lunedì 30 maggio 2016

La inspiracion dormida. Regreso a los colores olvidados di Sivia G. Guirado

"La ispiracion dormida. Regreso a los colores olvidados" di Silvia G. Guirado, edito nel 2011 e mai tradotto in italiano, è il secondo capitolo de: "I colori dimenticati e altri racconti", che ho già recensito precedentemente qui. Anche in questo secondo volume le illustrazioni sono opera di più artisti, in particolare di tre: David Garcia Fores, Desiree Arancibia e Maria Garcia Perez (i medesimi che avevano già realizzato le tavole dell'opera precedente).

Sopra: La copertina de "La ispiracion dormida" di Silvia Guirado è rigida, di forma quadrata e mostra la protagonista (Carmesina,) con in braccio il suo amico Gatto Nero, mentre guarda una musa, rappresentata come una piccola fata verde.

A differenza de "I colori dimenticati e altri racconti", questo libro non è composto da singoli racconti (seppur legati tra loro), ma si tratta di un vero e proprio romanzo. 
All'inizio vediamo Carmesina aver ormai riportato i colori nel mondo, tuttavia lei si sente depressa, risucchiata dal dover adempiere ai suoi obblighi (soprattutto scolastici), i quali risucchiano tutto il suo tempo e le sue energie. La ragazza sente di aver perso la sua ispirazione, non ha più voglia di colorare e dipingere, infatti: "… parecia haber perdido su personalidad (…) algo en su alma (anima) se tornava (stava diventando) oscuro, de un gris marengo (scuro) lago turbio (torbido)."

Sopra: La protagonista passeggia tra le vie della sua città per provare a recuperare l'ispirazione, ma la cosa non funziona. In questa immagine, di David Fores, Carmesina è dipinta di grigio, mentre l'ambiente attorno è colorato, per mettere in evidenza l'alienazione e lo stato depresso della ragazza. La stessa sua postura (schiena e testa curve) e il suo linguaggio del corpo (occhi chiusi, braccia conserte che si stringono al petto) denotano una chiusura in se stessi. Notare inoltre come la protagonista sia vicina a una zona d'ombra della strada.

Gatto Nero, preoccupato per le condizioni dell'amica, la va a trovare per aiutarla a superare questo stato d'animo che la rende così infelice e che le impedisce di ritrovare la propria ispirazione. I due iniziano così un viaggio che li porterà a ripercorrere luoghi già visti nel primo libro e altri di nuovi, e a incontrare vecchi e nuovi amici (e anche nuovi nemici), per far recuperare alla protagonista la propria voglia di disegnare.
Il primo posto in cui si recheranno è il luogo in cui vive Serafino lo Stonato, che regala alla giovane delle matite colorate e un album da disegnare. In seguito i due amici dovranno avere a che fare con Apatia, rappresentata come un essere dalle sembianze di una vecchia dai lunghi capelli bianchi, con il volto scheletrico e grandi mani con lunghe dita artigliate. Conosceranno poi, a Firenze, anche le muse, dall'aspetto di piccole fate dal colore verdastro, e anche la musa Fiamma, rappresentata come una donna grassottella dai capelli bianchi.

  
Sopra: In quest'immagine, di David Fores, Carmesina e Gatto Nero sono caduti prigionieri di Apatia, rappresentata come una donna anziana dal volto e dalle mani scheletriche, con lunghi capelli bianchi che avvolgono le vittime facendole addormentare.  

A Parigi, dove Carmesina e Gatto Nero si recheranno per incontrare Mila l'equilibrista (un personaggio presente in uno dei racconti del precedente volume), i due conosceranno invece un ragazzo, di nome Marcello, che scrive poesie e di cui la protagonista si innamorerà, scatenando la gelosia dell'amico Gatto.
Successivamente si recheranno in India, dove la ragazza finirà nelle profondità di un lago in cui incontrerà la se stessa bambina, in quanto, come dice il maestro Chew Wang: "En ocasiones necesitamos sumergirnos (immergerci) para renacer otra vez. Rendirnos (arrenderci), vaciarnos (svuotarci), para llenarnos (riempirci) de nuevo".
Dopo che Gatto Nero l'ha recuperata dalle acque del lago i due si ritroveranno in Cina a casa proprio del maestro Chew Wang, con il quale affronteranno tre esseri oscuri, tre fratelli, che non sono riusciti a lasciare questo mondo alla loro morte a causa delle loro paure: il più giovane aveva paura del passato, quello di mezzo del presente e il maggiore temeva il futuro. Dopo essersi occupati di questi esseri Carmesina e il gatto giungeranno, con una mongolfiera, insieme a Griselda (un altro personaggio incontrato sempre nel primo libro) a Hollywood agli inizi degli anni '30, dove incontreranno diverse figure del cinema tra cui: i fratelli Marx (un gruppo di comici tra i più amati di tutti i tempi, di cui fa parte anche Groucho Marx), Disney mentre sta realizzando "Biancaneve e i sette nani" (che uscirà nel 1937), Buster Keaton, e, in particolare, Charlie Chaplin, anche lui in cerca di ispirazione dopo la nascita del cinema sonoro.
Dopo aver aiutato l'attore, incoraggiandolo, Carmesina e Gatto Nero si recheranno da uno sciamano che parla alla ragazza dei colori del mondo.
Infine la protagonista si ritroverà ad affrontare nuovamente Apatia e una prova finale contro un riflesso di se stessa che vuole persuaderla ad abbandonare la pittura...
La trama di questo secondo volume si basa, come avrete potuto notare dal riassunto (comunque incompleto) che vi ho fatto, sul viaggio di Carmesina per ritrovare la propria ispirazione, la propria voglia di disegnare, giungendo in molti luoghi (reali, immaginari, o appartenenti al proprio subconscio), e conoscendo varie persone con cui confrontarsi, alcune amiche e altre antagoniste.

Sopra: A Hollywood Carmesina, Gatto Nero e Griselda incontrano Charlie Chaplin in cerca di ispirazione per finire una scena di un copione di un film che parla di un mondo meccanizzato in cui gli uomini sono diventati parti di una catena di montaggio (che poi diventerà il suo film "Tempi moderni" del 1936). In quest'immagine vediamo l'attore da lontano, come attraverso uno scorcio in mezzo ai riflettori.

Ritroveremo molti dei personaggi presenti anche nel primo libro (alcuni li ho già citati nel riassunto), ma anche alcuni di completamente nuovi (come i già citati Fiamma, Marcello, lo sciamano, e altri ancora).
Anche questo testo contiene dei "messaggi di vita", rivolti questa volta alla protagonista, la quale dovrà guardarsi dentro e confrontarsi con se stessa, col proprio passato e con i propri limiti per superare ciò che la blocca. I vari personaggi che incontra durante questo viaggio le forniranno comunque dei consigli o la faranno riflettere, aiutandola a ritrovare la propria strada.
Ad esempio, quando la protagonista chiede a Fiamma (la musa), qual'è la sua ispirazione la donna risponde: "Mi ispiracio? La vita misma! Cada uno (ciascuno) tiene su proprio talento, una habilidad y para esa persona y para los demas (gli altri) es importante descubrirla. Una volta descubres cual es tu propio talento, simplemente hay que ponerle (metterci) pasion y dedication."
Oppure, in India, alla fine di un racconto viene scritto: "Desde entices (da allora), cuando alguien comprende que la generosidad no solo debe ser física y material, sino también animica (dell'anima) y espiritual, dicen que se abre el tercer ojo, el sexto chacra que despierta (risveglia) la intuición y porta otra percepción sobre la realidad."
Il maestro Chew Wang invece spiega alla protagonista: "Es importante que recordemos que cuando nos obsesionamos y empezamos (iniziamo) a tener miedo (avere paura), si no somos capaces de aceptarlo, nuestra sombra (ombra) empieza (inizia) a crecer alimentandose de nuestra propia debilidad. (…) Lo mejor es pararse (stare in piedi) y aceptar. Aceptar que las ombras siempre estaran ahì, que nos guarecen (ci mettiamo al riparo), nos mantienen alerta, pero que, sin embargo (tuttavia), no les hemos de dar fuerza."
O, ancora, quando Carmesina si trova in fondo al lago e vede se stessa bambina quest'ultima le dice: "A veces quando uno estas cayendo, quando uno no reacciona, necesita toccar fondo y verse (guardare) a sì mismo para entender que solo queda volver (tornare) a subir (in superficie, su)(…) Yo so tu, el tu autentico, aquel no sucumbio a la rutinia diaria, …"

Sopra: Nella scena in cui Carmesina si ritrova, in fondo al lago, a confrontarsi con la se stessa bambina, predominano colori scuri, in particolare il blu (anche perché la scena è ambientata nelle profondità dell'acqua). In particolare sembra che i due personaggi siano circondate da l'oscurità, mentre su di loro la luce filtra dall'alto, illuminando la parte centrale della scena.

Come ho detto all'inizio, anche le belle illustrazioni di questo libro sono opera di più artisti (gli stessi che le avevano realizzate anche per il precedente volume). In particolare: David G. Fores si è occupato delle immagini dei capitoli 1, 3, 4, 7, 8, 9 (insieme a Marta Perez), 11 e 12; Desiree Arancibia dei capitoli 2 e 10; e infine Marta Garcia Perez dei capitoli 5, 6, 9 (insieme a David Fores) e 13.
Sebbene gli artisti disegnino più o meno gli stessi soggetti mantenendo le caratteristiche fisiche di questi inalterate, se si osserva attentamente si possono notare delle differenze di stile tra le illustrazioni realizzate dai differenti illustratori.

  

Sopra: Queste tre illustrazioni sono state realizzate ciascuna da un'artista diverso: quella in alto a sinistra è di David Fores, quella in alto a destra e di Desiree Arancibia , mentre quella in basso al centro è di Marta Perez. In quella disegnata da Fores, in cui la protagonista si sta per scontrare con Apatia, l'intera scena è dominata dai grigi, l'unico elemento che risalta risulta così essere la tavolozza  e il pennelo, su cui vi sono colori accesi e brillanti. L'illustrazione della Aranciba, dai colori caldi (il giallo, l'arancione) e freddi (il viola e il blu), è invece chiaramente un richiamo a "L'urlo" di Munch, dipinto che si caratterizza anch'esso per l'accostamento di tinte calde e fredde. 

In quest'opera, così come nella precedente, sono presenti sia illustrazioni molto colorate, dalle tinte vivaci e brillanti, e sia altre molto cupe e scure. La stessa autrice, nella prefazione, spiega: "Las illustraciones alcanzan (raggiungono) nuevas cotas (dimensioni) de expresividad y ya no todo (non tutte) seran colores claros y brillantes, tambien (anche) aparecerà la oscuridad- porque la vida tambien estan esos colores y no podemos obviarlo."

  
Sopra: In queste immagini (quella a sinistra relaizzata da David Fores e quella a destra da Marta Garcia Perez) ci vengono mostrate tinte vivaci, brillanti e calde. In entrambe è presente una gran varietà di colori: il rosso, il giallo, il viola, l'arancione, il rosa, il verde, l'azzurro e il nero.

  
Sopra: In queste immagini (realizzate entrambe da David Fores) che invece rappresentano inoltre momenti di pericolo e angoscia, predominano colori scuri, in particolare il blu e il nero. Quella a sinistra rappresenta il momento in cui Carmesina sprofonda nel lago, mentre quella a destra raffigura il maestro Chew Wang lottare contro le ombre dei tre fratelli defunti.

Le illustrazioni sono ben integrate con il racconto e, soprattutto alcune, risultano molto suggestive: guardate ad esempio (tra le immagini che ho riportato sopra) quella in cui Carmesina è prigioniera di Apatia, oppure quella in cui Chew Wanh combatte contro le ombre dei tre fratelli, o quella, ancora, che fa da preludio al bacio di Carmesina e Marcello...

Sopra: In quest'immagine, della Marta Perez, possiamo vedere i due ragazzi su un ponte, in posizione centrale rispetto all'intera scena, con la luna posta romanticamente alle loro spalle. In questa scena sono stati utilzzati colori scuri (in particolare il blu) a cui è stato contapposto il bianco brillante della luna. Come si può vedere le tinte scure non servono solo a rappresentare scene spaventose o pericolose, ma possono anche essere sfruttate per creare una certa intimità nella scena (vedere ad esempio anche l'immagine che ho riportato più sopra in cui Carmesina si trova in fondo al lago a tu per tu con la se stessa bambina).

Una cosa interessante e particolare da segnalare è che, alla fine del libro, oltre alle pagine in cui vengono riportati e descritti, con tanto di ritratto, i personaggi presenti nella storia (cosa che era stata fatta anche nel volume precedente), è presente anche una sorta di "galleria" intitolata "La mirada Carmesì homenages" in cui altri artisti hanno disegnato, secondo il loro stile e la propria interpretazione, la protagonista. L'autrice spiega, infatti, che Carmesina, col suo carisma, ha risvegliato (oltre ai colori dimenticati) anche l'interesse di altri illustratori, alcuni dei quali hanno voluto collaborare e offrire la loro visione del personaggio. Dopo le varie interpretazioni, seguono un paio di pagine in cui a ciascuno di questi artisti (in tutto sono 8) viene dedicata una breve bibliografia di alcune righe.




Sopra: Queste immagini provengono dalla raccolta di disegni, realizzati da altri illustratori, pubblicata alla fine di questo libro come omaggio alla protagonista. Nella foto più in alto le illustrazioni sono state realizzate, rispettivamente, da Jordi Pla e Carles Marsal, mentre l'immagine della foto più in basso è opera di Nuria Aparicio (alias LaPendeja).

Credo che questo libro illustrato voglia comunicare al lettore l'importanza della propria ispirazione, che bisogna cercare di preservare, continuando a dedicarci a quegli hobby che ci rendono contenti e soddisfatti, che lasciano sfogare la nostra parte creativa. Tutti infatti sono dotati di una parte maggiormente creativa ed emotiva (la parte destra del nostro cervello, specializzata nella trasmissione delle informazioni visive, spaziali e percettive) e una più razionale (quella sinistra, che predilige il pensiero chiaro, lineare, consequenziale, logico). A causa dei nostri doveri e della società, che tende a ritenere inutile qualsiasi occupazione che non sia produttiva e redditizia, siamo però spesso portati a sopprimere la nostra parte destra per favorire la sinistra. Così facendo non diamo retta a una parte importante della nostra coscienza, che necessita comunque di venire espressa, ritrovandoci insoddisfatti o comunque malinconici. Per alcune persone in particolare, che magari hanno una parte emotiva e creativa naturalmente più sviluppata (come ad esempio la protagonista di questa storia, la quale fin da piccola si è sentita attratta dai colori), il fatto di dover reprime questa parte importante di loro stessi può causare spiacevoli effetti sulla persona (provare ad esempio un senso di insoddisfazione, di infelicità, a volte anche di frustrazione). E' quindi importante, pur adempiendo ai propri impegni e doveri quotidiani, cercare di non arrivare mai a sopprimere il nostro lato creativo, la nostra immaginazione.
La stessa autrice, Silvia Gonzalez Guirado, nella prefazione del suo libro scrive: "Pero a veces para poder recuperar la ispiracion para crear, para vivir (inspiracion significa inhalar el aire, en definitiva, la vida) hemos de pasar por zonas oscuras o recorrer nuestros rincones (angoli) mas intimos. Conocernos para redescubrir aquello que nos ilusiona y asi (e così) volver (tornare) a imaginar. Sin embargo (però, tuttavia), en mucha ocasiones, nosotros mismos non negamos esa capacidad. Nos envolvemos (ci avvolgiamo) en nuestra "comoda" coraza y dejamos (lasciamo, smettiamo) de sonar por el miedo (la paura)  al que dirian (di quello che gli altri possono dire), a lo que sucederà o porque simplemente en la epoca que nos toca vivir eso està de mas (è di troppo, fa male). (...) 
Aunque (anche se) los tiempos digan lo contrario, deseo que sigamos (continuiamo) imaginando (a immaginare) y que valientemente (con coraggio) abordemos  (ci rivolgiamo) esos suenos (questi sogni). Puede que Carmesina este aqui para recordarnoslo."
Dopotutto anche Philippe Petit (un artista francese, noto funambolo, mimo e giocoliere) diceva, ad esempio: "Senza creatività non c'è vita".

"La ispiracion dormida. Regreso a los colores olvidados" di Silvia G. Guirado è stato pubblicato in spagnolo nel 2011 dalla PLAY Creatividad. L'opera misura 22,5 cm d'altezza e di lunghezza e ha 188 pagine (è molto più grosso infatti rispetto al precedente volume); il prezzo è di circa 25 euro.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 23 maggio 2016

Brendan e il segreto di Kells di Tomm Moore

"Brendan e il segreto di Kells" è un fumetto di cui adattamento e disegni sono opera di Toom Moor  ed i testi di Marie Hermet. E' tratto da un cartone, intitolato "The secret of Kells",  del 2009 diretto proprio da Toom Moore e candidato all'Oscar 2010 come miglior film d'animazione.

  
Sopra: La copertina di "Brendan e il segreto di Kells". Originariamente, nell'edizione francese, quest'opera era stata suddivisa in due parti, che in quella italiana sono state invece unite in un unico volume.

Il fumetto riprende fedelmente la trama del cartone, essendone, dopo tutto, la trasposizione cartacea.
Il  protagonista della vicenda, ambientata nel IX secolo, è Brendan, un ragazzo di 12 anni che vive in un'abbazia fortificata con lo zio (abate) Cellach, un monaco severo e autoritario, ossessionato dal completare al più presto la fortificazione delle mura che proteggono l'abbazia.
Brendan, insieme agli altri fratelli (di differenti nazionalità: vediamo infatti un nero, un cinese e un indiano), lavora costantemente per innalzare sempre più in alto il muro di cinta, finché un giorno arriva all'Abbazia Fratello Aidan di Iona, un celebre ed esperto miniaturista, giunto a Kells dopo che i vichinghi hanno invaso e distrutto il suo villaggio, uccidendone gli abitanti. Lo zio di Brendan, infatti, è ossessionato dalla costruzione delle mura proprio perché convinto che queste potranno proteggere l'Abbazia e i suoi abitanti dalle orde vichinghe, le quali avevano, molti anni prima, distrutto anche il villaggio in cui vivevano Brendan, ancora neonato, e Cellach, i quali erano quasi rimasti uccisi.
Fratello Aidan spera, a Kells, di poter continuare a lavorare al "Libro di Iona", un manoscritto bellissimo la cui lavorazione era cominciata già 200 anni prima ad opera di San Columba (un personaggio storico realmente esistito: fu uno dei più importanti monaci irlandesi che introdussero il Cristianesimo in Scozia nell'Alto Medioevo). Brendan, dopo aver guardato il manoscritto, decide di voler aiutare Fratello Aidan a completarlo. Tuttavia Cellach, ossessionato dai suoi progetti di allestimento delle difese, cercherà di costringere il nipote a desistere dall'impresa, volendo che quest'ultimo continui a lavorare alla costruzione delle mura, sperando che un giorno segua le sue orme.

Sopra: Questa scena, tratta in realtà dal film, è presente identica anche in una vignetta del fumetto. Da notare il particolare effetto creato dall'illustratore riguardante il modo in cui i personaggi interagiscono con gli spazi della stanza: se non ci fossero loro l'osservatore non riuscirebbe a distinguere dove comincia il pavimento e dove finiscono i muri. In questo modo si ha l'impressione che la stanza circondi interamente i personaggi, il che era probabilmente nelle intenzioni dell'illustratore, in quanto in questo luogo sono racchiuse le ossessioni di Cellach riguardanti la fortificazione delle mura (gli schizzi su pareti e pavimento riguardano proprio ciò). Il colore scuro della stanza dà subito un'idea di oppressione, mentre l'unica fonte di luce, unico spiraglio di libertà, è la finestra.

Brendan tuttavia è invece determinato ad aiutare Aidan, inoltre quest'ultimo vede nel ragazzo il proprio successore, il futuro miniaturista che potrà finalmente portare a compimento questo antico e preziosissimo libro realizzando la pagina più bella: quella contenente il monogramma "Chi Rho", le prime lettere della parola "Cristo" in greco.
Durante le sue scorribande nel bosco accanto all'abbazia per cercare delle bacche da cui si può ottenere dell'inchiostro verde, Brendan incontra una bambina dalla pelle candida, dai capelli bianchi e dagli occhi verdi. Questa ragazzina, di nome Aisling, è una creatura fatata, nonché l'ultima della sua stirpe, dotata di poteri magici, tra cui la capacità di trasformarsi in diversi animali (un salmone, un lupo, un capriolo).
Insieme a quest'ultima Brendan riuscirà a ottenere "l'Occhio di Crom", un cristallo che dona la facoltà di vedere i più minuscoli dettagli, indispensabile per completare il libro. Il giovane dovrà infatti strapparlo direttamente al Crom, una creatura mostruosa e maligna, che aveva sterminato la famiglia di Aisling e che era stata rinchiuda in una grotta.
Per quanto riguarda invece l'abbazia, questa verrà comunque invasa dai vichinghi, nonostante le mura difensive, ma Brendan e Fratello Aidan riusciranno fuggire lontano, portando a termine, dopo anni, il libro di Iona, che diventerà il "Libro di Kells". Anche Chellach riuscirà a salvarsi, ma vivrà per molti anni nel rimorso credendo di non essere riuscito a salvare il nipote, con cui aveva pure litigato prima dell'invasione. Riuscirà a perdonarsi solo quando Brendan, cresciuto e ormai diventato un uomo, tornerà all'abbazia per incontrare il vecchio zio e mostrargli l'opera finita.

Il fumetto è suddiviso in due parti: nella prima parte conosciamo i vari personaggi e vediamo l'arrivo a Kells di Aidan, nonché l'incontro di Brendan con Aisling e il primo, breve approccio con Crom.
Nella seconda parte Brendan impara da Fratello Aidan a diventare un esperto miniaturista, recupera inoltre l'occhio di Crom con l'aiuto di Aisling. Vediamo inoltre l'invasione vichinga e il completamento del libro, nonchè quando, alla fine, il protagonista torna dallo zio per mostrargli l'opera conclusa.
Ciascuna parte è inoltre preceduta da un'altra: nella prima ci viene mostrata la fuga di Cellach dai vichinghi quando questi invasero il suo villaggio, e di come sia riuscito a salvare se stesso e il nipote; nella seconda vediamo il passato di Aisling. Queste brevi parti, introduttive a quelle principali, non sono presenti nel cartone.

  

Sopra: Qeste immagini sono tratte dall'inizio della seconda parte, in cui ci viene spiegato brevemente il passato di Aisling e le sue origini. Queste pagine sono caratterizzate da splendide illustrazioni a tutta pagina, senza la suddivisione delle vignette e senza baloon.

La storia, o perlomeno alcune parti, si basano su fatti realmente accaduti e luoghi reali. Il Libro di Kells (conosciuto anche come "Grande Evangeliario di san Columba") è  infatti un manoscritto miniato realizzato dai monaci irlandesi nell'800. Per l'eccellenza tecnica della sua realizzazione e la sua bellezza, è considerato da molti studiosi una delle più importanti opere d'arte dell'epoca.
Il nome del libro deriva prorpio dalla località di Kells, situata nella contea di Meath, in Irlanda. Anche l'Abbazia di Kells è un luogo realmente esistito, infatti è in questo posto che il libro è stato conservato per gran parte del medioevo. Tale Abazzia fu fondata agli inizi del del IX secolo, all'epoca delle invasioni vichinghe, da monaci originari dell'Abbazia di Iona. Iona era la sede di una delle comunità monastiche più importanti della regione, tanto che San Columba, il grande evangelizzatore della Scozia, ne aveva fatto il suo principale centro missionario nel VI secolo. Quando la moltiplicazione delle incursioni vichinghe finì per rendere l'isola di Iona troppo pericolosa, la maggior parte dei monaci si trasferì a Kells, che divenne il nuovo centro delle comunità fondate da Columba.
Secondo la tradizione, da cui ha preso spunto anche questo fumetto, il manoscritto sarebbe stato redatto all'epoca di san Columba, forse da lui stesso, tuttavia gli studi paleografici hanno dimostrato che lo stile calligrafico del Libro di Kells si è sviluppato molto tempo dopo la morte del santo: gli studi paleografici collocano infatti l'opera attorno all'800, due secoli dopo la sua morte.
L'origine geografica non è invece certa, ci sono a riguardo almeno cinque differenti teorie, tra cui: il libro potrebbe essere stato scritto a Iona e quindi trasferito in fretta a Kells (queste sembra essere l'ipotesi che Moore ha voluto seguire per la sua storia), mentre, stando ad una seconda ipotesi (che gode del più ampio consenso), il libro sarebbe stato redatto interamente a Iona e poi trasferito, mentre altri studiosi avanzano la proposta che il manoscritto sia stato compiuto a Kells.
Come ho già accennato poco sopra, anche la parte riguardante l'invasione vichinga è vera, in particolare la stessa Abbazia di Kells fu più volte razziata e saccheggiata dai vichinghi nel X secolo. Un passo degli Annali dell'Ulster riferisce che il manoscritto fu rubato a causa della sua preziosa rilegatura, le pagine furono poi ritrovate alcuni mesi dopo sotto un mucchio di terra. Questa vicenda è presente anche nel fumetto, anche se, in quest'ultimo, sono Brendan e Aidan a raccogliere le pagine e a fuggire con esse per completare il libro.

  
Sopra: A sinistra c'è una foto della pagina originale del "Chi Rho" del Libro di Kells, mentre nell'immagine a sinistra possiamo vedere la stessa pagina riprodotta nel fumetto, la pagina che Brendan mostrerà all'anziano zio dopo essere tornato all'abbazia.

Per quanto riguarda le illustrazioni del fumetto, esse sono davvero belle e riprendono molto fedelmente quelle del cartone. Lo stile è particolare e sfrutta molto l'impatto visivo, questo stile presenta tratti rotondeggianti, con linee ben delineate e chiare. Per molti versi ricorda (anche perché l'illustratore ha probabilmente cercato di riprenderli)  proprio i disegni degli antichi codici miniati irlandesi. Tra il VI e il XI secolo si diffuse infatti un tipo di decorazione raffinatissima basata su intrecci di racemi e figure stilizzate, anche il Libro di Kells è stato illustrato secondo questo tipo di corrente artistica. Tali intrecci sono presenti nel fumetto specialmente nelle scene in cui il protagonista si trova nel bosco.
Alcune scene sono prive di tridimensionalità, a volte animali e persone sono disegnati in manieri bidimensionale (altra caratteristica specifica della miniatura), come se fossero i disegni di un arazzo. In alcune scene, inoltre, sono compresenti elementi visti con una prospettiva differente: alcuni visti dall'alto e altri di lato.
Le varie vignette vengono sfruttate in maniera diversa a seconda dell'effetto che si vuole ottenere: nella stessa vignetta, ad esempio, vengono mostrate più sequenze in successione, mentre normalmente ogni singola sequenza avrebbe necessitato di una vignetta.
Un particolare interessante riguarda il modo in cui lo spazio tra le diverse vignette è stato sfruttato: nei normali fumetti  rimane solitamente bianco, mentre in quest'opera questo spazio viene riempito con elementi diversi a seconda di come evolve la trama e delle scene rappresentate. Ad esempio, nelle scene in cui è presente della nebbia, quest'ultima viene utilizzata per riempire gli spazi tra le vignette; nelle scene coi i vichinghi che distruggono ogni cosa viene invece utilizzato il fuoco; in quelle successive alla sconfitta di Crom ci sono dei bucaneve (simbolo di vita e speranza). I bordi delle vignette, comunque, non sono mai nettamente segnati con delle linee, ma i loro contorni vengono come lasciati sfumare.
I colori utilizzati variano in base alle scene che l'autore ha voluto rappresentare: in quelle in cui sono presenti i vichinghi predominano il rosso e il nero (gli stessi vichinghi sono disegnati completamente di colore scuro); quando Brendan vaga per il bosco predominano i verdi, i marroni e il bianco; quando il ragazzo entra nella caverna per sconfiggere Crom vengono utilizzati molto il nero e il bianco/azzurro. Nel complesso, comunque, in questo fumetto risultano parti molto colorate, con colori accesi e brillanti, e altre con tinte più cupe e oscure.

   
Sopra: Nelle scene in cui Brendan vaga per il bosco insieme ad Aisling predominano le tinte del verde e del marrone. Tali scene risultano molto luminose, anche per il fatto che sono stati  utilizzati colori brillanti, e risultano molto suggestive, grazie alla raffinatezza dei dettagli. 
Nell'immagine a destra, poi, in un'unica vignetta sono state rappresentate più scene in successione, separandole tra loro racchiudendo ciascuna in un intreccio di rami e foglie.

     
Sopra: Nelle scene in cui i vichinghi attaccano i villaggi, i colori predominanti sono il nero e il rosso. Gli stessi vichinghi, inoltre, sono rappresentati più come dei mostri, completamente neri e con le corna degli elmi che sembrano quelle di diavoli: in loro non c'è alcun riferimento a una parte umana. Nell'immagine a sinistra è interessante vedere come il personaggio (Cellach) all'inizio si muove su un piano orizzontale (destra e sinistra), mentre poi comincia a correre frontalmente, verso il lettore. Notare, inoltre, come nella pagina a destra gli spazi tra le diverse vignette siano stati riempiti da fiamme rosse per dare una maggior idea della distruzione.

Sopra: In questa pagina, in cui Brendan lotta contro Crom, sono presenti più scene contemporaneamente, senza che vi sia alcuna suddivisione in vignette. Il mostro è disegnato come un essere bidimensionale, mentre il protagonista viene rappresentato come un essere fisico, in tre dimensioni.

Sopra: Lo stile utilizzato per disegnare le parti riguardanti le leggende di San Columba è diverso rispetto al resto della storia: maggiormente semplificato e ancora più simile alle miniature di un manoscritto antico, presentando comunque sempre tratti netti e ben delineati.

Nella trama di questo fumetto, così come in quella del film, fatti storici, leggende e parti immaginarie si mischiano creando una storia originale, interessante e unica. Anche le illustrazioni sono molto belle e particolari, ricchissime di dettagli e dagli splendidi colori, caratterizzate da scelte prospettiche e stilistiche uniche.

Quest'opera è stata pubblicata originariamente in francese dalla Glénat nel 2009 divisa in due parti col titolo: "Brendan et le secret de Kells". E' stata pubblicata in italiano, in un unico volume, nel 2011 dalla ReNoir al costo di 16 euro. Il fumetto ha la copertina flessibile, misura 25,5 cm d'altezza e 19 cm di lunghezza e conta, in totale, 112 pagine.
P.S. Riguardo al film "The secret of Kells" (di cui ancora oggi non abbiamo un'edizione italiana del DVD) esiste anche un altro libro ad esso connesso: "Designing the secret of Kells", che descrive i processi e le scelte artistiche del lungometraggio.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 16 maggio 2016

Le fiabe di Hans Christian Andersen a cura di Noel Daniel

"Le fiabe di Hans Christian Andersen" è un libro di grosse dimensioni (contiene più di 300 pagine) che raccoglie in un'edizione curata e molto pregiata più di venti fiabe di Handersen, ciascuna accompagnata da illustrazioni di famosi artisti passati.

Sopra: La copertina de "Le fiabe di Hans Christian Andersen" è rigida e ricoperta di stoffa blu, su cui risaltano le lettere dorate del titolo. L'immagine sopra, ad acquerello e inchiostro, è di Tom Seidmann-Freud (1892-1930), pseudonimo di Martha Freud, famosa per il suo stile semplice e moderno. Le sue illustrazioni posseggonono l'apparente ingenuità dei bambini senza essere infantili, esse appaiono surreali e studiate allo stesso tempo.

Quest'opera si apre con un'introduzione sull'autore delle fiabe, spiegando al lettore la vita e le esperienze di Andersen, esperienze che hanno naturalmente influenzato i suoi scritti. Scopriamo così che entrò in contatto con i racconti popolari, tra cui appunto le fiabe, ascoltando le anziane donne che tessevano nella stanza della filatura. A differenza di altri scrittori di fiabe (come i Grimm) egli fu il primo proveniente dai ceti più bassi: la madre era infatti una lavandaia, mentre il padre era un calzolaio che però amava molto leggere e possedeva molti libri, fu quest'ultimo a trasmettere al figlio l'amore per la lettura.
Andersen, tuttavia, desiderava raggiungere il successo, cercò riconoscimenti per tutta la vita, oscillando tra una grande sicurezza di sé e sentimenti di inadeguatezza, inferiorità, vulnerabilità e solitudine. Certo, la sua ascesa sociale lo aveva reso più forte, e lo scrittore dava molta importanza alle avversità che aveva patito, cosa che probabilmente sentiva accomunarlo ai personaggi delle fiabe, i quali, proprio grazie a prove e avversità, riescono a riscattarsi socialmente. Temi come questi traspaiono ad esempio nelle fiabe di Andersen come "Il brutto anatroccolo"o "La principessa sul pisello".
L'introduzione di questo libro è molto interessante proprio perché, facendoci conoscere la biografia dell'autore, rende il lettore maggiormente consapevole dei contenuti, dei temi, dei messaggi delle fiabe di Andersen. Ad esempio il racconto "L'usignolo" è ispirato alla cantante svedese Jenny Lind (soprannominata appunto "l'Usignolo Svedese"), per la quale Andersen provò a lungo un amore non corrisposto.
Jack Zipes scrive: "Le sue fiabe narrano la vita che non ha vissuto, e dicono ciò che avrebbe voluto dire pubblicamente senza mai osare farlo". Secondo Zipes il successo di scrittore di Andersen era dovuto proprio alla sua incapacità di soddisfare i propri desideri e i propri sogni nella realtà, per cui, ciò che non riuscì a realizzare per se stesso, lo creò per milioni di lettori.
Dopo l'introduzione si susseguono una dietro l'altra ventitré fiabe: "La principessa sul pisello", "L'usignolo", "Il guardiano di porci", "Quel che fa il babbo è sempre ben fatto", "Il gallo del tetto e il gallo del pollaio", "La sirenetta" "I vestiti nuovi dell'imperatore", "L'ago", "La diligenza da dodici posti","L'intrepido soldatino di stagno", "La regina della neve", "La pulce e il professore", "Pollicina", "I fidanzati", "Il folletto serralocchi", "Cinque in un baccello", "Il brutto anatroccolo", "I fiori della piccola Ida", "La pastorella e lo spazzacamino", "Il baule volante", "La piccola fiammiferaia", "L'acciarino" e "Penna e calamaio".
Come si può intendere dai titoli delle varie fiabe, in questo volume sono state riportate quelle più e meno famose, dando così l'opportunità al lettore di rileggere quelle più conosciute e amate e di scoprirne anche altre maggiormente sconosciute.
Prima di ogni fiaba c'è anche una breve introduzione alla stessa, accompagnata da una silhouette bianca su sfondo dorato. Le ultime pagine del libro sono dedicate alle bibliografie degli artisti, che sono interessanti e ricche di informazioni, specificando anche da quali opere sono state tratte le immagini riprodotte in questa raccolta.

Sopra: Ogni fiaba è preceduta da un'immagine realizzata con la tecnica della silhuette e da una breve introduzione alla fiaba stessa, sopra uno sfondo dorato. L'immagine sulla pagina a sinistra è stata realizzata da Johanna Beckmann, artista e poetessa tedesca nata nel 1868 e morta nel 1941.

Come ho accennato all'inizio, quest'opera contiene, per ogni fiaba, una selezione di illustrazioni eseguite dal 1840 al 1990 da 24 famosi artisti, e artiste, di diverse nazionalità, tra cui: Kay Nielsen (l'artista che disegnò l'episodio di "Una notte sul monte calvo" per "Fantasia " della Disney), Arthur Rackham, Tom Sedmann-Freud (pseudonimo di Martha Freud, la nipote di Sigmund Freud), Lotte Reiniger, Maurice Sendak, Gustaf Tenggren, Harry Clarke, Johanna Beckmann e molti altri.
Naturalmente essendo artisti diversi le illustrazioni risultano tutte molto differenti tra loro, dando così al lettore l'opportunità di scoprire e apprezzare una gran varietà di tecniche e stili. Si distinguono in particolare i disegni realizzati con la tecnica delle silhouette, che come ho già detto sono presenti prima dell'inizio di ogni fiaba, arricchendone la presentazione e intervallandole.

   
Sopra: Due illustrazioni realizzate da Kay Nielsen, artista danese nato nel 1886 e morto nel 1957. Quella a sinistra è tratta da "Il folletto serralocchi", mentre quella a destra dal racconto de "L'intrepido soldatino di stagno". Le sue opere, che fondono paesaggi fantastici e personaggi misteriosi, sono realizzate a penna, inchiostro e acquerello e si contraddistinguono per uno stile decorativo e per una grande bellezza.

Sopra: Quest'immagine, tratta dalla fiaba de "La piccola fiammiferaia",  è stata realizzata dall'illustratore inglese Arthur Rackham (1867-1939). Costui, che utilizza un linguaggio pittorico dettagliato ed evocativo, non ha mai rinunciato, nelle sue illustrazioni, agli angoli oscuri delle foreste delle fiabe né all'oscura bellezza dei paesaggi magici, perciò le sue opere sono sempre pervase da un'atmosfera onirica e magica.

     
Sopra: Queste silhouette con dettagli a colori, tratte dalla fiaba "L'usignolo", sono opera di Georgy Ivanovich Narbut, artista e grafico ucraino nato nel 1886 e morto nel 1920. Quest'artista pubblicò, in soli tre anni, quasi una settantina di libri, tali volumi sono considerati esempi della migliore letteratura russa per l'infanzia dei primi decenni del '900.

Sopra: Quest'immagine tratta dalla fiaba de "Il guardiano di porci" è stata realizzata dallo svedese Einar Nermann (1888-1983). Le sue illustrazioni si caratterizzano per le ampie superfici curve e per i disegni dai tratti rotondeggianti, in cui si fondono elementi scuri ad altri dai colori più delicati. Le linee curve dei disegni di Nermann creano un'atmosfera che venne definita "scanzonata" e le sue illustrazioni furono definite "assolutamente originali". 

   
Sopra: Questa illustrazione tratta da "La regina della neve" è stata realizzata da Katharine Beverley e Elizabeth Ellender. Il fatto che in queste immagini, e anche tutte le altre create da queste artiste per questa fiaba di Andersen, siano stati usati solo tre colori (bianco, nero e rosso), è frutto di una scelta, oltre che delle artiste, anche di tipografi ed editori per produrre opere belle a prezzi contenuti. 


Sopra: Quest'immagine, dai colori vivaci e ricca di dettagli, di "Pollicina" è opera dell'artista inglese Eleanor Vere Boyle (1825-1916), il cui suo stile classico e idealizzato ben si intonava a quello preraffaellita.

  
Sopra: Queste tavole, tratte da: "La Sirenetta", sono opera del pittore e illustratore ceco Josef Palecek (nato nel 1932) che ha vinto numerosi premi in patria e all'estero. Sono immagini poetiche, delicate, ma caratterizzate dai colori forti tipici dell'arte popolare slava.


Sopra: Questa tavola, tratta dalla fiaba de "L'acciarino" è stata realizzata da Heinrich Strub, un grafico e pittore svizzero. I suoi lavori sono caratterizzati da un linguaggio spiritoso, arguto, a volte irriverente e dai tratti molto moderni.

Questo libro risulta un'opera pregiata, rivolta a bambini e ad adulti, curata in ogni aspetto.
I testi sono quelli scritti da Andersen, riportati in versione integrale: fiabe ben strutturate e intense, tristi o divertenti, ma ricche di phatos, create per toccare la sensibilità dei bambini. Queste erano ricche di sentimenti e poesia, ma erano anche molto moderne per i temi e lo stile che affondavano le loro radici nella vita quotidiana contemporanea. Ricordo, infatti, che Andersen è considerato uno dei pochi autori delle cosiddette "fiabe d'autore", cioè fiabe che nascono dall'inventiva di uno scrittore e che, seppur ispirandosi a quelle popolari, sono espresse con un linguaggio diverso e presentano motivi nuovi. Le sue sono infatti del tutto originali, ad esempio in esse non sono quasi più presenti gli elementi della fiaba classica (fate, streghe, principesse ecc..) e anche la lotta tra il bene e il male (che caratterizza le fiabe classiche) viene rivisitata. Lo scrittore include inoltre, nei propri racconti, elementi d'ispirazione favolistica (animali e oggetti parlanti che rappresentano la natura umana).
Noel Daniel ha inoltre curato la selezione delle illustrazioni presenti nel volume, in modo da fornire una panoramica dei migliori illustratori delle fiabe di Andersen, accostando artisti celebri ad altri meno conosciuti, anche se, come lei stessa spiega in una nota a fine libro, ha dovuto escluderne comunque alcuni degni di nota (come Edmund Dulac, W. Heath Robinson) per dar spazio a nuove scoperte difficili altrimenti da vedere.
Per ogni artista è inoltre presente, come ho già detto, una bibliografia breve (ma neanche troppo), ma dettagliata, inoltre per ogni immagine vengono riportati i nomi delle opere originali da cui sono state tratte, con l'anno di edizione e la casa editrice.
Viene addirittura spiegato che si è deciso di decorare la copertina, il frontespizio, i risguardi e il capilettera di ogni fiaba con viticci di pisello in omaggio alla capacità di Andersen di "trovare la bellezza e dare valore anche alle cose più semplici", il pisello è inoltre uno dei temi  ricorrenti nelle sue fiabe ("La principessa sul pisello", "Cinque in un bacello"). Come potete vedere nulla è stato scelto per caso.

"Le fiabe di Hans Christian Handersen" è stato pubblicato originariamente in inglese nel 2013 col titolo "The fairy tales of Hans Christian Handersen" dalla Taschen, ed è poi stato edito in italiano, sempre nel 2013, dalla medesima casa editrice. L'opera ha 320 pagine e misura 26,3 cm d'altezza e 21 cm di lunghezza. L'edizione italiana costa 29,99 euro.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 9 maggio 2016

Le grimoire des licornes di Maryline Weyl

"Le grimoire des licornes"  è il terzo volume di una serie di libri illustrati da Maryline Weyl che  trattano di animali fantastici. Precedentemente erano infatti usciti: "Le grimoire des dragons" e "Sur le traces des Loups-garous".

 
Sopra: La copertina di "Le grimoire des licornes" ha un formato rettangolare e mostra un unicorno pezzato.
  
Il narratore dell'opera, nonché autore implicito (colui che racconta gli avvenimenti e di cui il lettore si costruisce un'immagine durante la lettura), è uno studioso di unicorni che ha viaggiato in tutto il mondo per trovarli e scoprirne le varie specie. Dopo una presentazione generale su di essi, l'autore comincia a mostrare al lettore le varie razze da lui individuate: abbiamo quindi l'Unicorno delle Sabbie, delle Paludi, di Fuoco, dei Venti, dell'Incubo, l'Unicorno Silvestre, Cinese, Polare, Luminoso e il Draconia.
Di ciascuna razza viene fornita una breve descrizione fisica, il comportamento abituale e particolari capacità possedute.
Nonostante quasi tutte queste razze siano state inventate direttamente dall'autrice, alcune sono state riprese da leggende e credenze proventi da diversi paesi. Ad esempio l'Unicorno Silvestre è il tipico unicorno che tutti noi ci immaginiamo quanto pensiamo a questa creatura, viene infatti detto essere la specie più comune, il cui antenato era l'Unicorno Medievale, che aveva tratti in comune con le capre. L'Unicorno Cinese, chiamato anche Qilin (o Kylin), è invece una creatura della mitologia cinese e giapponese in parte unicorno, in parte drago e in parte cervo, che si dice appaia in contemporanea alla nascita di un uomo saggio. 

  

Sopra: Ho messo a confronto alcune immagini (una più antica e una realizzata più di recente) che rappresentano il Qilin, con la versione del Qilin di Maryline Weyl (quella in basso al centro). In tutte questa creatura è stata ritratta con il corpo di un cavallo, la pelle a scaglie e con corna di cervo, anche la coda è inoltre simile.

L'Unicorno delle Paludi mi ricorda in parte il Kelpie, un demone del folklore celtico che si trasformava in un cavallo bianco che infestava i laghi e i fiumi. Questa creatura si farebbe cavalcare, trascinando poi in acqua il proprio cavaliere, per farlo annegare e mangiarlo, secondo alcune tradizioni. Sarebbe presente anche nel folklore scandinavo, dove è chiamato Bacahasten, cioè "cavallo di fiume". Naturalmente l'Unicorno delle Paludi della Weyl non trascina esseri umani in acqua, ma ho trovato interessante questa associazione di cavalli acquatici capaci di camminare anche sulla terra ferma. 
Gli altri unicorni sono invece nati dalla fantasia dell'autrice che ha creato creature più o meno originali, ad esempio l'Unicorno dell'incubo è il classico unicorno nero dotato di grandi ali, mentre quello Luminoso (i cui maschi diventano luminosi durante la stagione degli amori per attrarre le femmine) è piuttosto innovativo.
Alla fine del libro c'è poi una foto che mostra una serie di prove dell'esistenza di queste creature: dei crini e un feto di Unicorno Polare, un corno di Unicorno Cinese, barbe, ossa e un teschio.

   
Sopra: Trovo una certa somiglianza tra l'Unicorno dell'Incubo e Princess Luna (chiamata anche Nightmare Moon), una delle principesse della serie "My Little Pony. L'amicizia è magica". Oltre essere entrambi unicorni alati neri, Princess Luna ha inoltre il potere di entrare nei sogni degli esseri viventi. Tale somiglianza fisica è probabilmente dovuta al fatto che la rappresentazione di unicorni alati neri, legati magari a poteri oscuri, è ormai entrata da tempo nell'immaginario collettivo, diventando piuttosto comune.

Le illustrazioni sono belle e ben fatte. Weyl ha rappresentato tutte le specie differenziandole in base al colore, alla grandezza, alla struttura fisica, al tipo si corno, al pelo, alle criniere e alle code. I colori dei manti (nero o morello, grigio, maculato, pezzato e leopard, cioè bianco con macchie scure) e i segni particolari (liste, balzane, garretti pelosi) dei vari unicorni riprendono, nella maggior parte dei casi,  quelli delle normali specie di cavalli.
L'artista ha inoltre rappresentato anche i paesaggi e gli ambienti in cui ogni specie abita.

Sopra: L'Unicorno Luminoso è un animale notturno che abita nelle foreste, come si può vedere dall'illustrazione. Il maschio presenta balzane (le macchie sugli arti a partire dallo zoccolo, che nei cavalli reali sono bianche, mentre in questo caso sono nere) e garretti pelosi, mentre la femmina mostra sul muso una grande lista prolungata (una striscia di pelo bianca dalla fronte fino al naso), segni distintivi anche dei cavalli veri.

Quest'opera rientra in quel filone di libri illustrati scritti come se fossero una sorta di taccuino che raccoglie e vuole presentare al lettore varie specie di creature fantastiche, in questo genere rientrano ad esempio anche "Dragologia", "Mostrologia" o "Il libro dei segreti: guida magica al mondo delle creature fantastiche" di Arthur Spiderwick.
Sebbene le informazioni scritte non siano molte, certe caratteristiche di alcuni unicorni sono comunque interessanti e innovative, per cui il volume risulta complessivamente molto carino, specialmente grazie alle illustrazioni, che probabilmente verranno apprezzate particolarmente da coloro a cui piacciono gli unicorni, o i cavalli. 

"Le grimoire des licornes" è stato pubblicato solamente in francese nel 2012 dalla Voy'el editions. Ha 26 pagine e misura 21,5 cm d'altezza e 29,6 cm di lunghezza, ha la copertina rigida e costa 16 euro.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 2 maggio 2016

La foresta di latta di Helen Ward e Wayne Anderson

"La foresta di latta" è un libro scritto da Helen Ward e illustrato da Wayne Anderson che racconta del desiderio di un uomo, del suo amore per la natura e la della forza di quest'ultima.

Sopra: Sulla copertina de: "La foresta di latta" sono stati disegnati pezzi di metallo uniti da viti e bulloni, per dare al lettore l'idea che la stessa copertina del libro sia fatta di latta. Al centro è stata posta, in una sorta di cornice, un'immagine della foresta.

L'inizio di questo libro illustrato è quello classico di molte altre fiabe: "C'era un volta...", ma, in questo caso, non ci sono re o principesse, o giovani eroi. No, in questo caso "C'era un volta un posto, vasto e spazzato dal vento, vicino a Chissadove e accanto a Chisseloricorda, pieno di tutte le cose che nessuno voleva più". Già, il posto di cui si parla è una discarica, e in mezzo a questa discarica c'è una casina in cui vive un vecchietto, il quale ogni giorno cerca di mettere ordine e di sistemare i rottami. Tuttavia, se di giorno il nostro protagonista lavora e vive in mezzo a rifiuti di metallo, di notte sogna una giungla piena di animali e di vegetazione, un luogo pieno di vita insomma. Così a un certo punto questo vecchietto decide che si sarebbe costruito lui stesso la foresta che desiderava: utilizzando gli oggetti della discarica costruì fiori, alberi, insetti ed animali fatti di rifiuti, fatti di latta. Certo, questa non era una vera foresta, quella che sognava la notte, ma era pur sempre una foresta. Finché un dì un uccello approdò in questo luogo e, qualche giorno dopo, con lui arrivò anche la sua compagna. I due fanno cadere dai propri becchi dei semi, che germogliano e, passato del tempo, a questi volatili si uniscono anche altre creature, mentre la vegetazione diventerà sempre più fitta e rigogliosa.
E così, alla fine, "C'era una volta un foresta vicino a Chissadove e accanto a Chisseloricorda, pieno di tante cose che tutti volevano".

Sopra: L'ultima immagine del libro ritrae l'anziano protagonista felice, in mezzo alla foresta che tanto desiderava e in compagni di veri animali.

Questa storia, molto poetica, parla al lettore di sogni e di speranza, uniti ad una storia che mette al centro la natura, in opposizione alle cose artificiali.
Una parte della poesia di questo racconto è data dal contesto in cui è ambientato, che un mondo piuttosto ristretto: la discarica in cui vive e lavora questo vecchietto. Al lettore non è infatti dato sapere che cosa ci sia al di fuori di questo luogo, ad eccezione del fatto che, oltre, certamente c'era della vita (animale e vegetale). In questo modo il lettore è portato a percepire questo ambiente come un posto fuori dal mondo, quasi incantato, di cui il vecchietto è l'unico essere umano, anche se la presenza di altre persone esterne si può  percepire nelle parole: "... tutte le cose che nessuno voleva più" oppure "... tante cose che tutti volevano".
C'è poi il protagonista, che è un uomo con un sogno, un desiderio che cerca di realizzare come gli è possibile: lui vorrebbe vivere in una foresta, ma tutto ciò che ha è una discarica di pezzi di latta, così, lavorando, trasforma la latta in alberi, fiori e animali. Questo è il massimo che può fare (l'anziano non può certo rendere vivo ciò che non lo è), ma a questo punto ci pensa il destino, o il caso, che fa passare di lì un uccello il quale darà inizio alla trasformazione della foresta di latta.

Sopra: In questa scena l'anziano è rappresentato mentre legge un libro la cui copertina ritrae gli animali e l'ambiente che poi il protagonista ricreerà con i rifiuti della propria discarica. Questo libro e il quadro appeso a una parete sullo sfondo, sono gli unici elementi dell'immagine colorati in modo vivace.

Si può inoltre parlare di speranza in quanto è questa l'emozione che percepiamo quando vediamo la foresta di latta, completamente grigia, trasformarsi piano piano, riempiendosi di vita e di colori.
Le illustrazioni di Wayne Anderson rendono davvero molto bene questo passaggio, facendo diventare la foresta, inizialmente grigia, una moltitudine di colori, di animali e di piante.
All'inizio del libro, infatti, il colore predominante è il grigio, in quanto quasi tutto è di questo colore, non solamente i rifiuti della discarica, ma anche il cielo, i muri della casa, i mobili e gli oggetti del protagonista. A rompere la monocromia ci sono solo pochi elementi: il vecchietto, con i colori della sua pelle e dei suoi abiti, comunque molto tenui, il marrone della terra, la presenza di fonti di luce (come il fuoco della stufa o la luce delle lampadine) e le tinte vivaci della copertina di un libro e di un quadro che raffigurano ambienti tropicali (li stessi che sogna ogni sera il protagonista). Poi, quando la foresta comincia a riempirsi di vita viene, pian piano, riempita di elementi dalle tinte allegre e vivaci (fiori, piante e animali).





Sopra: Le tavole dove si vede il graduale passaggio in cui la foresta di latta diventa una vera foresta. Nella prima tavola predominano i colori grigi e il giallo delle lampadine nei fiori, nella seconda la trasformazione è iniziata: oltre al grigio adesso possiamo vedere anche altri colori (il verde dell'erba, delle foglie e degli alberi, il rosso dei fiori, il nero, il bianco e il giallo dei Tucani). Nella terza tavola, infine, il grigio è quasi del tutto scomparso, sostituito da una moltitudine di colori (in particolare il verde chiaro), comparendo solamente in pochi elementi (qualche foglia e un albero dello sfondo). Notare inoltre la ricchezza delle illustrazioni, nelle quali possiamo vedere diverse specie di animali, di vegetazione e di insetti. E' interessante osservare anche gli elementi presenti in tutte e tre le immagini e quelli che invece cambiano o che mancano.

Certamente le incantevoli illustrazioni di Anderson contribuiscono a creare, e a mantenere, un'atmosfera fiabesca e incantata, perfetta per questa storia. I disegni sono davvero molto ricchi di dettagli, regalando al lettore delle tavole molto suggestive. Anche gli animali ritratti sono specie ben specifiche: gli uccelli che giungono per primi nella foresta di latta sono senza dubbio dei Tucani, e successivamente possiamo vedere anche altre bestie come: tigri, gechi, scimmie, rane, serpenti (forse un colubre verde), coccinelle, farfalle ecc…
Trovo interessante il fatto che, come si evince dalle illustrazioni (vedere ad esempio l'ultima che ho riportato sopra), la natura non abbia sostituito, non del tutto almeno, le costruzioni di latta, ma ci conviva insieme, in una sorta di connubio naturale e artificiale.

Questo libro illustrato è stato edito nel 2001 col titolo "The tin forest" dalla Templar Publishing ed è stato pubblicato in Italia nel 2007 dalla casa editrice Campanila. L'opera ha la copertina rigida, ha 32 pagine e misura 29,2 cm d'altezza e 25,2 cm di lunghezza. Il prezzo e di 14,50 euro.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.