A differenza di quanto potrebbe far intendere il titolo, questo volume non si limita a riportare sette fiabe scritte dai Grimm, ma in esso sono contenute delle rivisitazioni di queste ultime.
Sopra: La copertina di "Attenti ai lupi. Le sette storie più spaventose dei fratelli Grimm" presenta uno sfondo nero con delle scritte e dei decori bianchi e dorati. Al centro di essa, inoltre, è possibile vedere un'illustrazione del libro, ispirata alla fiaba di Cappuccetto Rosso. Nell'insieme la copertina risulta sicuramente affascinante e di grande impatto.
Come ho accennato prima in questo libro non sono riportate semplicemente sette fiabe dei fratelli Grimm, ma sono presenti sette racconti ispirati a sette fiabe dei Grimm (in realtà sei fiabe più un racconto) e rivisitate dagli autori.
I racconti presenti nel volume sono:
- Dalla parte del lupo (ispirato alla fiaba di "Cappuccetto Rosso").
- Prigioni di cristallo (ispirato alla fiaba di "Biancaneve").
- Il cuore di ferro (ispirato alla fiaba de "Il principe ranocchio").
- L'uomo delle mosche (ispirato alla fiaba di "Sette in un colpo").
- La gabbia d'ossa (ispirato alla fiaba di "Hansel e Gretel").
- I bambini del fiume (ispirato alla leggenda de "Il pifferaio di Hamelin")
- L'ultimo ballo (ispirato alla fiaba di "Cenerentola").
In effetti i racconti fiabeschi riscritti da questi autori sembrano quasi dei racconti del terrore, cosa che comunque non stona per niente con l'atmosfera tipica delle fiabe dei Grimm, specialmente se le si conosce nelle loro versioni integrali. Anzi, una cosa che mi ha colpito positivamente di questo volume è proprio il modo in cui i racconti in esso presenti, anche se non si tratta delle fiabe originali, hanno conservato molto bene quell'atmosfera di meraviglia mista però anche a una certa sensazione di mistero, paura e terrore tipica delle fiabe dei Grimm.
L'adattamento che gli autori hanno fatto delle fiabe è infatti molto buono, poiché, pur rielaborando la fiaba in maniera originale, rispetta il materiale originario accentuandone magari alcuni aspetti (in particolare quelli più tenebrosi). Ad esempio, nel racconto "L'ultimo ballo" vi sono molti elementi cruenti che in effetti erano presenti nella versione integrale di "Cenerentola" dei fratelli Grimm, come, ad esempio, il fatto che alle sorellastre di Cenerentola vengono amputate delle parti del piede.
Ciò che differenzia questi racconti dal genere fiabesco è che i personaggi delle fiabe sono privi di spessore corporeo e di profondità psichica. Non hanno corporeità nel senso che, anche quando un personaggio è ammalato o subisce qualche mutilazione fisica, i cambiamenti che dovrebbero avvenire nel suo corpo a seguito di questi eventi non sono mai descritti nel dettaglio. E' per questo che quando un eroe o un'eroina si amputano qualche parte del corpo o si feriscono, la fiaba non si sofferma a descrivere il sangue o la ferita lasciata, ma anzi, sembrerebbe che questi avvenimenti drastici non abbiano la minima conseguenza. Lo studioso Max Lüthi (1909 - 1991) spiega (nel suo libro "La fiaba popolare europea") che "E' come se i personaggi della fiaba fossero figure di carta, a cui si possa amputare a piacimento qualche cosa senza che avvenga un mutamento profondo" (Lüthi, 1982, p.24).
I personaggi dei racconti scritti da Baccalario e Morosinotto invece posseggono questo spessore corporeo, infatti provano dolore e sofferenza fisica. Facciamo un confronto.
Fiaba di "Cenerentola" di G. e W. Grimm (tratta dall'edizione Einaudi): "La maggiore andò con la scarpa in camera sua e volle provarla davanti a sua madre. Ma il dito grosso non entrava e la scarpa era troppo piccolina; allora la madre le porse un coltello e disse: << Tagliati il dito; quando sei regina, non hai più bisogno di andare a piedi>>. La fanciulla si mozzò il dito, serrò il piede nella scarpa, contenne il dolore e andò dal principe".
Racconto "L'ultimo ballo" di P. Baccalario e D. Morosinotto: "Poi l'uomo prese la scarpa da ballo e la fece indossare a Osmunde. Io trattenni il fiato. Calzava perfettamente. [...] Osmunde cadde di schianto. Iniziò a girarsi e rigirarsi sul pavimento come indiavolata, si portò le ginocchia al petto, poi, con un calcio, riuscì a liberarsi della scarpetta magica. Che venne via assieme a un fiotto di sangue, mentre un sassolino rimbalzava sul pavimento. [...] Tutte le bimbe si fecero indietro inorridite, mentre la sorellastra continuava a piangere e a lamentarsi."
I personaggi dei racconti di Baccalario e Morosinotto possiedono inoltre profondità psicologica, tanto che tutte le storie sono narrate dal punto di vista del protagonista della vicenda, il quale esprime i suoi pensieri e i suo sentimenti al lettore, mentre nelle fiabe classiche ciò non avviene mai. I personaggi fiabeschi mancano infatti anche di profondità psichica (come spiega sempre Lüthi) perchè essi non manifestano mai i loro stati d'animo, poiché qualità e sentimenti vengono espressi attraverso azioni. Nella fiaba, seppur ogni tanto possano essere inseriti alcuni accenni di gioia o dolore, non ci si preoccupa dei sentimenti, soprattutto se intensi e violenti.
Oltre a queste considerazioni ciò che però questi racconti conservano in comune con le fiabe, oltre alle atmosfere, è anche il senso di giustizia che solitamente si trova in queste ultime. Una giustizia che segue un po' la legge del taglione: "Occhio per occhio, dente per dente". Per cui, se a un personaggio (il protagonista) viene fatto un torto, colui che lo ha fatto verrà punito in modo altrettanto brutale. Basta pensare, ad esempio, alla matrigna di Biancaneve a cui vengono fatte indossare delle scarpe di ferro arroventato e viene fatta ballare con queste addosso finché non cade a terra morta. Oppure, per riprendere la fiaba di Cenerentola, di come le sorellastre vengano alla fine accecate da due colombe ("Così furono punite con la cecità tutta la vita, perchè erano state false e malvagie").
Ciò che cambia però nei racconti di "Attenti ai lupi" è che gli eroi e le eroine di queste storie non vengono aiutati da elementi o fattori esterni (l'arrivo di un aiutante o l'utilizzo di qualche oggetto magico), ma se la devono cavare da soli se vogliono sopravvivere. Se nella fiaba di "Cappuccetto Rosso" alla fine arrivava il cacciatore a salvare nonna e nipote, qui la protagonista il mostro lo deve fronteggiare da sola, perché non arriverà qualche cacciatore in soccorso. Nei racconti di Baccalario e Morosinotto vale insomma il detto "chi fa da sè fa per tre", a sottolineare proprio come a volte sia necessario imparare a tirarsi da soli fuori dai guai, perché non è detto che ci sarà sempre qualcuno pronto a salvarci, per cui è meglio imparare a cavarsela da soli.
Sopra: Un'illustrazione Letizia Rubegni di Cappuccetto Rosso tratta dalla storia "Dalla parte del lupo".
Ogni racconto è accompagnato da qualche illustrazione realizzata da Letizia Rubegni (alcune realizzate a tutta pagina ed altre inserite all'interno del testo), la quale possiede uno stile che mi ricorda molto quello David Roberts (qui trovate un mia precedente recensione su un libro di questo artista), con personaggi dai volti tondeggianti; gli occhi grandi, tondi e con la pupilla molto piccola; bocche minute e arti magri e affusolati.
Sopra: A sinistra troviamo Raperonzolo, la protagonista di "Rapunzel: a groovy faery tale" di David Roberts, mentre a destra c'è un'illustrazione della Rubegni tratta dal racconto Prigioni di cristallo". Entrambe le ragazze presentano occhi gradi e tondi, con pupille molto piccole, bocche minute, una testa dai lineamenti donteggianti, e arti magri e affusolati.
Lo stile di questa artista presenta comunque una sua originalità e le sue illustrazioni in bianco e nero si adattano molto bene con le storie di questo volume, ricche di elementi macabri.
Le stesse immagini hanno dei toni piuttosto cupi, accentuati appunto dall'utilizzo esclusivo del bianco e nero.
Ogni illustrazione, comunque è ricca di dettagli e particolari che aiutano il lettore a immedesimarsi nell'atmosfera delle storie, facendolo entrare in un mondo tanto meraviglioso quanto macabro.
Sopra: In queste illustrazioni, tratte dalle storie di "Gabbia d'ossa" e "I bambini del fiume", è possibile notare la ricchezza dei dettagli e la bellezza del bianco e nero utilizzato dall'artista.
"Attenti ai lupi. Le sette storie più spaventose dei fratelli Grimm" è un bel libro, ricco di storie ispirate alle fiabe dei Grimm e rivisitate in modo interessante, mantenendo alcuni elementi del materiale di partenza e variandone altri. Potrete leggere così dei racconti dalle atmosfere meravigliose, macabre e inquietanti, in cui accadono eventi truculenti e in cui gli eroi sono spesso in pericolo di vita, storie in cui la distinzione tra bene e male, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, non è sempre così netta. Perché, in questi racconti, non è detto che il lupo sia davvero il cattivo, e non dovete aspettarvi principesse disposte ad aspettare un principe che le salvi, ma, anzi, gli eroi di questi racconti capiranno in fretta che è meglio che si salvino da soli se non vogliono finire male, molto male.
Questi splendidi racconti sono inoltre accompagnati dalle magnifiche illustrazioni in bianco e nero della Rubegni, le quali rappresentano molto bene l'atmosfera e le situazioni descritte nei vari racconti, integrandosi molto bene con questi e aiutando il lettore a immergersi nella storia.
Quest'opera è stata pubblicata nel 2018 dalla De Agostini; il volume ha 260 pagine, la copertina rigida con sovracopertina, misura 23,00 cm d'altezza e 17,00 cm di lunghezza e costa 18,00 euro.
P.S. Per chi fosse interessato a conoscere le prime versioni integrali delle fiabe di Jacob e Wilhelm Grimm consiglio questo libro: "Tutte le fiabe. La prima edizione integrale 1812-1815" a cura di Camilla Miglio ed edita dalla Donzelli Editore.
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