In questo speciale dedicato ai libri privi di disegni (mentre il mio blog è specializzato in libri illustrati) vi parlerò di tre romanzi appartenenti a diversi generi, anche se tutti sono abbastanza vecchiotti, per cui spero di riportare un po' alla luce qualche mezzo classico dimenticato.
Il più vecchio, se guardiamo la pubblicazione originaria, è il fantasy: "MOONACRE: I segreti dell'ultima Luna : Il cavallino bianco", scritto nel 1946 da Elizabeth Goudge, anche se l'edizione che attualmente si trova in commercio è quella del 2009 della Rizzoli.
Poi abbiamo il giallo "Picnic ad Hanging Rock" di Joan Lindsay, pubblicato nel 1967, anche se in Italia è stato tradotto solo nel 1988.
Infine il libro maggiormente indirizzato a un pubblico giovane: "L'albero di Halloween" di Ray Bradbury, edito nel 1972, ma portato in Italia solo nel 1994, anche se poi è stato ripubblicato più volte anche da diverse case editrici.
"PICNIC A HANGING ROCK" di Joan Lindsay con 205 pagine, edito nel 1993 dalla Sellerio (costo di 12,90 euro. Titolo originale: "Picnic at Hanging Rock", 1967).
Il 14 febbraio 1900, giorno di san Valentino, le allieve dell'Appleyard
College nello stato di Victoria, Australia del Sud, si recano per una
scampagnata a Hanging Rock, aspra collina vulcanica che si erge
solitaria nella prateria, un luogo del mito dove può capitare qualsiasi
cosa, come ricorda loro anche la direttrice prima della partenza: " - Bene. Dunque, signorine, abbiamo davvero fortuna con il tempo, per il nostro picnic a Hanging Rock. Ho dato istruzioni a Mademoisselle che, siccome la giornata probabilmente sarà calda, vi permetta di togliervi i guanti quando la carrozza avrà attraversato Woodend. Pranzerete nell'area attrezzata per i picnic vicino alla Roccia. Ancora una volta lasciatemi ricordarvi che la Roccia vera e propria è estremamente pericolosa, pertanto vi proibisco assolutamente di organizzare sciocche imprese da ragazzacci per andare a esplorare anche solo i pendii più bassi. Si tratta, comunque, di una meraviglia geologica solla quale dovrete, lunedì mattina, stendere un breve saggio. Desidero ancora una volta rammentarvi che il luogo è noto per i serpenti velenosi e per le dannosissime formiche, di varie specie. Credo sia tutto. Spero che trascorrerete una giornata piacevole e cercherete di comportarvi in modo da fare onore al collegio. Vi aspetto di ritorno, signorina McCraw e Mademoiselle, verso le otto per una leggera cena."
E qualcosa succede: mentre ai piedi della roccia ci si attarda tra
le tovaglie stese sull'erba, gli orologi del cocchiere e delle
istitutrici si fermano misteriosamente a mezzogiorno e tre allieve,
Miranda, Irma e Marion, si avventurano verso la cima seguite dalla
matura signorina McCraw. Quando è il momento di tornare al collegio le
ragazze e l'insegnante non si trovano e vana risulta ogni ricerca; solo
Irma scenderà dalla roccia misteriosa, ma senza ricordare nulla, e con
una ferita alla fronte. Per la prima settimana le ricerche della polizia, e non solo, non si trova nessun indizio, mentre il 21 febbraio, quasi per caso grazie a una sorta di intuizione, il giovane Fitzhubert riesce a ritrovare una delle ragazze ancora viva, la quale però non ricorderà nulla di quanto accaduto.
La storia si dipana piuttosto lentamente, con parti molto descrittive ma che in realtà non si concentrano sempre sulle indagini, anche perché alla fine non sembra esserci poi molto su cui poter indagare: nessun indizio spunta fuori e anche i possibili testimoni sembrano non ricordare mai nulla, pure a distanza di tempo.
Il romanzo racconta un mistero
insoluto, un avvenimento realmente accaduto ma trasfigurato in un mito. È quindi una sorta di ricostruzione romanzata di un fatto di cronaca (o almeno questo è ciò che l'autrice ci fa credere), un mistero che non verrà mai risolto, il che ha reso la lettura per me un po' deludente, in quanto, sebbene il libro non sia neanche troppo lungo (sebbene sia scritto abbastanza in piccolo) l'ho percepito come lento. Ho continuato la lettura sperando appunto nella risoluzione del mistero, che è in effetti alquanto intrigante, e che sembrava aver ripreso vigore dopo il ritrovamento di una delle ragazze. Ma purtroppo, man mano che passavano i capitoli il ritrovato entusiasmo si è smorzato, e devo dire di essere arrivata alla fine del libro abbastanza forzatamente.
Probabilmente è stato sbagliato il mio approccio iniziale al libro, in quanto ho pensato che si trattasse di un normale romanzo giallo con alcune ragazze scomparse di un collegio (antefatto molto interessante). Invece l'autrice ha fatto in modo di renderlo un fatto di cronaca misterioso e tutto'ora rimasto irrisolto. Il libro quindi può essere interessante per chi volesse approfondire questo strano avvenimento, immergendosi nella storia seguendo le indagini, i pensieri dei presenti, le preoccupazioni della direttrice del collegio, la tristezza delle varie studentesse... Alla fine i fatti concreti non sono poi molti, praticamente gli avvenimenti degni di nota sono tre o quattro, i quali vengono contornati da tante descrizioni e fatti abbastanza irrilevanti (pettegolezzi del vicinato, le preoccupazioni della direttirce del collegio o dei genitori, indagini che però non portano a nulla). Mentre lo leggevo avevo la sensazione che il tutto si stesse svolgendo non nella realtà ma di trovarmi in una dimensione onirica, come se mi trovassi dentro a un sogno, ed è stato un po' strano, in una narrazione che gioca molto sulle ambiguità e sul non detto.
Nonostante poi la storia descriva le vicende e gli stati d'animo di molte persone, tutte coinvolte in qualche modo nel caso dell'epoca, nessuna viene presa come punto di riferimento, come protagonista, per cui io non mi sono affezionata a nessuno personaggio in particolare e nessuno mi ha lasciato qualcosa alla fine della lettura.
Io purtroppo non ho trovato quello che mi aspettavo e, sebbene a tratti la storia ritornasse ogni tanto a coinvolgermi (perchè comunque il libro è scritto bene, nonostante le molte parti descrittive), il finale ha reso per me deludente la lettura.
Curiosità: a quanto pare esisteva un capitolo finale in cui l'autrice spiegava la scomparsa delle ragazze e dell'insegnate (una spiegazione che non è razionale, ma soprannaturale, vicina all'esoterismo), il capitolo però fu rimosso su richiesta dell'editore e l'autrice diede il permesso al suo editor di pubblicarlo sono dopo la sua morte. La versione col capitolo aggiuntivo però non è mai stata pubblicata in italiano.
Sopra: A sinistra la copertina dell'edizione del 2023, a destra un'altra edizione Sellerio del Duemila.
"L'ALBERO DI HALLOWEEN" di Ray Bradbury con 144 pagine, edito nel 1994 dalla BOMPIANI (costo di 12 000 LIRE. Titolo originale: "The Halloween tree", 1972).
E' la notte di Halloween e otto ragazzini si sono mascherati per l'occasione pronti a fare dolcetto o scherzetto: Tom è
vestito da scheletro, Henry da strega, Ralph è fasciato come una
mummia, Georg è diventato uno spettro, J.J. scompigliato come un
cavernicolo, Fred stracciato come un accattone, Wally indossa una
maschera da grottesca, Pipkin... «Ehi, dov'è finito Pipkin?»...
Indossava una maschera bianca e portava una lunga falce.
Nella serata che precede Ognissanti qualcosa di stupefacente è
accaduto: un enorme albero è apparso e, dai suoi rami, pendono centinaia
di zucche. Zucche in cui sono intagliati sorrisi inquietanti e occhi
luminescenti che fissano otto ragazzini: "Un albero così non l'avevano mai visto.
Sorgeva in mezzo a un grande cortile dietro quella dimora misteriosa. Era alto più di trenta metri, più dei comignoli più alti, era ben sviluppato nei ra mi e aveva un'abbondante chioma di foglie autunnali rosse, gialle e marrone.
<<Ma...>> sussurrò Tom, <<guardate! Guardate su quell'albero!>>
Dall'albero pendevano migliaia di zucche di ogni forma e grossezza, in mille sfumature di giallo e di arancione.
<<Un albero di zucche>> suggerì uno dei ragazzi.
<<No>> fece Tom.
Il vento soffiava sulle cime dei rami e faceva dondolare dolcemente i frutti dai vivaci colori.
<<È l'Albero di Halloween>> disse Tom.
Aveva ragione.
Le zucche sull'Albero non erano delle semplici zucche. In ognuna era intagliata una faccia differente, ogni occhio era quello di uno sconosciuto, ogni naso era più strano dell'altro, ogni bocca sogghignava in modo diverso.
Dovevano esserci almeno mille zucche che penzolavano dai rami dell'Albero. Mille sorrisi, mille smorfie. E almeno duemila occhiate, strizzatine, ammiccanti.
I ragazzi osservarono attenti, quando accadde un fatto nuovo.
Le zucche dettero segni di vita. Una per una, dai rami più bassi, in ogni zucca si accese una candela. Prima una, poi l'altra, poi un'altra ancora, sempre più su, tre zucche qui, sette zucche là, una dozzina, un centinaio, cinquecento, mille zucche si accesero. Il fuoco brillava attraverso le fessure degli occhi, fiammelle guizzavano dalle bocche a dentiera, scintille sprizzavano dalle orecchie.
Da qualche parte si levò un coro di due, tre, forse quattro voci che cantavano una nenia sul cielo e la terra sprofondati nel sonno. La polvere fioccava dalle grondaie."
Nel frattempo intanto Pipkin è sparito. Che fine ha fatto? Scortati da Sudario, una guida davvero particolare, i sette ragazzi partono alla ricerca dell'amico e strada facendo si imbatteranno in una fitta serie di avventure grottesche e allucinanti. E... riusciranno a salvare Pipkin? Quest'ultimo è il loro migliore amico, perché è un bambino estremamente allegro e vivace, tanto che "nessuno lo aveva mai visto fermo" e "Il giorno in cui Joe Pipkin era nato tutte le bottiglie di coca-cola e di aranciata avevano spumeggiato di gioia."
Ecco come viene descritto Pipkin: "Le sue scarpe da tennis erano vetuste, verdi delle foreste che aveva attraversato, brune dei lunghi percorsi fra le messi di settembre, incatramare sui moli e sulle spiagge dove attraccavano le chiatte di carbone, gialle delle intemperanze dei cani, piene di schegge di steccati
Gli abiti erano quelli dello spaventapasseri, su cui i cani di Pipkin dormivano o giocavano, frusti alle maniche e strappati didietro. I capelli? Un porcospino di setole biondo-scure, puntate come daghe in tutte le direzioni. Le orecchie? Pura peluria di pesca. Le mani? Impastate di polvere, del buon odore dei cani Acireale, di caramelle di menta e pesche rubate in lontani frutteti."
Egli viene rapito dalla Morte, e per poterlo ritrovare i ragazzi accompagneranno il signor Buonaparte Clavicola Sudario in un viaggio attraverso vari secoli e varie culture, per scoprire le origini e le tradizioni legate ad Halloween. Come inizialmente fa infatti notare loro Sudario: "<<Ragazzi, guardatevi in faccia. Tu, perché indossi quella maschera da Teschio? E tu? che porto una falce? E tu? travestito da strega? E tu, e tu, e tu?>>" Puntava il dito ossuto a ogni maschera. <<Non lo sapete, vero? Vi siete sporcati la faccia di cerone e avete indossato quei vecchi stracci che puzzano di naftalina senza sapere nemmeno perché!>> [...]
Tutti i ragazzi osservarono con imbarazzo i propri costumi e diedero un'aggiustatina alle maschere.
<<Non ci piacerebbe scoprirlo?>> chiese il signor Sudario. <<Ve lo dirò io! Anzi, Ve lo mostrerò! Se solo avessimo tempo...>>
<<Sono appena le sei e mezzo. Halloween non è nemmeno cominciata!>> protestò Tom - lo - scheletro.
<<Giusto!>> rispose il signor Sudario. <<D'accordo... andiamo>>"
E così inizia il viaggio dove i ragazzi visiteranno le origini della festa e dei loro costumi: la preistoria, dove gli uomini temevano la morte quotidianamente, e avevano paura del buio, degli animali feroci e dell'avere abbastanza cibo per sopravvivere; l'antico Egitto, dove gli Egizi davano grande importanza all'aldilà, preparandosi in anticipo costruendo sontuose tombe (chi poteva permetterselo) e poi facendosi mummificare, per essere pronti a passare oltre; gli antichi Greci e la loro Festa degli Orci, in cui venivano offerti cibi ai defunti e gli usci delle porte venivano dipinti con la pece, così che gli spiriti non potessero entrare nelle case; le isole Britanniche e i Celti, e il loro Dio di Ottobre Samhain, il dio dei Morti, che falciava le anime dei peccatori trasformati in bestie; i Romani con i loro dei pagani, che sconfissero i Celti e che a loro volta verranno sconfitti dal cristianesimo e dal suo Dio per poi passare al Medioevo e alla caccia alle streghe; Notre Dame, dove la chiesa è adornata dalle grottesche, statue con l'aspetto di demoni e bestie, rappresentazione delle antiche divinità, dei vecchi incubi e delle antiche paure; in Messico per festeggiare El Dia del Los Muertos, quando i cimiteri si riempiono di luci, fiori e cibi, così che i vivi possano festeggiare assieme ai loro cari defunti.
Una storia breve e piacevole, alla scoperta delle origini di una festa affascinante quanto, qui da noi, sottovalutata o dimenticata. Un romanzo che può essere un'ottimo tuffo nella storia e nel passato, nelle altre culture, ma anche un modo per parlare della morte e delle più antiche paure dell'uomo, per capire come egli ha cercato di affrontarle nel corso dei secoli, fin dalla sua comparsa. E assieme a tutto ciò c'è sempre la preoccupazione per l'amico Pipkin, che ad ogni avventura continuano a ritrovare e a perdere, fino ad arrivare a dover fare una scelta per poterlo riavere con loro, una scelta che comporta un piccolo (ma in realtà neanche tanto) sacrificio.
Una vicenda carina, interessante e coinvolgente, con delle descrizioni molto vivide e sensoriali, il testo inoltre sembra presentare anche alcune parti in rima (come canti propiziatori, inni per le divinità, preghiere...), di cui però non mi è piaciuta molto la traduzione perchè risultano poco musicali, in quanto sono stati resi senza neppure una rima.
Sopra: A sinistra la copertina dell'edizione Mondadori del 2013, successivamente una delle prime edizioni italiane, cioè quella della Bompiani del 1994, a destra un'altra edizione (con una copertina molto brutta) Mondadori però degli Oscar Moderni. A sinistra infine la copertina di un'edizione inglese illustrata da Gris Grimly.
Curiosità: nel 1993 da questo libro venne tratto anche un film col medesimo titolo: "The Halloween Tree", dove un gruppo di 4 bambini scopre le origini di Halloween e come è stato festeggiato nel corso dei secoli da varie popolazioni e culture, nel frattempo dovranno anche salvare il loro amico Pip.
Sopra: In alto la locandina del film d'animazione, con Pip in primo piano mentre trasporta una grande zucca intagliata. Sotto alcuni fotogrammi tratti dal film: a sinistra si vede il gruppo dei bambini con Moundshroud (Sudario in italiano), mentre a destra si vede l'albero di Halloween.
"MOONACRE. I SEGRETI DELL'ULTIMA LUNA: Il cavallino bianco" di Elizabeth Goudge con 256 pagine, edito nel 1988 dalla Lion Hudson, anche se questa è l'edizione riveduta e corretta del 2009, edita dalla Rizzoli Edizioni (costo di 18,50 euro. Titolo originale: "The little white horse", 1946).
Maria Merryweather ha tredici anni quando, rimasta orfana, si
trasferisce a Moonacre Manor, ospite di un ricco, eccentrico cugino.
"Maria, l'eroina della nostra storia, va descritta per prima. Nell'anno di grazia 1842 aveva tredici anni ed era considerata poco attraente, con quegli occhi grigia rgebti fastidiosamente penetranti, i lisci capelli rosso e il faccino pallido pieno di lentiggini. Eppure la sua figura esile, da fata bambina, dritta come un manico di scopa, era assai dignitosa, e i suoi piedini, di cui andava molto fiera, erano squisitamente piccoli. Li riteneva la cosa più bella che avesse, ed era questo il motivo per cui nutriva un profondissimo interesse per i suoi stivali piuttosto che per i guanti, le gonne o i cappelli."
Ad accompagnarla nella suo nuova casa ci sono con lei ci sono Miss Heliotrope, la sua governante fin da quando era neonata (avendo perso la madre alla nascita) e Wiggins, il suo cagnolino di razza molto bello, un Cavaliere King Charles spaniel, ma avido, vanitoso, irascibile, egoista e pigro.
L'antica dimora si rivela colma di mistero e di segreti e Maria scopre
ben presto di essere predestinata a salvarla dalla scomparsa,
riscattando le colpe dei suoi antenati che ne hanno segnato la sorte.
Alla tenuta vive Sir Benjamin Merryweather, il proprietario della residenza, un uomo molto alto, largo e robusto, dal volto rosso e rotondo un naso aquilino, brillanti occhi castani, solito indossare delle enormi parrucche bianche e a vestire in modo molto elegante. Vi sono poi Digweed, il cocchiere; Marmadike il nano cuoco; Robin, il giovane pastore con cui Maria giocava nel cortile di casa a Londra quando erano piccoli; il Vecchio Parroco, che è infatti il parroco del paese dei Merryweather; Miss Loveday, la madre di Robin, nonché portiere della tenuta e donna delle pulizie del Parroco, oltre che vecchia fidanzata di Sir Benjamin.
Ma nella magione risiedono anche diversi animali, come: il "cane" Wrolf, anche se in realtà si tratta di un leone, il quale protegge tutti i membri della famiglia; il gatto Zachariah, un bel gattone nero dall'aspetto elegante e fiero; Pervinca, un pony grigio e rotondo, che sarà la cavalcatura di Maria; Serena, una lepre che Maria ha salvato dai bracconieri; Atlante, un cavallino robusto color castagna, cavalcatura Sir Benjamin. Ogni tanto a Maria capita poi di vedere un bellissimo cavallino bianco, ma chi sarà mai questa incantevole e misteriosa creatura?
Grazie all'aiuto delle magiche creature che da sempre abitano
l'incantevole vallata e alla sua determinazione, Maria, ultima
Principessa della Luna, riuscirà a salvare Moonacre e a riportarvi la serenità perduta.
Nei territori dei Merryweather si aggirano infatti gli Uomini dei Boschi Neri, i quali hanno il controllo sulla zona della pineta e della spiaggia, da cui si procurano il pesce, anche se spesso praticano bracconaggio nei boschi di Sir Benjamin e rubano bestiame e cibo alle persone del villaggio.
Saranno loro il problema più grosso che Maria, assieme all'aiuto del suo amico Robin e degli animali, dovrà risolvere, sebbene nella magione ci siano anche altri misteri da svelare un po' alla volta, finché il lettore non avrà presente un quadro completo della situazione.
La storia è sicuramente affascinante, anche se a volte scorre un po' lentamente a causa nelle numerosissime descrizioni che vi si trovano all'interno. Oltre alle descrizioni dei protagonisti e degli animali ci sono poi anche quelle degli ambienti, sia interni che esterni (tipo le varie camere del castello, la casa del Parroco, i boschi di Merryweather..), per non parlare delle descrizioni dei cibi che vengono serviti a Maria a colazione, pranzo cena e merende varie. Questa ad esempio è la prima colazione che la protagonista fa alla tenuta: "... posò il vassoio delle salsicce sul tavolo con un gesto che sembrava implorare di mangiarle tutte.
Ma non c'erano solo quelle, per colazione Digweed portò a che un enorme prosciutto, uova sode, caffè, tè, pane appena affettato, miele, crema con una spessa crosta gialla, burro freschissimo e latte appena munto, tanto da essere ancora caldo e schiumoso." Oppure questo è, una parte, del menù previsto dal cuoco per l'ora del tè: "<<Plumcake. Torta allo zafferano. Torta alla ciliegia. Fairy cake ghiacciate. Pasticcini alla crema. Pan di zenzero. Meringhe. syllabub. Biscotti alle mandorle. Rock cake. Gocce di cioccolato. Focaccine d' avena e melassa. Cornetti alla crema. Devonshire split. Pasticci della Cornovaglia. Tramezzini al prosciutto, alla crema di limone e alla lattuga. Toast alla cannella. Toast al miele...>>"
Una bella storia comunque, una protagonista volenterosa e determinata, anche se non prova di difetti, ma che sarà in grado di crescere e maturare; con personaggi piacevoli (tranne probabilmente il cagnolino Wiggins), tanti animali, con alcuni elementi fiabeschi e mitologici (ma non manca anche una certa componente cristiana), ricca di descrizioni e misteri da svelare.
Sopra:
La copertina dallo sfondo blu scuro su cui spiccano le scritte bianche del titolo e i disegni azzurri.
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