lunedì 13 novembre 2017

Cappuccetto Rosso di Agnese Baruzzi

Vi avevo già parlato di Agnese Baruzzi, e della particolarità dei suoi lavori, in un'altra recensione (quella sul suo libro di "Dracula", che potete trovare qui). Questa volta vi parlerò invece di un'altra sua opera: "Cappuccetto Rosso" di Charles Perrault.

Sopra: La copertina di "Cappuccetto Rosso" di Agnese Baruzzi.

I testi di questo albo non sono quelli della fiaba originale di Perrault, ma sono stati adattati da Valeria Manferto de Fabris, vediamo quindi come è stato fatto l'adattamento e in cosa si differenzia dalla versione originale.
Già l'inizio della fiaba presenta alcune differenze:
Versione dell'albo della Baruzzi: "In un tranquillo villaggio di campagna, ai margini del bosco, viveva una bella bambina. Tutti in paese la conoscevano per il suo incredibile sorriso e per la mantellina rossa con il cappuccio, che sfoggiava ogni giorno e che le era stata regalata dalla nonna in occasione del suo sesto compleanno. Come ognuno di noi, anche la bimba aveva un nome, ma, visto che indossava sempre quel piccolo mantello, a poco a poco in paese tutti avevano preso l'abitudine di chiamarla "Cappuccetto Rosso". La bimba era molto legata alla nonna, che abitava in una casetta dall'altra parte del bosco, ma che spesso veniva a farle visita portandole piccoli doni e gustosi dolcetti".
Versione originale di Perrault: "C'era una volta una bambina molto carina, ma così carina che in tutto il villaggio non ce n'erano di uguali. La sua mamma l'adorava, e la nonna, che era pazza di lei, le aveva fatto una mantella rossa col cappuccio che le stava una meraviglia, tanto che ormai in paese tutti la chiamavano Cappuccetto Rosso".
Come si può vedere l'incipit della versione della Baruzzi è più lungo rispetto a quello della versione originale, poiché nella prima l'adattatrice ha aggiunto diversi particolari superflui e che potevano essere evitati per rispettare l'aderenza col testo originale (il fatto che Cappuccetto Rosso vive in un "Tranquillo villaggio di campagna" o che ha "Un incredibile sorriso", oppure il fatto di specificare che la bambina aveva un nome vero anche se tutti la chiamavano Capuccetto Rosso). L'adattatrice aggiunge inoltre anche dei particolari che non hanno nulla a che vedere con la storia originale, come il fatto che la nonna veniva spesso a trovare la nipotina portandole dolci e regali.
Subito dopo nella versione della Baruzzi è presente anche una modifica della versione originale: infatti nell'adattamento la madre di Cappuccetto non si limita semplicemente a chiamare la bambina per dirle di andare dalla nonna a portarle delle vivande perché quest'ultima è ammalata. Nell'adattamento la madre prima spiega a Cappuccetto Rosso che: "La nonna non potrà venire da noi come ti aveva promesso…", e poi le dice che sarà lei ad andare a casa della nonna per prendersene cura, ma la bambina insisterà invece con la madre affinché quest'ultima lasci andare lei. La madre non è convinta di questo, perché bisogna attraversare il bosco ma "Vedere la sua bambina così preoccupata la intenerì". Trovo questo passaggio riadattato molto interessante perché ci fa subito capire che dietro ad esso ci sta la mano di una persona della nostra  epoca, in cui i genitori non lascerebbero mai che i loro figli vadano in giro da soli. E' interessante come colei che ha fatto il riadattamento abbia come sentito il bisogno di giustificare il comportamento della madre di Cappuccetto Rosso, fornendo una spiegazione (cosa di cui comunque non si sentiva la necessità) del perché questa madre abbia mandato la figlia da sola ad attraversare un bosco.

Sopra: La scena in cui la Baruzzi, attraverso la sovrapposizione di pagine ritagliate col paper cutting, rappresenta il momento in cui la madre di Cappuccetto Rosso manda la bambina a casa della nonna malata.

La storia quindi procede con la bambina che, giocando lungo il sentiero, si perde e incontra il "Grande lupo grigio". In realtà nella fiaba originale Cappuccetto Rosso non si perde nel bosco, semplicemente arriva in ritardo dalla nonna perché lungo il sentiero si distrae guardando le farfalle, raccogliendo fiori e mangiando nocciole. Interessante inoltre come in questa versione della fiaba venga specificato che il lupo è grigio (anche se dovrebbe essere nero, così come viene rappresentato nelle illustrazioni presenti in questo volume).
Nella versione delle Baruzzo l'incontro col lupo è descritto in maniera piuttosto lunga, anche perché l'adattatrice si sofferma molto a esplicitare al lettore i pensieri dell'animale (del tipo: "Una bambina nel cuore del bosco? Deve essersi persa, qui non viene mai nessuno del villaggio"). Inoltre fa fare al lupo tutto un pensiero in cui costui esplicita il suo piano per papparsi Cappuccetto Rosso e la nonna, senza però spiegare perché costui, trovandosi solo con la bambina (in un luogo in cui, come dice lui stesso, non viene mai nessuno del villaggio) non se la mangi subito per poi andare con tranquillità dalla nonna per mangiarsi anche lei. Nella versione originale invece, quando il lupo incontra Cappuccetto Rosso, viene spiegato che egli avrebbe avuto una gran voglia di mangiarsela ma "Siccome c'erano intorno dei boscaioli che lavoravano, dovette tenersi la voglia e accontentarsi di fare conversazione".
Il lupo quindi manda la bambina a raccogliere dei fiori (altro elemento che nella versione di Perrault non è presente) e a questo punto del testo parte tutto un excursus sull'animale che, mentre sta andando a casa della nonna congratulandosi con se stesso per il suo brillante piano, ripensa alla sua giornata, che era iniziata invece proprio male, infatti: "Quella mattina, all'alba, un raggio di sole entrato nella tana aveva colpito proprio l'occhio del lupo, svegliandolo crudelmente. Il bosco risuonava già dei canti degli uccellini che festeggiavano la splendida giornata estiva….".
Il lupo ripensa pure al cacciatore, il quale "Non gli dava tregua da settimane! Da giorni il lupo era infatti braccato da quell'uomo cocciuto. Fino a quel momento era riuscito ad evitarlo, ma la faccenda stava diventando una vera seccatura!". Devo segnalare che in questo passaggio dell'adattamento è presente un errore piuttosto grave (oltre all'uso del linguaggio moderno e un po' colloquiale che poco si adatta a quello che dovrebbe essere un riadattamento fedele di una fiaba), in quanto nella versione di Perrault il cacciatore non è presente nella storia (nella versione di Perrault IL CACCIATORE NON ESISTE). Qui c'è stata un'evidente contaminazione con la versione dei Grimm (che per una volta è meno cruenta di quella di Perrault), in cui invece il cacciatore alla fine salva nonna e nipote.
La storia procede col lupo che arrivato a casa della nonna si mangia quest'ultima e si traveste con i suoi vestiti (il tutto accompagnato comunque sempre dai pensieri del lupo, pensieri del tipo: "Devo sorprendere la bambina, o la seconda parte del piano non funzionerà. Ho trovato! Mi rivestirò da nonna in modo che non sospetti nulla fino a quando non mi sarà vicina…").
Dopo aver finito di sapere cosa fa il lupo la scena si sposta nuovamente su Cappuccetto Rosso, la quale sta raccogliendo un mazzolino di fiori per la nonna, come le aveva suggerito l'animale, e: "Si mise in cammino per raggiungere nuovamente il sentiero che l'avrebbe portata alla casetta nella radura". Notare come la bambina sia stata tranquillamente in grado di ritrovare il sentiero per la casa della nonna quando, durante l'incontro con il lupo, si era tecnicamente persa (e il lupo non le ha dato nessuna indicazione per ritrovare la strada). Una volta arrivata a casa della nonna, prima di arrivare al famoso dialogo:  "<<Nonna che braccia grandi che hai!>>. <<Così posso abbracciarti meglio, bambina mia!>> (…) <<Nonna, che denti grandi che hai!>>. << Così posso mangiarti!>>", l'adattatrice ha sentito il bisogno di allungare la scena facendo andare Cappuccetto Rosso in cucina a prendere un vaso.
Dopo che il lupo si è mangiato finalmente la bambina segue quindi scena in cui il cacciatore (che nella versione di Perrault non dorrebbe esserci) sente l'animale russare e così entra nella casa della nonna, uccide la bestia e, tagliando la pancia a quest'ultima, tira fuori la nonna e la nipote (tutti fatti che nella versione di Perrault non sono presenti, in quanto questa si conclude col lupo che divora la protagonista).
E dopo tutto ciò il lettore deve pure sorbirsi il testo che esplicita la morale della fiaba: "(La bambina) si sentiva un po' colpevole per tutto quello che era successo. In effetti, se non avesse disubbidito alla mamma, se non avesse lasciato il sentiero principale, se non si fosse fermata a parlare con il lupo, se non lo avesse ascoltato, forse tutto questo non darebbe accaduto. Sicuramente aveva imparato la lezione: avrebbe sempre ascoltato i consigli della mamma e della nonna e non avrebbe mai più dato confidenza agli sconosciuti!". Anche la versione di Perrault presenta la morale finale, ma, oltre ad essere in rima, non è inserita direttamente nella fiaba e si limita a mettere in guardia le bambine "Specie se son graziose ed innocenti, di non prestare ascolto alle moine dei lupi travestiti da passanti". La morale di Perrault non accenna minimamente al fatto di ascoltare sempre i consigli della nonna e della mamma.

L'elemento di particolarità di quest'opera sono però le pagine pop-up ritagliate, le quali sono state realizzate dall'artista tramite la sovrapposizione di tre fogli: quello più interno funge da sfondo, gli elementi ritagliati nel secondo foglio tramite il paper cutting danno profondità alla scena aggiungendo elementi al paesaggio, e, infine, il foglio più esterno forma la cornice dell'intera scena rappresentata, mostrando inoltre al lettore anche gli elementi in primo piano.
Il particolare effetto teatrale è dato dal fatto che il foglio più esterno e quello di mezzo che compongono la scena sono più corti rispetto a quello dello sfondo, per cui risulta impossibile aprire completamente il libro, riuscendo così a dare una reale profondità alla scena.
In queste scene pop-up l'artista ha inoltre scelto, di scena in scena, di utilizzare e associare solo alcuni colori: rosso e nero, marrone chiaro e nero e marrone scuro e nero.



Sopra: Alcune scene della fiaba che la Baruzzi ha rappresentato con il suo particolare lavoro di cartotecnica. Notare come la sovrapposizione dei tre fogli, di cui quello più esterno e quello centrale intagliati tramite la tecnica del paper cutting, dia una notevole profondità alla scena. Notare inoltre l'accostamento dei colori: nero e marrone scuro/bordò, nero e marrone e nero e marrone chiaro (più sopra potete vedere anche una scena in cui l'artista ha utilizzato il nero e il rosso).

Le pagine pop-up (5 in tutto) sono intervallate anche da alcune pagine normali di testo sulle quali sono presenti alcuni disegni, sempre realizzati dalla Baruzzi, che servono ad accompagnare il testo. Lo stile di queste illustrazioni è molto stilizzato e semplificato, presentando inoltre poca profondità. A differenza che nella sua opera "Dracula", questa volta Agnese Baruzzi ha utilizzato diversi colori per queste illustrazioni che accompagnano i testi, anche se queste tinte sono stese in maniera molto uniforme e senza particolari sfumature o ombre.


Sopra: Alcune delle illustrazioni che accompagnano i testi. Da notare l'assenza di profondità nelle scene, nonché la totale assenza di ombreggiature e ombre, e lo stile molto semplice con cui sono stati realizzati i personaggi e i vari elementi del disegno. 

Questo albo illustrato sicuramente merita dal punto di vista grafico: il lavoro di cartotecnica svolto dalla Baruzzi è veramente notevole, molto bello e originale. La Baruzzi è stata infatti in grado di creare ancora una volta un'opera che, sotto il profilo grafico, è molto innovativa, elegante e coinvolgente. Peccato invece per il pessimo adattamento dei testi, i quali, con tutti quegli inutili monologhi (con un lupo che parla veramente troppo da solo ad alta voce) e dettagli irrilevanti (se non dannosi per la storia, in quanto danno vita a logiche che poi non si reggono in piedi) risultano ancora più lunghi di quelli dell'originale, facendo risultare l'intera storia piuttosto pesante e facendo venir meno l'essenza stilistico-formale della fiaba. Senza contare inoltre l'inesattezza di intere parti della storia (con la mamma che si propone lei di andare dalla nonna), nonché la contaminazione con la versione dei Grimm, con il relativo cambio di finale e, infine, pure la banalissima ed esplicitatissima morale: "Ascolta sempre la mamma e la nonna e non parlare con gli sconosciuti".
"Cappuccetto Rosso" di Agnese Baruzzi è un'opera molto interessante e valida dal punto di vista grafico e catotecnico, ma evitate i testi.

Quest'opera è stata pubblicata nel 2016 dalla Withe Star Kids, ha 24 pagine, la copertina rigida, misura 25,5 cm d'altezza e 25,5 cm di lunghezza, e costa 24,90 euro.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

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