più bello che avessi mai visto. [...]
Le dita erano fredde, la stretta forte. Quando mi lasciò andare mi avvicina a papà, con una gran voglia di scappare a nascondermi e allo stesso tempo restare."
Vincent è un'ospite solitario, non esce mai dalla sua stanza per tutto il giorno, e si fa portare la cena in camera. L'unico momento in cui l'ospite scende a conversare con Jeff, Susan e Cynda (Todd è a letto a dormire) è dopo cena. La ragazza nota che il suo sguardo spesso si trattiene su di lei, e una sera Vincent le confessa suoi sentimenti, cosa che rende Cynda molto felice: finalmente qualcuno le dà attenzioni, la comprende, mentre suo padre se ne sta la maggior parte del giorno nel suo studio e Susan le dà ordini in continuazione.
Ma Cynda non sa che non ci si può fidare di Vincent, perché lui non è colui che dice di essere, e lo sa bene il fantasma della ragazza morta, lei e tutte le altre...
Storia molto avvincente, in cui vediamo una figura di vampiro abbastanza classico: affascinante, freddo, furbo, calcolatore, manipolatore, incantatore. Su di lui in realtà non verremo a scoprire molto, ma ciò che capiamo ben presto è che con i suoi poteri non è facile poterlo fermare poiché lui sa manipolare le menti e i pensieri delle persone. Ma Cynda cercherà di fare di tutto, perché sa bene che è in gioco la sua vita, così come quella di Todd e di Will, l'unico su cui può contare visto che suo padre e Susan sono inutili contro Vincent.
Sopra: A sinistra in alto si può vedere il nome della collana dentro un rettangolo verticale rosso, che spicca, così come le scritte rosse del titolo, sullo sfondo nero del libro
"IL GRANDE GIOCO" di David Almond, con 153 pagine, edito nel 2001 dalla Mondadori Editore e nel 2013 dalla Salani con 210 pagine (costo di 7900 LIRE mentre l'edizione più recente costa 14,90 euro. Titolo originale: "Look for me by Moonlight", 1995).
È cominciato tutto per gioco, un gioco che i ragazzi fanno
d'autunno... Stoneygate è un'ex cittadina mineraria. In superficie i
segni della presenza della miniera sono dappertutto: certi avvallamenti
nei giardini, crepe nel manto stradale e sui muri, i pali della luce
piantati di traverso o piegati, il terreno nero di particelle di
carbone. Sotto, invece, brulicano antiche gallerie abbandonate, cave
dimenticate, misteriosi cunicoli che si perdono nel buio.
È qui che
Kit, tredici anni, si trasferisce con la famiglia per stare vicino al
nonno, ora che la nonna non c'è più. Ed è sempre qui che Kit conosce
John Askew, ragazzo problematico, ombroso e violento, con un padre alcolizzato, che organizza
nella miniera il Gioco della Morte e sostiene di riuscire a vedere i
fantasmi dei bambini morti.
"A Stoneygate c'era una vasta area incolta disabitata, uno spazio vuoto fra le case e il fiume, proprio dive una volta si trovava la miniera. Era lì che si giocava al gioco di Askew, che noi chiamavamo "Gioco della Morte". Il pomeriggio ci incontravamo davanti al cancello della scuola, dopo il suono della campanella e ci fermavamo lì a chiacchierare e a ridere. Dopo cinque minuti Bobb Carr ci diceva che era ora di andare. Allora lo seguivamo per i prati fino alla tana di Askew, una buca profonda scavata nel pendio che scendeva verso il fiume, con una vecchia porta che proteggeva l'entrata e, sopra, un piccolo tetto in lamiera. [...]
Uno dopo l'altro scendevamo cautamente gli scalini friabili scavati nel terreno, strisciando adagio verso la parete. Il pavimento della tana era fatto di terra argillosa e compatta, mentre nelle pareti erano state ricavate alcune piccole nicchie in cui ardevano moccoli di candela. In un angolo c'era un mucchio d'ossa che Askew aveva trovato scavando; lui sosteneva che erano ossa umane. Per terra c'era una piccol a conca annerita in cui d'inverno accedeva il fuoco."
E mentre il nonno inizia a perdere la
memoria, John cerca di trascinare l'amico in un nuovo e ancora più
terribile Grande Gioco... In precario equilibrio tra luce e tenebre,
morte e ciclo eterno della vita, Almond riprende i temi della perdita e
della crescita a lui cari in "Skellig" e "Mina" per narrare la storia di
un ragazzo che ha bisogno di scendere nel buio per risalire alla luce
ormai uomo.
Un bel libro molto interessante, con tematiche forti e personaggi introspettivi non banali. Molto bello ad esempio il rapporto del protagonista con il nonno, che da giovane aveva lavorato nelle miniere e che adesso sembra essere giunto vicino alla fine della sua esistenza. La morte non è quindi trattata solo attraverso il "gioco"di Askew, ma è una cosa che riguarda il protagonista da vicino, tramite il nonno:
"Rimasi aggrappato a lui, come se la mia mano potesse trattenerlo per sempre qui con noi, nel mondo della luce. Lui prese la mia mano fra le sue, poi bevve un sorso di tè e sorrise.
<<Così va be>> disse. <<Aggrappati a me, figliolo. Tienimi con te>>.
<<Credo proprio di avere capito>> gli dis. <<Ci sono momenti in cui non vedi più niente, non senti più niente [...]
E non provi nessuna paura, fino a quando non torni indietro>>.
<<Esatto. E, allora, mi prende la paura di scoprire che sono andato via per un po'. Paura di sapere che sto per andarmene di nuovo. Ma poi, quando sono di là... niente>>.
Si strinse nelle spalle, sempre con il sorriso sulle labbra. <<E tornare indietro è un po' come essere ritrovati. Come quando edi arrivare gli uomini con le lampade in fondo al tunnel, che ti chiamano e ti cercano. Oh, ma queste sono cose da vecchio, non è roba per ragazzi della tua età, anche se tu credi di capire quello che sto provando. [...]
Non c'è motivo di piangere>> sussurrò. >>io ho fatto il mio tempo, e adesso tocca a te>>."
Bello anche il rapporto tra Kit e John,
che inizialmente sembra un po' il classico teppistello adolescente, ma
che in realtà si dimostra essere un ragazzo "difficile" a causa di una
complicata situazione familiare (padre alcolizzato) per la quale il Gioco
della Morte rappresenta una specie di via d'uscita, un momento
liberatorio e che gli permette di aggregarsi anche ad atri ragazzi della
sua età.
Nel libro egli viene fatto vedere come una sorta di personaggio opposto ma complementare al protagonista: Kit è il "bravo ragazzo", mentre John è il "cattivo ragazzo", quello che i mette nei guai, che va male a scuola, che non frequenta, che proviene da una famiglia disastrata. In realtà John, come capisce anche Kit, non è affatto una cattiva persona, ma è più che altro vittima del pregiudizio della gente, e in realtà ha anche delle passioni, come il disegno, in cui è molto bravo. Riuscire però a convincere gli adulti non è facile, che continuano ad essere molto sospettosi nei confronti di John, nonostante le numerosi rassicurazioni da parte di Kit:
"Se non altro riuscii a parlare ai miei del dolore di Askew, delle sue paure, della sua solitudine. Spiegai che era come se John avesse dentro di sé un bambino che non aveva mai avuto la possibilità di crescere. E dissi anche che c'era qualcosa di molto forte che ci univa.
<<John Askew>< dissero loro. <<Quel delinquente di John Askew!>>
Vollero vedere se avevo delle ferite o altri segni di violenza.
<<Che cosa ti ha fatto?>> continuarono a chiedermi.
<<Niente>> dicevo io. <<Niente. Siamo diventati amici>>.
Anche i poliziotti mi fecero le stesse domande. Si sedettero intorno al tavolo della nostra cucina nelle loro uniformi scure. Erano un uomo e una donna.
<<Che cosa ti ha fatto?>> mi chiese l'uomo.
<<Niente>>.
<<A noi puoi dirlo>> disse sottovoce la donna, sfiorandomi un bracci. <<Non ti devi preoccupare. Quello che finirà nei pasticci è lui, non tu>>.
<<Sul serio>> ribadii, >>non è successo niente. Sono semplicemente andato a cercarlo. Abbiamo parlato un po', poi ci siamo messi a mangiare del coniglio arrosto. Si è fatto tardi, e così abbiamo passato la notte dentro la miniera. Poi, stamattina, siamo usciti>>.
Il poliziotto alzò lo sguardo verso i miei genitori, scuotendo la testa.
<<Si potrebbe chiamare un medico per fargli fare una visita di accertamento>> disse."
Devo dire che mi sarei aspettata che si parlasse di più di questo gioco della morte nel libro, credevo, in effetti, che fosse una cosa che sarebbe stata portata avanti dall'inizio fin quasi alla fine, invece in realtà questo gioco viene interrotto abbastanza all'inizio del volume, poiché il gruppo di ragazzi viene scoperto dagli adulti, i quali proibiscono loro di rifarlo nuovamente, peccato, perchè mi sarebbe piaciuto vedere più sessioni di questa specie di rituale di morte e resurrezione, dalle tinte un po' oscure e misteriose.
Una curiosità è che questo testo è citato (a pagina 157-158) nel saggio di Giorgia Grilli "Di cosa parlano i libri per bambini", nella sezione che parla della paura e della tristezza, e in cui l'autrice parla appunto della curiosità che i bambini provano nei confronti della morte e che li porta a esplorarla, ritualizzarla, "a provarla fisicamente su di sé, perchè a turno, in quella tana, a ognuno di loro tocca di cadere riverso e stare immobile il più possibile, mentre gli altri corrono fuori e aspettano che esca. Con i ritratti dei bambini inciso nelle pareti del sottosuolo che si mescolano a quelli di animali, di mostri, di diavoli, di tutte le creature come loro difformi".
Sempre questo libro è citato pure in un altro saggio di letteratura per l'infanzia: "IN CERCA DI GUAI: studiare la letteratura per l'infanzia". Nella parte scritta da Laforest (a pag.94) sulla fine dell'infanzia si parla anche di come, per andare verso il futuro, è necessario sbloccare il passato: "Uno dei romanzi più significativi da questo punto di vista è Il grande gioco di Davide Almond, grande esploratore di zone limitarti, dei margini sovrapposti tra i regni della natura e del tempo: inizia proprio con alcuni ragazzi che riemergono cone spettri da cunicoli sotterranei, mentre i compaesani sono alla ricerca dei loro cadaveri [...]. Stavano compiendo, lontano dalla comunità adulta che non ha strumenti per accoglierli, una sorta di rito iniziatico che li collega a coetanei morti generazioni prima in miniera, dopo aver trovato il proprio nome inciso su un'antica lapide che ricorda quell'evento."
Sopra: A sinistra la copertina dell'edizione più recente, edita Salani, mentre a destra quella del 2001 della Mondadori inserita nella collana Junior Super.
"CEMETERY BOYS" di Aiden Thomas, con 400 pagine, edito nel 2021 dalla Mondadori Editore (costo di 20 euro. Titolo originale: "Cemetery boys", 2020).
Yadriel ha evocato uno spirito, e ora non riesce più a liberarsene.
Yadriel è un ragazzo trans, ma i suoi - una famiglia latinx molto
tradizionalista - faticano ad accettarlo. Lui infatti fa parte di una comunità di brujx, i quali: "Al compimento sei quindici anni, l& bruix venivano portat& al cospetto della Signora Morte, che offriva loro la sua benedizione e ne vincolava la magia a un condotto a scelta, il portale. [...] La consegna del portaje era un importante rito di passaggio nella vita di ogni brujx.
Ma non per lui.
La sua cerimonia quinces era stata rimandata indefinitamente. Aveva compiuto sedici anni lo scorso luglio, ed era stanco di aspettare.
Per dimostrare alla sua famiglia che era un brujo, Ydrael avrebbe eseguito il rituale da solo - con o senza la loro benedizione. Suo padre e il resto della comunità brujx non gli avevano lasciato altra scelta."
Il padre infatti non gli ha lasciato compiere la sua cerimonia perché Yadriel è una ragazza che si sente un maschio e quindi vuole celebrare la sua cerimonia come tale: "Le pratiche bruix si basavano su antiche tradizioni, e andarvi contro era considerato blasfemia. Quando Yadriel si era rifiutato di presentarsi alla Signora della Morte come bruja per i suoi quinces, non gli avevano permesso di farlo come brujo. Era fuori questione. Non avrebbe funzionato, gli avevano detto. Solo perché lui diceva di essere un ragazzo, la Signora della Morte non avrebbe cambiato il criterio della sua benedizione.
Non lo avevano neanche lasciato provare."
Lui, però, è determinato a
dimostrare loro di essere un vero brujo e con l'aiuto di Maritza, sua
cugina nonché migliore amica, decide di celebrare da solo il rituale dei
quinces, ritrovare il fantasma di suo cugino Miguel, morto assassinato,
e liberarlo nell'aldilà: "<<Se devo dimostrargli quanto valgo per farmi ascoltare, lo farò.>> Accese l'interruttore della torcia per vedere se la batteria funzionava. << Se riesci a trovare lo spirito di Miguel, scoprire cosa gli è successo e liberarlo nell'aldilà prima del Dia de Muertos, saranno costretti a lasciarmi partecipare all'aquelarre.>>"
Quando Yadriel e sua cugina Maritza entrano nella vecchia chiesa della comunità, ormai abbandonata perché diventata troppo piccola, e trovano per terra una collana con una medaglietta e capiscono che è un'ancora (un'oggetto a cui un'anima si lega) Yadriel prova a evocarne lo spirito pensando possa essere quello di Miguel. Ma il fantasma che evoca è
quello di Julian Diaz, il bello e dannato della scuola, il quale non ha
alcuna intenzione di tornarsene buono buono tra i morti: "I contorni del corpo traslucidi, come tutti gli spiriti. Gli occhi del ragazzo si spostarono di scatto su di loro. Aveva un viso bellissimo ma molto arrabbiato, la sua smorfia ora era più un ghigno sarcastico."
E Julian è ben
deciso a scoprire cosa gli è successo e a chiarire alcune questioni
lasciate in sospeso. Yadriel, che d'altronde non ha molta scelta,
accetta di aiutare Julian, in modo che entrambi possano ottenere ciò che
desiderano: lui essere riconosciuto come brujo dalla dalla sua comunità, e Julian scoprire cosa gli è successo. Solo che, più tempo passa con lui, meno ha voglia di
lasciarlo andare...
Una storia che pone molto l'accento sui "reietti", su chi non è accettato dalla società o dalla propria comunità per vari motivi, ad esempio, nella comunità brujx, oltre a Yadrel, che è trans, vi sono anche Maritza, che è vegetariana e quindi si rifiuta di fare magie che implicano l'uso di sangue animale (preferirebbe piuttosto fare il fabbro e costruire pugnali rituali, pratica che però la madre ritiene "poco da signorine"), oppure suo zio Catriz, che ha un livello di potere troppo basso, così non lo hanno mai fatti diventare un brujo.
Inizialmente Yadriel vuole aiutare Julian per dimostrare alla sua comunità e alla sua famiglia di poter essere un vero brujo, ma poi inizierà ad affezionarsi a Julian: "Era un po' eccentrico. Cocciuto, impulsivo, e decisamente insopportabile. Ma Yadriel vedeva la ferocia con cui teneva alle persone per lui importanti. Era certo che Julien sarebbe morto per i suoi amici."
Inoltre parlando con i suoi amici scopre che sono scomparsi altre due ragazzi, ma la polizia non fa niente perché, essendo ragazzi senza genitori, pensa che siano semplicemente scappati di casa. Ma Yadriel sospetta che non sia così... 4 ragazzi scomparsi, di cui due sicuramente morti, e di cui non si riesce a trovare i corpi: "All'inizio non era riuscito a mettere insieme i pezzi. Poi aveva parlato con gli amici di Julian e loro gli avevano detto ciò che lui non ricordava, o non sapeva. Avevano riempito i buchi della storia, e l'immagine che ne usciva fuori a dir poco inquietante.
<<Miguel doveva perlustrare il cimitero, e nel cimitero abbiamo trovato la tua maglietta>> continuò enfatico Yadriel, sfoderando la medaglietta di San Giuda da sotto la felpa. [...]
<<Non può essere una coincidenza. Quello che è successo a te forse è successo anche a Miguel.>> Yadriel sospirò, abbassando le braccia lungo i fianchi. <<C'è qualcosa di grosso in ballo, ma non so cosa.>> [...]
Ora non si trattava più solo di dimostrare che era un brujo. Era tutto molto più grande di così. Voleva trovare Miguel e aiutarlo. Voleva aiutare gli altri. Non voleva che Julien ignorasse il fatto che era stato ucciso. Chiunque fossero responsabile di quello che era successo a lui e a suo cugino non poteva farla franca."
Storia molto coinvolgente e intrigante, che prenderà fin da subito il lettore non lasciandolo andare fino alle ultime pagine.
La forza del libro sta soprattutto nei personaggi, nel come vengono descritti e caratterizzati e da come interagiscono tra di loro. L'autore infatti lascia molto spazio nel descrivere i loro sentimenti e i loro pensieri, oltre che le loro aspettative, i loro desideri e le loro paure, per cui ai lettori verrà naturale empatizzare con loro. In primis appunto col protagonista Yadriel, una ragazza di 16 anni che però si sente un ragazzo, infatti l'autore si riferisce a lui sempre con il genere maschile, e che desidera più di ogni cosa che la sua comunità lo riconosca per come è, permettendogli di diventare un brujo.
Ho apprezzato molto anche come è stato caratterizzato Julian, poiché avrebbe potuto essere il classico stereotipo del mascalzone figo e incompreso che si comporta da stronzo sentendosi autorizzato a ferire chi gli sta vicino perchè ha avuto una vita difficile e si sente in diritto di fare ciò che vuole. Il personaggio di Julien invece è sì un figo un po' mascalzone, ma un mascalzone buono, di quelli che sotto la scorza dura in fondo nascondono un buon cuore: è un ragazzo estremamente vivace e allegro, un terremoto di energia positiva, anche un po' briccone, ma ciò fa parte del suo fascino, che lo rende genuinamente simpatico e attraente, e quando supera i limiti lo ammette e se ne pente, scusandosi. Il fatto di aver avuto una vita difficile lo porta a tenere molto alle persone a lui care, in particolare i suoi amici e, in seguito, anche Yadriel, essendo disposto a fare di tutto pur di proteggerle e renderle felici.
Poi c'è Maritza, la migliore amica di Yadriel, che ha un'ottima parlantina (cosa utile, visto che invece Yadriel è molto timido e odia essere al centro dell'attenzione), è molto supportiva, disposta a tutto pur di aiutare il suo amico, anche infrangere le regole (anzi, la cosa rende il tutto per lei più divertente), ma non per questo è un'amica zerbino che si fa comandare, anzi, dimostra di avere una forte personalità, e di essere travolgente e testarda quando si mette in testa qualcosa e non esita a gettarsi nel pericolo pur di salvare i suoi amici.
La storia ruota attorno a tre cose principali: primo il desiderio di Yadriel di essere accettato come brujo dalla sua famiglia e dalla comunità; il secondo è far passare Julian nell'aldilà, cosa che solo un vero brujo può fare, inoltre se uno spirito rimane troppo tempo nel mondo dei vivi rischia di trasformarsi in un mostro; trovare Miguel, suo cugino che è stato ucciso ma di cui nessun brujo riesce a trovare il corpo.
Alla fine si scoprirà che la faccenda di Julian e di Miguel è connessa a qualcosa di più grosso e di ben più pericoloso. Un mistero che io in realtà avevo intuito abbastanza all'inizio del libro, anche se comunque l'autore penso che lo faccia intenzionalmente capire ai lettori verso l'ultimo terzo della storia. Il finale si caratterizza comunque per un colpo di scena, o quello che dovrebbe esserlo, in quanto si scopre chi c'è dietro a tutta la faccenda, anche se io lo avevo capito ben prima chi fosse il colpevole, ma è stata un'intuizione che mi è venuta così, non è detto che tutti i lettori riescano ad arrivarci così casualmente.
La storia rimane comunque bella, molto piacevole e godibile dall'inizio all fine, soprattutto grazie alla caratterizzazione dei personaggi e a come interagiscono e a come stringono legami tra loro (ricordo che il libro è anche un romance); anche il modo in cui Yadriel interagisce con la sua famiglia e gli altri membri della comunità bruix è molto carino e fa percepire ai lettori come essi siano una comunità molto unita, anche se magari un po' tradizionalista e poco incline alle novità.
Mi è piaciuta anche la storia d'amore tra Yadriel e Julien, la quale si sviluppa piano piano e, per quanto i due si conoscono da poco tempo (rimangono assieme pochi giorni), le circostanze, letteralmente, di vita o di morte in cui sono coinvolti, fanno risultare il loro amore alla fine così intenso credibile e anche piuttosto tenero. Anche perché, pur conoscendosi da poco, quei pochi giorni che passano assieme li passano sempre assieme, dato che Julian non può allontanarsi da Yadriel per via della catenina che quest'ultimo porta sempre al collo.
Sopra: Molto carina la copertina in cui vediamo Yadriel e Julian che spiccano sullo sfondo borgogna e la luna bianca alle loro spalle.
"OMICIDIO AL LICEO" di Tommaso Santi, con 206 pagine, edito nel 2024 dalla PIEMME Edizioni (costo di 11,90 euro).
La notte bianca del liceo Carducci doveva essere una festa, ma si
interrompe tragicamente con la morte di Walter, caduto dal secondo piano
di un'ala in ristrutturazione dell'edificio.
"..., poi il medico legale riferì quel che aveva appena constatato.
- È stato colpito alla testa, probabilmente con una sbarra di ferro. Un colpo solo, netto, sufficiente a sfondargli la tempia sinistra. La caduta è una diretta conseguenza dell'aggressione - disse Santini, indicando lo squarcio sul soffitto, circa tre metri d'altezza. "
Teresa, sua compagna di
classe, aiuterà nelle indagini la madre Greta, commissario di Polizia
con problemi di memoria dovuti a un recente incidente stradale che le ha procurato un trauma cranico che l'ha fatta rimanere in coma per due giorni e in ospedale una decina, prima di essere dimessa.
"Tornando da un sopralluogo in un allevamento di cavalli dove erano stati avvelenati sete puledri, la sua auto era uscita fuori strada. Andava troppo veloce, la strada era ghiacciata e lei alla prima curva aveva sfondato il guardrail. La sua auto era un rottame, e Greta si era procurata un trauma cranico che aveva consigliato un paio di giorni di coma farmacologico."
Ogni giorno
Teresa riassume alla madre gli indizi raccolti e l'aiuta a scoprire una
verità che potrebbe rivelarsi molto scomoda. Ad esempio c'è da dire che Walter, la vittima, non era esattamente un santo. Essendo un ragazzo bello e di buona famiglia, piuttosto benestante e con un futuro garantito, aveva assunto un atteggiamento sbruffone: "Del resto, Walter si considerava il genio degli scherzi. Come quelli che organizzava con gli amici che avevano l'onore di stare dentro il suo cerchio magico.
Prendeva in giro i ragazzi più piccoli, le ragazze, i professori. E non avendo niente di meglio da fare, aveva deciso di inventarsi una tradizione goliardica che al Carducci non era mai esistita. <<Darò lustro al liceo, come una confraternita dei college americani.>>
Una stupidaggine a cui aveva dato un nome ridicolo: gli Alpha Dogs.
I capetti del gruppo erano tre. Lui, assieme a due compagni di classe, Diego e Vittorio, anche loro ultra ripetenti.
Se li era scelto come compari perché li manipolava come voleva e assieme a loro, a turno, faceva entrare nella confraternita qualche eletti, che usava per i lavori di fatica..."
E forse la soluzione del caso è da ricercare proprio dentro i confini della scuola. Sebbene Walter fosse popolare aveva attirato su di sé anche parecchie antipatie: una professoressa ingenua che è stata illusa, due fidanzate molto arrabbiate, due amici forse stanchi di essere sempre al suo servizio, per non parlare di tutti i ragazzini presi in giro...
Oltre a questo il ragazzo poteva essere coinvolto in un giro di stupefacenti, infatti, stando a quando diceva il padre, lui e la moglie non gli davano denaro, visto che non studiava e non si applicava, per cui da dove arrivavano i soldi con cui si comprava i suoi (costosi) sfizi?
Un caso intrigante, interessante anche il fatto che la madre perda la memoria ogni notte e la figlia debba ricordarle i dettagli dell'indagine. Probabilmente questo è stato un escamotage dell'autore per rendere credibile il fatto che la madre poliziotta informasse la figlia dei progressi nell'indagine e per poter rendere anche la ragazza partecipe di essa. Essendo il romanzo rivolto a dei ragazzi a partire dagli 11/12 anni (sul retro della copertina c'è scritto dai 13, ma secondo me va bene anche prima) probabilmente l'autore voleva che le indagini implicassero la presenza anche un'adolescente, e ha usato la perdita di memoria come scusa per poter coinvolgere Monica nelle indagini. Altrimenti una brava madre poliziotta non avrebbe mai fornito alla figlia tanti particolari, e l'autore non voleva dare ai lettori l'idea che la madre della ragazza fosse una mezza incapace o un po' fessa (figura che invece spesso fanno molti altri parenti poliziotti, o poliziotti in generale, nei gialli per ragazzi).
In effetti la caratterizzazione di Greta, la madre e agente della polizia attenta e determinata, e di Teresa, la figlia adolescente ma dall'aria matura e una personalità forte e ironica, sono ben fatte e contribuiscono a coinvolgere i lettori nella vicenda.
Buono anche il caso, che tiene alta l'attenzione e non lascia presagire chi sia il colpevole fin quasi alla fine, quando l'autore vuole che il lettore inizi a intuirlo. Caso carino e non troppo complicato ma efficace, adatto per essere letto da ragazzi della secondaria.
Sopra: Copertina in cui si gioca con il giallo dello sfondo e il nero del titolo e del disegno, come tutte quelle di questa collana.
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