lunedì 27 giugno 2016

La Bella e la Bestia di Jeanne-Marie Le prince Beaumont e Grabriel Pacheco

In questo post vi parlerò della fiaba de "La bella e la bestia" di Jeanne-Marie Le Prince de Beaumont, tradotta in italiano da Betarice Masini, e illustrata da Gabriel Pacheco.
Voglio ricordare, come premessa, che Jeanne-Marie Le Prince de Beaumont rielaborò la fiaba, pubblicandola nel 1756, a partire dalla versione scritta di Madame del Villeneuve nel 1740, che era invece molto più estesa. La storia della Villeneuve si incentrava sulle guerre tra streghe e re, proponendo una visione del castello più oscura e magica di quella tradizionale. La Beaumont rielaborò quindi la fiaba omettendo lo sfondo familiare e tragico, svincolandosi dal messaggio di critica della società di allora (in cui le donne erano costrette a sposarsi per convenienza con mariti che a volte erano ben peggiori delle bestie), che la Villeneuve voleva trasmettere attraverso la sua opera. La Beaumont riscrisse e ridusse quindi la storia, omettendone i dettagli più scabrosi o sovversivi, riducendola a una semplicità quasi archetipa.
La tradizione francese di quell'epoca consisteva infatti nell'elaborare storie quotidiane con una tendenza a svilupparle su uno sfondo di emozioni umane al posto degli elementi magici. Si eliminava tutto quanto fosse sanguinoso o crudele, scrivendo in forma diretta e coincisa, con uno stile sobrio e privo di ornamenti.

Sopra: Sulla copertina de "La Bella e la Bestia" di Pacheco le scritte del titolo, per essere messe in risalto, sono di un bel rosso acceso, in contrasto con le tinte cupe dell'immagine in copertina.

Sebbene la fiaba da cui sia stata tratta questa versione sia quella di Jeanne-Marie Le Prince de Beaumont, i testi sono stati modificati notevolmente, nella forma e nello stile, inoltre sono stati ridotti.
Vediamo ad esempio un confronto fra le due versioni:
Versione francese di Jeanne-Marie Le Prince de Beaumont: "Ses filles étaient très belles; mais la cadette surtout ce faisait admirer, et on en l'appelait, quand elle était petite, quel la belle enfant; en sorte que le nom lui en resta: ce qui donna beaucoup de jalousie a ses soeur".
Versione tradotta dalla Beatrice Masini: "La maggiore (delle tre figlie) era bella. La era ancora più bella. E la terza lo era così tanti che tutti a chiamavano semplicemente Bella".
Come potete vedere lo stile e l'uso della punteggiatura sono completamente differenti, infatti, in questo libro vengono utilizzate delle frasi molto più brevi e secche rispetto alla versione originale, la quale possiede comunque uno stile sobrio.
A parte lo stile, la storia rimane sostanzialmente quella della Beaumont, anche se con diversi cambiamenti, infatti alcune differenze di trama che ho riscontrato con la versione originale sono:
- In quella della Beaumont il mercante ha sei figli (anche se poi i riferimenti ai tre maschi saranno pochissimi), di cui tre femmine, mentre in questa fiaba si parla solo di tre figlie.

Sopra: In questa immagine vediamo l'intera famiglia del mercante, composta dal lui e dalle sue tre figlie, fra cui Bella (mentre nella fiaba della Beaumont i figli del mercante sono sei: 3 femmine e 3 maschi). L'illustrazione ha tinte molto scure, in cui predominano i grigi, tanto che l'unico tocco di coloro sono gli abiti dei tre personaggi a sinistra.

- In questa versione, quando il mercante chiede alle figlie che dono vorrebbero ricevere, le maggiori chiedono una collana di perle e degli orecchini di rubini, mentre nella versione originale gli chiedono in dono molte cose ("Elles le prièrent leur apporter des robes, des palatines, des coiffures, et toutes sortes de bagatelles.")
- Qui la Bestia chiede al mercante di portargli la figlia che voleva la rosa, altrimenti avrebbe ucciso sia lui che lei, nella versione della Beaumont la Bestia chiede all'uomo di far venire al castello una delle sue figlie (indistintamente) per sacrificarsi volontariamente al posto del padre.
- Poiché nella fiaba originale il mercante ha anche tre figli questi provano a convincerlo di far andare loro a combattere contro la bestia, mentre nella versione tradotta dalla Masini questo episodio non avviene, in quanto il mercante ha solo tre figlie.
- Nella versione della Beaumont, mentre il mercante e la figlia più giovane sono al castello della Bestia, Bella fa un sogno in cui compare una bella dama che si complimenta con la ragazza per la sua nobile azione, promettendole che sarà premiata. Nella versione illustrata da Pacheco, invece, questa scena non compare.
- In questa versione la Bestia promette a Bella che la lascerà ritornare a casa dopo un anno, cosa che nella versione originale non accade.
- Nella versione del 1700 Bella, poco dopo aver cominciato ad abitare nel palazzo, scopre lo specchio magico in una sala scoperta girovagando, mentre nella versione attuale è la Bestia che mostra lo specchio alla fanciulla per farla sentire meno triste, dopo che i due hanno già cominciato a conoscersi.
- Nella versione originale è Bella a chiedere alla Bestia di poter rivedere il padre, quest'ultima la lascerà andare a patto che torni entro otto giorni. In quella tradotta dalla Masini è il mostro a fare alla protagonista tale proposta, senza però imporle un limite di tempo entro cui tornare.
- Nella versione della Beaumont le sorelle maggiori si sposano ma, gelose di Bella, si mettono d'accordo per non farla ripartire entro otto giorni, per impedirle di ritornare in tempo dalla Bestia; in quella illustrata da Pacheco questo invece non accade.
- Nella versione attuale la Bestia lascia che Bella porti con sé lo specchio magico, cosa che invece non avviene nell'altra. Inoltre in quella attuale la protagonista si rende conto delle condizioni della Bestia, decidendo di tornare al palazzo, guardando nello specchio, mentre nella versione della Beaumont Bella fa un sogno in cui vede la creatura sofferente.
- Nella versione del 1700 la ragazza, per tornare al castello della Bestia deve appoggiare sul tavolo della cucina un anello prima di coricarsi, mentre in quella attuale la ragazza giungerà al palazzo cavalcando un cavallo.
- Nella versione della Beaumont la Bestia si trasforma in principe quando Bella gli dichiara il suo amore e acconsente a sposarlo, mentre nella versione illustrata da Pacheco il Principe le spiega che è stato un bacio d'amore sincero a rompere l'incantesimo.
- Nella versione originale la famiglia di Bella viene trasportata immediatamente a palazzo dalla bella signora che era apparsa in sogno alla protagonista, la quale si complimenta con la ragazza per le sue scelte, mentre decide di punire le sorelle di questa per il loro cattiveria trasformandole in statue. Nella versione tradotta dalla Masini le sorelle, finchè non vedono il principe, credono che Bella sposerà la Bestia e quando invece vedono lo sposo, semplicemente: "non aprirono più bocca, per  un bel pezzo".
Come potete vedere i cambiamenti apportati a questa versione sono parecchi, sebbene le vicende della fiaba rimangano, ovviamente, sostanzialmente quelle (altrimenti che fiaba della Bella e la Bestia sarebbe). Tuttavia non ha senso che la Jeanne-Marie Le Prince de Beaumont venga indicata come l'autrice del testo, in quanto questa storia non è affatto la sua. Purtroppo non viene riportato il nome di chi abbia riadattato i testi e, anche se non posseggo la versione in lingua originale del libro, non credo che sia stata la traduttrice italiana, la Beatrice Masini (una giornalista, traduttrice e scrittrice italiana i cui libri hanno vinto diversi premi), a riscrivere la storia sconvolgendola.

Sopra: Questa è l'illustrazione finale del libro, in cui Bella e il Principe ritornano al castello per sposarsi dopo che la ragazza ha spezzato l'incantesimo. Ovviamente il colore predominante è sempre il grigio, a cui però si accompagnano elementi rossi, come i tronchi degli alberi e le rose, inoltre qualche dettaglio del vestito di Bella è dipinto di giallo. 

Passiamo ora ad analizzare le illustrazioni di Gabriel Pacheco, un illustratore e pittore messicano, le quali sono invece di qualità: belle, intriganti e originali. Il suo è uno stile visionario e surreale, da tratti onirici e poetici, con ambientazioni surrealiste.
In un'intervista che ho trovato qui, sul blog di "Roba da disegnatori", l'intervistatore fa una domanda all'artista su quanto la dimensione onirica conti per lui ("Non posso fare a meno di chiedermi quanto la dimensione onirica conti nella sua vita. E se eventualmente i sogni che fa influenzano in seguito le sue illustrazioni"). Pacheco gli risponde che gli piace lavorare con immagini incerte, strane; gli piace il momento in cui la realtà si diffonde e tutto sembra uno strano sogno, gli piace vivere cancellando la linea che separa la vita reale dai sogni e dalla fantasia, in modo che non ci sia più differenza. In questo modo, per lui "illustrare è un modo fantastico di osservare la vita".
Una caratteristica molto particolare delle sue illustrazioni è l'uso e la scelta del colore: come potete vedere da quelle che ho riportato in questo post, le sue tavole sono sempre piuttosto scure, in quanto a predominare in maniera incontrastata è il colore grigio, che troviamo soprattutto negli sfondi, ma anche negli abiti e negli incarnati dei personaggi.
A tale proposito Anna Castagnoli (un'autrice, illustratrice e critica laureata in Filosofia Estetica, che insegna illustrazione all'università di UAB. Lo stesso Gabriel Pacheco ha illustrato alcuni dei suoi libri) in un'intervista che ha fatto all'artista (e che potete trovare sul suo blog "Le figure dei libri" qui) gli ha chiesto, poiché le sue immagini sembrano nascere da un'unica macchia di grigio, cosa rappresentasse l'assenza del colore per lui. L'artista gli ha risposto che "il grigio è la presenza di un'origine che disperde il vuoto e incorpora la luce a poco a poco", per lui tutto appartiene alla stessa tela: "Rosso, blu, giallo, tutti i colori sono fili, grinze della stessa tela. Tutto appartiene al grigio."
Nell'intervista nel blog di "Roba da disegnatori", riguardo a una domanda sulla scelta dei colori e delle luci, Pacheco risponde  "il punto è che del colore va sempre associato con la luce, ma allo stesso tempo anche ad un gesto plastico come la texture, è qui che uno lavora dopo il primo colpo di colore del progetto, lavora per trasfigurare il colore in un'atmosfera che dirigerà i toni del libro".
In un'altra intervista che ho trovato sul blog dello stesso artista ("Rhinoceronthe", e che trovate qui), a quest'ultimo viene fatto notare come nelle sue illustrazioni compaiano molto il bianco e il nero, e gli si chiede perché presentarle in questa maniera. Pacheco risponde che "Entiendo el color como las palabras y al negro lo entiendo como silencio, pero un silencio no dicho." Per lui il nero è il luogo in cui tutto nasce, il luogo che dice tutto, dove si vede tutto e dove i colori diventano luce; mentre il bianco, invece, "seria por lo tanto otra sonoridad, sonoridad iluminada." Così il nero è, per lui, il luogo dei suoni, il colore dell'immaginazione ("el color del la imaginacion sempre empieza en negro").

Sopra: In quest'immagine, che rappresenta l'arrivo di Bella al palazzo della Bestia, è facile notare la presenza incontrastata di varie sfumature di grigio (dal grigio chiaro, quasi bianco, fino al nero). Gli unici tocchi di colori presenti nell'illustrazione sono il bocciolo di rosa in un vaso sul tavolino, accanto al divanetto, e l'uccellino giallo nella gabbia.

Sebbene a dominare nelle sue tavole siano appunto i grigi, talvolta si può percepire chiaramente anche la presenza di altri colori, come ad esempio il rosso, che viene utilizzato per risaltare alcuni elementi particolari (come ad esempio le rose del giardino della Bestia), il blu, e un tocco di giallo (specialmente sugli abiti).
A tale proposito, sempre nell'intervista riportata sul suo blog "Rinhoceronthe", e sempre alla stessa domanda di prima (a proposito del fatto che il colore dell'immaginazione parte dal nero), Pacheco risponde che lui molte volte comincia proprio da lì: "para que (in modo che) el color (…) se vuelvan luz, luz roja, luz amarilli, luz azul" colori che non solo macchiano ("tinen"), ma che "ademas (anche) generan un tono", costruendo l'atmosfera. Per l'artista, la monocromia enfatizza quindi i significati dei colori: "la monocromia enfatiza los significados del color, una gamma cromatica que sirva de penumbra extrema el valor de un color significandolo y jerarquizando su uso, de ahi este uso que parte del negro".

Sopra: In questa illustrazione, oltre ai grigi e al nero, sono presenti anche alcuni elementi colorati, come le rose rosse attorno alla colonna, le corna gialle della Bestia, e l'abito di Bella, che presenta sfumature giallo ocra. Notare inoltre la presenza di un cinghiale, vicino al cespuglio di rose.

Oltre all'uso del colore, nelle illustrazioni di Pacheco a volte compaiono elementi particolari, che lasciano l'osservatore stranito. La stessa Anna Castagnoli, sempre nella stessa intervista citata sopra, gli ha fatto notare come ci siano due livelli di analisi nelle sue immagini (uno più superficiale e un altro che scava più in profondità), come se lui accompagnasse il lettore verso una progressiva perdita di punti di riferimento, facendolo entrare nell'immagine sicuro di sé per poi farlo uscire incerto. In effetti l'artista ha riconosciuto il fatto che le sue immagini hanno più livelli di lettura, affermando che: "sarà il lettore-pensante, in base al suo livello di esperienza, a farsi largo tra i significati e a tracciare il proprio cammino".

  
Sopra: Notare in questa immagine, oltre alla presenza del colore rosso, anche la presenza dei cinghiali, dei quali uno sta reggendo lo specchio magico. I significati legati alla figura del cinghiale sono molteplici: ad esempio, nella cultura celtica, questo animale è considerato emblema di fertilità, vitalità, coraggio, forza, caparbietà, potere, protezione, nutrimento, inoltre, offrire carne di cinghiale a un ospite era un atto di grande ospitalità. Come potete vedere i significati legati a questa bestia sono molti, quindi non posso dire con sicurezza quale sia il motivo che ha spinto l'illustratore a inserirli in queste sue immagini (potete notare la presenza del cinghiale anche in altre illustrazioni che vi ho riportato in questo post).

Ritornando a parlare dello stile dell'artista, che all'inizio avevo definito onirico e surreale, proviamo a vedere la risposta dello stesso Pacheco, nell'intervista riportata sul suo blog, alla domanda: "Como describiria su estilo generalmente?". L'illustratore dice subito che gli risulta difficile definirlo, affermando che "mi estilo seria una especie de  lineas de esa urdimbre (trama) que se va tejiendo (tessendo) permanentemente come lo es la memoria". Subito dopo ammette che in effetti lui si lascia guidare dal surrealismo, inteso da lui come "forma de acercarse (avvicinarsi, affrontare) a las realidades", lavorando con l'incerto e le assenze, scoprendo qualche senso nei frammenti di realtà. Pacheco afferma inoltre di cercare di costruire un linguaggio "muy escenico", lavorando sui bordi delle illustrazioni, su ciò che non si vede, dove "la memoria y las realidades se juntan".

Sopra: Questa scena ritrae il primo incontro di Bella con la Bestia (notare infatti l'espessione spaventata della prima), un momento canonico del libro. Sebbene questa illustrazione risulti meno scura rispetto ad altre, permane la quasi totale assenza di colori, in compenso c'è un bel gioco di luci. Osservare inoltre l'aspetto della Bestia, a metà tra un uomo e una caprone; la cosa interessante è che, siccome nella fiaba della Bella e la Bestia l'aspetto di quest'ultima non è mai stato descritto, ogni illustratore che si è cimentato con questa fiaba ha avuto la libertà di rappresentare la creatura liberamente, affidandosi solo alla propria immaginazione.

Sopra: Come l'immagine sopra, anche la scena in cui Bella ritrova la Bestia semi-morente dopo essere ritornata al castello è una scena canonica, tra quelle di maggiore impatto, e infatti non manca mai in nessun libro illustrato de "La Bella e la Bestia". In questo caso la parte inferiore dell'immagine è disseminata da cespugli di rose rosse, mentre lo sfondo (dietro ai due protagonisti) è praticamente deserto.

Questo libro illustrato de "La Bella e la Besta" presenta delle ottime illustrazioni, sicuramente originali e interessanti, anche se dalle tinte un po' cupe (il che non è affatto un male). I testi però non sono quelli della Beaumont, anche se vengono spacciati come tali, essendo stati notevolmente e in larga parte rivisitati e ridotti, anche se le vicende narrate sono pur sempre, ovviamente, quelle della Bella e la Bestia.

L'edizione originale è stata pubblicata nel 2014 dalla Yeowon Media Co. Ldt , mentre la versione italiana è stata edita nel 2014 dalla casa editrice Arka. Questa ha 32 pagine, la copertina rigida, misura 24,5 cm d'altezza e 25,5 cm di lunghezza, e costa 16 euro.

P.S. Nel 2020 la Logos Edizioni ha ripubblicato questo albo, con 56 pagine, al prezzo di 17 euro.
 

Sopra: La copertina della nuova edizione Logos della Bella e la Bestia di Pacheco.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 20 giugno 2016

La mia giungla di Antoine Guilloppé

Nell'opera "La mia giungla" l'autore Antoine Guilloppé utilizza la tecnica del paper cutting, che aveva già sfruttato nelle sue opere precedenti: "Pleine lune" (del 2010, non pubblicato in italiano) e "Pieno sole" ( in originale "Pleine soleil", pubblicato nel 2011 e l'anno successivo in italiano), dimostrando (insieme comunque ad altri autori) come questa tecnica possa essere sfruttata per ottenere effetti davvero unici e interessanti.

Sopra: Sebbene da questa immagine non si capisca, in realtà anche la sovracopertina di quest'opera è stata intagliata con la tecnica del paper cutting. Infatti le foglie della vegetazione che nascondono l'animale misterioso, di cui scopriremo l'identità a fine libro, sono state intagliate direttamente nella carta della sovracopertina. 

La storia alla base del libro è molto semplice: il lettore seguirà, pagina dopo pagina, un misterioso animale, che fin dall'inizio si dichiara essere "il signore della giungla", attraverso le pagine che riportano l'ambiente, appunto, della giungla. La bestia svelerà la sua identità solamente alla fine, anche se in realtà il lettore, almeno uno adulto, l'avrà intuita ben prima, tanto che comunque anche il libro stesso dà dei "suggerimenti": basta vedere ad esempio la copertina.
I testi sono minimali, composti da una frase semplice (cioè frasi in cui è presente un solo verbo, ma che contengono anche dei complementi) per pagina, ma è giusto così, in quanto le parti scritte, per quanto importanti, sono un accompagnamento, mentre il vero tesoro sono le illustrazioni e le silhouette realizzate col paper cutting.
I testi sono tutte frasi che il narratore interno (la suddetta bestia) dice rivolgendosi direttamente al lettore, infatti questo animale misterioso ci guiderà all'interno del suo ambiente facendoci conoscere diversi altri abitanti di questo luogo, fornendoci, al ogni pagina, una propria caratteristica e un indizio su di sé:
"Sono il signore della giungla.
Qui dentro mi conoscono tutti.
So sempre quel che succede.
Non c'è cosa che mi sfugga…"
Come potete vedere dalla breve parte del testo che ho preso dalle pagine iniziali, esso è composto quasi interamente da frasi semplici e molto brevi (ci sono infatti un paio di eccezioni verso la fine), come vi avevo già detto.
Queste seguono inoltre una struttura ben precisa: sulla facciata di sinistra compare la frase iniziale, a cui viene poi aggiunta, nella facciata a destra, un'altra frase semplice che si ricollega alla precedente e che la rende più completa, sebbene siano sinteticamente indipendenti l'una dall'altra (ogni frase si regge autonomamente, tanto che alla fine di ciascuna è presente i punto):
"Il canto degli uccelli accompagna i miei passi.
Basta un cenno e tutti fanno silenzio."
Solitamente il testo è presente nelle pagine normali, tuttavia in qualche caso compare anche in quelle intagliate.
Naturalmente i testi e la parte grafica sono affiancati in maniera coerente, cioè, le immagini riprodotte nelle pagine accanto a quelle coi testi riprendono ciò di cui parlano le frasi. Per cui, se nel testo si parla di uccelli, nella pagina accanto sono rappresentati degli uccelli, se si parla di serpenti, accanto sarà raffigurato un serpente ecc...

  
Sopra: Nella riga di testo in basso nella pagina a sinistra c'è scritto "Il canto degli uccelli accompagna i miei passi", così nella pagina a destra sono stati appunto intagliati dei tucani, uccelli che vivono solitamente nella giungla. Al di sotto di essi possiamo intravedere la pagina bianca sottostante e alcuni uccelli colorai che vi sono stati disegnati. La facciata coi tucani è inoltre l'unica pagina intagliata in cui alcuni elementi sono stati colorati, infatti tutte le altre sono o completamente nere o completamente bianche.

Passiamo ora a parlare della parte grafica, la parte più interessante di quest'opera.
Intanto, in questo libro, le pagine normali e quelle intagliate si susseguono con un ordine preciso: come avevo già detto, le facciate a sinistra e a destra sono quelle in cui in ciascuna sono presenti le frasi del testo, e in mezzo a queste pagine ce n'è una intagliata con la tecnica del paper cutting. Le pagine si alternano quindi in questo modo: pagina normale, intaglia, normale, intagliata ….
Anche l'uso dei colori è molto interessante, infatti le tinte scelte per quest'opera sono poche: il nero e il bianco principalmente, anche se una pagina è stata realizzata anche col verde scuro, e nell'ultima, in cui ci viene mostrato l'animale misterioso, lo sfondo è interamente rosso (anche se la bestia è sempre in bianco e nero).
Oltre a questi colori predominanti, nelle pagine non intagliate (con un'eccezione, in quanto in una facciata intagliata saranno presenti anche un paio di particolari colorati) sono presenti alcuni piccoli elementi colorati con tinte accese (rosso, giallo, azzurro, blu, verde, viola, arancione, fucsia).
I colori sono stesi in maniera uniforme e piatta, senza alcuna sfumatura o ombreggiature, infatti anche gli stessi elementi colorati sono delle semplici silhouette; anzi, le scene rappresentate tramite il paper cutting risultano molto più dettagliate e complesse rispetto alla semplicità degli elementi mostrati nelle pagine normali.

  
Sopra: Nella foto a sinistra vediamo la pagina nera, finemente cesellata, mostrare un paesaggio ricchissimo di particolari; l'immagine a destra, cioè la pagina sottostante alla precedente, è bianca con delle silhouette colorate che rappresentano degli aironi. Come possiamo vedere quest'ultima pagina è molto più semplice e minimale rispetto a quella intagliata col paper cutting.

Le pagine normali seguono inoltre un'alternanza nero-bianco, per cui se quella a sinistra è nera quella a destra sarà bianca, anche se nella facciata nera compariranno degli elementi bianchi realizzati tramite la tecnica delle silhouette, e viceversa per quella bianca, in cui, nella maggioranza dei casi, compaiono comunque anche silhouette colorate. L'alternanza nero-bianco è seguita anche dalle pagine intagliate, che come vi ho già detto sono poste sempre in mezzo a due normali, risultando così essere da un lato di colore nero e dall'altro bianche.
In questo modo ne risulta un effetto particolare: infatti, la facciata normale a sinistra sarà nera e quella intagliata a destra sarà sempre nera, ma lo sfondo di quest'ultima, che si vedrà attraverso gli spazi vuoti del foglio intagliato, sarà bianco, poiché la pagina sottostante è di questo colore. Naturalmente, girando pagina l'effetto che si otterrà sarà lo stesso, ma al contrario: pagina intagliata bianca a sinistra con sfondo nero sottostante che si intravede dalle trame della carta, e pagina bianca intera a destra. In questo modo, anche se la pagina intagliata, posta al centro della altre due, è la stessa, il fatto di girarla e che cambi colore la rende comunque differente da prima (cioè dalla prima volta in cui l'abbaino vista): infatti se prima era a destra nera su sfondo bianco, poi passerà a sinistra diventando bianca su sfondo nero.

  
Sopra: Come potete vedere, nell'immagine a sinistra sia la pagina normale che quella in cui è stata intagliata la figura del serpente sono nere (e nella facciata nera a sinistra compaiono anche silhouette bianche di liane), inoltre attraverso quest'ultima si può intravedere la pagina sottostante, che è invece bianca, con alcuni degli elementi colorati (delle farfalle). Girando la pagina col serpente, nella foto a destra, quest'ultima diventa invece bianca su sfondo nero, mentre nella facciata a destra si possono ora vedere tutti gli elementi colorati, più alcuni di scuri nel lato all'estrema destra.

Questo piccolo escamotage, che ho visto usare anche da altri autori in altri libri che utilizzavano molto la tecnica del paper cutting, consente all'autore di sfruttare appieno tutte le pagine del libro, altrimenti quelle intagliate verrebbero utilizzate solamente una volta in quanto, quando la pagina è stata incisa da un lato, non si può più utilizzare l'altro in modo differente (quando su una facciata è stata ritagliata una figura, questa risulterà presente in maniera speculare quando la si gira).
Ad esempio nell'opera della Dautremer "Il piccolo teatro di Rebecca" (di cui ho già parlato qui), in cui tutte le pagine sono state intagliate, una delle due facciate di ciascuna risulta semplicemente inutilizzata, tanto che il lettore non deve neppure badarvi: poiché quest'opera è concepita come se dovesse essere un teatrino (puntando quindi a dare l'impressione della profondità e delle tridimensionalità) basta che chi sfoglia il libro si concentri solamente sulle pagine a destra.

Credo che un punto fondamentale de "La mia giungla" sia quello di giocare molto sugli equilibri: il fatto che siano presenti elementi colorati in mezzo a una maggioranza di pagine monocromatiche in bianco e nero aiuta e rendere il tutto meno monotono grazie a pochi ma efficaci tocchi di colore. La complessità delle pagine intagliate è invece controbilanciata dalla semplicità e dalla povertà di dettagli di quelle normali, in cui sono state rappresentate poche e semplici silhouette; la stessa alternanza nero-bianco segue un bisogno di equilibrio cromatico che viene sfruttato al meglio grazie alla tecnica del paper cutting.
Il risultato ottenuto risulta comunque spettacolare e d'effetto.

  
Sopra: Queste immagini riassumono molti degli elementi di cui vi ho parlato sopra e credo rappresentino molto bene lo splendido utilizzo che l'autore ha fatto del paper cutting, riuscendo a ottenne un effetto davvero particolare. Si può intanto osservare la presenza delle due frasi di testo, la prima posta sulla pagina normale nera e l'altra su quella normale bianca. Non mancano nemmeno gli elementi colorati, anche se in questo caso sono stati disegnati sulla pagina a destra nera invece che su quella bianca. Notare inoltre il particolare effetto ottenuto tramite la pagina intagliata, prima nera e poi bianca, girata da un lato e poi dall'altro.

Se Guilloppé nella sua prima opera trasportava il lettore attraverso la foresta, e nella seconda attraverso la savana, in questa l'autore ci farà visitare la giungla, facendocela scoprire in compagnia di un misterioso animale che vi abita. Questo libro, nella sua sobrietà, risulta molto bello, interessante ed stilisticamente equilibrato, grazie allo splendido utilizzo e l'attento studio che è stato fatto della tecnica del paper cutting combinata ad altri piccoli elementi.

"La mia giungla" è stato edito originariamente in francese nel 2012 col titolo "Ma jungle" dalla Gautier Languereau, mentre in italiano è stato pubblicato da L'Ippocampo nel 2013. L'opera è alta 37,5 cm e larga 28,5 cm, ha 36 pagine e costa 18 euro (22,50 l'edizione francese).

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright.

lunedì 13 giugno 2016

Tell me a dragon di Jackie Morries

Una delle caratteristiche che rendono i draghi (ma anche le fate) creature fantastiche molto popolari è che, mantenendo una struttura fisica di base, se ne può modificare l'aspetto riuscendo così a crearne sempre nuovi tipi. Tale premessa è alla base per esempio di opere come "Dragologia", che ho già recensito qui, nonché del libro che voglio presentarvi in questo post: "Tell me a dragon" di Jackie Morris.

Sopra: La copertina di "Tell me a dragon" mostra uno dei draghi presenti all'interno del libro, di cui vi ho riportato l'immagine intera più sotto.

In ogni pagina di questo libro, illustrato da Jackie Morris,  è presente una breve e poetica descrizione di un drago, accompagnata dall'illustrazione a doppia pagina dell'artista. L'idea di quest'opera parte proprio da fatto che l'illustratrice, mentre stava lavorando nelle scuole, ha deciso di domandare ai bambini, se avessero avuto un drago, a che cosa sarebbe stato simile. Gli stessi bambini hanno chiesto poi alla Morris come avrebbe voluto che fosse il suo drago, e lei si è resa conto che avrebbe voluto averne uno diverso quasi tutti i giorni. In questo blog (http://www.jackiemorris.co.uk/tellmeadragon.htm) infatti scrive: "I realized that almost every day it would be different. Some days I would like a big dragon to fight battles for me, sometimes a small dragon to curl around my ear and tell me stories. Each day a different dragon, but each one mine. And so I wrote Tell Me a Dragon."
Così, in ogni descrizione, l'autrice racconta, come se a parlare fossero diversi bambini, come vorrebbe che fosse il suo drago personale, infatti ogni presentazione contiene al proprio interno le parole "My dragon is..." (da qui il titolo del libro: "Tell me a dragon").
In questo modo, in non molte pagine (32) e con testi brevi, vengono mostrati al lettore una certa varietà di queste bestie, tutte con caratteristiche particolari che le differenziano le une dalle altre.
Abbiamo così draghi acquatici, d'aria, del fuoco o di ghiaccio, draghi fatti di sole e stelle, draghi grandi come villaggi ("My dragon is as big as a village") o molto piccoli ("My dragons are tiny"), ma anche draghi che si nutrono di fiori, draghi con una dentatura "aggrovigliata", draghi che si arrotolano intorno a un cuscino o attorno a un orecchio ecc...
Come ho detto, le descrizioni delle varie creature sono molto brevi, spesso formate solamente da una o due frasi, come ad esempio in questi casi: "My dragon is snaggle-toothed (dentatura aggrovigliata), fierce and brave", oppure "My dragon is a sky-dragon. Together we ride (cavalchiamo) to the secret music of the wind". Solitamente queste brevi rappresentazioni iniziano con una caratterizzazione fisica, a cui poi si aggiungono altri particolari riguardanti, ad esempio, abitudini del drago, o elementi caratteriali o, ancora, caratteristiche particolari che lo contraddistinguono. Altre volte il testo comincia e continua con la descrizione fisica, che poi viene approfondita, come ad esempio: "My dragon is as  big as a village, jade-winged and amber-eyed with a tale as long as a river".

Sopra: In questa immagine, dai colori prevalentemente freddi, viene rappresentato il drago "Grande come un villaggio, ali di giada e occhi d'ambra, con una coda lunga quanto un fiume". Come si può notare tutti i particolari presenti nelle descrizione sono stati resi attraverso l'illustrazione: dietro l'animale è stato infatti posto un villaggio con cui compararne la grandezza, i suoi occhi sono gialli come il colore dell'ambra, le ali presentano sfumature verdi come la giada, e la coda è stata rappresentata quasi come se fosse un fiume. Oltre a questi elementi, nell'immagine ne è stato aggiunto anche un altro non presente nella descrizione, cioè il fatto che una ragazza stia offrendo alla bestia dei dolci.

Naturalmente la parte più importante di questo libro restano le splendide illustrazioni realizzate da Jackie Morris, in effetti quest'opera funzionerebbe bene anche come silent book, lasciando che siano i lettori a descrivere il drago.
Le illustrazioni, sempre a doppia pagina, rappresentano infatti ciò che viene descritto nel breve testo, e, anzi, mostrano anche di più. Esse sono realizzate in modo incantevole, riuscendo a trasportare il lettore in un mondo onirico, fantastico e fiabesco, anche grazie alla presenza di numerosi dettagli, sia per quanto riguarda i draghi, sia per i paesaggi e gli sfondi, i quali contribuiscono a far immergere ancora di più il lettore. Gli stessi animali, per quanto realizzati dalla stessa artista, risultano comunque molto differenti gli uni dagli altri per molti aspetti (corporatura, fisionomia del corpo e del muso, grandezza, colore, dettagli fisici ecc...).
Nel complesso le immagini risultano tutte molto colorate, con tinte brillanti, a volte calde e altre fredde, ma che appaiono al contempo anche delicate, grazie all'uso degli acquerelli.



Sopra: L'illustrazione più in alto, in cui il drago si nutre di fiori, ha tinte più chiare rispetto a quelle dell'immagine più in basso, che raffigura invece il drago "fatto dal sole e dalle stelle", sebbene in entrambe i colori risultino comunque delicati. Entrambe le illustrazioni lasciano l'osservatore incantato, trasportandolo in un mondo fiabesco e magico. Notare poi la notevole quantità di dettagli presenti soprattutto nella tavola a sinistra, in cui possiamo vedere un castello e un leone alato sullo sfondo, mentre il cavallo su cui è in sella il cavalieri è di una razza specifica: quella del Frisone.

 

Sopra:  Nell'immagine più in alto, che rappresenta un drago acquatico, predominano le tinte fredde del blu e del verde, mentre in quella in basso, che rappresenta il drago del fuoco, predominano giustamente quelle calde del giallo, del rosso e dell'arancione.

Nell'ultima pagina del libro, che mostra tutti i draghi visti in precedenza, al lettore stesso viene posta la domanda: "Tell me about your dragon", invitandolo quasi a continuare lui stesso quest'opera di fantasia mettendosi a immaginare quali potrebbero essere i "suoi" draghi. Un finale di questo tipo potrebbe essere un ottimo spunto di partenza da presentare (soprattutto, ma non solo) ai bambini, che probabilmente non si lasceranno sfuggire l'occasione di raccontare e, magari, di disegnare, quello che potrebbe essere il loro drago ideale, permettendo loro di continuare a fantasticare ancora per un po'.

Sopra: Questa è l'ultima illustrazione del libro, in cui l'artista ha voluto riunire tutti i draghi mostrati al lettore nelle pagine precedenti. Tra questi potrete anche voi riconoscere quelli di cui vi ho precedentemente riportato qualche immagine sopra (come quello che si nutre di fiori, quello del fuoco, quello marino, quello fatto di sole e stelle, o quello con gli occhi d'ambra).

Parlando di attenzione per i particolari, una cosa carina che ho notato riguardante le pagine del risguardo (formato da quelle di controguardia e di guardia) all'inizio e alla fine di quest'opera, è che sono tra loro differenti: infatti le pagine di risguardo all'inizio mostrano una serie di uova chiuse, mentre quelle alla fine fanno vedere una serie di draghetti che escono da queste uova.

 
Sopra: Nell'immagine a destra possiamo vedere le pagine di risguardo del libro raffigurare moltissime uova (e forse anche sassi) colorate, mentre nelle pagine dell'immagine a destra, presente alla fine dell'opera, possiamo vedere come le uova si siano schiuse facendo spuntare tanti piccoli draghi.

Nel vasto panorama dei libri illustrati sui draghi, questo è sicuramente uno dei più belli. L'idea su cui si basa è semplice ma interessante, con testi brevi ma efficaci, e con illustrazioni splendide e poetiche, che offrono un notevole tributo alla rappresentazione dei draghi.

Quest'opera è stata pubblicata dalla Frances Lincoln Childrens Book nel 2009. Essa ha 32 pagine, misura 30,7 cm d'altezza e 22,7 cm di lunghezza, e costa circa 13 euro. L'edizione ha la copertina rigida, ed è dotata anche di una sovracopertina.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 6 giugno 2016

Rapunzel: a groovy fairy tale di Lynn Roberts e David Roberts

"Rapunze: a groovy fairy tale" è la fiaba di Raperonzolo riscritta da Lynn Roberts ambientandola in tempi moderni (più precisamente negli anni Settanta), è inoltre accompagnata dalle illustrazioni di David Roberts (il fratello della scrittrice). Questo libro fa parte di una serie fiabe riscritte e illustrate dai due fratelli, di cui fanno parte anche: "Cinderella: an art deco love story" (2001), "Little Red: a fizzingly good yarn" (2003),  e "Slepping Beauty: a mid-century fairy tale" (2016).

Sopra: La copertina di "Rapunzel: a groovy fairy tale" riprende una delle illustrazioni all'interno del libro (che potete vedere riportata più sotto), mostrata però con una prospettiva differente e con alcuni elementi modificati (come il fatto che la treccia della ragazza sia calata giù per il grattacielo, col ragazzo che ci si sta arrampicando).

In questa versione della fiaba (ambientata negli anni '70 per il riferimento ai capelli lunghi) in una grande città vive una bella ragazza di nome Raperonzolo (Rapunzel in inglese) con dei lunghissimi capelli rossi. Costei abita nell'appartamento di un grattacielo con la zia Edna e l'animale domestico di quest'ultima: Roach il corvo. I genitori della protagonista sono morti quando lei era piccola, e la zia non la fa mai uscire di casa, adducendo come scusa che il mondo esterno è troppo pericoloso ecc...
Poiché la parte di grattacielo abitata dalle due è vecchia e deserta, e l'ascensore è rotto, zia Edna fa gettare alla nipote i capelli dal balcone, in modo da potersi arrampicare fino all'appartamento senza dover fare le scale.
Tuttavia, un giorno, mentre Edna fa gettare a Raperonzolo la sua treccia per salire, un ragazzo di nome Roger, che si era fermato per riparare la sua bici mentre stava andando a scuola, assiste alla scena. Dopo essere tornato da scuola assiste nuovamente all'evento e decide di voler conoscere la bella ragazza dai lunghi capelli rossi, così il giorno dopo rivolge a Raperonzolo le parole che aveva sentito pronunciare a Edna ("Rapunze, Rapunzel, let down your hair").
I due cominciano così a frequentarsi di nascosto: parlano, ascoltano musica, Roger le porta dei regali e le fa ascoltare le canzoni da lui scritte (il ragazzo è il cantante della band della scuola).
Purtroppo un giorno Raperonzolo si lascia scappare, in presenza della zia, un commento su Roger, così quest'ultima, furiosa, taglia i capelli della giovane con un colpo di forbici. Dopodiché la caccia di casa e aspetta il ritorno del ragazzo, al quale dice che non rivedrà mai più Raperonzolo, e lo spinge giù dal balcone.
Dopo la caduta il giovane perde la memoria e non ricorda più nulla della protagonista, anche se gli sono rimasti i capelli della ragazza. Intanto quest'ultima vaga sola e affamata per la città finché, appeso  a un muro, vede il poster di un prossimo concerto di Roger e della sua banda (i Rascals).
Durante il concerto il ragazzo riconoscerà Raperonzolo, guarendo dalla sua amnesia, e i due diventeranno grandi amici. Roger e i Rascals diventeranno famosi, mentre Raperonzolo imparerà a realizzare parrucche utilizzando i capelli che le erano stati tagliati.
E, in quanto a zia Edna, questa ha dovuto cominciare a usare le scale.

Sopra: Raperonzolo ci viene mostrata, con una prospettiva dall'alto, appoggiata a un piccolo balcone  di cemento alquanto dimesso. Nell'illustrazione possiamo notarne diversi particolari come le crepe dell'edificio, la pianta morta in un vaso rotto, una sedia a sdraio i cui bordi esterni della stoffa appaiono danneggiati e un cubo di Rubick appoggiato sul balcone. Inoltre, i colori usati per la protagonista (il rosso e il giallo) contrastano fortemente con quelli utilizzati per il balcone (principalmente grigio), facendola risaltare.

Come potete capire dal riassunto, in questa fiaba sono stati mantenuti alcuni elementi della fiaba originale, seppur riadattandoli a tempi più moderni, mentre altri sono stati maggiormente modificati:
- Qui i genitori di Raperonzolo muoiono quando lei era piccola e lei viene cresciuta dalla zia, mentre nella fiaba originale i suoi genitori la cedono a una fata in cambio dei raperonzoli che crescono nel giardino di quest'ultima, e di cui la madre della protagonista non poteva fare a meno.
- In questo caso vengono descritte le abitudini, il carattere e gli atteggiamenti di colei che tiene Raperonzolo segregata in casa, mentre nella fiaba originale tutti questi dettagli non sono presenti.
- Nella versione originale la fata/maga che teneva segregata Raperonzolo (la signora Gothel) non è di per sé cattiva, in quanto tratta con cura la fanciulla, semplicemente non vuole che questa abbia contatti con l'esterno.
- Nella fiaba originale il principe, quando cade dalla torre, diventa cieco a causa di alcuni rovi, ma non perde la memoria.
- Mentre nella versione originale il principe, dopo aver ritrovato Raperonzolo nel deserto alcuni anni dopo, porta l'amata al proprio castello e la sposa, in questo caso la scrittrice non accenna nemmeno a un futuro fidanzamento dei due protagonisti, né si spinge troppo lontano nel fare previsioni riguardo al loro futuro.
C'è da dire, inoltre, che in alcune versioni più antiche, Raperonzolo veniva scoperta da Gothel poiché rimaneva incinta di due gemelli, che partorirà e con i quali vivrà nel deserto fin quando il principe non la ritrova. Questa versione è però praticamente scomparsa dai libri per l'infanzia, così come la versione di Cenerentola dei Grimm (in cui le sorellastre si tagliano il pollice e il tallone e poi vengono accecate). Nella stessa versione di Raperonzolo dei Grimm del 1857 la ragazza viene scoperta in quanto fa per distrazione un commento sul principe, e non perché la maga si accorge che è in cinta, sebbene alcuni anni dopo, quando il principe ritroverà l'amata nel deserto, con lei ci saranno due bambini da lei partoriti.
Naturalmente molti altri elementi in comune con la fiaba originale sono stati, ovviamente, mantenuti. In particolare il commento di Raperonzolo sul giovane che la viene sempre a trovare nella stanza è praticamente lo stesso della fiaba originale:
Versione originale dei Grimm del 1857: "Mi dica, signora Gothel, perché lei è più pesante da tirar su del giovane principe che in un attimo è qui da me?".
Versione di Lynn Roberts (2003): "You are so heavy, aunt. It is so much easier to pull up my dear Roger".

Le illustrazioni, realizzate con acquerelli da David Robets, hanno sicuramente uno stile originale, dai tratti semplici, che danno una percezione di libertà e spontaneità, ma al contempo ricco di dettagli, caratterizzato da personaggi con occhi grandi e tondi.
Come ho già detto, sebbene i suoi disegni possano risultare semplici a un primo sguardo, in realtà in essi sono presenti diversi dettagli, soprattutto per quanto riguarda gli sfondi e l'abbigliamento. Poiché il racconto è ambientato negli anni '70 Roberts ha incluso, all'interno delle illustrazioni, moltissimi elementi appartenenti alla cultura di quegli anni. Lo stesso illustratore, in una nota a fine libro, dice che, poiché si era deciso di ambientare la vicenda in questo periodo storico (in cui lui era cresciuto da ragazzo) si è andato a guardare vecchie foto e riviste che lo aiutassero a ricordare gli abiti e i giocattoli dell'epoca.
Le illustrazioni di quest'opera sono quindi importanti perché aiutano il lettore a immergersi nell'ambiente e nell'epoca in cui la fiaba è stata ambientata, lo stesso lettore potrà inoltre diversi a provare a cogliere i vari riferimenti alla cultura degli anni '70.

Sopra: In questa illustrazione in cui possiamo vedere la camera di Raperonzolo, possiamo notare come sia piena di elementi degli anni '70: i poster, le copertine dei dischi, il giradischi ecc...

  
Sopra: Per quanto riguarda il riferimento al altri elementi della cultura di quegli anni basta osservare l'abbigliamento dei due giovani. Notare in particolare i pantaloni a zampa d'elefante del ragazzo nell'immagine qui sopra a sinistra (o quelli di Raperonzolo nell'immagine precedente), e le loro scarpe, un modello tipico di quegli anni di cui ho messo una foto di riferimento a destra.

    

Sopra: La famosa scena del taglio di capelli subito da Raperonzolo ad opera della sua carceriera è stato spesso rappresentato da numerosi illustratori, così qui sopra, oltre a quello di David Roberts in basso al centro, ve ne ho messi altri due a confronto. L'immagine a sinistra è di Ladybird (una base editoriale che dal 1914 pubblicò una serie di libri per bambini), mentre quella a destra è di Maja Dusikova.

Questo libro risulta molto carino, una piacevole reinterpretazione della fiaba di Raperonzolo, forse non una delle più memorabili o eccezionali, ma sicuramente apprezzabile e con un tocco di umorismo; la vicenda è inoltre accompagnata da illustrazioni altrettanto piacevoli, realizzate con uno stile particolare e simpatico.

Questo libro illustrato è stato pubblicato nel 2003 dalla Harry M Abrams e, successivamente nel 2011 dalla Pavilion Children's Books, a cui ha fatto seguito anche un'altra edizione del 2016 sempre da quest'ultima casa editrice. L'opera misura 26,5 cm d'altezza e di lunghezza, ha 32 pagine e costa dagli 8 (con la copertina flessibile) ai 16 euro (con la copertina rigida) .

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.