"Incompreso" di Florence Montgomery è un libro che vede come protagonista Humphrey, un bambino
di sette anni, costretto a soffocare i propri slanci e la propria vivacità a causa degli adulti che non riescono a comprenderlo, preferendo il fratellino, più tranquillo e affettuoso.
Sopra: Sulla copertina dai toni azzurri vediamo in primo piano Humphrey, che viene considerato semplicemente un monello, mentre sullo sfondo, in direzione dello sguardo del bambino, il padre assieme al fratellino.
Sir Everard è un aristocratico inglese vedovo con due figli, Humphrey,
di sette anni, e Miles, di quattro.
Il figlio minore, di costituzione gracile, è oggetto di continue cure e premure. Il maggiore invece, che nasconde dietro un comportamento ribelle il
dolore per la morte della madre, viene trattato con indifferenza ed è
oggetto di continui rimproveri da parte del padre e della governante, i quali si preoccupano principalmente della sorte di Miles, che il fratello maggiore trascina nelle sue avventure, spesso un po' spericolate, col rischio di farlo ammalare.
Un giorno però accade un incidente: i due bambini cadono nel lago...
Sopra: L'inizio del secondo capitolo, da notare in alto un piccolo disegni in bianco e nero che raffigura Humphrey sotto un albero.
L'edizione che ho letto io, della Mursia, è accompagnata dalle illustrazioni di Paolo Ghirardi, le quali sono molto graziose, con un tratto semplice, pulito e poetico.
Esse sono di tre tipi: le prime sono quelle a pagina intera a colori, le quali hanno tinte accese e brillanti, vivaci e luminose in quanto rappresentano solitamente momenti che i bambini passano all'aperto durante delle giornate di sole. Proprio perchè ambientate all'aperto i colori che vi predominano sono soprattutto il verde delle piante e del prato e l'azzurro del cielo o dell'acqua.
Sopra: Due illustrazioni colori e a tutta pagina che raffigurano due momenti all'aperto vissuta da bambini. A sinistra Humphrey svuota il cestino che il fratellino ha riempito di funghi velenosi, mentre a destra i due fratelli che si stanno arrampicando su un rampo proteso sopra un laghetto.
Le immagini del secondo tipo sono sempre a tutta pagina ma in bianco e
nero; sono disegni dai tratti puliti, con figure e sfondi tracciati con
linee nette e precise, in cui compaiono alcune zone d'ombra tracciate
con linee nere sottili, oppure zone più scure in cui la parte in ombra è
tutta dipinta di un nero inchiostro. Mentre le immagini a colori
ritraggono sempre i due bambini soli mentre giocano all'aperto, queste
in bianco e nero mostrano i due giovani protagonisti solitamente
all'interno delle mura domestiche, spesso in compagnia di qualche adulto
come loro padre, la governante oppure qualche amico del padre che è
venuto in visita a casa loro.
L'ultimo tipo di disegni è sempre in bianco e nero, ma di dimensioni più piccole e sono posizionati all'inizio di ogni capitolo, sotto/accanto al titolo, oppure alla fine, subito dopo i testi. Sono immagini di 5/6 tipi che si ripetono ciclicamente e che hanno per protagonisti i due fratellini, rappresentati a volte insieme e talvolta invece solo Humphrey, mentre giocano oppure mentre svolgono azioni quotidiane (tipo alzarsi dal letto, vestirsi).
Sopra: Le immagini del secondo tipo sono in bianco e
nero, ma possono essere o a tutta pagina (come quelle in alto) oppure piccole poste all'inizio o alla fine dei capitoli (come quella più in basso). Sono disegni dai tratti puliti, con figure e sfondi tracciati con linee nette e precise, in cui compaiono alcune zone d'ombra tracciate
con linee nere sottili, oppure zone più scure in cui la parte in ombra è
tutta dipinta di un nero inchiostro.
"Incompreso" è una delle opere più famose (forse addirittura l'unica tradotta in italiano) della scrittrice Florence Montgomery, da non confondere con Lucy Maud Montgomery autrice di un capolavoro della letteratura per l'infanzia molto più famoso ("Anna dai tetti verdi" o "Anna dai capelli rossi").
Il libro vede come protagonista Humphrey, il quale è appunto un "incompreso", in quanto il fatto di essere un bambino allegro e vivace fa credere a molti degli adulti che gli sono attorno che egli sia anche un po' insensibile, suo padre addirittura lo considera "senza cuore". Tale pregiudizio nasce, in particolare, da un episodio in seguito alla morte della madre del protagonista: "Che triste giorno, per il piccolo Humphrey Duncombe, quando la sua mamma lo lasciò per sempre, quando la lunga malattia che la consumava terminò con la sua morte; [...] Durante i primi giorni che seguirono la morte della moglie, Sir Everard schiantato dal colpo sofferto, non volle vedere nessuno, neppure i propri figlioletti. Quando li rivide rimase sorpreso nel constatare che Humphrey non era affatto cambiato: turbolento e rumoroso come sempre, incline come sempre ad ogni sorta di monellerie, appariva del tutto dimentico di quanto era accaduto. E seguendolo con lo sguardo, nel suo abitino da lutto, rincorrere gli agnelli nel prato, concluse tra sé: <<Ha poco cuore>>."
In realtà questa apparente insensibilità è dovuta al bisogno di tenerezza e alla profonda nostalgia dell'affetto materno, sentimenti che il bambino maschera con una grande spensieratezza e vivacità, tanto che gli altri lo giudicano di animo incostante e incapace di vero affetto. Humphrey in vero è certamente una creatura per indole esuberante e piena di vita, un bambino dalla fantasia accesa e molto sensibile alla natura che lo circonda. Egli riesce a far diventare tutto teatro dei suoi giochi e occasione di nuove avventure, con quell'incostanza e attenzione tipica dei bambini piccoli.
Non bisogna dimenticare che i protagonisti di questo libro sono due bambini piuttosto piccoli: Miles di 4 anni e Humphrey di 7, e credo che l'autrice sia stata brava a rendere al lettore il comportamento dovuto alla loro età (molti autori, quando parlano di bambini, soprattutto se piccoli, tendono ad adultizzarli, rendendoli troppo maturi per la loro età). Miles è un bambino abbastanza tranquillo, ma avendo comunque solo 4 anni si fa trascinare sempre dal fratello nelle sue avventure, in quanto egli lo vede com ammirazione poichè porta già i pantaloncini e conosce molte più cose di lui (tra cui il fatto che ad esempio ricorda più cose riguardo alla madre, mentre Miles, avendo solo 2 anni quando è morta, non ricorda quasi nulla). Humphrey, se nel profondo soffre molto per la perdita della madre, non fa trasparire questo dolore, in quanto egli stesso a volte se ne dimentica a causa della sua gioia di vivere, della sua natura giocosa, vivace e irruenta. Come è tipico dei bambini, basta poco per attirare la sua attenzione e distrarlo da qualsiasi altra questione importante (è anche a causa di ciò che il padre lo giudica insensibile, ma in realtà questa è una caratteristica del cervello infantile): un uccello, un insetto, un avvenimento anche solo un minimo buffo, oppure una parola interessante... Humphrey e Miles ad esempio vengono subito catturati nel sentire che un giorno il padre inviterà a cena degli "aborigeni", non comprendendo che in realtà si tratta di uno scherzo dello zio, che chiama così gli elettori del fratello.
"Devo invitare a pranzo gli aborigeni e la sua assistenza mi sarebbe di grande aiuto. Da due anni non mi occupo dei miei elettori, e sento che è ora di ritornar ad interessarmene.
- Che parola lunga- mormorò Humphrey sottovoce, terminando di appianare con le dita l'ultima buca e mettendosi tra le labbra un ramoscello di prezzemolo caduto dal piatto di pesce. -Babbo che cosa sono gli abo... abo...?
-Gli aborigeni- terminò zio Charlie - sono esseri selvaggi che abitano nelle foreste, mezzo uomini e mezzo animali.
-E il babo li invita a pranzo!- esclamò Humphrey, stupefatto.
-Sì- disse lo zio Charlie prendendo gusto allo scherzo-"
I bambini, comprensibilmente, tuttavia non capiscono lo scherzo e infatti si aspettano di vedersi arrivare a pranzo dei selvaggi provenienti da una foresta sperduta, per cui Humphrey non riesce a trattenere il proprio stupore nel constatare che gli ospiti hanno deluso le sue aspettative, dicendo candidamente che lui si aspettava invece di vedere dei selvaggi. Questo crea del malcontento nel padre, che teme che gli ospiti si offendano, e cerca di far credere a costoro che sia il bambino ad avere capito male il temine, poichè lui intendeva invece "elettori". Anche in questo caso il padre si offende con Humphrey, ma l'errore è stato prima di tutto degli adulti, non del bambino, che ha semplicemente creduto a ciò che gli veniva detto (ancora troppo piccolo per poter cogliere l'ironia nel commento dello zio).
Sir Everard in realtà non è un cattivo padre, anzi, in realtà prima di iniziare a leggere il libro me lo aspettavo molto peggio, non dico violento, ma comunque più brusco e insensibile, invece si capisce che lui ci tiene ai figli, pur dimostrando una preferenza un po' eccessiva per il secondo genito, in quanto più piccolo, tranquillo e affettuoso. Cosa che però accade sovente a molti genitori, poichè in quanto esseri umani tutti hanno le loro preferenze, volenti o nolenti. Nonostante la storia di stata scritta nell'Ottocento, periodo in cui ai bambini veniva data dai genitori meno attenzione rispetto a quanta se ne dia ora, vediamo spesso il Signor Everard venire a trovare i figli, e quando torna a casa passa sempre del tempo in loro compagnia, anche giocando con loro, per cui egli non è affatto un uomo insensibile o freddo come avevo pensato prima della lettura. Di lui viene anche detto che non ama rimproverare i suoi figli (anche quando gli viene espressamente richiesto dalla governante) e quando lo fa (soprattutto con Humphrey) devo dire che non ha neanche torto. Effettivamente, seppur non dettati da cattive intenzioni e guidati semplicemente dall'ingenuità tipica dell'infanzia, alcuni comportamenti messi in atto da parte di Humphrey sono effettivamente pericolosi, soprattutto perchè il bambino trascina sempre con sè nelle sue imprese anche il fratellino più piccolo, di costituzione di fragile, che più volte fa effettivamente ammalare.
I bambini piccoli hanno un senso del pericolo meno sviluppato, per questo motivo oggi, specialmente in certe circostanze, si sa che non li si può lasciare quasi mai da soli senza guardarli, mentre un tempo essi godevano decisamente di più libertà. Humphrey è uno di questi bambini (proprio perchè ancora piuttosto piccolo) che non riescono a comprendere il senso del pericolo e a prevedere le conseguenze a cui determinate azioni possono portare. Egli pensa a giocare e a vivere delle avventure, e purtroppo sarà proprio questa la causa di ciò che gli accadrà. Il bambino infatti, rompe un'importante promessa fatta al padre (non arrampicarsi su un certo ramo che si affaccia su un lago, poichè marcio) perchè vuole fare un gioco, ed è ciò che fa scattare il disastro.
Tra l'altro è molto interessante vedere come Humphrey aggira la promessa fatta al padre (in questo dialogo assieme al fratellino) pur di fare quel gioco, perchè è proprio un ragionamento infantile (nel senso proprio che è tipico di un bambino):
"È un gran peccato che che il babbo non voglia lasciarci arrampicare su quel ramo: è proprio uguale a quello del racconto, e sarebbe stato così bello poter fare esattamente come quel marinaio!... Il babbo dice che il ramo è marcio e malsicuro: io invece sono certo che si sbaglia. Basta guardarlo per vedere che è solidissimo.
Sospirò ancora, e vi fu una lunga pausa.
- Non so proprio- riprese infine il ragazzo - che male vi sarebbe ad andare a dare un'occhiata. Deve'essere deliziosamente fresco, laggiù.
- Oh, no, Humphie, te ne prego! Perderemmo nuovamente la strada, chissà come si arrabbierebbe Virginie!
- Conosco benissimo la strada partendo da qui. L'altra volta ci siamo smarriti perchè siamo passati dalla casa di Dyson.
- Ma pensa, Humphie, se dovessimo bagnarci di nuovo! Ho promesso al babbo di non ammalarmi più.
- È la pioggia che ci ha bagnati, Miles, non l'acqua dello stagno. Oggi non pioverà: guarda che cielo azzurro! [...]
- Voglio solo darvi un'occhiata, Miles, Di cosa hai paura?
- Non lo so, - la voce del bimbo tremava un poco - ma ti prego proprio, Humphie, non andiamo!
- Se non vuoi venire puoi rimanere qui; andrò io solo e ritornerò presto.
A Miles non piaceva affatto essere lasciato solo nei campi; si alzò e con un sospiro pose la manina in quella del fratello.
- Vengo anch'io- disse, rassegnato.
- Bravo - lo incoraggiò Humphrey. - Lo pensi anche tu, vero, che non c'è proprio nulla da aver paura?".
Nei confronti di Humphrey siamo così portati a provare emozioni contrastanti poichè, da un lato, effettivamente ti verrebbe da dirgli "Chi è causa del suo mal pianga se stesso", anche perchè nelle sue avventure ci trascina anche il fratellino di costituzione più debole, che finisce per far ammalare più volte, ingnorando le promesse e i buoni propositi fatti al padre e alla governante. Dall'altro comunque bisogna considerare che anche Humphrey è pur sempre un bambino abbastanza piccolo e ancora pervaso da quell'ingenuità tipica dell'infanzia.
Da un altro lato ci verrebbe da prendercela con gli adulti che seguono Humphrey, che non riescono a riconoscerne la grande sensibilità e il suo bisogno di divertirsi, ma per certi aspetti non si può dar loro tutti i torti, in quanto anche ai giorni nostri (dopo studi e studi sulla psicologia infantile) ci è ancora difficile comprendere cosa pensa davvero un bambino e cosa si celi nel profondo del suo animo. Ai tempi di Humphrey ciò che combinava veniva semplicemente classificato come "monellerie", quando in realtà sono comportamenti scaturiti dalla sua voglia di divertirsi e di giocare, normalissima per un bambino.
Un libro sicuramente interessante che, come scritto nella prefazione: "Non sapremmo dire se il libro sia più rivolto al pubblico infantile o ai lettori adulti: per i primi è un racconto vivo e appassionante, che desta nell'animo i sentimenti più nobili; per i secondi - di là dei suoi pregi eltterari - è una fonte a cui chiedere ispirazione, per ritrovare davanti a se stessi il dono di una meravigliosa infanzia piena di luce e di grandezza". Una storia che può far riflettere e appassionare sia bambini, a partire dagli 8 anni (anche in lettura condivisa), che gli adulti, anche se per motivi differenti: i primi possono immedesimarsi nei due fratelli, i secondi invece possono analizzare il comportamento dei bambini e degli adulti, riflettendo sulla genitorialità e la visione che gli adulti hanno dei bambini.
Il volume è stato pubblicato originariamente nel 1869 col titolo "Misunderstood"; è stato poi edito in italiano, in questa edizione, nel 1951 dalla Ugo Mursia Editore; ha 151 pagine, la copertina rigida, misura 21 cm d'altezza e 14 cm di
lunghezza e costa 11,30 euro.
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