venerdì 19 settembre 2025

La guerra dei bottoni di Luis Pergaud

"La guerra dei bottoni" è un romanzo scritto da Luis Pergaud del 1912 e di cui esiste un'edizione illustrata da Claude Lapointe. Un romanzo per ragazzi che parla della guerra i ragazzini di due bande rivali i quali si combattono rubandosi bottoni.
 
    
Sopra: A sinistra l'edizione del 1991, al centro quella della BUR del 2013 e a destra sempre una una del 1991.
 
Nella campagna francese, senza esclusione di colpi e di ridicolo, un'altra battaglia viene combattuta in un remoto angolo della campagna francese: quella tra due bande di ragazzi dei villaggi di Longeverne e Velran. 
Posta in palio: i bottoni dei vestiti, strappati ai bambini catturati, costretti a tornare a casa a brache calate. I vincitori di imboscate, trappole e battaglie tagliano e sottraggono implacabilmente tutti i bottoni dei loro sfortunati prigionieri.
Come si legge nella prefazione: "I bambini e i ragazzi di campagna protagonisti di questo romanzo degli inizi del nostro secolo hanno sempre una ran voglia di togliersi i vestiti o di levarli agli altri. È una forma di lotta contro gli adulti che pretendono, anche quando fa caldo, che ci si debba vestire con tutti i bottoni allacciati. Questi ragazzi conducono due guerre: quella contro i loro coetanei e quella contro i genitori, verso i quali non portano molto rispetto, giudicandoli anzi malissimo."
Inoltre la prefazione avverte subito che questo è "un romanzo anticonformista: l'autore, mettendo in rilievo la vita reale di un paese ella campagna francese degli inizi del secolo, non si preoccupa di censurare il modo di parlare dei bambini e dei ragazzi contadini, abituati a chiamare ogni cosa, o ogni parte del corpo, con il proprio nome."
A partire dall'autunno, con l'inizio della scuola, come succede ogni anno ormai da tempo immemorabile, l'esercito di Longeverne inizia la sua campagna bellica contro quelli di Velrans. La vicenda si apre proprio con i fratelli Gibus che sono assaliti dall'esercito di Verrà a, che li prende a parolacce. Quando gli altri membri della banda si Longeverne vengono a sapere della cosa, particolarmente insospettiti, deciso di vendicarsi andando a scrivere una frase offensiva nei confronti dei rivali sui portoni della chiesa di Velrans.
Iniziano così i rispettivi attacchi, durante uno dei quali i Longeverne riescono a catturare uno degli avversari e gli tagliano tutti i bottoni dei vestiti: "Cominciò dal camiciotto: prima i ganci del colletto, poi tagliò i bottoni delle maniche e del davanti, quindi tutte le asole; dopodiché fu Camus a sfilare quel capo d'abbigliamento ormai inutile.
I bottoni e le asole della maglia, assieme alle bretelle, dividono la stessa sorte, sicché fu fatta saltare anche la maglia. Poi tocco alla camicia: dal colletto al davanti, alle maniche, non furono risparmiati un bottone né un'asola; poi furono "ripuliti" i pantaloni. Pezze, fibbie, tasche, bottoni e asole: non sfuggì nulla. Le giarrettiere d'elastico che reggevano le calze furono requisite, i lacci delle scarpe tagliati in trentasei pezzi."
Ha così inizio la famosa "guerra dei bottoni" che dà anche nome al libro e di cui seguiremo l'evoluzione per il resto del romanzo.
 
 Sopra: Alcune pagine che segnano l'inizio del romanzo, con alcune illustrazioni in bianco e nero di Lapointe.
 
I testi sono accompagnati dalle illustrazioni in bianco e nero di Claude Lapointe. Sono disegni dai tratti puliti che mostrano ai lettori alcune delle scene e dei personaggi che sono descritti nella storia: il momento in cui 
In effetti nel libro sono presenti diverse scene di violenza, che l'artista non esita a rappresentare, sebbene con una certa vena goliardica: le varie lotte tra le bande, sia a mani nude che con bastoni, gli agguati e le imboscate, il padre di Tintin che lo prende a calci sul sedere ...
Le illustrazioni, tutte a pagina intera e qualcuna anche a doppia pagina, sono molto dettagliate e ricche di particolari, l'aspetto di personaggi e ambienti è realistico, sebbene i primi abbiano un aspetto leggermente esagerato, un po' caricaturale, soprattutto per quanto riguarda i volti e le espressioni. Tutti i personaggi sono molto espressivi, ma soprattutto i volti di alcuni adulti sono piuttosto esagerati, tanto da suscitare nei lettori sicuramente più di un sorriso. Il che è coerente con il tono del libro, visto che i ragazzi protagonisti non hanno rispetto per i genitori, o comunque per gli adulti in generale, che amano più sbeffeggiare piuttosto che rispettare, e quindi anche l'aspetto degli adulti sembra una sorta di caricatura, un modo per ridicolizzarli.


  

  
 Sopra: Alcune delle illustrazioni in bianco e nero presenti all'interno del volume, le quali mostrano la banda di ragazzi a scuola, alle prese con la banda rivale oppure con i propri genitori.
 
"La guerra dei bottoni" di Luis Pergaud è un divertente e decisamente poco politicamente corretto romanzo che vede protagonisti dei ragazzi di due bande rivali di due paesi vicini, di cui il lettore seguirà le vicende di quelli del paese di Longeverne. 
I componenti della banda sono parecchi, e al lettore ci vorrà un po' per riuscire a identificare i vari personaggi e a ricordarselo: 
  • Lebrac: il capo dell'esercito di Longeverne, considerato "testardo come un mulo, intelligente come una scimmia e vispo come una lepre", è innamorato della sorella di Tintin, la gentile e graziosissima Maria. Forte e generoso, capo incontrastato dei Longeverne e dotato di grande coraggio. Catturato dai nemici, e privato dei bottoni, si rifugerà in un fosso, dal quale uscirà mostrando il fondoschiena agli avversari offendendoli.
  • Camus: il tenente di Lebrac, abilissimo ad usare la fionda attraverso cui spara proiettili micidiali, è innamorato di Tavie. È un grande arrampicatore, bravissimo a scovare nido di ciuffolotti  (che da quelle parti sono chiamati "Camus") e  per la sua abilità nel trovare rifugi sugli alberi.
  • La Crique: quello "che sapeva tutto", infatti è l'intellettuale, sempre allegro e vispo, membro del gruppo. Aiuta sempre i compagni suggerendo durante le interrogazioni in classe. Conosce a memoria l'intera storia della secolare guerra tra Longeverne e Velrans.
  • Tintin: tesoriere della banda, a lui è affidato il compito di conservare gelosamente il bottino di guerra strappato al nemico. La sorella Marie è innamorata di Lebrac.
  • I due fratelli Les Gibus: Grangibus e Tigibus, quest'ultimo il minore che segue dappertutto il fratello più grande. Vivono alle porte del paese.
  • Guignard: ragazzo che soffre di strabismo e che si deve girare sul fianco per guardarti in faccia.
  • Tétas o Tétard: ragazzo dalla grossa testa.
  • Guerreillas: il cui sguardo "con quegli occhioni terribilmente strabuzzati, faceva apparire Guignard come un Adone"
  • Bati: uno dei più piccoli membri della banda, demoralizzato dal fatto che suo padre non si ubriaca mai a differenza degli altri.
  • Bacaillé: frustrato a causa di un difetto fisico (è storpio), e geloso a causa dell'amore che Ottavia nutre nei confronti di Camus, tradisce la banda andando a rivelare a quelli di Velrans dove si trova la capanna al cui interno viene nascosto il bottino del tesoro.
  • Boulot: anche lui vive al di fuori del centro urbano, come i due Gibus.
  • Gambette: chiamato così perché è il messaggero che durante gli scontri porta al comando le notizie sulle "perdite subite", suo padre è un repubblicano di vecchia data.
  • Nonostante la banda sia formata da parecchi ragazzi e bambini in realtà molti passano in secondo piano, tanto che il lettore faticherà a ricordare chi sono, in quanto quelli maggiormente degni di nota sono Lebrac, Le Crique, Tintin, Gambette e Bacaillé (e quest'ultimo diventa rilevante solo dopo la prima metà del libro.
    I ragazzi passano le giornate autunnali e invernali a sfidare la banda del paese vicino, usando spesso degli epiteti decisamente poco educati.
    Come ci ha avvertito la prefazione, l'autore utilizza un linguaggio piuttosto colorito, ma come lui stesso spiega: "non ho avuto paura dell'espressione cruda, a patto che fosse gustosa, né del gesto insolente, a patto che fosse epico." Ad esempio proprio all'inizio del volume i fratelli Gibus spiegano agli altri di essere stati aggrediti da quelli di Velrans e gli "hanno urlato bastardi, salami, ladri, porci, merde, mezze cartucce, caconi, palle penzoloni, e ..."
    Soprattutto l'espressione "palle penzoloni" (anche se in lingua originale l'insulto era "palle di fango") sembra colpire particolarmente i ragazzi che si mettono a riflettere su cosa voglia dire questa espressione, facendo esplicito riferimento ai testicoli: "Palle penzoloni! ... Le palle, lo sanno tutti cosa sono, accidenti, perché c'è le hanno tutti, anche Miraur, il cane si Lisée, che sembrano dei marroni senza riccio. Ma palle penzoloni! ... palle penzoloni..."
    Altre espressioni colorite sono "bastardo", "culo di piombo", oppure metafore come questa: "come un volo di passeri su dello sterco fresco". Insomma nel libro sono presenti parecchi insulti, tanto che ad un certo punto il narratore metterà in guardia il lettori in proposito di una serie di insulti che Lebrac lancia contro i velranesi: "Quando Lebrac fu uscito dagli spini, cominciò, secondo le formule d'uso, la conversazione diplomatica seguente ( a questo punto il lettore o la lettrice mi permettano un inciso e un consiglio. Il rispetto della verità storica mi costringe a usare un linguaggio che non è proprio quello delle corti e dei salotti. Io non provo alcuno scrupolo né vergogna a a riprodurlo e mi ci sento autorizzato dall'esempio del mio maestro Rabelais. Tuttavia, [...] essendo d'altronde i tempi cambiati, consiglio alle orecchie delicate e alle anime sensibili di saltare cinque o sei pagine."
    Nonostante il linguaggio colorito l'atmosfera generale che si respira anche durante questi scontri é gaia e divertente, in quanto le parole non sono dette con vero odio, ma più come provocazione, sfoghi e sberleffi. Una lettura molto ironica e divertente, consigliata a partire dai 10/11 anni, dove i lettori seguiranno queste avvincenti lotte tra bande, dove non manca anche una certa dose di violenza fisica, visto che spesso i rispettivi componenti si ritrovano picchiati o malmenati, ma non solo dai coetanei, ma anche dagli adulti, genitori o insegnanti. 
    Leggendo questa storia si può infatti vedere uno spaccato dell'epoca in cui è ambientata, i primi anni del Novecento, quando picchiare i ragazzi era considerata una pratica normale, e anche i fanciulli sembravano non dolersene troppo. Ma assistiamo anche ai timidi corteggiamenti con le ragazzine, a cui non potevano rivolgere direttamente la parola, ma a cui portavano dei regalini (dolci di panpepato presi al mercato), alle giornate a scuola, al lavoro nei campi o nelle stalle, alla messa obbligatoria ogni domenica, dove ci si doveva vestire bene, la mancanza di soldi propri da poter spendere ...
    Per certi versi tale romanzo mi ha ricordato "I ragazzi della via Pàl" (uscito più o meno negli stessi anni): c'è ad esempio l'elemento delle due bande di ragazzi in lotta tra di loro, c'è la fedeltà e l'amicizia tra questi membri, che si sentono parte di qualcosa di importante (anche se, in entrambi i casi, non mancherà un tradimento), e c'è la serietà con cui questi ragazzi si dedicano ai loro giochi e alle loro battaglie, ingegnandosi in tutti modi per vincere, serietà che creano nel lettore un coinvolgimento emotivo nell'assistere a questi giochi e nell'affezionarsi ai personaggi. A differenziare tale romanzo da quello di Ferenc Molnàr è invece il tono: i ragazzi della via Pàl lottavano con l'altra banda per contendersi un territorio su cui poter giocare a pallone, perchè vivendo in città non c'erano spazi adeguati i cui poter divertirsi all'aperto con gli amici; vi è quindi per tutto il romanzo questa denuncia nei confronti della società che rende l'atmosfera più pesante, per non parlare poi del finale piuttosto tragico e amaro. Nel romanzo di Perguard l'atmosfera è sempre allegra e gaia, nonostante le botte che tutti i ragazzi si prendono da coetanei o genitori, essi essendo ragazzi di campagna hanno un sacco di spazi verdi in cui poter giocare e li sfruttano con gioia.
    Un romanzo in cui ad essere criticati sono soprattutto gli adulti, che sono spesso degli ipocriti che predicano bene ma razzolano male, come si suol dire, incapaci di mettersi dalla parte dei bambini e dei ragazzi. Perguard crea così un romanzo completamente dalla parte dei ragazzi, nel quale, sebbene ci siano molto scontri tra ragazzini, alla fine il nemico principale sono proprio gli adulti, perché con loro non si può giocare sullo stesso livello ad armi pari. Anche se alla fine sembra esserci una certa consapevolezza del fatto che probabilmente anche i ragazzi un giorno diventeranno come i loro genitori.
     
    Tale libro illustrato è stato edito originariamente nel col titolo "La guerre des boutons" dalla Mercure de France, ed è stato pubblicato in italiano per la prima volta nel 1983 dalla Bompiani. L'edizione che ho io, illustrata, è uscita nel 1991, ha una copertina flessibile, misura 17,8 cm d'altezza e 12,5 cm di lunghezza, ha 352 pagine e costava 16.000 LIRE. Ci sono comunque varie edizioni attualmente disponibili, come quella del 2010 del BUR Rizzoli che costa 10,50 euro, oppure quella del 2015 edita edita da Crescere che costa 4,90 euro, nessuna di queste edizioni è tuttavia illustrata.
     
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