lunedì 3 aprile 2017

I racconti di Mamma Oca di Charles Perrault

"I racconti di Mamma Oca" è una raccolta delle fiabe originali di Charles Perrault, tradotte in italiano da Simona Mambrini e illustrate da Desideria Guicciardini. Qualche mese fa avevo già recensito (qui) una raccolta delle storie di Perrault: "Tutte le fiabe" edita dalla Donzelli Editore, per cui mi capiterà di fare anche qualche confronto fra le due versioni.

Sopra: La copertina di questa edizione delle fiabe di Perrault, illustrate da Desideria Guicciardini, presenta solo tre colori: il bianco, il nero e il rosso.

Questa raccolta si apre con l'introduzione si Silvia Vegetti Finzi, che, identificandosi col lettore, si  chiede: "Ancora un libro di fiabe? E perché mai dovremmo leggere storie che nulla hanno a che fare con noi?". Ma la Finzi ci ricorda che, nonostante lo sviluppo e la diffusione della tecnologia, le fiabe non si sono lasciate cancellare da quest'ultima, soltanto che "Non sappiamo più da dove provengono, chi ne è l'autore e come ci suggestionano", anche perché, rispetto al passato, è cambiato il modo in cui esse vengono trasmesse e diffuse. Così, ora che è venuta meno la trasmissione orale tra le generazioni "Spetta al libro custodire un patrimonio di sapere e di saggezza che fa di noi quello che siamo", perché, dopotutto, le fiabe costituiscono degli archetipi, "Stampi originali da cui prende forma ogni narrazione".
E se oggi esse sono state etichettate come parte della letteratura dell'infanzia è bene ricordare che non è sempre stato così: le "Historie ou contes du temps passé, avec des moralités" (più note come "Contes de ma Mere L'Oye"), inizialmente erano rivolte tanto ai bambini quanto agli adulti.
Come ci ricorda la Finzi, infatti, le otto fiabe raccolte da Perrault  ebbero uno straordinario successo alla corte del Re Sole, anche perché Perrault aggiunse alle fiabe alcuni elementi della Francia dell'epoca, trascrivendole in un francese "Colto ed elegante, eppure conciso e immediato, capace di narrare con naturalezza le più inverosimili avventure". Molti degli argomenti trattati in queste fiabe, inoltre, suscitavano discussioni morali e fornivano utili insegnamenti sull'esistenza umana, anche se probabilmente l'intento dello scrittore era più quello di divertire che quello di educare, infatti come scrisse lo stesso Perrault: "La fiaba diverte e muove al riso, senza che madre, sposo o confessore possano trovarvi nulla da ridire".
Come riconosce la Finzi, tale atteggiamento anticonformista si rivela nelle morali finali, spesso doppie, "In cui in genere la seconda non si limita a condannare, con ironia, la morale tradizionale, ma suggerisce anche l'adozione di comportamenti emancipati".

Sopra: L'illustrazione, posta all'inizio del racconto, realizzata dalla Desideria Guicciardini per la fiaba del "La bella addormentata nel bosco".

I racconti presenti in questo libro sono gli stessi contenuti nella raccolta originale di Perrault: "La bella addormentata nel bosco", "Cappuccetto rosso", "Barbablù", "Mastro gatto, o Il gatto con gli stivali", "Le fate", "Cenerentola, o La scarpetta di cristallo", "Richetto dal ciuffo" e "Pollicino".
I testi delle varie fiabe, risultano fedeli a quelli della versione originale, ed è molto interessante confrontarli con quelli dell'altra versione, che ho già recensito, di "Tutte le fiabe". Le due versioni dei testi risultano infatti (come è giusto che sia) molto simili, se non per qualche lieve variazione che però non ne compromette il significato, ad esempio:

Versione tratta da "I racconti di Mamma Oca" (2014) della fiaba de "La bella addormentata nel bosco":
"C'erano una volta un re e una regina che non riuscivano ad avere figli e questo li rattristava moltissimo. Avevano provato tutte le acque curative del mondo, si erano votati a tutti i santi, avevano fatto pellegrinaggi e tentato ogni sorta di rituale. Ma tutto fu inutile".

Versione tratta da "Tutte le fiabe" (2011) della fiaba de "La bella addormentata nel bosco":
"C'erano una volta un re e una regina che avevano un gran cruccio: non potevano avere figli e di questo non si davano pace. Avevano provato tutte le acque curative del mondo, avevano fatto voti, pellegrinaggi, ogni sorta di preghiere e di rituali, ma tutto era risultato inutile."

La cosa però più interessante, e più divertente, è confrontare le morali delle varie fiabe, poiché qui le traduttrici hanno dovuto mantenersi fedeli al testo senza però alterare la rima. Ecco un paio di esempi:
Morale tratta dalla fiaba di "Cappuccetto rosso" della versione de "I racconti di Mamma Oca" (2014):

"Qui ben si vede come le bambine, 
soprattutto se gentili e carine,
fanno male a dar retta a certa gente,
e non succede molto raramente
che il Lupo se le mangi come niente.
Ho detto il Lupo, non uno qualunque,
perché non tutti i lupi sono uguali.
Questo è garbato, dolce e suadente,
e le bambine lo incontrano ovunque.
Ma è proprio quel tipo di lupo insidioso
ad esser, ahimè, il più pericoloso."

Morale tratta dalla fiaba di "Cappuccetto rosso" della versione di "Tutte le fiabe" (2011):

"Questa favola avverte le bambine,
specie se son graziose ed innocenti,
di non prestare ascolto alle moine
dei lupi travestiti da passanti.
Si sa che i lupi non sono tutti uguali
e che fra tutti i più pericolosi
sono quelli che a forza di regali,
di promesse e di discorsi zuccherosi
convincono le prede con le buone
a lasciarsi mangiare in un boccone."

La seconda morale tratta dalla fiaba di "Barbablù" della versione di "I racconti di Mamma Oca" (2014):

"Chi ha del mondo un po' d'esperienza,
ed è smaliziato a sufficienza,
riconosce una storia del passato.
Oggi non c'è marito di tal fatta,
sia pure diffidente e contrariato,
che la moglie non comandi a bacchetta:
sia la barba blu, gialla o marrone,
non si sa più chi la fa da padrone."

La seconda morale tratta dalla fiaba di "Barbablù" della versione di "Tutte le fiabe" (2011):

"Chi ha esperienza del mondo ha già capito
che questa storia è del buon tempo andato.
Oggi non trovi più nessun marito,
per quanto iroso, scontento e poco amato,
che dalla moglie non sia più che ammansito.
Che abbia la barba gialla, nera, blu o marrone,
non si capisce più chi sia il padrone."

Sopra: L'illustrazione in bianco e nero, realizzata da Grazia Deledda, con cui si apre la fiaba di "Barbablù" rappresenta il momento più catardico della storia.

Una cosa interessante, e utile, di questa raccolta di fiabe è che queste sono accompagnate anche da un apparato di notizie e curiosità che vengono segnalate tramite delle icone (tra cui quella delle curiosità, della geografia, delle note, delle referenze, delle ricette, della storia e di usi e società). Il lettore potrà così scoprire che cos'è l'acqua aromatica della regina d'Ungheria (che viene citata nella fiaba del "La bella addormentata nel bosco"), oppure venire a conoscenza di altre versioni della medesima fiaba (come nel caso di "Cappuccetto rosso", di cui esiste anche la versione dei Grimm).

Nell'opera sono presenti anche alcune illustrazioni in bianco e nero realizzate da Desideria Guicciardini, che sono state poste solamente all'inizio (dove compare anche il titolo della fiaba) e alla fine di ogni racconto. Purtroppo, forse per il fatto che qui i disegni sono stati resi in bianco e nero invece che a colori, questi non rendono molto, nel senso che non sono riusciti a trasmettermi un qualcosa che me li facesse trovare interessanti o d'impatto. Sebbene si veda che lo stile dell'artista sia originale, molte di queste illustrazioni mi sono sembrate sottotono: credo, per esempio, che quelle poste all'inizio della fiaba (che appaiono più dettagliate e curate) probabilmente avrebbero reso meglio con qualche tocco di colore (sulla copertina, ad esempio, alcuni particolari sono stati resi col rosso), mentre quelle poste alla fine della fiaba mi sono sembrate, nella maggior parte dei casi, eccessivamente semplici e scarne (saper creare delle immagini semplici, composte da pochi elementi, non è un difetto, anzi, alcuni autori ne hanno fatto un punto di forza, ma quelle di quest'artista non riescono a trasmettermi nulla di particolare).
Sono andata a guardare anche altre illustrazioni della Guicciardini, che ha illustrato diversi altri libri, e le ho trovate comunque buone, in particolare quelle de "Iliade" e "Odissea" (due rivisitazioni dell'Iliade e dell'Odissea classiche riscritte da Nicola Cinquetti e pubblicate dalla Lapis), sembrano interessanti e promettenti, a differenza di quelle di quest'opera che, probabilmente, non riescono a rendere come avrebbero dovuto.

Sopra: Questa è l'unica illustrazione del libro che, nonostante la sua essenzialità, ho trovato bella e interessante, e che sembra essere stata fatta apposta in bianco e nero.

  
Sopra: Due illustrazioni poste alla fine di due fiabe presenti all'interno dell'opera: a sinistra quella di "Barbablù" e a destra quella di "Pollicino". Questi disegni, come tutti quelli all'interno del libro, sono in bianco e nero e presentano uno stile molto (forse anche troppo) essenziale, presentando solo pochissimi elementi. 

Questa raccolta di fiabe di Perrault resta comunque un'edizione molto valida, in quanto i testi delle varie fiabe sono stati tradotti fedelmente, rispettando il materiale originario, e, alla fine, l'intento principale di questo testo è proprio questo: dare al lettore la possibilità di fruire le fiabe originali dello scrittore francese (anche se tradotte in italiano), così come Perrault le aveva scritte, indipendentemente dalle illustrazioni presenti nell'edizione. Quest'edizione, inoltre, come detto, accompagna tali testi con delle note aggiuntive che il lettore potrà trovare alquanto interessanti.

Questa raccolta è stata edita nel 2014 dalle Edizioni PIEMME. L'opera ha 160 pagine, la copertina rigida dotata di una sovracopertina, misura 21,8 cm d'altezza e 15 cm di lunghezza, e costa 14 euro.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

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