lunedì 19 aprile 2021

Fiabe in rosso di Lorenzo Naia e Roberta Rossetti

Eccomi nuovamente a presentarvi un altro libro di fiabe: "Fiabe in rosso" scritto da Lorenzo Naia e illustrato da Roberta Rossetti. Si tratta però di una raccolta un po' particolare, in quanto è nata come "progetto a quattro mani contro la violenza sulle donne e gli stereotipi di genere. Si tratta di una breve raccolta di fiabe della tradizione, la cui trama è stata rivisitata".
Il nome stesso della raccolta e il disegno sulla copertina rimandano e si basano infatti su un'opera d'arte spagnola: "Zapatos Rojos", creata dall'artista messicana Elina Chauvet. Si trattava di un'installazione, composta da varie scarpe di donna rosse, che aveva lo scopo di "denunciare l'omertà che avvolge la scomparsa e l'uccisione  di centinaia di donne a Ciudad Juàrez, in messico, e per dire basta alla violenza di genere".

 
Sopra: A sinistra la copertina della nuova edizione del 2020, mentre a destra la copertina della vecchia versione del 2015. Su entrambe sono presenti delle scarpe rosse, che rendono omaggio all'opera d'arte spagnola: "Zapatos Rojos".

Come vi accennavo sopra tale volume è una raccolta di sette fiabe (l'edizione del 2015 ne conteneva invece cinque), ed è nato come progetto contro la violenza sulle donne e la differenza di genere. "Si tratta di una breve raccolta di fiabe della tradizione, la cui trama è stata rivisitata. Perché ciò che ogni bambina e ogni bambino dovrebbe imparare è che il finale della propria storia, il finale della propria vita, non deve essere scontato, non deve essere uno solo, non deve essere -soprattutto- già deciso da qualcun altro". Le fiabe del libro vogliono quindi mostrare ai giovani lettori e lettrici che è possibile trovare la propria felicità, la propria strada e il proprio posto del mondo, senza diventare succubi delle altre persone. 
Ma perché proprio le fiabe? Perché, come viene spiegato alla fine del volume, "le fiabe così come le conosciamo oggi, in realtà, sono solo alcune delle versioni che sono state raccontate". L'autore ha quindi deciso di recuperare le versioni originali modificandole, come un moderno cantastorie, "provando a riprendere il valore fortemente pedagogico e di critica sociale".
Le fiabe rivisitate con protagoniste femminili sono le seguenti (le prime due sono state aggiunte in questa nuova edizione): 
  • Cenerentola
  • Malvina
  • Mignolina
  • Cappuccetto Rosso 
  • Biancaneve
  • Rosaspina
  • Raperonzolo
Nel leggere le varie fiabe sicuramente si nota che l'autore è partito dalle loro versioni originali (basandosi su quelle di Perrault, Andersen e, soprattutto, dei Grimm). In molti di questi racconti la trama e la struttura base della fiaba originale è ancora fortemente presente e sono solo alcuni piccoli elementi ad essere stati modificati. Ad esempio in "Cenerentola" la protagonista è una ragazza di colore (e non nera a causa delle ceneri), a essere trasformata in una carrozza non è una zucca ma una fragola, la fata è vestita di rosso e le scarpe della fanciulla sono rosse anziché essere di cristallo. Alla fine, però, la ragazza va comunque al ballo di nascosto dalle sorellastre grazie all'aiuto di una fata e sposa il principe, dopo aver superato la prova della scarpa.
In altri casi del racconto è stato modificato solo il finale, come nel caso di "Mignolina", che alla fine non sposa il principe delle fate ma rimane amica degli uccelli, che si prendono cura di lei regalandole anche un paio di ali. In "Rosaspina" a svegliare la principessa dal sonno è la fata malvagia, anziché un principe, la quale dopo 100 anni ha sbollito l'arrabbiatura. In "Raperonzolo" cambiano praticamente solo le ultime frasi finali, dove la protagonista e il principe anziché tornare nel castello di lui decidono di viaggiare (e viene eliminato il fatto che Raperonzolo avesse partorito due gemelli).
Altre fiabe hanno subito della variazioni un po' più consistenti, ad esempio in "Cappuccetto Rosso" la protagonista ama studiare libri di erbe e animali e sarà lei ad aprire la pancia del lupo e a riempirla di pietre (uccidendo l'animale), salvando pure la nonna. In "Biancaneve", dopo i primi due tentativi da parte della matrigna di uccidere la fanciulla, quest'ultima decide di andare con i nani a cercare l'oro sulle montagne, così quando la regina prova a ucciderla per la terza volta non la trova e lascia il cesto di mele avvelenate davanti all'uscio della casetta dei nani. Ad assaggiare la mela sarà però il principe, il quale sarà lui ad essere messo nella bara di cristallo (vi è quindi un'inversione di ruoli, ma ciò non toglie il fatto che comunque Biancaneve si innamori del principe solo guardandolo per molto tempo e che, appena sveglio, ella gli dichiari il suo amore e gli proponga di sposarla). 
Fra le varie versioni rivisitate quella di Biancaneve è quella che mi ha convinta di meno, in quanto, in una versione che sarebbe stata riscritta per mostrare ai bambini l'indipendenza, il coraggio delle donne e che può esistere un "finale alternativo", mi stona leggere di una ragazzina che comunque si fa ingannare le prime due volte dalla matrigna e che si innamora e sposa il principe basandosi solo sul suo aspetto. Quando lei e i nani tornano a casa, infatti, trovano il principe già morto, eppure viene descritto come Biancaneve, nel corso del tempo, cominci a provare dei sentimenti nei suoi confronti: "L'affetto per lui continuava a crescere come un germoglio  che diventa fuscello e poi arbusto". L'affetto per il principe aumenta finché, una volta che si è risvegliato dopo aver sputato il boccone di mela incastrato in gola, ella gli dichiara subito il suo amore e gli chiede di sposarla, senza averci mai fatto neanche un minimo di conversazione assieme (e la cosa è un po' inquietante, considerando che il ragazzo era stato considerato come un cadavere fino a poco prima).

 
Sopra: A sinistra un'illustrazione della fiaba di "Cappuccetto Rosso" e a destra quella di "Biancaneve", in cui si vede il principe morto dopo aver mangiato la mela avvelenata destinata alla protagonista.

Le illustrazioni che accompagnano i testi e le fiabe sono belle e originali, infatti, come viene spiegato alla fine del volume: "Le scelte grafiche hanno optato per uno stile lontano dall'iconografia classica e stereotipata con cui spesso si è abituati a concepire le fiabe".
Lo stile di Roberta Rossetti è in effetti molto originale e raffinato, con personaggi disegnati con pochi tratti semplici e ben definiti. Uno stile quasi essenziale, anche se i paesaggi risultano abbastanza ricchi di elementi anche se mai troppo abbondanti o confusionari.

 

Sopra: Lo stile di Roberta Rossetti è in effetti molto originale e raffinato, con personaggi disegnati con pochi tratti semplici e ben definiti. Uno stile quasi essenziale, anche se i paesaggi risultano abbastanza ricchi di elementi anche se mai troppo abbondanti o confusionari.

A rendere così particolari e originali queste illustrazioni è la scelta dei colori e dei materiali con cui sono state realizzate. Nei disegni sono stati inseriti anche alcuni materiali e oggetti veri, come cartoncini di materiali e colori differenti dal solito bianco (alcuni sembrano ad esempio dei fogli di carta riciclata), fili rossi di lana e fogli di giornale. Questi ultimi, in particolare, svolgono una funzione importante, come spiega lo stesso autore: "Fondamentale la presenza di alcuni inserti di giornale, come aggancio alla realtà e alla cronaca. Il collage come unione di più pezzi, di più apporti che formano un'immagine unitaria, esattamente ciò che avviene per una fiaba". Questi fogli di giornale vogliono rimandare quindi alla realtà, alla cronaca, a quei giornali su cui spesso leggiamo notizie di donne maltrattate, picchiate, violentate o uccise.
Come colori l'artista ha deciso di utilizzarne solo un numero limitato: il bianco, il nero, il marrone e il rosso. Il bianco è stato usato per la pelle dei personaggi e per i vestiti, il nero per i capelli e per gli abiti, il marrone per colorare gli sfondi oppure per alcuni elementi del paesaggio, mentre il rosso per colorare alcuni oggetti o elementi significativi delle immagini. Quest'ultimo colore in particolare assume una valenza importante in quanto, come spiegato alla fine: "il rosso: un colore primario, che non lascia indifferenti. Un colore da sempre carico di molteplici significati e simbologie. Il rosso che è anche il colore del sangue, quello raccontato dal progetto Zapatos Rojos di cui questo libro vuole essere una citazione e un tributo al tempo stesso".

 
Sopra: ome potete vedere in queste immagini tratte dalla fiaba di "Pollicina" l'artista ha scelto di utilizzare come colori solo il nero, il bianco, il marrone e il rosso. Inoltre nei disegni sono stati inseriti anche alcuni materiali e oggetti veri, come i  fogli di giornale.

"Fiabe in rosso" scritto da Lorenzo Naia è un'opera che nasce da una buona idea e da dei buoni propositi: rivisitare alcune fiabe classiche per lottare contro gli stereotipi e la violenza di genere, per educare a una sana e costruttiva affettività.
Le fiabe in sè sono carine e si vede che l'autore ha deciso di basarsi (per sua scelta) sulle versioni integrali delle fiabe classiche, in quanto la struttura di queste emerge continuamente dai racconti. Coloro che si aspettano però delle storie tratte sì da quelle classiche, ma fortemente modificate o riviste, rimarranno delusi. Come ho detto prima i testi lasciano ancora trasparire molto la struttura originale delle fiabe di partenza, per cui in molti casi le modifiche apportate risultano comunque piuttosto leggere, delle piccole variazione rispetto alla fiaba convenzionale così come è conosciuta. In effetti verrebbe da chiedersi se, visto il progetto tanto ambizioso, l'autore non avrebbe dovuto osare un po' di più e spingere le modifiche un po' più a fondo. Lorenzo Naia ha invece deciso di attualizzare le fiabe classiche per far in modo che le loro protagoniste mostrassero il percorso "verso l'affermazione di sè", senza però andare a intaccare troppo la struttura originale. Nella maggior parte delle fiabe la cosa ha anche funzionato egregiamente, in altre l'operazione mi ha lasciata un po' perplessa (tipo la fiaba di Biancaneve, che così raccontata risulta forse più inquietante dell'originale, nella quale i sentimenti del principe non erano descritti nel dettaglio, e poco adatta a trasmettere il messaggio che si prefissa questo libro).
Le illustrazioni di Roberta Rossetti che accompagnano le fiabe sono invece molto belle e originali, con uno stile dai tratti semplici ed essenziali, ma grazioso e a suo modo ricercato. Molto interessante poi l'uso dei colori e la scelta di utilizzare anche materiali come fogli di giornali o fili di lana.
Nel suo insieme l'opera risulta comunque un prodotto interessante, sicuramente vale la pena acquistarla per le illustrazioni, belle e originali. Per quanto riguarda i racconti non so se riescano a raggiungere l'obiettivo (molto arduo e complicato) che l'autore si era prefissato, anche perché esistono già altri libri illustrati che hanno ribaltato in modo forse anche più efficace (spesso anche più irriverente) i ruoli delle ragazze e delle principesse all'interno delle fiabe (tipo "La principessa e il drago" o "Biancaneve e i 77 nani" o "Attenti ai lupi. Le sette storie più spaventose dei fratelli Grimm"). Le storie riscritte in questo volume rimangono comunque delle carine e interessanti variazioni di fiabe famose (con l'eccezione di "Raperonzolo" che ho trovato veramente troppo blanda come rivisitazione), sotto questo punto di vista (lasciando quindi stare la questione stereotipi e girl power) ognuno di questi racconti ha qualcosa da offrire al lettore, ad esempio la  versione di "Biancaneve" può risultare interessante in quanto mostra un'inversione dei ruoli, quella di "Cenerentola" introduce una variazione di etnia nella protagonista, quella di "Cappuccetto Rosso" ci presenta una bambina che ama studiare (e, per certi versi, piuttosto spietata), in "Rosaspina" il cattivo si ravvede e corregge i propri errori.

Questo libro è stato pubblicato originariamente nel 2015 dalla Verba Volant ed è poi stato ristampato nel 2020 in un'edizione ampliata (con nuove storie e nuove immagini). La prima versione aveva 64 pagine, mentre quella nuova ne ha 96; entrambe misurano 24,5 cm d'altezza e 17 cm di lunghezza. La prima edizione con la copertina flessibile costa 12 euro, mentre quella più recente, in copertina rigida, costa 15 euro.

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