lunedì 16 giugno 2025

Le streghe di Venezia di Sèbastien Perez e Marco Mazzoni

"Le streghe di Venezia" è un'opera scritta da Sèbastien Perez e illustrata da Marco Mazzoni, che fa parte di una collana che si chiama "Papillons Noir" e che per ora conta solamente due titoli, e di cui l'altro è "Il ritratto di Dorian Gray" illustrato da Benjamin Lacombe. La collana di narrativa illustrata “Papillon Noir” nasce come uno straordinario laboratorio per autori e illustratori, dove testi, immagini e processi di produzione danno vita a nuovi immaginari. Ogni volume è concepito come un oggetto narrativo capace di coinvolgere il lettore in una continua esplorazione di stili e materiali innovativi.
 
 Sopra: La splendida copertina dallo sfondo scuro su cui risalntano i decori floreali dorati e, al centro, l'immagine azzura del busto e del volto di una ragazza allta da farfalle.
 
Nel 2045, in una società post-apocalittica, Simone ha 16 anni e vive in un’Italia segnata dalla segregazione in seguito a una terribile epidemia: "Il giorno in cui diedero l'allarme, Simone aveva appena 12 anni. In quel momento la sua vita cambiò. Nella sua testa risuonano ancora i passi del padre, mentre ntra di corsa pestando le suole sul pavimento. - Allontanano dalla finestra!-, aveva urlato.
per l'intera settimana la televisione aveva continuato a ripetere che i ricoveri erano in aumento e che per ordine del governo tutti dovevano restare in casa. La amlattia fu battezzata "virus delle farfalle", per via dell'attrazione esercitata sui lepidotteri degli infetti.
Una domenica sera, la madre di Simone venne chiamata per un'emergenza, e da allora non tornò più.Anche se era un medico, quand'era rimasta incinta aveva smesso di esercitare e non aveva più ripreso. Ora però era suo dovere recarsi nei centri di assistenza. Simone pianse ogni notte. supplicandone il ritorno. la puara serrava il suo storico e ogni giorno cresceva il timore che ance sua madre si ammalasse.
Per lunghi giorni, Simone e il padre rimasero da soli. La corrente elettrica arrivava per poche ore a settimana, finché non fu staccata del tutto. Televisori e computer non funzionavano più, così presero a leggere e a giocare a carta. Siccome il padre era insegnante, si preoccupava cje Simone restasse in pari col programma.
Era il genitore ad avventurarsi ogni volta alla ricerca di cibo. Le sue assenza si facevano via via più lunghe, perhcè i negzi si rifornivano con frequente difficoltà. Simone restava alla finestra in attesa del suo ritorno."
Per gli infetti sono riusciti a creare un siero che tiene sotto controllo i sintomi, tuttavia ci sono alcune persone, i "seguaci del morbo inibito",  che si fanno contagiare volontariamente perchè "la sua trasmissione provoca sensazioni straordinarie, ma non lasciava nel corpo alcuna traccia." Così Simone ed altri suoi amici decidono anche loro di farsi volontariamente contagiare, ma prima di venire morsi scatta un allarme e tutti fuggono in diverse direzioni, e Simone segue un giovane infetto sconosciuto. Il giovane si chiama Manuele, e ha una sorella di nome Camilla che è incinta, per cui i due devono fuggire dalla città (se gli infetti non fanno l'iniezione vengono classificati come "ad alto rischio" e gli viene data la caccia, ma se si recano all'appuntamento il governo potrebbe togliere il bambino alla donna). I due fratelli vogliono recarsi da alcune donne che aiutano le donne infette a partorire, e che vengono definite delle streghe.
Presto però la storia di Simone finisce per intrecciarsi con quella di una strega vissuta nella Venezia del Quattrocento, forse all’origine del declino del mondo. 

 
Sopra: Una delle oniriche illustrazioni di Mazzoni in cui vediamo il volto di Manuele avvolto dalle farfalle.

I testi sono accompagnati dalle magnifiche e affascinanti illustrazioni di Marco Mazzoni molto raffinate e graziose, complesse e ricche di dettagli, inoltre presentano uno stile originale, soprattutto per la scelta e l'uso dei colori. 
All'artista piace usare infatti l'azzurro e il magenta, con varie sfumature, così da creare un senso di contrasto visivo che colpisce e a volte anche un po' turba l'osservatore. Nelle illustrazioni sono poi presenti anche colori quali il nero e il bianco, il primo è stato usato per creare dei punti d'ombra, mentre il secondo per dipingere la pelle chiara delle streghe e per far risaltare i punti di luce. La pelle e i capelli delle persone invece sono rese con un insieme di sfumature di giallino, magenta e azzurro che le fa sembrare traslucidi.
Oltre alle immagini a colori, che solitamente sono a doppia pagina o a pagina intera qui l'artista ha dipinto anche un altro tipo di disegni che rappresentano i ricordi di Simone, i quali sono come delle vignette, infatti mostrano più eventi in sequenza, e in questi casi Mazzoni ha scelto di usa tinte come il nero e il bianco sporco. 
In bianco e nero sono anche i disegni delle pagine provenienti dal diario di una delle streghe, colei che ne ha fndato l'Ordine, disegni eleganti, estremamente minuziosi e ricchi di dettagli, che rappresentano elemnti floreali, animali, naturali e donne sensuali ma dalle orbite nere, avvolte in tralicci di fiori e circondate da animali (soprattutto uccelli).
Gli elementi naturali sono comunque presenti più o meno in tutte le illustrazioni del libro, anche nelle immagini che accompagnano i testi, che sono anche i disegni che rappresentano in modo più realistico ciò che avviene nella storia, in cui però non mancano anche qui elementi surreali e naturali, come delle farfalle o rami di erbe e fiori o animali di piccola taglia.
Attraverso le oniriche illustrazioni di Marco Mazzoni, Le streghe di Venezia ci conduce in un tempo e in uno spazio tanto reali quanto fantastici, al confine tra romanzo di formazione, incanto e riflessione sulla nostra epoca. 
 
 
 
 
 
 Sopra: Alcune illustrazioni interne di Mazzoni, di cui le prime in alto hanno delle tonalità più cube, mentre le altre più chiare, con personaggi dalla pelle che sembra traslucida. In basso l'ultima tavola illustrata, in bianco e nero con varie vignette, è quella che mostra uno dei ricordi di Simone.
 
"Le streghe di Venezia" è un'opera scritta da Sèbastien Perez e accompagnata dalle magnifiche, suggestive, delicate, potenti e oniriche illustrazioni di Marco Mazzoni, le quali sono sicuramente la parte migliore dell'opera. Sono immagini che trasmettono sorpresa e meraviglia, ma che talvolta lasciano anche un po' siazzati, in quanto hanno anche un che di malinconico e cupo.
La storia è abbastanza cupa anche se breve: ci troviamo in un futuro post apocalittico dove la popolazione mondiale è calata di due terzi, ed i sopravvisuti non se la cavano molto meglio, in quanto tenuti sotto stretto controllo del governo che cerca di contenere gli effetti del morbo che trasforma le persone in quelli che sono, sostanzialmente, deli zombie.
Simone, il protagonista, incontra un po' per caso un fratello e una sorella che devono andare a Venezia per salvare il figlio della ragazza, che è infetta. Simone decide di seguire la coppia e di aiutarli, incontrando le cosiddette "Streghe di Venezia", una confraternita di donne che aiuta le donne incinte infette a partorire e che poi ne allevano i figli, per evitare che finiscano in mano al governo per qualche esperimento.
Una vicenda sotto certi aspetti affascinante, che combina elementi distopici, miseriosi e anche un po' magici, sebbene la trama di base non sia proprio originalissima e direi che è più o meno la stessa che si trova nella maggior parte dei film sugli zombie e sui futuri post-apocalittici, se non fosse per la cosa che le farfalle sono attratte dagli infetti e che questi, prima di perdere la ragione e diventare zombie affamati di carne, possano restare in una sorta di stadio intermedio dove hanno coscienza di sè, sebbene il loro aspetto sia diverso da quello delle persone sane.
Un libro con una trama potente, a tratti anche un po' destabilizzante, ma che non ho trovato brillare per originalità, sebbene alcuni elementi introducano delle novità interessanti (l'evoluzione della malattia, i papiliofili, la presenza di queste "streghe" e del diario della fondatrice dell'ordine, che sembra aver dato origine al virus ). Se vi piacciono i romanzi distopici e post-apocalittici tuttavia potreste trovare questo libro intrigante, mentre in me la trama non ha suscitato particolare entusiasmo, mentre ho trovato più coinvolgente la parte del diario di Emilia, la fondatrice dell'ordine delle streghe. Le illustrazioni di Mazzoni sono comunque stupende e l'edizione è di per sè molto bella e curata, un libro lussuoso e da collezione.
 
Quest'opera è stata pubblicata nel 2024 dalla Albin Michel Jeunesse col titolo "Les Sorcières de Venise" ed è stata edita in italiano nel 2025 dalla Ippocampo Edizioni. Il volume ha 120 pagine, la copertina rigida, misura 27,5 cm d'altezza e 19,5 cm di lunghezza e costa 25,00 euro.
 
Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

giovedì 12 giugno 2025

SPECIALE libri non illustrati

In questo speciale dedicato ai libri privi di disegni (mentre il mio blog è specializzato in libri illustrati) vi parlerò di tre romanzi appartenenti a diversi generi, anche se tutti sono abbastanza vecchiotti, per cui spero di riportare un po' alla luce qualche mezzo classico dimenticato.
Il più vecchio, se guardiamo la pubblicazione originaria, è il fantasy: "MOONACRE: I segreti dell'ultima Luna : Il cavallino bianco", scritto nel 1946 da Elizabeth Goudge, anche se l'edizione che attualmente si trova in commercio è quella del 2009 della Rizzoli.
Poi abbiamo il giallo "Picnic ad Hanging Rock" di Joan Lindsay, pubblicato nel 1967, anche se in Italia è stato tradotto solo nel 1988.
Infine il libro maggiormente indirizzato a un pubblico giovane: "L'albero di Halloween" di Ray Bradbury, edito nel 1972, ma portato in Italia solo nel 1994, anche se poi è stato ripubblicato più volte anche da diverse case editrici.
 

"PICNIC A HANGING ROCK" di Joan Lindsay con 205 pagine, edito nel 1993 dalla Sellerio (costo di 12,90 euro. Titolo originale: "Picnic at Hanging Rock", 1967).
Il 14 febbraio 1900, giorno di san Valentino, le allieve dell'Appleyard College nello stato di Victoria, Australia del Sud, si recano per una scampagnata a Hanging Rock, aspra collina vulcanica che si erge solitaria nella prateria, un luogo del mito dove può capitare qualsiasi cosa, come ricorda loro anche la direttrice prima della partenza: " - Bene. Dunque, signorine, abbiamo davvero fortuna con il tempo, per il nostro picnic a Hanging Rock. Ho dato istruzioni a Mademoisselle che, siccome la giornata probabilmente sarà calda, vi permetta di togliervi i guanti quando la carrozza avrà attraversato Woodend. Pranzerete nell'area attrezzata per i picnic vicino alla Roccia. Ancora una volta lasciatemi ricordarvi che la Roccia vera e propria è estremamente pericolosa, pertanto vi proibisco assolutamente di organizzare sciocche imprese da ragazzacci per andare a esplorare anche solo i pendii più bassi. Si tratta, comunque, di una meraviglia geologica solla quale dovrete, lunedì mattina, stendere un breve saggio. Desidero ancora una volta rammentarvi che il luogo è noto per i serpenti velenosi e per le dannosissime formiche, di varie specie. Credo sia tutto. Spero che trascorrerete una giornata piacevole e cercherete di comportarvi in modo da fare onore al collegio. Vi aspetto di ritorno, signorina McCraw e Mademoiselle, verso le otto per una leggera cena."
E qualcosa succede: mentre ai piedi della roccia ci si attarda tra le tovaglie stese sull'erba, gli orologi del cocchiere e delle istitutrici si fermano misteriosamente a mezzogiorno e tre allieve, Miranda, Irma e Marion, si avventurano verso la cima seguite dalla matura signorina McCraw. Quando è il momento di tornare al collegio le ragazze e l'insegnante non si trovano e vana risulta ogni ricerca; solo Irma scenderà dalla roccia misteriosa, ma senza ricordare nulla, e con una ferita alla fronte. Per la prima settimana le ricerche della polizia, e non solo, non si trova nessun indizio, mentre il 21 febbraio, quasi per caso grazie a una sorta di intuizione, il giovane Fitzhubert riesce a ritrovare una delle ragazze ancora viva, la quale però non ricorderà nulla di quanto accaduto. 
La storia si dipana piuttosto lentamente, con parti molto descrittive ma che in realtà non si concentrano sempre sulle indagini, anche perché alla fine non sembra esserci poi molto su cui poter indagare: nessun indizio spunta fuori e anche i possibili testimoni sembrano non ricordare mai nulla, pure a distanza di tempo.
Il romanzo racconta un mistero insoluto, un avvenimento realmente accaduto ma trasfigurato in un mito. È quindi una sorta di ricostruzione romanzata di un fatto di cronaca (o almeno questo è ciò che l'autrice ci fa credere), un mistero che non verrà mai risolto, il che ha reso la lettura per me un po' deludente, in quanto, sebbene il libro non sia neanche troppo lungo (sebbene sia scritto abbastanza in piccolo) l'ho percepito come lento. Ho continuato la lettura sperando appunto nella risoluzione del mistero, che è in effetti alquanto intrigante, e che sembrava aver ripreso vigore dopo il ritrovamento di una delle ragazze. Ma purtroppo, man mano che passavano i capitoli il ritrovato entusiasmo si è smorzato, e devo dire di essere arrivata alla fine del libro abbastanza forzatamente.
Probabilmente è stato sbagliato il mio approccio iniziale al libro, in quanto ho pensato che si trattasse di un normale romanzo giallo con alcune ragazze scomparse di un collegio (antefatto molto interessante). Invece l'autrice ha fatto in modo di renderlo un fatto di cronaca misterioso e tutto'ora rimasto irrisolto. Il libro quindi può essere interessante per chi volesse approfondire questo strano avvenimento, immergendosi nella storia seguendo le indagini, i pensieri dei presenti, le preoccupazioni della direttrice del collegio, la tristezza delle varie studentesse... Alla fine i fatti concreti non sono poi molti, praticamente gli avvenimenti degni di nota sono tre o quattro, i quali vengono contornati da tante descrizioni e fatti abbastanza irrilevanti (pettegolezzi del vicinato, le preoccupazioni della direttirce del collegio o dei genitori, indagini che però non portano a nulla). Mentre lo leggevo avevo la sensazione che il tutto si stesse svolgendo non nella realtà ma di trovarmi in una dimensione onirica, come se mi trovassi dentro a un sogno, ed è stato un po' strano, in una narrazione che gioca molto sulle ambiguità e sul non detto.
Nonostante poi la storia descriva le vicende e gli stati d'animo di molte persone, tutte coinvolte in qualche modo nel caso dell'epoca, nessuna viene presa come punto di riferimento, come protagonista, per cui io non mi sono affezionata a nessuno personaggio in particolare e nessuno mi ha lasciato qualcosa alla fine della lettura.
Io purtroppo non ho trovato quello che mi aspettavo e, sebbene a tratti la storia ritornasse ogni tanto a coinvolgermi (perchè comunque il libro è scritto bene, nonostante le molte parti descrittive), il finale ha reso per me deludente la lettura.
Curiosità: a quanto pare esisteva un capitolo finale in cui l'autrice spiegava la scomparsa delle ragazze e dell'insegnate (una spiegazione che non è razionale, ma soprannaturale, vicina all'esoterismo), il capitolo però fu rimosso su richiesta dell'editore e l'autrice diede il permesso al suo editor di pubblicarlo sono dopo la sua morte. La versione col capitolo aggiuntivo però non è mai stata pubblicata in italiano.
 
 
Sopra: A sinistra la copertina dell'edizione del 2023, a destra un'altra edizione Sellerio del Duemila.

"L'ALBERO DI HALLOWEEN" di Ray Bradbury con 144 pagine, edito nel 1994 dalla BOMPIANI (costo di 12 000 LIRE. Titolo originale: "The Halloween tree", 1972).
E' la notte di Halloween  e otto ragazzini si sono mascherati per l'occasione pronti a fare dolcetto o scherzetto: Tom è vestito da scheletro, Henry da strega, Ralph è fasciato come una mummia, Georg è diventato uno spettro, J.J. scompigliato come un cavernicolo, Fred stracciato come un accattone, Wally indossa una maschera da grottesca, Pipkin... «Ehi, dov'è finito Pipkin?»... Indossava una maschera bianca e portava una lunga falce. 
Nella serata che precede Ognissanti qualcosa di stupefacente è accaduto: un enorme albero è apparso e, dai suoi rami, pendono centinaia di zucche. Zucche in cui sono intagliati sorrisi inquietanti e occhi luminescenti che fissano otto ragazzini: "Un albero così non l'avevano mai visto.
Sorgeva in mezzo a un grande cortile dietro quella dimora misteriosa. Era alto più di trenta metri, più dei comignoli più alti, era ben sviluppato nei ra mi e aveva un'abbondante chioma di foglie autunnali rosse, gialle e marrone.
<<Ma...>> sussurrò Tom, <<guardate! Guardate su quell'albero!>>
Dall'albero pendevano migliaia di zucche di ogni forma e grossezza, in mille sfumature di giallo e di arancione.
<<Un albero di zucche>> suggerì uno dei ragazzi.
<<No>> fece Tom.
Il vento soffiava sulle cime dei rami e faceva dondolare dolcemente i frutti dai vivaci colori.
<<È l'Albero di Halloween>> disse Tom.
Aveva ragione. 
Le zucche sull'Albero non erano delle semplici zucche. In ognuna era intagliata una faccia differente, ogni occhio era quello di uno sconosciuto, ogni naso era più strano dell'altro, ogni bocca sogghignava in modo diverso.
Dovevano esserci almeno mille zucche che penzolavano dai rami dell'Albero. Mille sorrisi, mille smorfie. E almeno duemila occhiate, strizzatine, ammiccanti.
I ragazzi osservarono attenti, quando accadde un fatto nuovo.
Le zucche dettero segni di vita. Una per una, dai rami più bassi, in ogni zucca si accese una candela. Prima una, poi l'altra, poi un'altra ancora, sempre più su, tre zucche qui, sette zucche là, una dozzina, un centinaio, cinquecento, mille zucche si accesero. Il fuoco brillava attraverso le fessure degli occhi, fiammelle guizzavano dalle bocche a dentiera, scintille sprizzavano dalle orecchie.
Da qualche parte si levò un coro di due, tre, forse quattro voci che cantavano una nenia sul cielo e la terra sprofondati nel sonno. La polvere fioccava dalle grondaie."
Nel frattempo intanto Pipkin è sparito. Che fine ha fatto? Scortati da Sudario, una guida davvero particolare, i sette ragazzi partono alla ricerca dell'amico e strada facendo si imbatteranno in una fitta serie di avventure grottesche e allucinanti. E... riusciranno a salvare Pipkin? Quest'ultimo è il loro migliore amico, perché è un bambino estremamente allegro e vivace, tanto che "nessuno lo aveva mai visto fermo" e "Il giorno in cui Joe Pipkin era nato tutte le bottiglie di coca-cola e di aranciata avevano spumeggiato di gioia.
Ecco come viene descritto Pipkin: "Le sue scarpe da tennis erano vetuste, verdi delle foreste che aveva attraversato, brune dei lunghi percorsi fra le messi di settembre, incatramare sui moli e sulle spiagge dove attraccavano le chiatte di carbone, gialle delle intemperanze dei cani, piene di schegge di steccati
Gli abiti erano quelli dello spaventapasseri, su cui i cani di Pipkin dormivano o giocavano, frusti alle maniche e strappati didietro. I capelli? Un porcospino di setole biondo-scure, puntate come daghe in tutte le direzioni. Le orecchie? Pura peluria di pesca. Le mani? Impastate di polvere, del buon odore dei cani Acireale, di caramelle di menta e pesche rubate in lontani frutteti.
Egli viene rapito dalla Morte, e per poterlo ritrovare i ragazzi accompagneranno il signor Buonaparte Clavicola Sudario in un viaggio attraverso vari secoli e varie culture, per scoprire le origini e le tradizioni legate ad Halloween. Come inizialmente fa infatti notare loro Sudario: "<<Ragazzi, guardatevi in faccia. Tu, perché indossi quella maschera da Teschio? E tu? che porto una falce? E tu? travestito da strega? E tu, e tu, e tu?>>" Puntava il dito ossuto a ogni maschera. <<Non lo sapete, vero? Vi siete sporcati la faccia di cerone e avete indossato quei vecchi stracci che puzzano di naftalina senza sapere nemmeno perché!>> [...]
Tutti i ragazzi osservarono con imbarazzo i propri costumi e diedero un'aggiustatina alle maschere.
<<Non ci piacerebbe scoprirlo?>> chiese il signor Sudario. <<Ve lo dirò io! Anzi, Ve lo mostrerò! Se solo avessimo tempo...>>
<<Sono appena le sei e mezzo. Halloween non è nemmeno cominciata!>> protestò Tom - lo - scheletro. 
<<Giusto!>> rispose il signor Sudario. <<D'accordo... andiamo>>"
E così inizia il viaggio dove i ragazzi visiteranno le origini della festa e dei loro costumi: la preistoria, dove gli uomini temevano la morte quotidianamente, e avevano paura del buio, degli animali feroci e dell'avere abbastanza cibo per sopravvivere; l'antico Egitto, dove gli Egizi davano grande importanza all'aldilà, preparandosi in anticipo costruendo sontuose tombe (chi poteva permetterselo) e poi facendosi mummificare, per essere pronti a passare oltre; gli antichi Greci e la loro Festa degli Orci, in cui venivano offerti cibi ai defunti e gli usci delle porte venivano dipinti con la pece, così che gli spiriti non potessero entrare nelle case; le isole Britanniche e i Celti, e il loro Dio di Ottobre Samhain, il dio dei Morti, che falciava le anime dei peccatori trasformati in bestie; i Romani con i loro dei pagani, che sconfissero i Celti e che a loro volta verranno sconfitti dal cristianesimo e dal suo Dio per poi passare al Medioevo e alla caccia alle streghe; Notre Dame, dove la chiesa è adornata dalle grottesche, statue con l'aspetto di demoni e bestie, rappresentazione delle antiche divinità, dei vecchi incubi e delle antiche paure; in Messico per festeggiare El Dia del Los Muertos, quando i cimiteri si riempiono di luci, fiori e cibi, così che i vivi possano festeggiare assieme ai loro cari defunti.
Una storia breve e piacevole, alla scoperta delle origini di una festa affascinante quanto, qui da noi, sottovalutata o dimenticata. Un romanzo che può essere un'ottimo tuffo nella storia e nel passato, nelle altre culture, ma anche un modo per parlare della morte e delle più antiche paure dell'uomo, per capire come egli ha cercato di affrontarle nel corso dei secoli, fin dalla sua comparsa. E assieme a tutto ciò c'è sempre la preoccupazione per l'amico Pipkin, che ad ogni avventura continuano a ritrovare e a perdere, fino ad arrivare a dover fare una scelta per poterlo riavere con loro, una scelta che comporta un piccolo (ma in realtà neanche tanto) sacrificio.
Una vicenda carina, interessante e coinvolgente, con delle descrizioni molto vivide e sensoriali, il testo inoltre sembra presentare anche alcune parti in rima (come canti propiziatori, inni per le divinità, preghiere...), di cui però non mi è piaciuta molto la traduzione perchè risultano poco musicali, in quanto sono stati resi senza neppure una rima.
 
     
  Sopra: A sinistra la copertina dell'edizione Mondadori del 2013, successivamente una delle prime edizioni italiane, cioè quella della Bompiani del 1994, a destra un'altra edizione (con una copertina molto brutta) Mondadori però degli Oscar Moderni. A sinistra infine la copertina di un'edizione inglese illustrata da Gris Grimly.
 
Curiosità: nel 1993 da questo libro venne tratto anche un film col medesimo titolo: "The Halloween Tree", dove un gruppo di 4 bambini scopre le origini di Halloween e come è stato festeggiato nel corso dei secoli da varie popolazioni e culture, nel frattempo dovranno anche salvare il loro amico Pip.


Sopra: In alto la locandina del film d'animazione, con Pip in primo piano mentre trasporta una grande zucca intagliata. Sotto alcuni fotogrammi tratti dal film: a sinistra si vede il gruppo dei bambini con Moundshroud (Sudario in italiano), mentre a destra si vede l'albero di Halloween.

"MOONACRE. I SEGRETI DELL'ULTIMA LUNA: Il cavallino bianco" di Elizabeth Goudge con 256 pagine, edito nel 1988 dalla Lion Hudson, anche se questa è l'edizione riveduta e corretta del 2009, edita dalla Rizzoli Edizioni (costo di 18,50 euro. Titolo originale: "The little white horse", 1946).
Maria Merryweather ha tredici anni quando, rimasta orfana, si trasferisce a Moonacre Manor, ospite di un ricco, eccentrico cugino.
"Maria, l'eroina della nostra storia, va descritta per prima. Nell'anno di grazia 1842 aveva tredici anni ed era considerata poco attraente, con quegli occhi grigia rgebti fastidiosamente penetranti, i lisci capelli rosso e il faccino pallido pieno di lentiggini. Eppure la sua figura esile, da fata bambina, dritta come un manico di scopa, era assai dignitosa, e i suoi piedini, di cui andava molto fiera, erano squisitamente piccoli. Li riteneva la cosa più bella che avesse, ed era questo il motivo per cui nutriva un profondissimo interesse per i suoi stivali piuttosto che per i guanti, le gonne o i cappelli."
Ad accompagnarla nella suo nuova casa ci sono con lei ci sono Miss Heliotrope, la sua governante fin da quando era neonata (avendo perso la madre alla nascita) e Wiggins, il suo cagnolino di razza molto bello, un Cavaliere King Charles spaniel, ma avido, vanitoso, irascibile, egoista e pigro.
L'antica dimora si rivela colma di mistero e di segreti e Maria scopre ben presto di essere predestinata a salvarla dalla scomparsa, riscattando le colpe dei suoi antenati che ne hanno segnato la sorte. 
Alla tenuta vive Sir Benjamin Merryweather, il proprietario della residenza, un uomo molto alto, largo e robusto, dal volto rosso e rotondo un naso aquilino, brillanti occhi castani, solito indossare delle enormi parrucche bianche e a vestire in modo molto elegante. Vi sono poi Digweed, il cocchiere; Marmadike il nano cuoco; Robin, il giovane pastore con cui Maria giocava nel cortile di casa a Londra quando erano piccoli; il Vecchio Parroco, che è infatti il parroco del paese dei Merryweather; Miss Loveday, la madre di Robin, nonché portiere della tenuta e donna delle pulizie del Parroco, oltre che vecchia fidanzata di Sir Benjamin.
Ma nella magione risiedono anche diversi animali, come: il "cane" Wrolf, anche se in realtà si tratta di un leone, il quale protegge tutti i membri della famiglia; il gatto Zachariah, un bel gattone nero dall'aspetto elegante e fiero; Pervinca, un pony grigio e rotondo, che sarà la cavalcatura di Maria; Serena, una lepre che Maria ha salvato dai bracconieri; Atlante, un cavallino robusto color castagna, cavalcatura Sir Benjamin. Ogni tanto a Maria capita poi di vedere un bellissimo cavallino bianco, ma chi sarà mai questa incantevole e misteriosa creatura? 
Grazie all'aiuto delle magiche creature che da sempre abitano l'incantevole vallata e alla sua determinazione, Maria, ultima Principessa della Luna, riuscirà a salvare Moonacre e a riportarvi la serenità perduta. 
Nei territori dei Merryweather si aggirano infatti gli Uomini dei Boschi Neri, i quali hanno il controllo sulla zona della pineta e della spiaggia, da cui si procurano il pesce, anche se spesso praticano bracconaggio nei boschi di Sir Benjamin e rubano bestiame e cibo alle persone del villaggio. 
Saranno loro il problema più grosso che Maria, assieme all'aiuto del suo amico Robin e degli animali, dovrà risolvere, sebbene nella magione ci siano anche altri misteri da svelare un po' alla volta, finché il lettore non avrà presente un quadro completo della situazione.
La storia è sicuramente affascinante, anche se a volte scorre un po' lentamente a causa nelle numerosissime descrizioni che vi si trovano all'interno. Oltre alle descrizioni dei protagonisti e degli animali ci sono poi anche quelle degli ambienti, sia interni che esterni (tipo le varie camere del castello, la casa del Parroco, i boschi di Merryweather..), per non parlare delle descrizioni dei cibi che vengono serviti a Maria a colazione, pranzo cena e merende varie. Questa ad esempio è la prima colazione che la protagonista fa alla tenuta: "... posò il vassoio delle salsicce sul tavolo con un gesto che sembrava implorare di mangiarle tutte.
Ma non c'erano solo quelle, per colazione Digweed portò a che un enorme prosciutto, uova sode, caffè, tè, pane appena affettato, miele, crema con una spessa crosta gialla, burro freschissimo e latte appena munto, tanto da essere ancora caldo e schiumoso." Oppure questo è, una parte, del menù previsto dal cuoco per l'ora del tè: "<<Plumcake. Torta allo zafferano. Torta alla ciliegia. Fairy cake ghiacciate. Pasticcini alla crema. Pan di zenzero. Meringhe. syllabub. Biscotti alle mandorle. Rock cake. Gocce di cioccolato. Focaccine d' avena e melassa. Cornetti alla crema. Devonshire split. Pasticci della Cornovaglia. Tramezzini al prosciutto, alla crema di limone e alla lattuga. Toast alla cannella. Toast al miele...>>"
Una bella storia comunque, una protagonista volenterosa e determinata, anche se non prova di difetti, ma che sarà in grado di crescere e maturare; con personaggi piacevoli (tranne probabilmente il cagnolino Wiggins), tanti animali, con alcuni elementi fiabeschi e mitologici (ma non manca anche una certa componente cristiana), ricca di descrizioni e misteri da svelare.
 
 Sopra: La copertina dallo sfondo blu scuro su cui spiccano le scritte bianche del titolo e i disegni azzurri.
 
Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 9 giugno 2025

L'ACCADEMIA DEL BENE E DEL MALE di Soman Chainani

"L'accademia del bene e del male" è un romanzo scritto da Soman Chainani con le illustrazioni di Iacopo Bruno, ed è il primo volume di una serie che ha avuto un discreto successo quando venne pubblicata nel 2015, tanto da portare l'autore a scrivere due trilogie e un prequel.
Protagoniste di questa saga sono Sophie ed Agatha, le quali devono iniziare il loro primo anno nell'Accademia del Bene e del Male, dove i giovani vengono preparati a diventare eroi e cattivi delle fiabe.
 
 
Sopra: A sinistra la copertina del primo volum, mentre a destra quella dell'edizione che riunisce i primi tre volumi della serie. In entrambe in alto si possono vedere le teste delle due protagoniste Agatha e Sophie.

Sophie e Agatha sono amiche del cuore, anche se la prima non vede l'ora di scoprire cosa significhi studiare nella leggendaria Accademia del Bene e del Male, dove ragazze e ragazzi normali vengono preparati a diventare gli eroi e i cattivi delle fiabe. Nel villaggio di Gavaldon infatti c'è questa leggenda secondo cui, ogni 4 anni, nell'undicesima notte dell'undicesimo mese il Gran Maestro arriva nella cittadini e rapisce due bambini o bambine che abbiano compiuto almeno 12 anni e li porta all'Accademia del Bene o a quella del Male, per insegnare loro ad essere i personaggi delle fiabe, come spiega Sophie ad Agata: "Be', nella Scuola del Bene s'insegna ai giovanotti e alle fanciulle come me a diventare eroi e principesse, a governare il proprio regno con rettitudine e a raggiungere il lieto fine in cui "E fossero sempre felici e contenti">> spiegò Sophie. <<Alla Scuola del Male insegnano come diventare streghe malvagie o troll dalla schiena gibbosa, come ordire sortilegi e fare magie cattive.>>"
Con i suoi eleganti abiti rosa, le scarpette di cristallo e la passione per le buone azioni, Sophie sa che otterrà ottimi voti nella Scuola del Bene. Agatha invece, con i vestiti neri e informi e il carattere scontroso sembra una perfetta candidata per la Scuola del Male. 
A quanto pare l'Accademia esiste per formare persone che contribuiranno a mantenere l'equilibrio tra il Bene e il Male, poiché il loro mondo perirebbe se tale equilibrio venisse compromesso. E sempre per tale motivo ogni anno il Gram Maestro sceglie come allievi persone nei cui cuori risiede il Puro Bene e il Puro Male, ed è per questo che nell'Accademia la divisione dei ruoli è così netta: "Tutti o bambini nascono con un'anima che può essere buona o cattiva. [...] Alcuni hanno un'anima più pura di altri ma, alla base tutti sono o Buoni o Cattivi. I Cattivi non possono rendere la loro anima Buona e i Buoni non possono diventare Cattivi...".
Tuttavia quando arrivano all'Accademia le due ragazze fanno una scoperta sorprendente: Sophie finisce nella Scuola del Male a seguire lezioni di Imbruttimento, Trappole mortali e Storia della Cattiveria, mentre Agatha si ritrova nella Scuola del Bene, a lezione di Etichetta principesca. 
Si tratta di un errore? O forse il loro autentico carattere è diverso da ciò che tutti credono? Per Sophie e Agatha comincia un viaggio in un mondo straordinario, dove l'unico modo per uscire dalla fiaba è viverne una fino alla fine. 

"Dentro la foresta primordiale 
c'è un'accademia del bene e del male. 
Ci sono due castelli, due teste gemelle: 
uno benigno e l'altro maligno. 
Prova a fuggire: le vie son bloccate. 
L'unica è una storia di fate."

Sopra: Due pagine in cui si vede l'inizio del secondo capitolo con un'illustrazione che mostra la libreria di Galvadon, dove tutti trovano e acquistano i nuovi libri di fiabe.

I testi sono accompagnati da alcune illustrazioni in bianco e nero di Iacopo Bruno, solitamente posizionate assieme ai testi all'inizio di ogni capitolo. I disegni non sono molto grandi, solitamente di medie dimensioni ed hanno un aspetto curato, ricco di dettagli e abbastanza realistico, con delle belle sfumature e ombreggiature che donano profondità alle immagini.
Queste rappresentano un elemento (un luogo, un oggetto o un personaggio) che avrà una particolare rilevanza nel capitolo (la casa di Agatha, degli animali delle principesse, ...), oppure una scena che si svolge in quest'ultimo, come il disegno che mostra le due ragazze mentre cavalcano uno stinfalide (uccello gigante e scheletrico) oppure quello con Agatha che si risveglia dentro una bara di ghiaccio mentre sta per essere colpita da un'ascia...
Le illustrazioni sono carine e aiutano i lettori ad individuare o a visualizzare meglio l'aspetto delle protagoniste o di alcuni luoghi, mentre altri personaggi non vengono quasi mai rappresentati, quando in realtà sarebbe stato carino vedere come sono fatti. In effetti sarebbe stato carino vedere un maggior numero di disegni all'interno del volume, magari un po' più grandi, visto che quando il Narrastorie (una penna che scrive e narra le storie dei personaggi delle fiabe) inizia a scrivere la storia delle due ragazze lo fa aggiungendovi anche dei disegni e sarebbe stato carino se le medesime immagini fossero state create anche per questo volume.
 
 

 

 Sopra: Alcune delle immagini poste all'inizio di ciascun capitolo, le quali sono in bianco nero e dall'aspetto grazioso e curato, e mostrano  scene con le protagoniste o elementi citati nella vicenda come animali o ambienti particolari.
 
"L'accademia del bene e del male" di Soman Chainani è stata una lettura avvincente, di come non ne capitavano da un po' di tempo, in parte grazie all'idea alla base della trama e in parte ai personaggi. Per quanto riguarda l'idea di base essa è interessante perchè riprende (come ho visto fare anche in altri romanzi che avevano più o meno un target simile) il mondo delle fiabe o, più in generale, della letteratura per bambini e ragazzi, ambientando però la vicenda in una scuola, o meglio... in due scuole: una che ha il compito di addestrare i cattivi ed un'altra che invece addestra i buoni. In questo caso tale dicotomia così netta ha senso perchè in effetti nelle fiabe, proprio per una caratteristica legata al loro genere, i personaggi sono o l'uno o l'altro. Inoltre, come viene spiegato da uno degli insegnanti, gli allievi che vengono selezionati per entrare nelle scuola sono proprio dei rappresentanti di una o dell'altra fazione: " << [...] Ma il Gran Maestro ha scelto voi>> Polluce si rivolse a entrambi i settori, <<perchè ha guardato nei vostri cuori e vi ha trovato qualcosa di molto raro : il Puro Bene e il Puro Male.>>"
In realtà i personaggi della scuola del Bene non si dimostrano sempre così buoni (le allieve non si dimostrano ben disposte nei confronti di Agatha, fermandosi alle apparenze, e spesso si dimostrano superficiali  e vanitose), così come quelli del Male non sono sempre cattivi.
Veniamo quindi alla caratterizzazione dei personaggi, che piuttosto buona, a partire da quella delle protagoniste: Sophie ed Agatha. La prima, con i suoi lunghi capelli biondi e gli occhi verdi, ama comportarsi come una principessa, ma solo per quanto riguarda le apparenze, infatti ama prendersi cura della propria bellezza e del proprio aspetto diventando però parecchio vanitosa. Si comporta inoltre anche in modo molto egoista, pensando prima di tutto al proprio bene e ai propri vantaggi, sebbene trovi sempre un modo per giustificare le proprie scelte e le proprie azioni. Perfino le Buone Azioni che compie solitamente sono fatte con una qualche finalità ben specifica, cioè per ottenere un qualche vantaggio e mostrare agli altri quanto lei sia buona.
Agatha vive in una casa in un cimitero, ha un caschetto di capelli corvini, una carnagione pallida e un corpo ossuto, veste sempre di nero, ha un gatto di nome Killer, ama la solitudine e tende a tenere gli altri a distanza. Nonostante le apparenze un po' trascurate e l'aspetto imbronciato la ragazza però possiede un animo buono, infatti è sempre preoccupata per l'amica, e vuole ritornare a casa assieme a lei, e cerca di fare di tutto per raggiungere il suo scopo, mentre Sophie pensa solo a ciò che vuole lei o che le sarebbe più vantaggioso.
Poi c'è Tedros, il figlio di re Artù, biondo con gli occhi azzurri, un fisico snello e muscoloso, di aspetto bellissimo ed estremamente abile con la spada e nel combattimento. È abituato ad essere ammirato e amato dalle principesse, e un po' in effetti ne è fiero, tuttavia anche lui rivela una personalità più approfondita: "Tedros era abituato ad attirare gli sguardi delle ragazze, ma quando ne avrebbe trovata una che andasse oltre il suo aspetto fisico? Che vedesse in lui qualcosa si più, non solo il figlio di Re Artù. Una fanciulla a cui importasse ciò che pensava, le sue speranze, le sue paure. Invece eccolo lì a mettersi in mostra e ad asciugarsi mentre si girava per offrire alle ragazze la visuale migliore. Sua madre aveva ragione: poteva fingere quanto voleva, ma era uguale a suo padre, nel bene e nel male."
Ovviamente una ragazza c'è che è andata oltre il suo aspetto fisico, ed è Agatha, tanto che in realtà il ragazzo le risulta parecchio antipatico, principalmente perché lo vede come una minaccia alla sua amicizia con Sophie, in quanto a quest'ultima lui piace ed è per lei una priorità rispetto ad Agatha. Ma Agatha è l'unica tra le ragazze a riuscire a vedere oltre l'aspetto del ragazzo: "Agatha ripensó a quel borioso ragazzo del Teatro, che tutti avevano indicato come il figlio di Re Artù. Come poteva vedere tutto questo e non sentirsene oppresso? Come riusciva a convivere con il continuo confronto e con le aspettative che giravano su di lui? Almeno aveva la bellezza dalla sua parte."
Nel romanzo comunque, oltre alla storia intrigante e ai protagonisti interessanti, vengono trattate anche alcune tematiche che portano i lettori a riflettere, tra cui la differenze di genere: nella scuola del Bene ad esempio ci sono dei corsi destinati solo ai maschi (Portamento e Cavalleria) ed altri solo alle femmine (come Imbellimento e Comunicazione con gli Animali). E qui Agata fa una riflessione interessante: "Sicuramente la Scuola del Male non sentiva tutta quella necessità di definire quali capacità fossero da maschi e quali da femmine. Invece quiz tra le torri del Bene, i maschi se ne andavano a tirare di spada mentre le femmine dovevano imparare ad abbaiare come cani e gridare come gufi. Non c'era sa stupirsi che poi, nelle favole, le principesse fossero tanto inette, si disse Agatha. Se erano solo capaci di sorridere, tenere le spalle ben dritte e parlare agli scoiattoli, che scelta avevano, se non quella di aspettare che arrivasse un ragazzo a salvarle? " La scuola del Bene in effetti sembra dare molto peso all'aspetto fisico, tanto da avere proprio dei corsi dedicati a questo argomento, oltre a esserci delle Sale del Benessere (che sarebbero delle specie di Spa) a cui possono accedere solo i migliori studenti: per i maschi ci sono sale per l'allenamento, docce e saune, mentre per le ragazze postazioni con prodotti di bellezza per il trucco e per acconciarsi, saune, vasche termali...
Dopo al primo anno inoltre gli studenti vengono divisi in tre categorie: i Capitani (cioè eroi e principesse o capi dei cattivi), i Gregari (aiutanti e seguaci) e infine i Morfis, cioè quelli che subiranno delle trasformazioni, i quali "impareranno ad adattarsi alla loro nuova forma e a sopravvivere ai tanti pericoli della selva". Quest'ultima categoria però nasconde un lato oscuro che perfino l'Accademia del Bene ignora: i ragazzini che vengono trasformati in animali (e a volte anche in oggetti) non sono felici di farlo, ed Agatha scoprirà che in realtà praticamente tutti desidererebbero ritornare alle loro originarie sembianze.
Questo discorso sugli animali apre a degli spunti di riflessione interessanti, come ci suggeriscono i pensieri della ragazza: "Agatha guardo quel mostro - un altro bambino smarrito - e pensó a tutte le creature di quel mondo. Non obbedivano agli ordini perché erano leali e affidabili. Non aiutavano le principesse perché le amavano. Lo facevano perché, forse, un giorno la lealtà e l'amore sarebbero stati ripagati con la possibilità di tornare umani. Solo attraverso una fiaba avrebbero potuto trovare la strada per ritornare. Tornare ai loro imperfetti sé. Alle loro vite senza storia."
Nonostante poi ci sia questa netta suddivisione tra Cattivi e Buoni in realtà la faccenda intrinsecamente viene analizzata nell'arco dell'intera storia, per poi arrivare a pensare che forse, sotto sotto, la suddivisione non è poi così netta, in quanto anche i Buoni ogni tanto possono mostrare di avere dei difetti o dei lati negativi, ed anche i Cattivi possono dimostrare alcune buone qualità o possono desiderare di amare qualcuno (mentre nelle fiabe l'amore è una prerogativa dei Buoni).
Questo romanzo presenta una storia intrigante con delle premesse interessanti, con questa faccenda delle due scuole, una del Bene e una del Male che addestrano i futuri personaggi delle fiabe. Una storia che offre vari spunti di riflessione su questioni legate al genere, sulla suddivisione di ruoli tra Buoni e Cattivi, sugli stereotipi legati anche all'aspetto fisico (davvero chi è bello ha davvero anche sempre un animo gentile?), sul ruolo che ciascuno dovrà scegliere o accettare (o decidere di cambiare). Grazie anche ai personaggi ben caratterizzati (anche perchè l'autore sposta continuamente il focus della caratterizzazione da una protagonista ad un'altra, e a volte anche su Tedros), nonostante la storia sia lunga più di 500 pagine essa scorre velocissima, io l'ho letta tutta d'un fiato, senza mai trovarla noiosa o pesante neppure per un minuto. Un romanzo secondo me adatto da un'età di 10 (per lettori un po' più maturi anche caratterialmente o a livello di ragionamento) o 11 anni, davvero avvincente e che scorre velocemente, tenendo sempre alta l'attenzione dei lettori, i quali avranno la possibilità di poter riflettere su diverse tematiche (l'aspetto fisico, l'amore, l'amicizia, la bontà, le questioni di genere) anche importanti ma che possono essere coinvolgenti per lettori pre-adolescenti e giovani adolescenti.
 
Tale libro è stato edito originariamente nel 2014 col titolo "The school of good and evil".  Il romanzo è stato pubblicato dalla Mondadori nel 2015 con una copertina rigida con sovracopertina, ha 504 pagine e misura 19,5 cm d'altezza e 12,5 cm di lunghezza e costa 18,00 euro. 
Nel 2016 è stata edita un'edizione in copertina flessibile che costa 12,50 euro, mentre nel 2018 è stato pubblicato un volume in copertina rigida con 1582 pagine, intitolato "L'ACCADEMIA DEL BENE E DEL MALE: C'era una volta", che riunisce i primi tre libri della serie al costo di 22 euro. Nel 2024 è stato invece edito un altro volume intitolato "L'ACCADEMIA DEL BENE E DEL MALE: La saga completa", sempre in copertina rigida, che riunisce tutti i sei volumi della saga, con 1560 pagine e al costo di 25 euro.
 
 Ecco tutti i libri di questa saga, che comprende 5 sequel e un prequel:
  1. "L'Accademia del Bene e del Male " (2015)
  2. "L'Accademia del Bene e del Male: un mondo senza eroi " (2016): Da quando Agatha e Sophie sono fuggite dall'Accademia del Bene e del Male sono diventate autentiche celebrità: hanno infranto le regole e vissuto la Fiaba fino in fondo, si sono conquistate il Lieto Fine che volevano e sono tornate, cosa mai successa. E ora fanno ciò che ci si aspetta da loro. Agatha si lascia imbellettare e vestire di rosa da Sophie che, ormai incapace di tenere a freno la cattiveria, è sempre più insopportabile. Finché l'amica, esasperata, si pente di avere scelto quel Lieto Fine e si rende conto di volere un principe per la sua storia. Basta quel piccolo momento di debolezza perché tutto ricominci da capo. Agatha e Sophie si ritrovano all'Accademia, dove però tutto è cambiato. Che fine hanno fatto le due scuole del Bene e del Male? E dove sono finiti tutti gli eroi, i principi, i maschi?
  3. "L'Accademia del Bene e del Male: l'ultimo lieto fine" (2018): Agatha passava per odiosa e prepotente, ma si è scoperta buona e gentile. Sophie era considerata la persona più dolce del mondo, ma nascondeva un animo egoista e altezzoso. Sono sempre state unite, ma l'amicizia di una vita si è sciolta come neve al sole. Tedros era un perfetto principe delle favole, ma nella vita di tutti i giorni si rivela capriccioso, pretenzioso e viziato. Il Gran Maestro era vecchio e potente, e all'improvviso si è trasformato in un sedicenne pallido, affascinante, impulsivo. Sarebbe bello che ciascuno di loro potesse vivere fino in fondo la propria storia, come in ogni fiaba che si rispetti. Ma nulla è come sembra, nulla va come ci si aspetta... Solo una cosa accomuna tutto e tutti: la disperata ricerca del Lieto Fine.
  4.  "L'Accademia del Bene e del Male: missione per la gloria " (2018): Gli studenti dell'Accademia del Bene e del Male pensavano di avere trovato il loro Lieto Fine quando hanno sconfitto il Gran Maestro. Ma sono al quarto anno, e per ottenere il diploma dovranno compiere una grande Missione per la gloria. Ognuno dovrà affrontare la sua, e ogni impresa sarà irta di pericoli e imprevisti. Non solo. La posta in gioco è altissima: il successo significa adorazione universale, il fallimento porta all'oscurità eterna. Agatha e Tedros decidono di riportare Camelot agli antichi splendori, mentre Sophie vuole modellare il Male a propria immagine. Ma quando le missioni dei loro compagni finiscono nel Caos, qualcuno dovrà pur prendersi la responsabilità di andare a salvarli. Perché se il Bene e il Male non trovano il modo di collaborare, sarà la fine per tutti.
  5. "L'Accademia del Bene e del Male: prima che sia per sempre" (2019): Rhian, falso sovrano, si è impadronito del trono di Camelot e ha condannato a morte il legittimo re, Tedros. Agatha, la sua regina, sfugge per un pelo allo stesso destino, invece Sophie cade nella trappola dell'usurpatore. Il suo matrimonio con Rhian è imminente, e lei si trova coinvolta in un gioco molto pericoloso, nel quale le vite dei due amici sono sempre più a rischio. Come se non bastasse, re Rhian ha in mente terribili progetti anche per Camelot. Mentre il passato torna a ossessionare il presente, segreti rimasti a lungo sepolti vengono riportati alla luce e si risvegliano i vecchi nemici. L'avversario più temibile, tuttavia, è il tempo. Gli studenti dell'Accademia del Bene e del Male devono trovare un modo per riportare subito Tedros sul trono, prima che le loro storie - e il futuro della Foresta Infinita - vengano riscritti... per sempre.
  6.  "L'Accademia del Bene e del Male: un solo vero re" (2021): La prima prova venne superata, Excalibur fu estratta dalla roccia e venne designato il nuovo re. Ora ben due pretendenti hanno la corona. La spada ritorna nella roccia poiché soltanto uno è il vero re. Quale? Il futuro che vedo ha molte vie... Dunque, per mio volere, nessuno avrà la corona fino al completamento del torneo. Il Torneo dei Re. Tre prove. Tre risposte da scoprire. Una corsa al traguardo. Ultima prova per la corona. Excalibur la consegnerà al vincitore e reclamerà la testa del vinto. La prima prova si avvicina. Preparatevi... Re Artù. Oltre il Bene e il Male. Oltre i Mai e i Sempre. La storia di Agatha e Sophie sta per concludersi. Sarà la Fine delle Fini?
  7. "L'ACCADEMIA DEL BENE E DEL MALE: L'inizio" (2022): Due fratelli. Uno buono. Uno cattivo. Insieme vegliano sul popolo, insieme scelgono gli studenti dell'Accademia del Bene e del Male, insieme li addestrano, li istruiscono e li preparano al loro destino. Così deve essere: Bene e Male devono sempre bilanciarsi, perché rovina e distruzione attendono chi spezza l'equilibrio. Ma questo è proprio ciò che travolgerà i due fratelli con l'arrivo di uno studente inaspettato... Il viaggio de "L'Accademia del Bene e del Male" inizia qui. Un viaggio in cui ogni passo è pieno di magia, sorprese e azioni audaci che metteranno alla prova il coraggio, la lealtà e perfino l'identità dei personaggi. La storia delle origini rivela tutti i retroscena della saga che ha catturato milioni di lettrici e lettori nel mondo.  
 
    
 
   
Sopra: Le copertine degli altri volumi della saga di "L'ACCADEMIA DEL BENE E DEL MALE", di cui l'ultima a destra è il prequel.
 
Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

venerdì 6 giugno 2025

Testa Rossa di Alberto Manzi

"Testa Rossa" è un libro scritto da Alberto Manzi, un docente, pedagogista, scrittore e politico italiano famoso per aver condotto la famosa trasmissione televisiva "Non è mai troppo tardi" dal 1960 al 1968, la quale insegnava agli adulti a leggere e scrivere e altri concetti insegnati nella scuola elementare (una sorta di scuola serale a distanza).
Tale volume, illustrato da Carlo Frigerio, infatti inizialmente è stato pubblicato nel 1957, ma è stato riedito di recente dalla Gallucci in occasione del centenario della nascita dell'autore, assieme ad altre sue opere, tra cui la più famosa è "Orzowei" (del 1955) e da cui fu tratta anche l'omonima serie televisiva degli anni Settanta.
 
 
Sopra: In alto a sinistra la nuova copertina del 2024 della Gallucci, mentre a destra quella del 1957 della Bompiani.
 
Testa Rossa è il ragazzo più audace, furbo e scapestrato del mondo. La Principessa, appena lo ha visto giocare con un raggio di sole, ha deciso che sarebbe diventato il suo migliore amico. Così, quando in seguito a una tempesta lei misteriosamente sparisce, portandosi via la pace e l’amore, lui è disposto a frugare in ogni dove pur di salvarla. 
la Principessa che cerca Testa Rossa è una fanciulla bellissima, nata dalla lacrima di un angelo caduta su un fiore. Nonostante abbia migliaia di anni è sempre giovane, proprio come Testa Rossa, che non cresce mai. Da lei si recano re, principi, presidenti, ministri, medico, maestri, marinai, aviatori, pescatori e contadini, a volte anche solo per ammirarla. Altre volte invece "Vanno da lei ogni volta che qualcosa non va, per sapere quel che debbono fare; ed ogni volta che escono dal suo palazzo, se ne escono a braccetto di colui che credevano loro nemico. In tutto il mondo, perciò, regna la pace; tutti vivono serenamente e si vogliono bene. E tutto questo perché nel piccolo paese vive lei, la Principessa dagli occhi bellissimi, la Principessa dell'amore."
O così è stato almeno finché la fanciulla non è scomparsa dopo una notte di tempesta, portando immediatamente scompiglio nel paese, in quanto gli abitanti, piuttosto che cercarla, hanno iniziato ad accusarsi l'un l'altro, tanto che solo Testa Rossa è rimasto a cercarla, o, almeno, lo fa finché non se ne dimentica. Perché il ragazzo "È fatto così. Comincia una cosa e poia tronca a metà perché una nuova idea gli è balenata in mente."
Per fortuna a dargli una mano arriva una scalcagnata banda di bambini chiamati in soccorso dall'autore: Alda, Massimo col suo cavallo a dondolo Dreck, Roberta (anche se ha solo 8 mesi), Memmo, Pierone, Riccardo, Claudio, Fausto e Marco.
Insieme incontreranno tre pagliacci senza testa e affronteranno temibili coccodrilli, leoni e tigri feroci, orribili mostri e una strega molto cattiva.

 Sopra: A sinistra una pagina che nostra un'illustrazione posta alla fine di un capitolo (con la piccola Roberta sulla schiena di un indiano), e a destra l'inizio del nuovo capitolo.
 
I testi sono accompagnati dalle illustrazioni in bianco e nero di Carlo Frigerio, le quali si vede che hanno un aspetto un po' vintage, soprattutto per quanto riguarda il modo in cui sono disegnati i bambini, dall'aspetto paffutello e con i visi tondeggianti, i nasini a patatina e gli occhi ovali. I disegni hanno dei tratti puliti e precisi, un aspetto realistico e anche piuttosto curato e ricco di dettagli e nell'insieme si possono considerare carini e molto graziosi, dallo stile un po' retrò.
Le immagini sono solitamente poste assieme ai testi e rappresentano solitamente oggetti o personaggi presenti nelle scene, anche se a volte possono mostrare scene un po' ampie, con più personaggi assieme che interagiscono, come: Piede Nero mentre trasporta la piccola Roberta sulla schiena, i bambini mentre navigano su una nave, Trecotte assieme a tre bestie ... I disegni hanno di solito delle dimensioni medio-piccole, anche se ce ne sono alcune, un po' più importanti, che magari arrivano a occupare i due terzi di una pagina.

 

 
Sopra: Alcune illustrazioni vecchio stile di Carlo Frigerio, di cui nella prima in alto a sinistra vediamo il gruppo di bambini mentre viaggiano su una nave, a destra gli "aspettanti", in basso la strega e a a destra la principessa (quella accanto a lei dovrebbe essere Roberta, ma forse l'artista ha sbagliato e ha dipinto Ada, dato che Roberta ha solo 8 mesi).
 
"Testa Rossa" di Alberto Manzi è un libro molto piacevole, scorrevole e avventuroso, che si rivolge ai bambini a partire dai 8 anni (dai 5/6 in lettura condivisa). Fin dall'inizio la storia parte in modo coinvolgente, con la scomparsa della Principessa e Testa Rossa intento a ritrovarla, finché non si ritrova nel territorio degli indiani, i quali inizieranno a dargli la caccia. Poiché distratto da questo evento l'autore dovrà inviare un gruppo di bambini in suo aiuto, i "rammentatori" per ricordargli la missione che deve compiere e aiutarlo a portarla a termine. 
Una cosa interessante è lo stile di scrittura dell'autore, il quale si rivolge proprio ai bambini che lui immagina stiano leggendo il libro, cercando di farli partecipare alla storia. Ad esempio come quando intima ai lettori di non fare rumore mentre Testa Rossa sta sgattaiolando via dagli indiani: "Attenti anche voi a non fare il più piccolo fruscio. Gli indiani hanno l'udito fine e gli occhi che bucano il buio, le loro frecce sono avvelenate, e con un balzo essi sanno sorprendervi." Oppure quando chiama a raccolta i bambini in aiuto di Testa Rossa: "Ssst... Le mamme hanno spento la luce e sono andate in cucina. Siete pronti? Chi vuole andare ad aiutare Testa Rossa? ... Tutti?! È impossibile, amici. Qua scelgo io. [...]
Siete pronti? Avanti, allora. Il sentiero è quello laggiù>>
<<Io?! Oh, io non posso venite. Ai grandi non è permesso.>>"
I bambini che accompagneranno Testa Rossa sono:
- Pierone: 10 anni, è il capo della comitiva perché è paziente, generoso e ride sempre e "un capo deve saper ridere, anche di se stesso, se vuole essere veramente un capo."
- Riccardo: ha 11 anni ma è così piccolo che tutti lo chiamano Pagliuzza, vorrebbe essere il capo ma non ha la stoffa del condottiero poiché si arrabbia sempre e urla e piange se non gli si dà ragione.
- Claudio: ha 13 anni, ma il suo cervello ne ha 8.
- Memmo: ha sette anni e adora i cowboy, ed è un abile tiratore.
- Fausto: ha 4 anni ma ha un occhio con le ciglia bianche "segno che è vissuto assai" che funge da cannocchiale.
- Alda: ha 8 anni ed è addetta alla cucina, all'infermeria, alla sartoria.
- Marco e Massimo: sono due gemelli di 3 anni, anche se il primo è biondo e l'altro è moro. Avanzano a cavallo di Drock e Dreck, camminando fianco a fianco.
- Roberta: una bimba si 8 mesi, che sa gattonare ma si rivela fin da subito molto utile e attiva nella missione.
La storia è piuttosto semplice ma coinvolgente, grazie alle continue avventure vissute dai bambini e allo stile dell'autore. Le avventure inoltre sono narrate sempre con una forma giocosa, come se fossero dei giochi che i bambini fanno, senza mai prendersi troppo sul serio. Ne è un esempio lampante la battaglia iniziale con gli indiani per liberare Testa Rossa, dove i maschi si lanciano nella battaglia con Memmo che "falcia le schiere nemiche" anche se i colpi sono di legno, ma comunque "sufficienti a fare suri bernoccoli sulle teste indiane. Tanto duri che chi è colpito deve andare subito a letto a farsi i bagnoli d'acqua vegeto-minerale." Alda invece non partecipa alla battaglia, che è una cosa (o meglio un gioco) da maschi. Il suo compito è quello di preparare le fasce e il caffèlatte perché "dopo un'azione simili, le ferite saranno numerose e l'appetito formidabile."
Se si fosse trattato di una battaglia seria il fatto che una bambina di 8 anni sia lasciata in disparte a fare l'infermiera, mentre a bambini di 3 è permesso partecipare, la cosa sarebbe potuta sembrare un po' sessista. La sensazione generale però è che, trattandosi tutto di un gioco, anche lei stia interpretando un ruolo, quello della "mamma" (come Wendy con i bambini perduti). C'è ad esempio la scena post battaglia delle fasciature, dove la squadra "si dirige di corsa da Alda. Tutti sono feriti e l'infermiera ha molto da fare. Quando poi tocca il turno di Massimo, la faccenda si complica. [...]
Cercano di convincerlo a farsi fasciare un braccio o una gamba.
<<Vedi>> dice Pierone <<anche noi siamo feriti; ma abbiamo detto un posto che si può fasciare bene>>
<<Pure io mi fascio bene>>
Così Alda deve lasciarlo tutto. Anche il naso. [...] Ora stanno sdraiati a raccontare la loro storia e quanto ne hanno ammazzati. Il più modesto è Pierone, che dice: duecento. [...]
<<E la Principessa, quando la cerchiamo?>> dice. Ha ragione. Se ne erano dimenticati.
<<Avanti, allora>> comanda Testa Rossa <<dalla Principessa!>>
Si tolgono le fasce e riprendono la marcia."
Nessuno di loro è realmente ferito, come nessuno si loro ha ucciso qualche indiano, eppure si fanno fasciare tutti una qualche parte del corpo, perché fa parte del gioco della battaglia. La stessa Alda, essendo l'unica femmina un po' cresciuta del gruppo, sembra aver il compito di riassumere nel suo personaggio tutti i vari ruoli femminili. Qui forse il libro dimostra di essere stato scritto negli anni Cinquanta, in quanto sarebbe stato interessante se oltre ad Alda ci fosse stata un'altra femmina nella compagnia più avezza a voler partecipare ai giochi maschili, oppure un maschietto (magari piccolo) più interessato a prendersi cura dei feriti o a cucinare che non a partecipare alla battaglia. Insomma, sarebbe stato bello vedere anche qualche personaggio interpretare dei ruoli meno rigidi.
Alda comunque è anche il membro più responsabile e logico del gruppo (proprio come lo era Wendy in "Peter Pan"), quella che ricorda ai ragazzi il proprio dovere e quella che mette in dubbio alcune loro affermazioni se non le sembrano corrette.
Testa Rossa invece rappresenta in tutto e per tutto un italiano Peter Pan, eternamente giovane, eternamente bambino, che si reca a visitare ogni notte i bambini di tutto il mondo per giocare con loro. Simpatico e divertente, ama ridere, scherzare e giocare, anche se questo lo porta a essere un po' distratto, ma non gli mancano mai il coraggio e la determinazione. Ha perfino un'ombra che può staccarsi da lui e andare ad agire indipendentemente.
Roberta, pur essendo il membro più giovane, alla fine è quella che, spesso senza rendersene conto, si rivela il più utile componente della banda, con la tua innocenza e la sua determinazione.
Gli altri membri della banda bene o male non li ho trovati spiccare particolarmente (alcuni sono a malapena menzionati nel corso della storia), semplicemente vivono le varie avventure che si presentano tutti assieme. E le avventure sono sicuramente molteplici: affrontare dei nativi americani inferociti, vedersela con un coccodrillo, sconfiggere una tribù di nani che vuole cucinare Massimo, riuscire a trovare gli sgherri della strega e infine battere anche quest'ultima, che vuole che l'amore svanisca dalla Terra. Ad affrontare questi pericolo al gruppo di bambini e a Testa Rossa si uniranno anche un trio di pagliacci le cui teste sono state sottratte dai servitori della strega, le Ombre Verdi, e successivamente anche degli animali parlanti, cioè gli "aspettanti", che hanno dentro di loro le anime dei bambini che devono ancora nascere.
Una storia ricca di avventure, le quali sia susseguono come una serie di giochi dettati dalla fantasia di un bambino, in un mondo in cui domina l'immaginazione. Fino ad arrivare alla prova finale in cui bisogna sconfiggere il nemico definitivo e liberare la Principessa dalle sue grinfie. Una lettura carina e leggera, che si legge con facilità, scritta solo per fare divertire i giovani lettori, anche se un lettore più esperto potrà ritrovarvi dei richiami ad elementi fiabeschi e a classici della letteratura quali "Peter Pan" o "Il mago di Oz", oltre che alle mode e alla cultura degli anni Sessanta (la passione per le avventure western, ai giochi e ai giocattoli di quel periodo).
Una storia avventurosa, poetica e giocosa, un piccolo capolavoro a lungo dimenticato e destinato a diventare un classico della letteratura per l’infanzia.
 
Il volume è stato pubblicato originariamente nel 1957 dalla BOMPIANI e poi riedito nel 2024 dalla Gallucci Editore, ha 144 pagine, una copertina flessibile, misura 21 cm d'altezza e 14 cm di lunghezza e costa 13,00 euro.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 26 maggio 2025

Dentista diabolica di David Walliams e Tony Ross

"Dentista diabolica" è un libro scritto da David Walliams e illustrato da Tony Ross. Walliams è un attore, comico britannico, che è diventato anche uno scrittore piuttosto apprezzato a partire dal 2008, quando pubblicò "The boy in the dress", una storia che parla di un ragazzino di 12 anni che ama indossare e portare vestiti e trucchi femminili, storia che ebbe molto successo, il che lo portò a scrivere altri racconti per bambini e ragazzi. La Ippocampo ha pubblicato ad esempio, tra i libri scritti dall'autore, i seguenti titoli: "Giò il miliardario" (2014), "Nonna gangster" (2014), "Zia Malefica" (2015), "Polpette di topo" (2016), "Papà bandito" (2018) e "I 10 bambini più cattivi del mondo" (2018), mentre "Campione in gonnella" (2011) e "Mr Stink: l'esilarante storia del signore Puzzone" (2010) sono stati editi dalla GIUNTI.
 
Sopra: La copertina dallo sfondo blu dove vediamo il protagonista seduto su una poltrona da dentista e, dietro di lui, la dentista Radice.
 
Alfie ha dodici anni ma… non ha tutti i denti: "Questi succedeva perché Alfie, che aveva dodici anni, non andava dal dentista da quando era piccolo. L'ultima volta era stata quando aveva sei anni.
Da un banale mal di denti era diventata una tragedia." È stata tutta colpa del suo dentista dell'epoca, il dottor Trapassato, che aveva una certa età e "avrebbe dovuto essere un pensione già da un pezzo". Il dottore doveva estrarre un dente ad Alfi perché era marcio, e un'otturazione non sarebbe servita, peccato che il dente non volesse saperne di togliersi, nonostante tutti gli sforzi per tirarlo via (chiamando a rinforzo anche tutti i pazienti in sala d'attesa), finché non non era esploso a causa della pressione delle pinze, peccato che Alfie continuasse a sentire dolore, rendendosi corno che... gli avevano tolto il dente sbagliato.
"Alfie corse fuori dallo studio dentistico più in fretta che poté. Quel drammatico pomeriggio giuró che non sarebbe mai più andato da un dentista in vita sua. E fino a oggi non ci era mai andato. Gli avevano fissati un sacco di appuntamenti, e li aveva saltati. tutti." Ha continuato a nascondere al papà malato tutte le lettere che gli scriveva il dentista per fissare una visita. E, bisogna ammetterlo, il tempo e i dolci hanno ridotto i denti di Alfie in uno stato pietoso. E nel frattempo il papà non si è accorto di nulla a causa dei suoi problemi di salute, in quanto soffre di gravi problemi respiratori (che lo hanno ridotto perfino in sedia a rotelle) dovuti al fatto di aver lavorato per tanti anni in una miniera di carbone.
Ma i veri guai cominciano quando arriva in città una nuova, terrificante dentista, la dott.ssa Radice, (dopo che il vecchio dentista ha avuto un incidente... mortale) che chiede ai bambini di chiamarla mamma. Dietro al suo sorriso di un bianco smagliante, la dottoressa Radice sembra nascondere dei malefici piani, e per sventarli Alfie potrà contare sull’aiuto di Raj, un droghiere permaloso, di Winnie, che fa l’assistente sociale ed è cioccolatodipendente, e di Gabz, la sua piccola compagna di classe esperta di teorie del complotto. Un’avventura che vi farà gelare il sangue e… battere i denti!
 
 Sopra: Le pagine inizali mostrano i personaggi del libro. Tra i primi che troviamo possiamo vere, a partire da sinistra, Alfie, suo padre, Gabz e la dottoressa Radice.
 
I testi sono accompagnati dalle numerose illustrazioni i bianco e nero di Tiny Ross, le quali ritraggono scene e personaggi descritti nella storia. 
I disegni sono quasi sempre inseriti in mezzo ai testi, anche se si tratta di immagini piuttosto grandi. I disegni di Ross infatti sono fatte in modo da combinarsi perfettamente con i testi, mostrando ciò che questi ultimi dicono nell'esatto momento in cui lo dicono.
Le illustrazioni di Ross sono infatti molto dinamiche, e a volte accompagnano anche onomatopee o versi che vengono messi in risalto nei testi. Questo artista possiede ino stile molto sbarazzino, con disegni dai tratti veloci, delineati righe precise, anche se tremolanti, e spesse, che danno ai personaggi un aspetto più buffo che realistico.
Essendo inserite in mezzo ai testi i disegni di solito rappresentano singoli personaggi mentre stanno compiendo un azione (anche se ci sono disegni in cui i personaggi sono semplicemente mostrati per essere presentati al lettore), oppure specifici oggetti; non mancano però anche immagini che mostrano scene più ad ampio raggio, con più personaggi che interagisco in un ambiente preciso (sebbene reso in maniera Jon molto dettagliata). Alcuni disegni rappresentano anche delle scene dinamiche, come delle specie di vignette che mostrano le sequenze della storia, come quelle in cui Alfie scappa dall'assistente sociale.
 
 
 
 
Sopra: Alcune illustrazioni in bianco e nero di Tony Ross, dallo stile sbarazzino, ironico e dai tratti tremolanti, che ricorda quello di Quentin Blake.

"Dentista diabolica" è un romanzo principalmente di carattere umoristico, sebbene ogni tanto ci sia qualche elemento un po' inquietante (e disgustoso).
Il protagonista della vicenda è Alfie, un bambino che, avendo avuto da piccolo una brutta esperienza con il dentista, sono anni che non ci va mai, e non si prende cura dei suoi denti, così ad 11 anni se li ritrova tutti macchiati e cariati. In realtà Alfie si porta sulle spalle una situazione familiare piuttosto tragica, in quanto deve costantemente prendersi cura di suo padre disabile, affetto da gravi disturbi respiratori, e costretto così in sedia a rotelle. A casa di Alfie non c'è elettricità perché hanno staccato la corrente diversi anni prima, visto che le bollette non venivano pagate, e spesso non c'è neanche da mangiare, pure la divisa scolastica di Alfie è tutta usurata e rattoppata. In effetti è strano che abbiano mandato un assistente sociale a casa di Alfie solo quando lui aveva già 12 anni.
Winnie, l'assistente sociale, è una di quegli adulti strampalati, ma prota a fare il proprio dovere, ama moltissimo la cioccolata e si veste sempre con mille colori sgargianti tutti insieme. Inizialmente Alfie la odia, perché non vorrebbe che nessuno interferisse con la sua vita e quella di suo padre, senza contare che una delle prime cose che fa è... prenotargli una vista dal dentista! E proprio dalla dottoressa Radice! Ovviamente Alfie farà di tutto per non andarci, ma alla fine capita dentro il suo studio e ... si ritrova senza denti! Il che è una cosa abbastanza inquietante,.in quanto, come pensa il ragazzino, è vero che i suoi denti non erano messi proprio bene, ma era necessario toglierli proprio tutti? Quali sono le intenzioni della dentista? 
Da quando è comparsa lei, come ci fa notare Gabz, i bambini che perdono un dentino e lo mettono sotto al cuscino, al posto di un soldino si ritrovano cose disgustose come animaletti morti, unghie di vecchi, ...
Inoltre anche il modo in cui il vecchio dentista è scomparso è piuttosto macabro, dovrebbe essere morto per un incidente, ma è molto probabile che sia stata la dentista ad eliminarlo, anche se è strano che in tutta una città (che sembra piuttosto grande) ci sia un solo dentista.
A parte alcuni particolari un po' "inquietanti" (come la morte del dentista, tutti i denti tolti di Alfie, il comportamento della dentista), la storia comunque è prettamente di carattere umoristico, ed infatti è composta principalmente da scenette comiche, che spesso arrivano anche un po' all'assurdo. Come ad esempio la scena iniziale col dentista che per estrarre il dente di Alfie, quando lui era piccolo, ha chiamato una decina di persone per tirare il dente per strapparlo. Che poi un dente non si estrae certo in un modo simile (tirando a più non posso cond elle pinze, come se fossimo nel Medioevo), senza neppure fare un'anestesia al paziente. Oppure c'è la scena in cui Alfie cerca di scappare dall'assistente sociale che lo deve caricare sul suo motorino per portarlo dalla dentista. Siccome però non vede arrivare il ragazzino decide di entrare a scuola guidando il motorino e si mette a inseguirlo per tutto l'edificio scolastico, con varie persone (il professore di teatro con la sua classe, vari professori e studenti, ecc...) che si mettono tutti a corrergli dietro, in una scena che dura svariati capitoli. 
Nonostante il libro sia molto grosso in realtà si legge molto velocemente, sia perché è scritto grande e in maniera molto ariosa (con molta interlinea), con molto disegni e perché molte scene sono molto leggere e sbarazzine, con tanto di suoni e rumori onomatopeici.
Devo dire comunque di aver apprezzato più la parte finale del libro che non quella iniziale, che probabilmente ai bambini piacerà comunque per i vari episodi divertenti e un po' improbabili. Nell'ultima parte infatti Alfie deve salvare la sua amica dalle grinfie della malvagia dentista, grazie all'aiuto del suo amico negoziante Raj e dell'assistente sociale, nonché di suo padre. Una cosa che ho apprezzato è il fatto che in questa storia la maggior parte degli adulti si dimostra supportiva nei confronti del protagonista e gli crede quando lui racconta loro della minaccia costituita dalla dentista, magari non subito ma dopo aver visto delle prove (tipo la bocca sdentata del bambino). Il padre in particolare, che all'inizio sembrava un personaggio gentile ma un po' sciocco e messo lì tanto per farsi comparire, dimostra verso la fine del libro una certa grinta, indipendente dai suoi problemi di salute, pronto a tutto pur di proteggere il proprio figlio.
La parte finale inoltre è anche quella più emozionante e concitata, con una fuga rocambolesca dalle miniere di carbone sopra un vecchio treno pieno di dinamite e con la dentista/strega e il suo gatto (sotto forma di scheletri) alle calcagna.
Una vicenda che gioca con la paura dei bambini per il dentista, da un alto strizzandogli un occhio e dando loro ragione, ma che dall'altra fa capire come sia comunque importante recarsi dal dentista (scegliendo qualcuno di competente e che possibilmente non sia una strega malvagia) e prendersi cura dei propri denti, senza per questo però fare un discorso morale a riguardo, ma mantenendo sempre un tono ironico e scherzoso.
Una storia carina e avvincente, ma anche ironica e divertente, che si legge molto velocemente, con episodi un po' assurdi ma anche qualche elemento macabro e un po' triste. 
 
Quest'opera è stata pubblicata nel 2013 dalla Albin Michel Jeunesse col titolo "Demon Dentist" ed è stata edita in italiano nel 2017 dalla Ippocampo Edizioni. Il volume ha 448 pagine, la copertina rigida, misura 21,5 cm d'altezza e 14,2 cm di lunghezza e costa 16,00 euro.
 
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