lunedì 30 giugno 2025

Le sorelle invidiose e altre storie morbose di Landis Blair

Oggi vi parlerò di un'opera uscita molto di recente e che in pochissimi in italia conoscono già: "Le sorelle invidiose e altre storie morbose" di Landis Blair, fumettista pluripremiato, è considerato il moderno erede di Edward Gorey per la sua ironia grottesca e le sue tavole deliziosamente macabre. 
 
Sopra: La bella copertina dallo sfondo viola e con decori neri e dorati, dove al centro vediamo le due sorelle invidiose.
 
In quest'opera Landis Blair intreccia orrore ed umorismo attraverso brevi vignette in rima. Queste deliziose e perverse creazioni raccontano gli ambienti quotidiani: un soggiorno, un vagone della metropolitana, un parco giochi e li spingono nell’incubo. 
In tutto il volume contiene otto storie macabre:
  1. Il parcogiochi maligno: un parco giochi veramente pericoloso, dove i bambini per giocare si divertono a farsi del male.
  2. La mia sorella sospetta: una bambina ha una sorella maggiore che però... è uno scheletro.
  3. Le sorelle invidiose: due sorelle invidiose che si staccano le parti del corpo oggetto dell'invidia l'una dell'altra
  4. L'albero della purificazione: un bambino sale su un albero e quando cade da esso inizia a scordare tutto.
  5. La terribile metro: una bambina va nella metro con la madre, che però perde di vista e intanto mostri in metropolitana che mangiano persone.
  6. Bestie rispettabili: una bambina che ha appena litigato con la madre viene invitata a una festa da tre belve (una tigre, un coccodrillo e un orso), ma cosa verrà servito da mangiare?
  7. Il castigo: la madre mette in castigo il figlio che si comporta come un matto, rinchiudendolo nella sua cameretta, dalla quale però il bambino continua a fare un mucchio di chiasso per disturbare i genitori.
  8. Danza Macabra: alcuni insetti trovano un cadavere umano e si mettono a festeggiare ballando. 
I testi sono tutti in rima baciata e sono piuttosto orecchiabili, anche se non sempre memorabili e spesso le frasi sono un po' lunghe e non sempre la metrica è perfetta. Ad esempio i versi di "La mia sorella sospetta" sono piuttosto lunghi, anche se in questa poesia è presente la figura retorica della ripetizione, in quanto la frase "Ho una sorella maggiore ..." viene ripetuta all'inizio di ogni strofa.
 
"Ho una sorella maggiore e passeggiamo ogni giorno,
ma se vede un cane lei veloce si leva di torno.
Ho una sorella maggiore a cui piacciono i giochi pesanti,
ma poi devo aiutarla con le parti mancanti. [...]
Ho una sorella maggiore che si incipria con passione,
ma dubito che aiuti la sua grigia carnagione.
Ho una sorella maggiore e sono la sua prediletta,
mi chiedo però se mi stia portando su una strada sospetta...
 
Solitamente i testi sono riportati nella pagina a sinistra e ci sono due o quattro righe di testo per ogni vignetta. Quelle di "Il parcogiochi maligno" ad esempio hanno strofe da due versi:
 
 "La sabbiera certamente può soddisfare
il bisogno di sabbia nel bulbo oculare.
 
Il dondolo ha un uso tutto peculiare,
con lui ogni mascella puoi sbriciolare.
 
L'altalena è un posto vertiginoso 
per un calcio in faccia poderoso. [...]
 
Si pensa che i dondoli siano noiosi,
ma per spaccare crani son davvero preziosi..."
 
Mentre quella di "Il castigo" strofe da 4 versi, anche in questo caso comunque la lunghezza dei versi è piuttosto lunga: 
 
"William saltando faceva un gran chiasso,
e i nervi della madre finirono al collasso.
Lei girò l'angolo con in  mano la scopa,
e gridò ripetutamente, "Fila di sopra!"
 
William la ignorò e fece un baccano tale,
le la madre dimenticò il bon ton genitoriale.
E dentro la camera, con una forza senza eguale,
lo lanciò mutando la sua espressione facciale.
 
William gridò, i pugni dimenò, un gran caos fece apposta.
Masticò il tappeto e schiantò i suoi giochi senza sosta.
La madre, il tè sorseggiando, rimase composta
e mormorò con indifferenza, "Coi maschietti è tosta". 
 
 
 Sopra: Due pagine interne tratte dalla storia di "Le sorelle invidiose", dove a sinistra vediamo la pagina con i testi e a destra l'illustrazione ce ritrae le sorelle mentre si stanno facendo a pezzi reciprocamente.
 
Ogni storia è accompagnata da innumerevoli illustrazioni, che accompagnano la narrazione passo passo, come delle vignette.
Le illustrazioni sono tutte a pagina intera e occupano sempre la pagina a destra del volume, mentre quella sinistra solitamente è occupata dai testi. Vi è solo una storia, "L'albero della purificazione" in cui anche nella pagina a sinistra compaiono delle illustrazioni, ma sono di dimensioni più piccole e a cerchio; mentre in un'altra storia, "La terribile metro" sono proprio assenti i testi, per cui la storia è raccontata solo tramite i disegni.
E' lo stesso Blair ad aver realizzato le immagini, le quali accompagnano in modo imprescindibile i testi, tanto che dopo la fine della storia c'è sempre un'ulteriore tavola, non accompagnata da scritte, che ha il compito di concludere la storia lasciando spiazzato e sorpreso il lettore.
Lo stile dell'artista è particolare e originale, anche se sicuramente è stato influenzato da Edward Gorey, altro artista che ha scritto storie macabre in rima che accompagnava con i propri disegni in bianco e nero. Le illustrazioni di Blair sono tutte in bianco e nero, e utilizzano la tecnica dell'incisione, per cui gli elementi sono tracciati con linee nette, precise e pulite, ben evidenti. Le ombreggiature sono realizzate con dei piccoli tratteggi più o meno ravvicinati, che possono andare a creare zone molto scure ed altre lasciate invece completamente bianche. In particolare sono spesso stati lasciati bianchi gli sfondi, in storie come "Il parcogiochi maligno", "La mia sorella sospetta" o "Le sorelle invidiose" al massimo sono stai decorati il suolo o i pavimenti, mentre ciò che c'è alle spalle dei personaggi non viene quasi mai rappresentato, lasciando il foglio bianco, probabilmente affinché l'attenzione del lettore si focalizzi sulla scena che si sta svolgendo. Non sempre tuttavia ciò avviene, in "La terribile metro", "Bestie rispettabili" e "Il castigo" invece l'artista ha dipinto anche gli sfondi, a volte anche in modo molto dettagliato, per dare una sensazione di opprimenza in "La terribile metro", oppure per mostrare come i genitori si prendano sempre più il loro spazio, lasciando in punizione il figlio disobbediente in "Il castigo".
I volti dei personaggi sono resi in maniera diversa a seconda del ruolo che hanno nelle varie filastrocche: in alcune sono rappresentati in modo più realistico, con volti tracciati con linee semplici e nette ma che sono comunque espressivi; in altre invece i bambini hanno occhi spalancati come delle palline bianche  un puntino dentro e bocche tirate in sorrisi che mostrano sorrisi innaturali, con delle espressioni felici ma spiritate.
Delle illustrazioni belle e particolari, macabre (dove non mancano anche scene abbastanza violente e sanguinarie con cadaveri scuoiati o fatti a pezzi) ed efficaci per rappresentare cosa viene detto nei testi, e anche qualcosa di più. 
 
  
 
    
 Sopra: Alcune delle pagine che mostrano le illustrazioni di Blair che accompagnano i testi, scritti sempre da lui. In quelle in alto i paesaggi sono stati lasciati prevalentemente bianchi, mentre in quelle sotto sono stati rappresentati pure in modo molto dettagliato.
 
"Le sorelle invidiose e altre storie morbose" di Landis Blair è un'opera prima contorta, inquietante ed estremamente divertente, di quelle che qui in Italia è difficile trovare, in quanto pervasa da quel dark humor tipico degli inglesi.
Come scritto sulla presentazione dell'opera: ""Le sorelle invidiose", rivela un nuovo brillante talento che incanterà i lettori affezionati alle fosche fantasie di Roald Dahl, Quentin Blake, Charles Addams, Shel Silverstein e Tim Burton. Un libro perfetto per gli amanti dell’orrore e per tutti quelli che adorano il politicamente scorretto."
Il volume contiene anche un buon numero di storie ed è quindi anche piuttosto corposo (a differenza di altre opere simili che invece sono piuttosto striminzite come "I Piccini di Gushlycrumb" e "Morte malinconica del bambino ostrica"), sebbene si legga molto velocemente perchè si tratta di rime e ogni pagina contiene 2 o quattro versi. Le storie mi sono piaciute tutte, nella loro assurdità e violenza, e nell'essere "cattivelle",  in quanto tengono col fiato sospeso e poi alla fine ti sorprendono, sono comprensibili però lasciano anche al lettore degli spazi di interpretazione dell'intera vicenda. L'unica storia che non mi ha entusiasmato particolarmente è stata quella di "L'albero della purificazione" che ho trovato più sottotono rispetto alle altre e infatti anche il finale sicuramente colpisce di meno.
Belle anche le illustrazioni, molto curate e macabre, a volte anche violente, che accompagnano costantemente i testi supportandoli e aiutando i lettori a capire il non detto dei testi, i quali sono in rima baciata, risultando carini da ascoltare e orecchiabili. 
Un libro che sicuramente consiglio agli amanti del black humor, del non politically correct, delle belle illustrazioni un po' macabre e delle filastrocche, nonché agli amanti di autori quali Tim Burton, Chris Priestley (di cui vi o parlato delle sue raccolte di racconti: "Le terrificanti storie di zio Montague", "Le terrificanti storie del Vascello Nero" e "Storie da leggere con la luce accesa" ) o Edward Gorey (di cui vi ho parlato di opere come: "I piccini di Gashlycrumb" e "The evil garden") . Consigliato per un pubblico non di bambini ma almeno di adolescenti (a partire dagli 11/12 anni in base anche all'impressionabilità dei bambini), oltre che per adulti.
 
Quest'opera è stata pubblicata nel 2019 dalla WW Norton & Co Inc col titolo "The envious siblings: and other morbid nursery rhymes" ed è stata edita in italiano nel 2025 da La Bottega dell'Invisibile. Il volume ha 256 pagine, la copertina rigida, misura 19,3 cm d'altezza e 18,6 cm di lunghezza e costa 22,90 euro.
 
Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

giovedì 26 giugno 2025

Un cigno selvatico di Michael Cunningham e Yuko Shimizu

"Un cigno selvatico" di Michael Cunningham è, secondo una certa Donna Seama, "Una raccolta di favole del Ventunesimo secolo, che incanta e appassiona". Si tratta infatti di una raccolta di brevi racconti che si basano sulla rivisitazioni di fiabe come "I sette cigni selvatici", "Biancaneve", "Raperonzolo", "Il soldatino di stagno", "La bella e la bestia", ecc...
Ciascun racconto è accompagnato da un'illustrazione in bianco e nero di Yuko Shimizu.
 
Sopra: Sulla copertina, dove dominano i bianchi e i neri, compare un'illustrazione realizzata per la rivisitazione della fiaba di "La Bella e la Bestia".
 
Dieci favole della tradizione, dimenticate o volutamente nascoste, rielaborate da uno dei narratori più dotati della sua generazione. Le storie della buonanotte non sono mai state così dark, perverse, e reali. 
Ma non temete, perchè come scritto nellintroduzione: "La gran parte di noi non corre rischi. Se non siete un sogno delirante nel sonno degli dei, se la vostra bellezza non turba le costellazioni, nessuno vi lancerà un incantesimo. A nessuno verrà in mente di trasformarvi in una bestia o di mettervi a dormire per cent'anni. [...]
Le fanciulle così così - quelle che è meglio guardarle a lume di candela, con trucco e corsetto, non hanno nulla da temere. [...] Le vergini di serie B non suscitano le forze della distruzione; i corteggiatori imbranati non fanno infuriare demoni e folletti.
La gran parte di noi può stare tranquilla: riusciremo a rovinarci con le nostre stesse mani. Le entità vendicative ambiscono a devastare soltanto i rari, coloro che chissà come hanno ricevuto in dono non soltanto giardini segreti e fasti principeschi ma una leggiadria che fa sussultare gli uccelli posati tra i rami, per giunta completata da un'eleganza, una generosità e un fascino talmente naturali da sembrare qualità umane banalissime." Perchè è questo genere di persone quello che è più portato ad attirare l'invidia, e quindi il desiderio di vendetta o di rivalsa di chicchessia. 
Michael Cunningham trasforma i personaggi di terre molto molto lontane - le figure mitiche della nostra infanzia che tanto ci hanno incantato - in protagonisti che rivelano molto del nostro presente.
La Bestia è di fronte a voi in fila al supermercato, compra uno snack, il suo sorriso divorante fisso sul cassiere. Un ometto malformato con un talento per le piccole magie non si ferma davanti a nulla per procurarsi un bambino. Jack, pigro e rozzo, preferisce vivere nel seminterrato di sua madre che ottenere un lavoro, fino al giorno in cui scambia una mucca con una manciata di fagioli magici. E ancora... si scopre che il principe di Biancaneve ha una certa perversione per le donne che sembrano morte e se ne stanno distese in silenzio immobili in una bara, Hansel e Gretel diventano due teppisti violenti e senza freni... 
 
  
Sopra: A sinistra la prima pagina del racconto "Un cigno selvatico", con un capilettera decorato, mentre a destra l'illustrazione a pagina intera della fiaba, realizzata da Snimizu.
 
Ogni fiaba rivisitata ha un capilettera decorato e un'illustrazione in bianco e nero a pagina intera realizzata da Yuko Shimizu. Le sue illustrazioni sono molto belle ed evocative, deliziose, sognanti, raffinate, delicate, ma allo stesso tempo potenti. 
Esse cercano di rappresentare, anche se mai troppo esplicitamente, ciò di cui la fiaba parla, ma lasciando spazio anche a un qualcosa di non detto, di inafferrabile, qualcosa che viene lasciato all'interpretazione del lettore. Nel disegno di "La Bella e la Bestia" vediamo quella che probabilmente è la Bestia (una figura nera dal corpo robusto e peloso) mentre ci osserva semi nascosta dal fondo di una galleria di rose; nel disegno di "I cigni selvatici" vediamo il più giovane dei principi nudo, circondato da molti cigni, mentre si copre il volto con l'ala spiegata verso l'alto mentre si stringe il petto (come per abbracciarsi) con il braccio umano; nella fiaba di "Jack e il fagiolo magico" vediamo una stanza buia con una finestra in fondo a destra che illumina l'arpa in grado di suonare da sola, un'arpa incatenata con la testa, le braccia e il petto di una donna...
Le illustrazioni sono molto curate e ricche di dettagli, tuttavia in ciascuna l'artista bilancia bene la quantità di elementi di ogni immagine, in modo da non sovraccaricarle e da permettere all'osservatore di potersi concentrare e godere alcuni elementi specifici. 
Molto interessante a tale proposito è anche l'uso che l'artista fa del bianco e del nero, che mi ha ricordato molto lo stille di Harry Clarke (con le sue figure eleganti e ricche di mistero, tra il macabro e il fantastico, molto dettagliate, capaci di deliziare e intrigare i lettori) il quale dipingeva completamente di nero alcune parti dell'immagine mentre altri elementi venivano lasciati completamente bianchi, così da creare un forte contrasto visivo tra zone d'ombra e quelle illuminate. 
 
  
 
  
 Sopra: Alcune delle illustrazioni di Yuko Shimizu, di cui in alto a sinistra vediamo quella della fiaba di"hansel e Gretel", a destra quella di ""La Bella e la Bestia" (presente anche in copertina), in basso quella di "Biancaneve" e di "Per sempre felici e contenti".
 
"Un cigno selvatico" di Michael Cunningham è una raccolta di dieci intriganti rivisitazioni fiabesche dei racconti di "I cigni selvatici", "Hansel e Gretel", "Jack e il fagiolo magico", "Biancaneve", "La zampa di scimmia", "Rumplestinky", "Il soldatino di stagno", "La Bella e la Bestia", "Raperonzolo"  più un ultimo che tratta del finale di tutte le fiabe, dopo che avviene il matrimonio.
In ogni racconto viene approfondito un lato psicologico e il destino di uno o più personaggi di una certa fiaba, un lato oscuro (come lo definisce l'autore) su cui la fiaba iniziale non si è soffermata, soprassedendovi come tipicamente solo i racconti fiabeschi sanno fare, ed è per questo che ancora oggi li troviamo probabilmente così intriganti.
Nel primo racconto "Un cigno selvatico" ci si sofferma ad esempio sull'inettitudine del padre, il quale viene però facilmente perdonato da tutti (figli compresi), nonostante non avesse fatto nulla per proteggere i figli e volesse mettere la figlia al rogo. Ci si sofferma poi sul destino dell'ultimo dei dodici fratelli, il minore, quello che è rimasto con un'ala di cigno, il quale ha continuato a venire schernito e deriso per tutta la vita, tanto da decidere di abbandonare i suoi fratelli e la corte, anche se neppure nel mondo normale le cose sono state facili per lui: "Per il dodicesimo figlio", quello con l'ala di cigno, le cose erano tutt'altro che facili. Il padre, gli zii e le zie, i nobiluomini e le nobildonne di corte, nessuno gradiva particolarmente trovarsi davanti il memento del proprio faccia a faccia con tali sinistre potenze, della propria cieca disponibilità a giustiziare la principessa che invece si stava adoperando per salvare i fratelli. A corte iniziarono a circolare barzellette sul principe alato che i suoi unici integri fratelli ripetevano volentieri, sostenendo che fossero soltanto battute innocenti. I piccoli nipoti, figli e figlie degli undici fratelli, si nascondevano ogni volta che il dodicesimo entrava in una stanza, ridacchiando da dietro le poltrone e gli arazzi. [...]
Alla fine, lui infilò in valigia le poche cose e uscì nel mondo, ma il mondo si rivelò non meno crudele della reggia.
In "Avvelenata" vediamo la vita di Biancaneve dopo aver sposato il principe, il quale però sembra avere una qualche strana perversione che lo porta ad eccitarsi di fronte alle donne che sembrano morte, infatti chiede alla moglie se può rimanere ferma immobile distesa in una bara: "<<D'accordo. Dieci minuti. Solo dieci, okay?
<<E' tanto importante per te vero?>> [...] 
<<Stai attento col coperchio, intesi?>>
<<Non sto sempre attento col coperchio?>>
<<Sì, non so perchè l'ho detto, davvero.>>
<<Stai bene? Sei tranquilla?>>
<<Sto bene. Sono tranquilla.>>
<<Non è che...?>>
<<Cosa?>>
<<Adesso mi sento un mostro.>>
<<Dai dai, dimmi.>>
<<Non è che potresti giungere le mani un po' più in basso? Proprio sopra il seno? >>
<<M-mh>>
<<Ecco, perfetto! Assolutamente perfetto.>>
<<Chiudo gli occhi adesso. Mi sto concentrando.>>
<<Dio, che bella che sei. [...] Dodici minuti, massimo. Giuro.>>"
In "Bestie" l'autore si sofferma sui pensieri di Bella quando questa ha deciso di chiedere al padre una rosa al posto di cose costose: "Il suo ragionamento: Riportami una cosa che potrei facilmente procurarmi anche qui. Nella mia brama non c'è traccia di avidità, in virtù del fatto che potrei soddisfarla io stessa, in pochi minuti, con un paio di forbici da giardino. Sono toccata dal gesto, non dall'oggetto; chiedere qualcosa di raro e prezioso serve soltanto a trasformare l'affetto in incombenza.
Stava forse dicendo anche: Davvero immaginate che un abito o un nastro per capelli servirebbe a qualcosa? Renderebbe forse più attraenti la decina d uomini a malapena passabili che ci sono al villaggio, aumenterebbero forse l'esigua speranza che, quanto meno, io riesca a evitare come marito Claude il salsicciaio o Henri dal braccio matto? Credete che una sottana sia una contropartita sufficiente per la ristrettezza delle nostre prospettive?
Preferisco una semplice rosa.
Il padre non afferrò niente di tutto questo. [...]
Era dle tutto inutile provare a spiegargli quanto fossero sciocche Cheri e Madeline; che quegli abiti eleganti erano destinati a essere indossati una o due volte al massimo, in qualche festa del villaggio, poi ripiegati in un cassetto e di tanto in tanto guardati con nostalgia, quando ormai il marito e i figli le avrebbero condannate a una vita in casa; ...
Ogni storia racchiude le proprie riflessioni che ne svelano i lati nascosti e più scomodi: una donna dal vorace appetito sessuale e che non riesce ad accettare il passare degli anni e che diventa una vecchia che abita in una casa di pan di zenzero; l'incantesimo lanciato sulla Bestia a scopo protettivo; il principe di Biancaneve con la sua attrazione per le donne che sembrano morte e quello di Raperonzolo per i capelli lunghi (nonostante questi non siano più vivi e attaccati alla testa di Raperonzolo); ecc...
Una lettura tutto sommato breve ma intensa, adatta per un pubblico più di ragazzi e adulti che non di bambini (almeno a partire dai 13/14 anni), i quali sapranno apprezzare maggiormente anche le raffinate, incantevoli ma anche intense e a tratti un po' disturbanti illustrazioni di Shimizu, che abbelliscono e impreziosiscono ulteriormente questa raccolta di rivisitazioni fiabesche dal lato oscuro.
 
Quest'opera è stata pubblicata nel 2015 dalla Farrar Straus and Giroux col titolo "A wilde swan and other tales" ed è stata edita in italiano nel 2016 da La Nave di Teseo. Il volume ha 150 pagine, la copertina flessibile, misura 21,5 cm d'altezza e 15,00 cm di lunghezza e costa 18,00 euro.
 
Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 23 giugno 2025

La figlia di Rappaccini di Nathaniel Hawthorne e Marco Calvi

"La figlia di Rappaccini"  è un racconto scritto da Nathaniel Hawthorne e accompagnato dalle illustrazioni di Marco Calvi. Tale racconto era già stato pubblicato in italiano dalla casa editrice Passigli nel 1991 nella raccolta "La figlia di rappaccini e altri racconti".
Una storia che vede per protagonista un giovane che incontra la figlia di un medico specializzato in piante velenose.
 
Sopra: L'elegante e preziosa copertina con sfondo e fregi dorato, dai bordi marroni, su cui spicca la figura della figlia di Rappaccini, dalla pelle bianca e vestita di rosso.
 
Giovanni, un giovane studente, arriva a Padova per iniziare l’università. Ma appena si affaccia alla finestra della pensione dove alloggia, dimentica ogni proposito accademico: ciò che cattura la sua attenzione è uno strano giardino e, tra le sue meraviglie, una figura affascinante: "Un giovane uomo di nome Giovanni Guasconto arrivò qui tanto tempo fa da una regione da sud dell'Italia, per studiare all'Università di Padova. Giovanni, che aveva appena una manciata di ducati d'oro nelle tasche, si sistemò nella stanza ampia e cupa di un vecchio edificio che avrebbe potuto essere tranquillamente quella di un nobile padovano e, infatti, sulla facciata aveva ancora gli stemmi di una famiglia ormai estinta da tempo. [...]
Per quanto tenie, però, la luce cadeva su un giardino sotto la finestra, nutrendo una varietà di piante che sembravano essere state coltivate con estrema cura.
<<Il giardino fa parte della casa?>> chiese Giovanni.
<<Dio ce ne scampi, signore, a meno che non fornisca frutti o erbe migliori di quelle che ci crescono adesso>>, rispose la vecchia Lisabetta. <<No, il giardino viene coltivato dalle mani del signore Giacomo Rappaccini, il famoso dottore, e vi garantisco che il suo nome è arrivato fino a Napoli. Si dice che lui distilli queste piante in medicine che sono potenti quanto un incantesimo. Spesso vedrete il signor dottore al lavoro, e forse anche sua figlia, che raccoglie gli strani fiori che crescono nel giardino>>."
È Beatrice, fragile e incantevole, figlia del misterioso dottor Rappaccini, la quale si muove tra giardini avvelenati e verità sussurrate, luminosa e letale, cresciuta tra le piante venefiche coltivate dal padre.
Quest'ultimo è "un uomo comune, alto, emaciato, un po' giallastro e dall'aspetto malaticcio, vestito con un abito nero da studioso. Aveva superato la mezza età, i capelli grigi, una barba rada dello stesso colore e il viso evidentemente segnato dall'abitudine allo studio e all'esercizio della mente, un volto che, persino Eni suoi giorni più giovani, difficilmente avrebbe potuto esprimere un autentico calore d'animo."
Nonostante respinga ogni pretendente, la ragazza sembra accogliere con dolcezza le attenzioni di Giovanni. Tuttavia, più d’uno lo mette in guardia: il padre di Beatrice è uno scienziato disposto a tutto, pur di portare avanti i suoi esperimenti.
Sono solo dicerie? O dietro l’isolamento della ragazza si nasconde qualcosa di ben più oscuro?
 
Sopra: Due pagine che mostrano Beatrice mentre si trova nel giardino del padre.
 
I testi del breve racconto sono accompagnati dalle splendide e sontuose illustrazioni di Marco Calvi, in cui predominano i toni caldi del rosso e del marrone, assieme a quelli, un po' più freddi, del verde.
L'artista realizza spesso figure a doppia pagina, dallo stile un po' espressionista e con un tocco di onirico, sebbene ciò che rappresenta sono scene con personaggi e ambientazioni descritte nella storia, a cui aggiunge però un tocco di inquietudine e delle atmosfere cupe e misteriose.
Egli rappresenta soprattutto Giovanni, giovane dalla folta chioma mora e Beatrice, donna bella e seducente dai lunghi capelli rossicci. Oltre a loro compaiono poi anche il padre della ragazza, uomo alto e magro dall'aria truce, e il professor Pietro Baglioni, un omone grande e grosso dai capelli biondi a caschetto e con la frangetta. 
Se i due protagonisti sono ritratti con delle sembianze attraenti, nonostante l'artista faccia più volte intuire la pericolosità di Beatrice, associandola a figure come la morte, gli altri personaggi hanno invece spesso fattezze esagerate e distorte, a tratti quasi caricaturali. I personaggi di Calvi inoltre sono molto espresssivi, sia che stiano semplicemente sorridento che quando si arrabbiano o si disperano, arrivando quasi a deformare i propri volti.
 
  


 
Sopra: Alcune illustrazioni interne di Marco Calvi, di cui le prima in alto raffigurano Beatrice, in modo realistico o più simbolico, mentre in quella in basso vediamo Giovanni. 
 
"La figlia di Rappaccini" di Nathaniel Hawthorn è racconto interessante, un po' gotico e un po' misterioso, in cui seguiamo le vicende di questo ragazzo di nome Giovanni e del suo fatidico incontro con la bella Beatrice, figlia del dottor Rappaccini, la quale ha qualcosa di strano: "... comparve la figura di una giovane donna, vestita di raffinata eleganza che poteva rivaleggiare con il più splendido dei fiori, bella come il sole, con un colorito così profondo e vivido che un'ombra in più sarebbe sembrata eccessiva. Sembrava piena di vita, salute ed energia; qualità però tenute a bada e serate dalla cintura simbolica della sua verginità. Eppure la fantasia di Giovanni era quasi morbosa mentre guardava giù nel giardino; l'impressione che la bella straniera gli fece finché lei fosse un altro fiore, la sorella umana di quegli arbusti, bella quanto loro e forse anche più bella, ma pur sempre da toccare solo con un guanto e sa avvicinare con una maschera. Mentre a Beatrice scendeva lungo il viale del giardino, era evidente che maneggiavan e inalava l'odore di diverse piante che suo padre aveva evitato con molta cautela."
Una ragazza molto bella quanto pericolosa, velenosa come le piante che coltiva in giardino, ma non perché sia una classica femme fatal, infatti la ragazza possiede un animo puro e si innamora genuinamente del giovane aspirante medico. La colpa della sua natura pericolosa è opera di suo padre, un uomo intelligente e affamato di conoscenza, ma freddo e insensibile, più interessato a condurre i suoi esperimenti scientifico che non al bene della figlia.
Un racconto breve ma intenso, che si legge velocemente e tiene alto l'interesse del lettore (anche grazie alla brevità della storia), che segue le vicende di questi due giovani fino ad arrivare al tragico finale e che esplora temi come il rapporto tra la natura e la scienza (con una critica alla scienza che manipola la natura fino a corromperla, rendendo qualcosa di bello e innocente come un fiore qualcosa di pericoloso e mortale), tra l'amore e il pericolo, della purezza contro la corruzione (Beatrice è una ragazza dall'animo nobile e puro, tuttavia il suo corpo è velenifero e mortale erle altre creature viventi) e dell'isolamento (Beatrice è sempre stata tenuta isolata dal resto del mondo, in parte per mantenere la sua purezza, ma soprattutto per il fatto di essere pericolosa per gli altri esseri viventi, per cui per anni la sua unica compagnia sono state le piante velenifere del giardino del padre, di cui lei si è sempre presa cura come delle sorelle).
Come scritto sul retro di copertina: "In questo racconto gotico intriso di simbolismo e inquietudine, nathaniel Hawthorne ci conduce in una parabola sull'innocenza corrotta, la conoscenza proibita e l'illusione del controllo.
Un bel racconto finalmente edito in una bella edizione sontuosamente e riccamente illustrata da Marco Calvi, capace di restituire tutta la potenza visionaria del testo con un ricco apparato visivo, oscuro e profondamente poetico 
 
Quest'opera è stata pubblicata nel 2025 dalle Edizioni Re-belle, ha 120 pagine, la copertina rigida, misura 21,5 cm d'altezza e 14,2 cm di lunghezza e costa 16,00 euro.
 
Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

giovedì 19 giugno 2025

MILLA & SUGAR: L'ultimo principe di Prunella Bat

Oggi vi parlerò di un titolo che fa parte di una serie (ora arrivata a 24 titoli) scritta da Prunella Pat e che si intitola "MILLA & SUGAR" che ha come protagoniste due ragazzine, la strega Milla e la fata Sugar, entrambe di dieci anni/undici anni che vivono a Old Town. Qui vive anche la Gente, una comunità di persone dotate di poteri magici di cui fanno parte le famiglie di Milla e di Sugar. Essi hanno due regole fondamentali: non rivelare agli Altri (come chiamano le persone prive di poteri magici) la propria esistenza e non usare mai i propri poteri magici per fare del male o per ottenere vantaggi personali.
A tutela di queste regole la Gente ha creato il Cerchio, una società composta dalle streghe e dalle fate più potenti.
L'autrice mantiene tuttora l'anonimato, è stata caporedattrice della rivista Strange Magazine, ma da qualche anno si è dedicata a tempo pieno alla scrittura. Vive nel villaggio inglese di Cottingley con la sua gatta Peony e di lei sappiamo che adora il rosa, colleziona uova e non ama apparire in pubblico. Oltre a questa ha scritto anche un'altra serie per bambine che ha riscosso un discreto successo: "Princess college".
Il libro di cui vi parlerò adesso è il dodicesimo della serie e si intitola: "L'ultimo principe". 
 
 Sopra: Sulla copertina compaiono in primo piano le due protagoniste, in abiti da festa, mentre dietro di loro, al centro, c'è il principe.
 
Curiosando tra le cianfrusaglie in soffitta, Milla e Sugar trovano uno strano specchio: "La stoffa leggera e ormai logora non fece resistenza e scivolò a terra in un lampo, rivelando un grande specchio ovale che sembrava molto antico, circondato da un'elaboratissima cornice, sostenuta da due colonnine scolpite. 
Un attimo dopo nella soffitta risuonarono non uno, ma quattro strilli. Stavolta, infatti, anche Milla, Sugar e Gummitch si erano uniti al potente acuto di Albert, e non c'era proprio da meravigliarsene.
Lo specchio, infatti, non rifletteva due ragazzine, un imponente gatto nero e una criceta biondo platino decisamente in sovrappeso...
La sua lucida superficie di vetro mostrava invece l'immagine di una ragazza sottile e abbronzata, con un delizioso naso all'insù e grandi occhi castani. Portava un paio di calzoni aderenti di un verde vivace, un giubbetto dello stesso colore e stivaletti di morbida pelle. Sui corti capelli castani era piantato un berrettino verde ornato da una piuma. E, a giudicare dall'espressione sul suo viso, anche lei aveva tutta l'aria di non credere ai suoi occhi."
Mentre sono intente a osservarlo, le ragazzine vengono risucchiate al suo interno. Si trovano così catapultate sull'Isola delle Fate, un luogo meraviglioso, dove abitano quelle creature magiche che non vogliono o non possono tenere nascosta la propria magia. Tuttavia ora questo regno è governato da un perfido mago che ha rubato i poteri di tutti i suoi abitanti e che li controlla grazie a un esercito di draghi che ha sottomesso con la magia. 
Come spiega la vecchia fata Hortense, sull'isola si attende il ritorno dell'Ultimo Principe, l'unico in grado di sconfiggere il mago, ma che anni prima era scomparso proprio attraverso lo specchio facendo perdere le proprie tracce: "<<Insieme a Dorinda dovreste cercare il nostro Florimel al di là dello specchio. Solo lui può salvarci! Lo dice il nostro Libro delle Profezie, compilato da Cambrina in persona.>>
Con uno sbuffo di luce, sul tavolo si materializzò un volume polveroso, che si aprì a una pagina in cui si vedeva l'immagine stilizzata di un guerriero con una spada in pugno e il piede posato su un enorme scarafaggio. Sotto di essa si leggeva:

Chi nel suo nome ha i fiori e il miele
saprà fino in fondo il suo dovere:
sconfiggerà l'immondo scarafaggio
con la sua spada e con il suo coraggio.
Soltanto lui potrà, ve lo assicuro,
restituire alla gente il suo futuro.
Soltanto lui, ricorda, e nessun altro,
per quanto sia potente, forte e scaltro.

Milla e Sugar torneranno nel loro mondo, assieme a Dorinda, con la missione di ritrovare il giovane che, con loro grande sorpresa, scopriranno di conoscere bene...
 
  
Sopra: Due pagine interne in cui a sinistra vediamo l'illustrazione del momento in cui Sugar viene trascinata nello specchio.
 
I testi sono accompagnati dalle illustrazioni di Marco Albiero e Matteo Piana, infatti a realizzarle non è stato un unico artista ma un team, tanto che, oltre ai disegnatori, c'è anche uno che si occupa della coloritura (Davide Turotti) e due persone che si sono occupate invece del character design (Federico Nardo e Marco Albiero).
I disegni sono graziosi e puliti, tratteggiati con linee semplici e ben delineate, che creano scene non eccessivamente ricche di dettagli ma comunque piacevoli da guardare. Le immagini possono essere a pagina intera, a mezza pagina, inseriti in mezzo ai testi e, anche se raramente, anche a doppia pagina. Essi sono piuttosto numerosi all'interno del libro e mostrano solitamente scene narrate nella storia, con personaggi che interagiscono tra loro in determinati ambienti. Nel caso di disegni inseriti in mezzo ai testi questi rappresentano invece solo un elemento della storia, senza sfondi, solitamente un qualche personaggio o degli oggetti (una mappa, dei vestiti, una spada, una pozione magica, ...)
A rendere piacevoli i disegni, comunque, contribuiscono notevolmente anche i colori, infatti il volume è ricco di colori, tutti piuttosto saturi, intensi, accesi, brillanti e vivaci. Non sono solo i disegni a essere colorati, ma in tutte le pagine (tranne in quelle con illustrazioni a pagina intera o doppia) ci sono dei cuori  e delle onde colorate che decorano i bordi in alto e in basso delle pagine, anche se rendono forse il libro un po' lezioso.
Le illustrazioni sono quei classici disegni degli anni 2000 che sono carini e con un aspetto grazioso, senza qualcosa di particolare, per fare colpo sulle bambine che si mettono a sfogliare il libro, ma vanno comunque bene per rendere il libro più appetibile per lettori un po' più deboli che necessitano ancora del supporto delle immagini.
 
 
 
  

 Sopra: Come potete vedere le pagine del libro sono ricche di disegni graziosi, la maggior parte a pagina intera, dai colori sgargianti e vivaci.
 
"MILLA & SUGAR: L'ultimo principe" di Prunella Bat è un libro carino, con una storia semplice che però può intrattenere per qualche ora un giovane lettore o lettrice che cerca una lettura poco impegnativa.
Protagoniste della vicenda (nonché di tutta la saga) sono una strega e una fata: Milla Elven è una strega (solo da parte di padre) di circa 10/11 anni, dai capelli rossi e riccissimi, piena di lentiggini, ha una carnagione chiara e occhi nocciola. Caratterialmente è una ragazza esuberante, allegra ed intelligente, ha la passione per la musica ed è un po' maschiaccio.
Sugar Plum invece è una fata, anch'essa di circa 10/11 anni, di origine caraibica da parte di madre, infatti lei ha una carnagione color zucchero caramellato, capelli lisci e nerissimi dai riflessi blu e luminosi occhi azzurri. Caratterialmente è una ragazza tranquilla, dolce ed intelligente; ha la passione per la danza e per la moda (passione ereditata dalla madre, che fa la stilista e possiede una boutique di moda). 
Come ho detto una è una strega e l'altra una fata, tuttavia da questo libro non emerge praticamente nessuna differenza tra le due, in quanto sono entrambe dotate di poteri magici, ma non sembra esserci nessuna caratteristica particolare che identifichi i poteri magici "da strega" o "da fata", e anche a livello caratteriale sono entrambe delle ragazzine buone e brave. 
Le due protagoniste sono piacevoli ma non presentano una caratterizzazione particolarmente approfondita, tanto che forse spiccano di più i personaggi secondari che hanno il ruolo delle spalle comiche: Gummitch, il gatto di casa Elven, nero, un po' vanitoso e ingordo, e dall'umorismo pungente, che usa spesso con la criceta Alberta; quest'ultima è una vanitosissima criceta sovrappeso dal pelo biondo e dalla erre moscia di Sugar, ama seguire le soap opera e lo shopping,  è golosissima e molto in carne e ama dar fastidio al gatto Gummitch.
In questo titolo della serie poi conosciamo anche Dorinda, una ragazza che inizialmente si comporta in modo un po' scorbutico con le protagoniste, ha un carattere deciso  e coraggioso, ama girare con arco e frecce e arrampicarsi sugli alberi, è una ragazza che non esita a gettarsi nell'azione, anche se ha un debole per il suo amico d'infanzia Florimel, che a causa dle suo carattere un po' duro fa però fatica ad accettare.
Florimel è invece il principe di cui si parla nel titolo del libro, un ragazzo bello, coraggioso ma imbranato, tanto da essere caduto per sbaglio dentro al portale inciampando nel suo mantello e finendo a Old Town: "Tre anni prima si era risvegliato nella cantina buia di una catapecchia che stava per essere demolita, e aveva scoperto di non ricordare nemmeno il suo nome: aveva perso completamente la memoria! Ma non il coraggio, per fortuna. Era riuscito a sopravvivere facendo lavori di ogni genere, dall'uomo-sandwich al dog- sitter, e aveva usato tutto il suo tempo libero per scrivere, inventando un mondo popolato di draghi e folletti, in cui la magia era realtà e un principe timido e sognatore, ultimo discendente di un'antica stirpe di fate, non osava confessare il suo amore a un'incantevole ragazza dei boschi."
Le ragazze riescono a trovarlo abbastanza facilmente proprio grazie al fatto che si diventato uno scrittore famoso, tra l'altro uno degli scrittori preferiti dal fratello di Milla, Oliver (un ragazzino dal quoziente d'intelligenza elevatissimo, ma senza poteri magici).
La trama è molto semplice e la storia si risolve senza grossi problemi, il che rende questo libro adatto a quei lettori e lettrici a partire dagli 8 anni (per la lettura autonoma, altrimenti anche dai 5/6) che vogliono una lettura davvero poco impegnativa ma non eccessivamente corta, con tante immagini dai colori accesi e vivaci. La lettura risulta infatti molto leggera e non presenta nessun reale momento di tensione in quanto tutte le difficoltà che le protagoniste devono affrontare si risolvono con estrema facilità: la Soglia a quanto pare si apre e si chiude quando vuole lei ma con loro funziona sempre al momento giusto; riescono a  ritrovare il principe Florimel nel loro mondo in poco tempo e praticamente per caso, visto che fatalità è l'autore preferito del fratello di Milla; nonostante il principe abbia perduto la memoria e i suoi poteri una volta passato il portale, le ragazze riescono a farglieli recuperare in modo facilissimo, praticamente entrano a casa sua con la magia, lo congelano e lo ributtano nel portale e, una volta tornato all'isola delle Fate, il ragazzo riacquista memoria e poteri; sconfiggere Lord Beetle e la sua rana Bliss è praticamente un gioco da ragazzi per Florimel, a cui basta materiale all'istante una gigantesca bomboletta di veleno per scarafaggi per annientare il nemico (che si era trasformato in uno scarafaggio gigante) in un solo colpo. Perfino la storia d'amore, con cui all'inizio sembrava esserci qualche problema in quanto Dorinda negava (con la classica frase "è solo un amico d'infanzia a cui sono affezionata") i suoi sentimenti e Florimel era troppo timido per confessare, si risolve in modo istantaneo senza che i due debbano spendere neppure due parole tra di loro a riguardo: quando Florimel e Dorinda attraversano la Soglia il giovanotto, riacquistata la memoria, bacia Dorinda, avendo a quanto pare superato di colpo la sua timidezza.
E ovviamente la storia non poteva che concludersi con il matrimonio tra Dorinda e Florimel, a cui naturalmente sono state invitate anche le nostre eroine, che sono state fatte vestire apposta per l'occasione con dei begli abiti da ballo da principessa (che alla fine avevano una spetto anche più sontuoso di quello della sposa) per la gioia delle lettrici. 
Anche se ho letto solo questo libro della saga credo che anche gli altri siano impostati più o meno allo stesso modo: libri che delle bambine di 5/8 anni possono trovare carini, delle letture molto leggere giuste per "spegnere il cervello" in quanto non implicano nessun investimento o sforzo a livello emotivo, che comunque possono risultare un discreto esercizio di lettura, anche grazie alle numerose immagini dalle tinte sgargianti e vivaci, fatte apposta pe attirare l'attenzione del target a cui i libri si rivolgono. I personaggi non sono particolarmente approfonditi, neppure le protagoniste (anzi, forse la loro personalità è n effetti quella che ho trovato passare maggiormente inosservata), anche se gli animali, come spalle comiche, possono risultare simpatici, sebbene non abbiano una caratterizzazione originale, e lo stesso vale anche gli antagonisti, a cui viene data più un'impostazione comica che non da per costruire una reale minaccia. A pensarci bene sembra incredibile che questi siano riusciti per anni a prendere possesso dell'isola, cosa dovuta principalmente a dei colpi di fortuna e al fatto che anche coloro che avrebbero potuto intervenire prima non lo hanno fatto perchè c'era una profezia di mezzo. Quindi bisogna fare come dice la profezia e farsi salvare dal principe, anche se probabilmente Doriana, con le sue abilità di arciera e il suo coraggio (magari con l'aiuto della nonna fata Hortense che ha conservato i suoi poteri) sarebbe stata in grado di vincere il nemico anche da sola.
Una serie caruccia insomma, senza infamia e senza lode (anche se forse a tratti un po' banale), molto leggera, magari da prendere in prestito in biblioteca per delle letture poco impegnative, visto che i singoli volumi sono piuttosto costosi (se poi pensate che sono 24 in tutto) a causa dell'edizione cartonata con sovracopertina sbrilluccicosa e le numerose illustrazioni a colori, andando a costare quasi 14 euro l'uno per una storia che alla fine si legge in poche ore. In alternativa altrimenti ci sono le raccolte, che contengono 3 o 4 storie assieme al costo di 15/16 euro. 
 
Questo libro è stato pubblicato nel 2008 dalla Edizioni PIEMME, ha 133 pagine, la copertina rigida con sovracopertina, misura 19,5 cm d'altezza e 15,00 cm di lunghezza e 13,90 costa euro.
 
Ecco l'elenco dei libri di tutta la serie:
  1. "Strega più fata" (2005)
  2. "Una fata su un milione" (2005)
  3. "C'è chi nasce strega" (2005)
  4. "La dama d'argento" (2006)
  5. "La casa delle sirene" (2006)
  6. "L'ora degli incantesimi" (2006)
  7. "La principessa luna blu" (2006)
  8. "Il cacciatore di streghe" (2007)
  9. "La sposa vampira" (2007)
  10. "Strega per un giorno" (2008)
  11. "Il giardino degli elfi" (2008)
  12. "L'ultimo principe" (2008)
  13. "La regina degli gnomi" (2009)
  14. "La signora del fuoco" (2009)
  15. "Il diamante di ghiaccio" (2009)
  16. "Vita da strega" (2010)
  17. "La rosa nera" (2010)
  18. "La fata sul fiume Smeraldo" (2010)
  19. "Il pozzo dei desideri" (2011)
  20. "Magia fai da te" (2011)
  21. "Un cucciolo supermagico" (2012)
  22. "Il genio del carillon" (2012)
  23. "Gatti... stregati" (2013)
  24. "La principessa guerriera" (2013)
 
      

      
Sopra: Le copertine di alcuni dei libri della serie, tutte molto colorate e dai colori sgragianti.
 
Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 16 giugno 2025

Le streghe di Venezia di Sèbastien Perez e Marco Mazzoni

"Le streghe di Venezia" è un'opera scritta da Sèbastien Perez e illustrata da Marco Mazzoni, che fa parte di una collana che si chiama "Papillons Noir" e che per ora conta solamente due titoli, e di cui l'altro è "Il ritratto di Dorian Gray" illustrato da Benjamin Lacombe. La collana di narrativa illustrata “Papillon Noir” nasce come uno straordinario laboratorio per autori e illustratori, dove testi, immagini e processi di produzione danno vita a nuovi immaginari. Ogni volume è concepito come un oggetto narrativo capace di coinvolgere il lettore in una continua esplorazione di stili e materiali innovativi.
 
 Sopra: La splendida copertina dallo sfondo scuro su cui risalntano i decori floreali dorati e, al centro, l'immagine azzura del busto e del volto di una ragazza allta da farfalle.
 
Nel 2045, in una società post-apocalittica, Simone ha 16 anni e vive in un’Italia segnata dalla segregazione in seguito a una terribile epidemia: "Il giorno in cui diedero l'allarme, Simone aveva appena 12 anni. In quel momento la sua vita cambiò. Nella sua testa risuonano ancora i passi del padre, mentre ntra di corsa pestando le suole sul pavimento. - Allontanano dalla finestra!-, aveva urlato.
per l'intera settimana la televisione aveva continuato a ripetere che i ricoveri erano in aumento e che per ordine del governo tutti dovevano restare in casa. La amlattia fu battezzata "virus delle farfalle", per via dell'attrazione esercitata sui lepidotteri degli infetti.
Una domenica sera, la madre di Simone venne chiamata per un'emergenza, e da allora non tornò più.Anche se era un medico, quand'era rimasta incinta aveva smesso di esercitare e non aveva più ripreso. Ora però era suo dovere recarsi nei centri di assistenza. Simone pianse ogni notte. supplicandone il ritorno. la puara serrava il suo storico e ogni giorno cresceva il timore che ance sua madre si ammalasse.
Per lunghi giorni, Simone e il padre rimasero da soli. La corrente elettrica arrivava per poche ore a settimana, finché non fu staccata del tutto. Televisori e computer non funzionavano più, così presero a leggere e a giocare a carta. Siccome il padre era insegnante, si preoccupava cje Simone restasse in pari col programma.
Era il genitore ad avventurarsi ogni volta alla ricerca di cibo. Le sue assenza si facevano via via più lunghe, perhcè i negzi si rifornivano con frequente difficoltà. Simone restava alla finestra in attesa del suo ritorno."
Per gli infetti sono riusciti a creare un siero che tiene sotto controllo i sintomi, tuttavia ci sono alcune persone, i "seguaci del morbo inibito",  che si fanno contagiare volontariamente perchè "la sua trasmissione provoca sensazioni straordinarie, ma non lasciava nel corpo alcuna traccia." Così Simone ed altri suoi amici decidono anche loro di farsi volontariamente contagiare, ma prima di venire morsi scatta un allarme e tutti fuggono in diverse direzioni, e Simone segue un giovane infetto sconosciuto. Il giovane si chiama Manuele, e ha una sorella di nome Camilla che è incinta, per cui i due devono fuggire dalla città (se gli infetti non fanno l'iniezione vengono classificati come "ad alto rischio" e gli viene data la caccia, ma se si recano all'appuntamento il governo potrebbe togliere il bambino alla donna). I due fratelli vogliono recarsi da alcune donne che aiutano le donne infette a partorire, e che vengono definite delle streghe.
Presto però la storia di Simone finisce per intrecciarsi con quella di una strega vissuta nella Venezia del Quattrocento, forse all’origine del declino del mondo. 

 
Sopra: Una delle oniriche illustrazioni di Mazzoni in cui vediamo il volto di Manuele avvolto dalle farfalle.

I testi sono accompagnati dalle magnifiche e affascinanti illustrazioni di Marco Mazzoni molto raffinate e graziose, complesse e ricche di dettagli, inoltre presentano uno stile originale, soprattutto per la scelta e l'uso dei colori. 
All'artista piace usare infatti l'azzurro e il magenta, con varie sfumature, così da creare un senso di contrasto visivo che colpisce e a volte anche un po' turba l'osservatore. Nelle illustrazioni sono poi presenti anche colori quali il nero e il bianco, il primo è stato usato per creare dei punti d'ombra, mentre il secondo per dipingere la pelle chiara delle streghe e per far risaltare i punti di luce. La pelle e i capelli delle persone invece sono rese con un insieme di sfumature di giallino, magenta e azzurro che le fa sembrare traslucidi.
Oltre alle immagini a colori, che solitamente sono a doppia pagina o a pagina intera qui l'artista ha dipinto anche un altro tipo di disegni che rappresentano i ricordi di Simone, i quali sono come delle vignette, infatti mostrano più eventi in sequenza, e in questi casi Mazzoni ha scelto di usa tinte come il nero e il bianco sporco. 
In bianco e nero sono anche i disegni delle pagine provenienti dal diario di una delle streghe, colei che ne ha fndato l'Ordine, disegni eleganti, estremamente minuziosi e ricchi di dettagli, che rappresentano elemnti floreali, animali, naturali e donne sensuali ma dalle orbite nere, avvolte in tralicci di fiori e circondate da animali (soprattutto uccelli).
Gli elementi naturali sono comunque presenti più o meno in tutte le illustrazioni del libro, anche nelle immagini che accompagnano i testi, che sono anche i disegni che rappresentano in modo più realistico ciò che avviene nella storia, in cui però non mancano anche qui elementi surreali e naturali, come delle farfalle o rami di erbe e fiori o animali di piccola taglia.
Attraverso le oniriche illustrazioni di Marco Mazzoni, Le streghe di Venezia ci conduce in un tempo e in uno spazio tanto reali quanto fantastici, al confine tra romanzo di formazione, incanto e riflessione sulla nostra epoca. 
 
 
 
 
 
 Sopra: Alcune illustrazioni interne di Mazzoni, di cui le prime in alto hanno delle tonalità più cube, mentre le altre più chiare, con personaggi dalla pelle che sembra traslucida. In basso l'ultima tavola illustrata, in bianco e nero con varie vignette, è quella che mostra uno dei ricordi di Simone.
 
"Le streghe di Venezia" è un'opera scritta da Sèbastien Perez e accompagnata dalle magnifiche, suggestive, delicate, potenti e oniriche illustrazioni di Marco Mazzoni, le quali sono sicuramente la parte migliore dell'opera. Sono immagini che trasmettono sorpresa e meraviglia, ma che talvolta lasciano anche un po' siazzati, in quanto hanno anche un che di malinconico e cupo.
La storia è abbastanza cupa anche se breve: ci troviamo in un futuro post apocalittico dove la popolazione mondiale è calata di due terzi, ed i sopravvisuti non se la cavano molto meglio, in quanto tenuti sotto stretto controllo del governo che cerca di contenere gli effetti del morbo che trasforma le persone in quelli che sono, sostanzialmente, deli zombie.
Simone, il protagonista, incontra un po' per caso un fratello e una sorella che devono andare a Venezia per salvare il figlio della ragazza, che è infetta. Simone decide di seguire la coppia e di aiutarli, incontrando le cosiddette "Streghe di Venezia", una confraternita di donne che aiuta le donne incinte infette a partorire e che poi ne allevano i figli, per evitare che finiscano in mano al governo per qualche esperimento.
Una vicenda sotto certi aspetti affascinante, che combina elementi distopici, miseriosi e anche un po' magici, sebbene la trama di base non sia proprio originalissima e direi che è più o meno la stessa che si trova nella maggior parte dei film sugli zombie e sui futuri post-apocalittici, se non fosse per la cosa che le farfalle sono attratte dagli infetti e che questi, prima di perdere la ragione e diventare zombie affamati di carne, possano restare in una sorta di stadio intermedio dove hanno coscienza di sè, sebbene il loro aspetto sia diverso da quello delle persone sane.
Un libro con una trama potente, a tratti anche un po' destabilizzante, ma che non ho trovato brillare per originalità, sebbene alcuni elementi introducano delle novità interessanti (l'evoluzione della malattia, i papiliofili, la presenza di queste "streghe" e del diario della fondatrice dell'ordine, che sembra aver dato origine al virus ). Se vi piacciono i romanzi distopici e post-apocalittici tuttavia potreste trovare questo libro intrigante, mentre in me la trama non ha suscitato particolare entusiasmo, mentre ho trovato più coinvolgente la parte del diario di Emilia, la fondatrice dell'ordine delle streghe. Le illustrazioni di Mazzoni sono comunque stupende e l'edizione è di per sè molto bella e curata, un libro lussuoso e da collezione.
 
Quest'opera è stata pubblicata nel 2024 dalla Albin Michel Jeunesse col titolo "Les Sorcières de Venise" ed è stata edita in italiano nel 2025 dalla Ippocampo Edizioni. Il volume ha 120 pagine, la copertina rigida, misura 27,5 cm d'altezza e 19,5 cm di lunghezza e costa 25,00 euro.
 
Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

giovedì 12 giugno 2025

SPECIALE libri non illustrati

In questo speciale dedicato ai libri privi di disegni (mentre il mio blog è specializzato in libri illustrati) vi parlerò di tre romanzi appartenenti a diversi generi, anche se tutti sono abbastanza vecchiotti, per cui spero di riportare un po' alla luce qualche mezzo classico dimenticato.
Il più vecchio, se guardiamo la pubblicazione originaria, è il fantasy: "MOONACRE: I segreti dell'ultima Luna : Il cavallino bianco", scritto nel 1946 da Elizabeth Goudge, anche se l'edizione che attualmente si trova in commercio è quella del 2009 della Rizzoli.
Poi abbiamo il giallo "Picnic ad Hanging Rock" di Joan Lindsay, pubblicato nel 1967, anche se in Italia è stato tradotto solo nel 1988.
Infine il libro maggiormente indirizzato a un pubblico giovane: "L'albero di Halloween" di Ray Bradbury, edito nel 1972, ma portato in Italia solo nel 1994, anche se poi è stato ripubblicato più volte anche da diverse case editrici.
 

"PICNIC A HANGING ROCK" di Joan Lindsay con 205 pagine, edito nel 1993 dalla Sellerio (costo di 12,90 euro. Titolo originale: "Picnic at Hanging Rock", 1967).
Il 14 febbraio 1900, giorno di san Valentino, le allieve dell'Appleyard College nello stato di Victoria, Australia del Sud, si recano per una scampagnata a Hanging Rock, aspra collina vulcanica che si erge solitaria nella prateria, un luogo del mito dove può capitare qualsiasi cosa, come ricorda loro anche la direttrice prima della partenza: " - Bene. Dunque, signorine, abbiamo davvero fortuna con il tempo, per il nostro picnic a Hanging Rock. Ho dato istruzioni a Mademoisselle che, siccome la giornata probabilmente sarà calda, vi permetta di togliervi i guanti quando la carrozza avrà attraversato Woodend. Pranzerete nell'area attrezzata per i picnic vicino alla Roccia. Ancora una volta lasciatemi ricordarvi che la Roccia vera e propria è estremamente pericolosa, pertanto vi proibisco assolutamente di organizzare sciocche imprese da ragazzacci per andare a esplorare anche solo i pendii più bassi. Si tratta, comunque, di una meraviglia geologica solla quale dovrete, lunedì mattina, stendere un breve saggio. Desidero ancora una volta rammentarvi che il luogo è noto per i serpenti velenosi e per le dannosissime formiche, di varie specie. Credo sia tutto. Spero che trascorrerete una giornata piacevole e cercherete di comportarvi in modo da fare onore al collegio. Vi aspetto di ritorno, signorina McCraw e Mademoiselle, verso le otto per una leggera cena."
E qualcosa succede: mentre ai piedi della roccia ci si attarda tra le tovaglie stese sull'erba, gli orologi del cocchiere e delle istitutrici si fermano misteriosamente a mezzogiorno e tre allieve, Miranda, Irma e Marion, si avventurano verso la cima seguite dalla matura signorina McCraw. Quando è il momento di tornare al collegio le ragazze e l'insegnante non si trovano e vana risulta ogni ricerca; solo Irma scenderà dalla roccia misteriosa, ma senza ricordare nulla, e con una ferita alla fronte. Per la prima settimana le ricerche della polizia, e non solo, non si trova nessun indizio, mentre il 21 febbraio, quasi per caso grazie a una sorta di intuizione, il giovane Fitzhubert riesce a ritrovare una delle ragazze ancora viva, la quale però non ricorderà nulla di quanto accaduto. 
La storia si dipana piuttosto lentamente, con parti molto descrittive ma che in realtà non si concentrano sempre sulle indagini, anche perché alla fine non sembra esserci poi molto su cui poter indagare: nessun indizio spunta fuori e anche i possibili testimoni sembrano non ricordare mai nulla, pure a distanza di tempo.
Il romanzo racconta un mistero insoluto, un avvenimento realmente accaduto ma trasfigurato in un mito. È quindi una sorta di ricostruzione romanzata di un fatto di cronaca (o almeno questo è ciò che l'autrice ci fa credere), un mistero che non verrà mai risolto, il che ha reso la lettura per me un po' deludente, in quanto, sebbene il libro non sia neanche troppo lungo (sebbene sia scritto abbastanza in piccolo) l'ho percepito come lento. Ho continuato la lettura sperando appunto nella risoluzione del mistero, che è in effetti alquanto intrigante, e che sembrava aver ripreso vigore dopo il ritrovamento di una delle ragazze. Ma purtroppo, man mano che passavano i capitoli il ritrovato entusiasmo si è smorzato, e devo dire di essere arrivata alla fine del libro abbastanza forzatamente.
Probabilmente è stato sbagliato il mio approccio iniziale al libro, in quanto ho pensato che si trattasse di un normale romanzo giallo con alcune ragazze scomparse di un collegio (antefatto molto interessante). Invece l'autrice ha fatto in modo di renderlo un fatto di cronaca misterioso e tutto'ora rimasto irrisolto. Il libro quindi può essere interessante per chi volesse approfondire questo strano avvenimento, immergendosi nella storia seguendo le indagini, i pensieri dei presenti, le preoccupazioni della direttrice del collegio, la tristezza delle varie studentesse... Alla fine i fatti concreti non sono poi molti, praticamente gli avvenimenti degni di nota sono tre o quattro, i quali vengono contornati da tante descrizioni e fatti abbastanza irrilevanti (pettegolezzi del vicinato, le preoccupazioni della direttirce del collegio o dei genitori, indagini che però non portano a nulla). Mentre lo leggevo avevo la sensazione che il tutto si stesse svolgendo non nella realtà ma di trovarmi in una dimensione onirica, come se mi trovassi dentro a un sogno, ed è stato un po' strano, in una narrazione che gioca molto sulle ambiguità e sul non detto.
Nonostante poi la storia descriva le vicende e gli stati d'animo di molte persone, tutte coinvolte in qualche modo nel caso dell'epoca, nessuna viene presa come punto di riferimento, come protagonista, per cui io non mi sono affezionata a nessuno personaggio in particolare e nessuno mi ha lasciato qualcosa alla fine della lettura.
Io purtroppo non ho trovato quello che mi aspettavo e, sebbene a tratti la storia ritornasse ogni tanto a coinvolgermi (perchè comunque il libro è scritto bene, nonostante le molte parti descrittive), il finale ha reso per me deludente la lettura.
Curiosità: a quanto pare esisteva un capitolo finale in cui l'autrice spiegava la scomparsa delle ragazze e dell'insegnate (una spiegazione che non è razionale, ma soprannaturale, vicina all'esoterismo), il capitolo però fu rimosso su richiesta dell'editore e l'autrice diede il permesso al suo editor di pubblicarlo sono dopo la sua morte. La versione col capitolo aggiuntivo però non è mai stata pubblicata in italiano.
 
 
Sopra: A sinistra la copertina dell'edizione del 2023, a destra un'altra edizione Sellerio del Duemila.

"L'ALBERO DI HALLOWEEN" di Ray Bradbury con 144 pagine, edito nel 1994 dalla BOMPIANI (costo di 12 000 LIRE. Titolo originale: "The Halloween tree", 1972).
E' la notte di Halloween  e otto ragazzini si sono mascherati per l'occasione pronti a fare dolcetto o scherzetto: Tom è vestito da scheletro, Henry da strega, Ralph è fasciato come una mummia, Georg è diventato uno spettro, J.J. scompigliato come un cavernicolo, Fred stracciato come un accattone, Wally indossa una maschera da grottesca, Pipkin... «Ehi, dov'è finito Pipkin?»... Indossava una maschera bianca e portava una lunga falce. 
Nella serata che precede Ognissanti qualcosa di stupefacente è accaduto: un enorme albero è apparso e, dai suoi rami, pendono centinaia di zucche. Zucche in cui sono intagliati sorrisi inquietanti e occhi luminescenti che fissano otto ragazzini: "Un albero così non l'avevano mai visto.
Sorgeva in mezzo a un grande cortile dietro quella dimora misteriosa. Era alto più di trenta metri, più dei comignoli più alti, era ben sviluppato nei ra mi e aveva un'abbondante chioma di foglie autunnali rosse, gialle e marrone.
<<Ma...>> sussurrò Tom, <<guardate! Guardate su quell'albero!>>
Dall'albero pendevano migliaia di zucche di ogni forma e grossezza, in mille sfumature di giallo e di arancione.
<<Un albero di zucche>> suggerì uno dei ragazzi.
<<No>> fece Tom.
Il vento soffiava sulle cime dei rami e faceva dondolare dolcemente i frutti dai vivaci colori.
<<È l'Albero di Halloween>> disse Tom.
Aveva ragione. 
Le zucche sull'Albero non erano delle semplici zucche. In ognuna era intagliata una faccia differente, ogni occhio era quello di uno sconosciuto, ogni naso era più strano dell'altro, ogni bocca sogghignava in modo diverso.
Dovevano esserci almeno mille zucche che penzolavano dai rami dell'Albero. Mille sorrisi, mille smorfie. E almeno duemila occhiate, strizzatine, ammiccanti.
I ragazzi osservarono attenti, quando accadde un fatto nuovo.
Le zucche dettero segni di vita. Una per una, dai rami più bassi, in ogni zucca si accese una candela. Prima una, poi l'altra, poi un'altra ancora, sempre più su, tre zucche qui, sette zucche là, una dozzina, un centinaio, cinquecento, mille zucche si accesero. Il fuoco brillava attraverso le fessure degli occhi, fiammelle guizzavano dalle bocche a dentiera, scintille sprizzavano dalle orecchie.
Da qualche parte si levò un coro di due, tre, forse quattro voci che cantavano una nenia sul cielo e la terra sprofondati nel sonno. La polvere fioccava dalle grondaie."
Nel frattempo intanto Pipkin è sparito. Che fine ha fatto? Scortati da Sudario, una guida davvero particolare, i sette ragazzi partono alla ricerca dell'amico e strada facendo si imbatteranno in una fitta serie di avventure grottesche e allucinanti. E... riusciranno a salvare Pipkin? Quest'ultimo è il loro migliore amico, perché è un bambino estremamente allegro e vivace, tanto che "nessuno lo aveva mai visto fermo" e "Il giorno in cui Joe Pipkin era nato tutte le bottiglie di coca-cola e di aranciata avevano spumeggiato di gioia.
Ecco come viene descritto Pipkin: "Le sue scarpe da tennis erano vetuste, verdi delle foreste che aveva attraversato, brune dei lunghi percorsi fra le messi di settembre, incatramare sui moli e sulle spiagge dove attraccavano le chiatte di carbone, gialle delle intemperanze dei cani, piene di schegge di steccati
Gli abiti erano quelli dello spaventapasseri, su cui i cani di Pipkin dormivano o giocavano, frusti alle maniche e strappati didietro. I capelli? Un porcospino di setole biondo-scure, puntate come daghe in tutte le direzioni. Le orecchie? Pura peluria di pesca. Le mani? Impastate di polvere, del buon odore dei cani Acireale, di caramelle di menta e pesche rubate in lontani frutteti.
Egli viene rapito dalla Morte, e per poterlo ritrovare i ragazzi accompagneranno il signor Buonaparte Clavicola Sudario in un viaggio attraverso vari secoli e varie culture, per scoprire le origini e le tradizioni legate ad Halloween. Come inizialmente fa infatti notare loro Sudario: "<<Ragazzi, guardatevi in faccia. Tu, perché indossi quella maschera da Teschio? E tu? che porto una falce? E tu? travestito da strega? E tu, e tu, e tu?>>" Puntava il dito ossuto a ogni maschera. <<Non lo sapete, vero? Vi siete sporcati la faccia di cerone e avete indossato quei vecchi stracci che puzzano di naftalina senza sapere nemmeno perché!>> [...]
Tutti i ragazzi osservarono con imbarazzo i propri costumi e diedero un'aggiustatina alle maschere.
<<Non ci piacerebbe scoprirlo?>> chiese il signor Sudario. <<Ve lo dirò io! Anzi, Ve lo mostrerò! Se solo avessimo tempo...>>
<<Sono appena le sei e mezzo. Halloween non è nemmeno cominciata!>> protestò Tom - lo - scheletro. 
<<Giusto!>> rispose il signor Sudario. <<D'accordo... andiamo>>"
E così inizia il viaggio dove i ragazzi visiteranno le origini della festa e dei loro costumi: la preistoria, dove gli uomini temevano la morte quotidianamente, e avevano paura del buio, degli animali feroci e dell'avere abbastanza cibo per sopravvivere; l'antico Egitto, dove gli Egizi davano grande importanza all'aldilà, preparandosi in anticipo costruendo sontuose tombe (chi poteva permetterselo) e poi facendosi mummificare, per essere pronti a passare oltre; gli antichi Greci e la loro Festa degli Orci, in cui venivano offerti cibi ai defunti e gli usci delle porte venivano dipinti con la pece, così che gli spiriti non potessero entrare nelle case; le isole Britanniche e i Celti, e il loro Dio di Ottobre Samhain, il dio dei Morti, che falciava le anime dei peccatori trasformati in bestie; i Romani con i loro dei pagani, che sconfissero i Celti e che a loro volta verranno sconfitti dal cristianesimo e dal suo Dio per poi passare al Medioevo e alla caccia alle streghe; Notre Dame, dove la chiesa è adornata dalle grottesche, statue con l'aspetto di demoni e bestie, rappresentazione delle antiche divinità, dei vecchi incubi e delle antiche paure; in Messico per festeggiare El Dia del Los Muertos, quando i cimiteri si riempiono di luci, fiori e cibi, così che i vivi possano festeggiare assieme ai loro cari defunti.
Una storia breve e piacevole, alla scoperta delle origini di una festa affascinante quanto, qui da noi, sottovalutata o dimenticata. Un romanzo che può essere un'ottimo tuffo nella storia e nel passato, nelle altre culture, ma anche un modo per parlare della morte e delle più antiche paure dell'uomo, per capire come egli ha cercato di affrontarle nel corso dei secoli, fin dalla sua comparsa. E assieme a tutto ciò c'è sempre la preoccupazione per l'amico Pipkin, che ad ogni avventura continuano a ritrovare e a perdere, fino ad arrivare a dover fare una scelta per poterlo riavere con loro, una scelta che comporta un piccolo (ma in realtà neanche tanto) sacrificio.
Una vicenda carina, interessante e coinvolgente, con delle descrizioni molto vivide e sensoriali, il testo inoltre sembra presentare anche alcune parti in rima (come canti propiziatori, inni per le divinità, preghiere...), di cui però non mi è piaciuta molto la traduzione perchè risultano poco musicali, in quanto sono stati resi senza neppure una rima.
 
     
  Sopra: A sinistra la copertina dell'edizione Mondadori del 2013, successivamente una delle prime edizioni italiane, cioè quella della Bompiani del 1994, a destra un'altra edizione (con una copertina molto brutta) Mondadori però degli Oscar Moderni. A sinistra infine la copertina di un'edizione inglese illustrata da Gris Grimly.
 
Curiosità: nel 1993 da questo libro venne tratto anche un film col medesimo titolo: "The Halloween Tree", dove un gruppo di 4 bambini scopre le origini di Halloween e come è stato festeggiato nel corso dei secoli da varie popolazioni e culture, nel frattempo dovranno anche salvare il loro amico Pip.


Sopra: In alto la locandina del film d'animazione, con Pip in primo piano mentre trasporta una grande zucca intagliata. Sotto alcuni fotogrammi tratti dal film: a sinistra si vede il gruppo dei bambini con Moundshroud (Sudario in italiano), mentre a destra si vede l'albero di Halloween.

"MOONACRE. I SEGRETI DELL'ULTIMA LUNA: Il cavallino bianco" di Elizabeth Goudge con 256 pagine, edito nel 1988 dalla Lion Hudson, anche se questa è l'edizione riveduta e corretta del 2009, edita dalla Rizzoli Edizioni (costo di 18,50 euro. Titolo originale: "The little white horse", 1946).
Maria Merryweather ha tredici anni quando, rimasta orfana, si trasferisce a Moonacre Manor, ospite di un ricco, eccentrico cugino.
"Maria, l'eroina della nostra storia, va descritta per prima. Nell'anno di grazia 1842 aveva tredici anni ed era considerata poco attraente, con quegli occhi grigia rgebti fastidiosamente penetranti, i lisci capelli rosso e il faccino pallido pieno di lentiggini. Eppure la sua figura esile, da fata bambina, dritta come un manico di scopa, era assai dignitosa, e i suoi piedini, di cui andava molto fiera, erano squisitamente piccoli. Li riteneva la cosa più bella che avesse, ed era questo il motivo per cui nutriva un profondissimo interesse per i suoi stivali piuttosto che per i guanti, le gonne o i cappelli."
Ad accompagnarla nella suo nuova casa ci sono con lei ci sono Miss Heliotrope, la sua governante fin da quando era neonata (avendo perso la madre alla nascita) e Wiggins, il suo cagnolino di razza molto bello, un Cavaliere King Charles spaniel, ma avido, vanitoso, irascibile, egoista e pigro.
L'antica dimora si rivela colma di mistero e di segreti e Maria scopre ben presto di essere predestinata a salvarla dalla scomparsa, riscattando le colpe dei suoi antenati che ne hanno segnato la sorte. 
Alla tenuta vive Sir Benjamin Merryweather, il proprietario della residenza, un uomo molto alto, largo e robusto, dal volto rosso e rotondo un naso aquilino, brillanti occhi castani, solito indossare delle enormi parrucche bianche e a vestire in modo molto elegante. Vi sono poi Digweed, il cocchiere; Marmadike il nano cuoco; Robin, il giovane pastore con cui Maria giocava nel cortile di casa a Londra quando erano piccoli; il Vecchio Parroco, che è infatti il parroco del paese dei Merryweather; Miss Loveday, la madre di Robin, nonché portiere della tenuta e donna delle pulizie del Parroco, oltre che vecchia fidanzata di Sir Benjamin.
Ma nella magione risiedono anche diversi animali, come: il "cane" Wrolf, anche se in realtà si tratta di un leone, il quale protegge tutti i membri della famiglia; il gatto Zachariah, un bel gattone nero dall'aspetto elegante e fiero; Pervinca, un pony grigio e rotondo, che sarà la cavalcatura di Maria; Serena, una lepre che Maria ha salvato dai bracconieri; Atlante, un cavallino robusto color castagna, cavalcatura Sir Benjamin. Ogni tanto a Maria capita poi di vedere un bellissimo cavallino bianco, ma chi sarà mai questa incantevole e misteriosa creatura? 
Grazie all'aiuto delle magiche creature che da sempre abitano l'incantevole vallata e alla sua determinazione, Maria, ultima Principessa della Luna, riuscirà a salvare Moonacre e a riportarvi la serenità perduta. 
Nei territori dei Merryweather si aggirano infatti gli Uomini dei Boschi Neri, i quali hanno il controllo sulla zona della pineta e della spiaggia, da cui si procurano il pesce, anche se spesso praticano bracconaggio nei boschi di Sir Benjamin e rubano bestiame e cibo alle persone del villaggio. 
Saranno loro il problema più grosso che Maria, assieme all'aiuto del suo amico Robin e degli animali, dovrà risolvere, sebbene nella magione ci siano anche altri misteri da svelare un po' alla volta, finché il lettore non avrà presente un quadro completo della situazione.
La storia è sicuramente affascinante, anche se a volte scorre un po' lentamente a causa nelle numerosissime descrizioni che vi si trovano all'interno. Oltre alle descrizioni dei protagonisti e degli animali ci sono poi anche quelle degli ambienti, sia interni che esterni (tipo le varie camere del castello, la casa del Parroco, i boschi di Merryweather..), per non parlare delle descrizioni dei cibi che vengono serviti a Maria a colazione, pranzo cena e merende varie. Questa ad esempio è la prima colazione che la protagonista fa alla tenuta: "... posò il vassoio delle salsicce sul tavolo con un gesto che sembrava implorare di mangiarle tutte.
Ma non c'erano solo quelle, per colazione Digweed portò a che un enorme prosciutto, uova sode, caffè, tè, pane appena affettato, miele, crema con una spessa crosta gialla, burro freschissimo e latte appena munto, tanto da essere ancora caldo e schiumoso." Oppure questo è, una parte, del menù previsto dal cuoco per l'ora del tè: "<<Plumcake. Torta allo zafferano. Torta alla ciliegia. Fairy cake ghiacciate. Pasticcini alla crema. Pan di zenzero. Meringhe. syllabub. Biscotti alle mandorle. Rock cake. Gocce di cioccolato. Focaccine d' avena e melassa. Cornetti alla crema. Devonshire split. Pasticci della Cornovaglia. Tramezzini al prosciutto, alla crema di limone e alla lattuga. Toast alla cannella. Toast al miele...>>"
Una bella storia comunque, una protagonista volenterosa e determinata, anche se non prova di difetti, ma che sarà in grado di crescere e maturare; con personaggi piacevoli (tranne probabilmente il cagnolino Wiggins), tanti animali, con alcuni elementi fiabeschi e mitologici (ma non manca anche una certa componente cristiana), ricca di descrizioni e misteri da svelare.
 
 Sopra: La copertina dallo sfondo blu scuro su cui spiccano le scritte bianche del titolo e i disegni azzurri.
 
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