lunedì 26 settembre 2016

Telefono senza fili di Ilan Brenman e Renato Moriconi

Questo è un silent book, cioè un libro illustrato senza parole,  realizzato da Renato Moriconi, l'illustratore, e Ilan Brenman, che e è colui che ha pensato e ha fatto mettere su carta l'idea che sta alla base di quest'opera. Inoltre questo volume, pubblicato originariamente in Brasile nel 2010, è il primo di una trilogia il cui secondo capitolo è basato sugli sbadigli (intitolato infatti "Bocejo" del 2012), e il terzo sulle somiglianze fisiche tra uomini e animali ("Caras animalescas" del 2013).

Sopra: La copertina di "Telefono senza fili", il silent book di grande formato di Brenman e Moriconi, mostra uno dei personaggi all'interno dell'opera ritratto nel momento in cui sta sussurrando la parola/frase misteriosa del gioco.

L'idea alla base dell'opera ce la spiega il titolo, con tre semplici parole: telefono senza fili, tre parole che suoneranno familiari sicuramente alla maggior parte di noi perché chi è che non ha mai fatto, o anche solo sentito parlare, al gioco del Telefono senza fili?. Quel gioco in cui qualcuno sussurra una parola, o una frase, all'orecchio di un'altra, e questa, a sua volta, la dice sottovoce a un'altra accanto a lei finché l'ultima a cui viene sussurrata la parola la deve riferire alla prima che ha cominciato il gioco per scoprire se, alla fine, la parola è ancora quella corretta dell'inizio o se è stata storpiata.
A Ilan l'idea per questo libro, come spiega lui stesso in una pagina posta alla fine di quest'ultimo, gli è venuta proprio osservando, durante una serata al ristorante, le espressioni di adulti e bambini mentre partecipavano a questo gioco.
Un gioco sonoro, quindi basato sulle parole, eppure quest'opera è un silent book, un libro muto, per paradosso, ma probabilmente anche in questo risiede il suo fascino.
Il libro è strutturato seguendo uno schema molto interessante: la prima immagine che compare al "lettore", nella facciata a sinistra, è quella di un giullare di profilo, girato verso destra con la bocca lievemente aperta, come se stesse dicendo qualcosa; nella pagina accanto, a destra, vi è un re con una mano aperta dietro il suo orecchio destro, teso come se fosse attento ad ascoltare qualcosa: ciò che gli sta sussurrando il giullare della pagina precedente appunto. Girata la pagina, ora il re compare nella facciata a sinistra, girato di profilo, nella stessa posizione assunta precedentemente dal giullare, diventando il sussurratore, mentre ora, sulla pagina a destra, vi è un cavaliere in armatura pronto ad ascoltare ciò che gli viene detto.
Attraverso le posture e i gesti dei personaggi l'artista è quindi riuscito a dare all'osservatore l'idea che questi stiano effettivamente giocando al gioco del telefono senza fili, facendo passare di bocca in bocca una parola, o una frase.
Lo schema adottato (personaggio a sinistra di profilo che sussurra la parola al personaggio posto in posizione frontale nella pagina a destra che la ascolta per poi ricomparire, nella pagina successiva a sinistra, girato di profilo a sussurrarla a un altro personaggio…)  rimarrà il medesimo fino alla fine, in cui vi sarà una sorpresa ...

Sopra: La prima immagine del libro, quella che dà inizio al gioco. Non è un caso il fatto che sia da un giullare che tutto ha inizio, infatti, come spiega lo stesso illustratore, quando Brenman lo ha chiamato per proporgli questo albo basato sull'idea del gioco del telefono senza fili, Moriconi ha deciso di ispirarsi ai ritratti del duca e della duchessa di Urbino di Piero della Francesca e ciò lo ha riportato al Medio Evo, quando erano appunto i giullari a dare inizio agli spettacoli. 

Naturalmente una parte moto importante in quest'opera la giocano le illustrazioni, realizzate da Moriconi, le quali presentano diverse caratteristiche interessanti.
Precedentemente ho continuato a parlarvi dei personaggi che popolano questo libro, tuttavia questi non sono stati scelti così casualmente come si potrebbe pensare inizialmente, dopo un po' l'osservatore comincerà a capire che ogni nuovo giocatore che entra in scena ogni volta che giriamo pagina è in qualche modo legato a quello precedente da qualcosa che li accomuna: inizialmente troviamo infatti un giullare e un re, poi un re e un cavaliere, poi un cavaliere e un palombaro, dopo ancora un palombaro e un pirata ecc…. Queste accoppiate non sono mai scontate ed ovvie, anche se inizialmente il legame può essere facile da individuare, tanto che in alcuni casi capire ciò che accomuna due personaggi può non essere proprio facilissimo. Inoltre, come ha scritto la Anna Castagnoli mentre parlava di quest'opera in un post del suo Blog  qui, sembrerebbe che queste siano tutte coppie dove è presente una tensione nella relazione, diversa ogni volta: la differenza di ceto sociale (tra il giullare il re), possibili problemi di comprensione e comunicazione (tra il re e il cavaliere con l'armatura e tra quest'ultimo e il palombaro), differenza di etnia e di cultura (tra l'aborigeno e il turista) e così via…. Tuttavia le differenze tra i vari personaggi, come osservato sempre dalla Anna Castagnoli, sembrerebbero sempre mitigate da alcuni elementi che allo stesso tempo li amalgamano e li accomunano: i decori della corona del re e dell'armatura del cavaliere, il richiamo di alcuni colori (il rosso del guanto del palombaro e il giallo della sua tuta con il rosso della giacca del pirata e del giallo dell'uncino e della bandana di quest'ultimo) ecc...

  
Sopra: Le illustrazioni di Brenman sono estremamente realistiche e dettagliate, tanto da permettere all'osservatore di notare la presenza di elementi ricorrenti tra le coppie di ritratti. In questo caso, ad esempio, le decorazioni sulla corona del sovrano (a sinistra) vengono riprese anche sull'armatura del cavaliere (a destra). 

Anche le pose e il modo in cui sono stati ritratti questi personaggi sono molto interessanti, infatti l'illustratore, come spiega lui stesso, ha preso spunto dai ritratti del duca e della duchessa di Urbino di Piero della Francesca, i quali sembrano proprio sussurrarsi qualcosa. E' inoltre interessante notare come queste figure emergono da uno sfondo nero, una caratteristica che ritroviamo anche in diversi ritratti del Quattrocento (come quelli di Antonello da Messina, o alcuni dello stesso Piero della Francesca), e, in effetti, tutti questi personaggi dipinti su uno sfondo scuro e incorniciati dai bordi bianchi potrebbero sembrare proprio una galleria di ritratti. Lo sfondo nero permette inoltre, in questo caso, di far emergere la figura del personaggio, che essendo invece molto colorata finisce per risaltare.

Sopra: I ritratti del duca e della duchessa di Urbino di Piero della Francesca, a cui Moriconi si è ispirato per creare i personaggi di questo silent book, in quanto all'illustratore pareva che si stessero sussurrando qualcosa.

  
Sopra: A sinistra il cacciatore di Cappuccetto Rosso, uno dei personaggi dell'opera di Brenman e Moriconi, ritratto di profilo; a destra il ritratto di Sigismondo Malatesta di Piero della Francesca. Come si può vedere, le due immagini sembrano presentare alcuni elementi in comune.

Lo sfondo nero, monotonale, che contrasta con la cornice bianca della pagina che racchiude ciascun personaggio, permette inoltre all'artista di non far capire all'osservatore dove si trovano i vari giocatori: potrebbero essere distanti (quanto?) oppure molto vicini gli uni agli altri. A tal proposito alcuni particolari possono venire in aiuto dei più attenti osservatori: se si guarda bene l'armatura del cavaliere si possono notare dei riflessi su di essa, riflessi i cui colori (blu e giallo) corrispondo a quelli degli abiti dei personaggi  che si trovano a sinistra e a destra del cavaliere (il re, dalla veste blu, e il palombaro con la tuta gialla). Ciò suggerisce quindi che in realtà tutti questi giocatori, all'apparenza distanti tra loro, in realtà siano più vicini di quanto pensassimo, cosa che verrà poi confermata a lettore alla fine (ricordate il finale a sorpresa?).


Sopra: Come dimostrano queste immagini i personaggi ritratti uno a uno in questo libro potrebbero essere più vicini di quanto sembrano. Nell'immagine in alto, ad esempio, possiamo vedere sull'armatura del cavaliere dei riflessi blu e gialli, i primi appartengono al mantello del re alla destra dell'armatura, mentre quelli gialli sono quelli della tuta del palombaro alla sinistra del cavaliere, come possiamo vedere voltando pagina (immagine in basso). Notare inoltre come quest'ultimi due presentino entrambi un elemento comune: in guanto rosso.

Un altro elemento molto importante sono proprio le immagini finali nelle quali ci viene mostrato il cane che compariva nella pagina precedente, a cui il padrone cacciatore aveva sussurrato la parola/frase, che, anziché limitarsi ad abbaiare il messaggio che gli era stato comunicato, lecca la guancia del giullare che avevamo visto all'inizio, passando quindi nell'altra pagina. Il finale è qualcosa che trovo semplicemente geniale: prima di tutto perché in questo modo gli autori hanno concluso degnamente quest'opera e il gioco in essa raffigurato, rompendo all'ultima pagina lo schema dall'andamento regolare che aveva caratterizzato tutta l'opera e a cui l'osservatore si era abituato, prendendo quindi quest'ultimo di sorpresa mostrandogli qualcosa di nuovo, che non si aspettava. Il lettore, di fronte a questa piacevole sorpresa, non può che sorridere, chiudendo il libro contento e soddisfatto.
Inoltre questo dà ai lettori la possibilità di indovinare quale fosse la parola o la frase che i vari giocatori si sono sussurrati di pagina in pagina, senza tuttavia dar loro la certezza che quella sia quella corretta: potrebbe essere una parola o una frase affettuosa (forse "Bacio" o un "Ti voglio bene" o "Ci tengo a te"  ….), tuttavia non possiamo sapere se essa è stata storpiata durante il gioco: alcuni personaggi, ad esempio, assumono delle espressioni sorprese e talvolta forse anche spaventate o preoccupate (vedere ad esempio quella di Cappuccetto Rosso e del cacciatore). Che parola/frase era? E' quella corretta? Non lo sapremo mai con certezza.

Sopra: Osservate l'espressione di questa Cappuccetto Rosso moderna, vestita con una felpa, la quale sembra essere alquanto preoccupata e ansiosa mentre sussurra la parola al personaggio alla sua sinistra (il cacciatore), volgendo però lo sguardo indietro, dove si trova il lupo a cui ora sta dando le spalle. Chissà che parola/frase le sarà stata sussurrata ...

Il fatto poi che il cane superi la cornice bianca che separava tutti i personaggi è un altro elemento molto interessante, in quanto ci fa vedere proprio la figura dell'animale che viene spezzata, interrotta. In questo modo il lettore prende maggiormente coscienza di qualcosa a cui inizialmente, e durante il proseguimento dell'opera, non aveva dato molto peso: la cornice appunto. Solitamente, infatti, l'attenzione dell'osservatore si concentra sulla parte interna di una pagina, tendendo un po' a ignorare i bordi, specialmente se sono monotoni e non hanno nulla di speciale (se vediamo una quadro attaccato su una parete bianca guarderemo solo il quadro, non ci soffermeremo anche sulle pareti bianche del muro che lo circondano). Vedere invece la figura del cane "spezzata" da questa cornice bianca ci fa prendere subito consapevolezza, almeno nel mio caso, dell'esistenza anche di quest'ultima (a cui prima tutto sommato avevamo badato poco), anche per il fatto che il bianco della cornice contrasta fortemente con i colori dell'immagine centrale: il nero dello sfondo e le tinte accese che caratterizzano i vari personaggi. A un tratto il bianco delle pagine assume un significato: esso separa, mentre il nero, in un certo senso, unisce i vari personaggi.

Sopra: Ecco l'immagine finale del libro, quella conclusiva, in cui il cane "rompe" la cornice bianca delle pagine, attraversandola, per comunicare (a modo suo) la parola al giullare che aveva dato inizio al gioco. Un'immagine che non può non suscitare nel lettore almeno un sorriso.

Certo, essa non li separa realmente, in quanto questi sono probabilmente anche piuttosto vicini gli uni altri altri (come abbiamo visto in precedenza con l'armatura del soldato), la cornice sembrerebbe più che altro un pretesto grafico per rendere ancora più difficile, e quindi più interessante e stimolante per l'osservatore, la comunicazione e la percezione del messaggio in quanto, come spiega l'Anna Castagnoli, più ostacoli ci sono più la tensione cresce e più divertimento c'è. Tuttavia la sua funzione non è irrilevante, in quanto essa incide comunque sulla lettura dell'immagine, in modo più o meno consapevole: come è stato detto precedentemente la presenza di questi bordi bianchi attorno alle immagini le fa sembrare una galleria di ritratti.
Sempre l'Anna Castagnoli avanza inoltre un'ipotesi interessante riguardo a questa cornice: essa sarebbe il "colletto inamidato dei ruoli sociali", il che la renderebbe un limite reale, in un certo senso. Quest'idea è molto intrigante, in quanto la Castagnoli potrebbe in effetti aver ragione, infatti, se c'è una cosa che caratterizza i vari personaggi che ci sono stati presentati, è che questi sembrano avere un ruolo ben preciso: vi sono il giullare, il re, il cavaliere, il palombaro, il pirata, il pappagallo (del pirata), l'aborigeno, il turista, la signora snob, la nonna di Cappuccetto rosso, il lupo di Capuccetto Rosso, il cacciatore sempre della fiaba di Cappuccetto Rosso, il cane del cacciatore. Tutti questi personaggi incarnano dei ruoli: alcuni dei ruoli sociali ben distinti e definiti (il giullare, il re, il cavaliere) o dei lavori (il palombaro), altri rappresentano dei personaggi cliché (il pirata, il turista, la signora snob che cerca di apparire giovane e alla moda, la nonna/vecchina), ed altri ancora sono la personificazione di precisi e famosi personaggi delle fiabe (il lupo, il cacciatore e la stessa Cappuccetto Rosso). Tutti questo sono personaggi immediatamente identificabili, anche perché proprio questa loro caratterizzazione così immediata, che li rende facilmente riconoscibili da parte del lettore, fa parte del gioco e del rapporto tra l'osservatore e l'opera: poiché di costoro il lettore non sa nulla, e tutto ciò che saprà lo apprende attraverso le sole immagini, l'artista ha dovuto renderli facilmente riconoscibili per permettere all'osservatore di poterli poi collegare tra loro, tuttavia, anche se sono facilmente identificabili dal loro aspetto e da ciò che indossano, ciò non significa che i nessi che li legano siano scontati o semplici da afferrare.
Tra tutti l'unico che non ha un ruolo rigidamente definito è proprio il cane, il che lo rende probabilmente l'unico personaggio in grado quindi di superare quella bianca cornice, quel limite. E' vero, tecnicamente questo cane sarebbe IL cane del cacciatore di Cappuccetto Rosso (così come il pappagallo era il pappagallo del pirata), tuttavia trovo che il suo ruolo sia meno definito rispetto a quello degli altri personaggi in quanto, in Cappuccetto Rosso, il cane del cacciatore non aveva una gran importanza nella storia, a differenza di altre figure come la protagonista, il Lupo (l'antagonista), la nonnina e poi lo stesso cacciatore (che è colui che salva la situazione). La presenza dell'animale non è neppure specificata nella fiaba, è il lettore che può pensare che il Cacciatore fosse accompagnato da una cane, per cui il ruolo di quest'ultimo è molto più flessibile rispetto a quello degli altri personaggi (potrebbe benissimo essere un cane qualsiasi di un qualsiasi padrone, mentre solitamente il padrone di un pappagallo dev'essere un pirata secondo l'immaginario collettivo).

  
Sopra: Due dei singolari personaggi che popolano questo silent book, i quali rappresentano entrambi una precisa categoria di persone. A sinistra abbiamo un classico pirata cliché con barba, maglia a righe, bandana, orecchini d'oro, benda sull'occhio, uncino al posto della mano e tatuaggi marinareschi. La donna a destra può invece essere facilmente identificata e classificata come una signora snob, probabilmente anche ricca, che sembra non voler mostrare i segni dell'età cercando di nasconderla dietro accessori e abiti costosi e vistosi (la collana, gli occhiali da sole, la pelliccia, i guanti), e tingendosi i capelli (che saranno stati sistemati sicuramente da una parrucchiera). Di queste persone non sappiamo nulla, eppure, anche vedendoli per la prima volta, potremmo dire così tanto su loro.

Un'opera molto interessante nella sua apparente semplicità, che si presta a diversi livelli e chiavi di lettura. Un silent book che si basa su un'idea semplice ma geniale e su delle belle illustrazioni con personaggi dall'aspetto realistico, molto curato e ricco di dettagli, personaggi molto caratteristici e estremamente espressivi, tanto da riuscire sempre a comunicare qualcosa al lettore, pur essendo completamente muti.

L'opera è stata pubblicata originariamente in Brasile nel 2010 dalla Cimpanhia das Letrinhas col titolo "Telefone sem fio", ed è giunta in Italia nel 2014 pubblicata dalla Gallucci Editore. Essa misura 36,5 cm d'altezza e 27,5 cm di lunghezza, ha pagine 38 e costa 24 euro.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

Nessun commento:

Posta un commento