"La peste scarlatta" scritto da Jack London è un classico della letteratura americana, un romanzo breve post apocalittico illustrato, in questa edizione di cui vi parlo, da Roger Olmos, un artista che ha già illustrato diversi classici usciti per la Logos Edizioni.
Il volume fa infatti parte della collana “Capsula del tempo”, libri che con la testimonianza della scrittura e la meraviglia dell’arte si propongono di incoraggiare i lettori a mettere in discussione il tempo presente per prepararsi al futuro, come scritto sul retro della copertina: "Con la possibilità di tornare al passato e ripartire. Forse."
Sopra: Sulla copertina compare un'illustrazione di Olmos non presente all'interno del testo, in cui vediamo questa mezza testa umana da cui spuntano dei fiori.
In un mondo in cui la natura si è ripresa i suoi spazi e l’uomo è
regredito a uno stile di vita primitivo, il vecchio Professor James
Howard Smith risponde alle domande dei nipoti riguardo alla Peste
Scarlatta, la pandemia che sessant’anni prima ha distrutto la civiltà
umana, lasciando pochissimi sopravvissuti: "<<Lo so, lo so. Sono un vecchio sudicio. Ma i tempi sono cambiati. Oggi nessuno si lava e non ci sono comodità. Non vedo un pezzo di sapone da sessant'anni. Voi non avete idea di cosa sia il sapone e io non vel lo dirò, perché adesso ci sto raccontando la storia della Morte Scarlatta. Voi sapete che cosa significa stare male. Noi la chiamiamo malattia. Molte malattie erano causate da quelli che chiamavano fermo. Ricordate questa parola, germi. Un gerne è una cosa piccolissima. Come una zecca, di quelle che trovate sui cani a primavera quando scorazzano nella foresta. Solo che il germe è minuscolo. Talmente piccolo che non si riesce a vederlo...>> [...]
<<I germi venivano chiamati microrganismi . Quando qualche milione o un miliardo di essi erano dentro un uomo, nel suo sangue, quell'uomo si ammalava. I germi erano una malattia. C'è n'erano di tanti tipi diversi, più di tutti i granello di sabbia su questa spiaggia. Noi ne conoscevamo solo alcuni . Quello dei microrganismi era un mondo invisibile, un mondo che non riuscivamo a vedere e del quale conoscevamo davvero poco. [...]>>"
Il Nonno è uno di questi sopravvissuti si
lascia andare ai ricordi, per quanto dolorosi, di ciò che era accaduto
nel lontano 2013, quando aveva 27 anni, una carriera avviata
all’università e una fiducia incrollabile nelle facoltà umane. Dal suo
racconto traspaiono una profonda nostalgia e la certezza della ciclicità
della storia e dell’evoluzione della civiltà umana, di impareggiabile
bellezza, ma costruita su ingiustizie e sofferenze.
Come ogni grande opera letteraria, La peste scarlatta trascende gli avvenimenti narrati, offrendo una lettura cruda ma estremamente lucida dell’animo umano.
Il testo, apparso per la prima volta a puntate sul London
Magazine nel 1912 e in volume nel 1915, viene ripubblicato da Logos nella traduzione di Davide S. Sapienza.

Sopra: Un'immagine del vecchio narratore assieme a uno dei propri nipoti mentre sono a caccia.
I testi sono accompagnati dalle illustrazioni di Roger Olmos, le quali sono sempre a tutta pagina o anche a doppia pagina. Esse sono evocative, piene di poesia e di pathos, m anche molto carnali ed intense.
Sono presenti nel
volume sia immagini a colori che in bianco e nero. Queste ultime vengono usate per indicare ciò che è successo in passato, infatti sono inserite all'interno del racconto del vecchio, quando racconta ai nipoti di come tutto ha avuto inizio e di come sia degenerato. In questi casi l'artista ha fatto un bellissimo lavoro giocando
con le luci e le ombre di ogni scena, che risultano sempre molto
dettagliate, tuttavia in molti disegni ha deciso di inserire anche un tocco di colore rosso, dalle tonalità molto accese, intense e brillanti, proprio a contrastare il bianco e nero del resto dell'immagine. Colore che rappresenta la violenza e il sangue, ad esempio quello uscito da qualche ferita o da qualche buco di proiettile, sebbene non manchi anche un bel tramonto rossiccio. D'altronde il rosso scarlatto è anche il colore che contraddistingue questa piaga.
Le immagini a
colori sono poche, in quanto compaiono soprattutto all'inizio e poi alla fine del volume hanno delle tinte intense, forti, anche se non molto brillanti o vivaci,
ma che spesso appaiono un po' sporche, pervase da una patina marroncina che oscura la brillantezza dei colori, anche se ci sono alcuni elementi con tonalità più chiare e pulite. Nei disegni a colori i personaggi inoltre sembrano assumere un aspetto meno realistico e più caricaturale, esaltando ancora di più l'espressività dei loro volti.
Lo stile di Olmos sicuramente si adatta bene a rappresentare questa storia e le scene narrate nei suoi testi, in quanto l'artista non risparmia i lettori anche momenti piuttosto violenti e molto macabre, con cadaveri, persone malate deturpate dalla malattia, scheletri e zombie, il tutto rappresentato con grande dovizia di particolari e in modo molto dettagliato. Talvolta comunque l'artista non si limita a mostrare ciò che viene raccontato nei testi, ma alcune immagini sono più simboliche, tipo quella con una specie di mostro gigante rossiccio che si staglia in mezzo ai palazzi di una metropoli in rovina, con muri sporchi di rosso, a simboleggiare la diffusione della pandemia.





Sopra: Alcune illustrazioni di Olmos, di cui alcune a colori (sebbene con tonalità un po' spenta) mentre altre in bianco e nero, con il sangue rosso.
"La peste scarlatta" scritto da Jack London è un romanzo breve piuttosto interessante, che sicuramente porta a fare alcune riflessioni, ma che tuttavia per certi versi non mi ha entusiasmo troppo.
Francamente ho trovato i capitoli iniziali un po' pesanti, perché nonostante l'autore cerchi di far capire al lettore come sia diventata l'umanità in questo futuro post apocalittico, sono capitolo molto verbosi. Infatti qui troviamo questo uomo anziano assieme ai suoi nipoti a cui si mette a raccontare di come l'umanità si sia quasi estinta. Il fatto è che quindi la cosa ci viene raccontata e non mostrata, inoltre il vecchio, per farsi capire dai nipoti, che hanno perso gran parte del forbito vocabolario umano, deve spiegargli molte cose che il lettore già conosce. Da una parte la cosa è interessante, vedere come l'autore si sia immedesimato in questi giovani che sono praticamente degli uomini primitivi, privi di molte conoscenze sia linguistiche (interessante anche il fatto che abbiano in parte perso la capacità di esprimersi verbalmente) che teoriche. Ad esempio non avendo mai fatto matematica sanno contare solo fino a dieci, ma non comprendono unità come le centinaia, le miglia, i milioni o i miliardi ed è interessante vedere come il nonno cerca di spiegare loro questo concetto. Il problema è che il lettore si ritrova a dover sentire le spiegazioni di molte altre cose che lui già conosce, come quella di cosa sono i germi e delle varie epidemia che si sono susseguite sulla Terra nel corso dei millenni e io alla lunga ho trovato la cosa un po' noiosa.
Anche perché la spiegazione di come è effettivamente iniziata questa pandemia della Peste Scarlatta arriva dopo i primi due capitolo, cioè dopo un terzo del libro.
Quando il narratore inizia a parlare di come si scatenò la pandemia effettivamente le cose si fanno più interessanti, anche se sul retro di copertina c'è scritto: "Alla luce della recente pandemia di Covid-19, questo romanzo distopico risulta stranamente profetico per il lettore contemporaneo, che si riconoscerà in molte delle scene descritte da Jack London." Diciamo che anche in questa affermazione mi sono riconosciuta parzialmente. Sicuramente ho trovato delle similitudini per quanto riguarda la diffusione del virus, ma la Peste Scarlatta é una malattia decisamente molto più terribile e letale: "Il problema era la rapidità stupefacente con cui il germe annientava le persone e il fatto che, una volta entrato in un corpo, finiva inevitabilmente per ucciderlo. Nessuno era mai guarito. Quando c'era stato il vecchio colera asiatico, poteva capitare di andare a cena la sera con un uomo on salute e il mattino seguente, alzando si abbastanza presto, vederlo dalla finestra sfilare su un carro funebre. Ma questa nuova peste era più rapida, molto più rapida. Dal momento in cui si manifestavano i primi segnali, una persona impiegava un'ora a morire. Solo pochi resistevano per qualche ora. Gran parte moriva entro dieci, quindici minuti dall'insorgere dei primi sintomi." Ecco il Covid sicuramente non è stato così veloce e così letale, tanto che molte persone potevano contrarlo senza manifestare alcun sintomo, mentre altri sono guariti perfettamente anche avendolo preso. Questa Peste Scarlatta invece è descritta come una malattia che non lascia scampo, nessuna minima speranza di salvezza o di guarigione, per cui non sorprende che la popolazione sia stata decimata.
Nella parte dello scoppio e del diffondersi dell'epidemia si riconosce il panico che essa crea, con le persone che tendono a isolare quelle che credono infette poiché erano vicine a qualche ammalato. Interessante anche la parte con la popolazione che impazzisce, lasciandosi andate a scoppio di violenza, alla piromania, ai saccheggi e all'alcolismo.
In effetti la parte della descrizione della diffusione della pandemia e di come il vecchia sia riuscito a sopravvivere è abbastanza interessante, così come quelle in cui il vecchio racconta di come l'umanità si sia adattata e sia sopravvissuta a questo evento (dice ad esempio che erano rimaste poche donne in vita, per cui le possibilità di riproduzione erano piuttosto limitate).
Molte comunque delle cose descritte su come la popolazione ha reagito alla pandemia diciamo che orami sanno di già visto. Sicuramente quando London scrisse questa storia, nei primi del Novecento, essa doveva essere molto innovativa, e in effetti pensandoci a posteriori in certi punti non sembra avere un centinaio d'anni. Eppure, dopo tanta letteratura apocalittica e dopo tanti film, fumetti e manga sul medesimo tema, come pure quelli sugli zombie, le cose che scrive l'autore per me hanno saputo di già visto: il governo che inizialmente nega la malattia, la diffusione incontrollata del morbo, la paura che suscita, il tentativo della gente si sopravvivere creando delle comunità, la lotta contro balordi e delinquenti che cercano di approfittarsi della situazione, gente che muore in ogni dove, la fuga dalla città...
Lo so che non è colpa di London, che appunto ha scritto queste cose molti anni prima che vi facessero sopra film, fumetti, videogiochi e molti altri romanzi, eppure per la maggior parte del tempo mi è sembrato di leggere qualcosa che già conoscevo o che avevo già visto da qualche parte.
Detto ciò non trovo che quest'opera sia da buttare, anzi, a tratti è ancora attuale, e che sicuramente ha contribuito a fondare un genere letterario e cinematografico, la si potrebbe definire una genesi del genere. Purtroppo io il genere distopico e post apocalittico non lo apprezzo molto, perfino i film sugli zombie e relative pandemie li trovo noiosi, nonostante a me piacciano i film horror, perché li trovo sempre tutti uguali (anche The Walking Dead non sono riuscita a seguirlo perché mi ha stufato quasi subito).
Se tuttavia amate il genere distopico e post apocalittico, o anche i film sugli zombie, probabilmente vi piacerà, non aspettatevi però qualcosa di estremamente originale, in quanto la trama segue proprio l'evoluzione di una classica storia di questo tipo. Molto più interessante e coinvolgente è la parte finale, dove il protagonista trova altri sopravvissuti, peccato che fra questi uno sia un uomo grosso e violento, che ha sottomesso con la violenza una delle poche donne sopravvissute all'epidemia.
Rimane sicuramente un buon racconto, emozionante e che diventa più coinvolgente e vivido nella parte in cui il vecchio descrive la diffusione della peste, e come i superstiti sono sopravvissuti ad essa, presentando anche tematiche moderne e reggendo bene al passare del tempo (non sembrerebbe una storia scritta più di cento anni fa).
Interessanti sono anche le considerazioni del vecchio su quanto successo, su come era la Terra e su come invece è diventata, tornando a una regressione quasi primordiale, con la cultura e tutto il suo sapere che scompaiono pian piano. Un romanzo che fa riflettere sulla fragilità della società e della natura umana di fronte a simili avversità, sull'essenza dell'umanità e sulla sua capacità di trovare la forza per sopravvivere a simili catastrofi. Un libro che tutto sommato ci fa riflettere su quanto siamo fortunati ad avere ciò che abbiamo, sebbene non manchino critiche anche alla società moderna (London immaginava una società futura tutt'altro che idilliaca o prova di ingiustizie, anzi), dove ci sono tante cose che non sono giuste e che andrebbero migliorate.
Quest'opera è stata pubblicata originariamente a puntate nel 1912 e poi come romanzo nel 1915 dalla Mcmillan col titolo "The Scarlet Plague", mentre questa edizione è stata edita in italiano nel 2024 dalla Logos Edizioni. Il volume ha 104 pagine, la copertina flessibile, misura 25,5 cm d'altezza e 19,5 cm di lunghezza e costa 18,00 euro.
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