lunedì 27 gennaio 2025

SPECIALE: libri non illustrati per la GIORNATA DELLA MEMORIA (RESISTENZA, PARTIGIANI, EBREI, OLOCAUSTO)

Per questo speciale in cui vi parlo di libri senza disegni (mentre il mio blog sarebbe specializzato in libri illustrati) vi voglio proporre quattro titoli ambientati durante la Seconda Guerra Mondiale, e che parlano quindi di Ebrei, nazismo, fascismo, Resistenza e partigiani.
Ho deciso di leggere questi romanzi per bambini e ragazzi perché cercavo un testo da leggere ad alta voce in una classe quarta della primaria in vista della Giornata della Memoria. Essendo gli alunni abbastanza grandicelli volevo qualcosa, comunque di non eccessivamente crudo, che però parlasse della guerra e della lotta al nazismo, degli ebrei, senza ridurre il tutto però ad una singola giornata.
Inizialmente avevo provato a leggere "Una banda senza nome" di Guido Petter, che però non ho reputato una lettura adeguata per essere proposta ad alta voce in classe, in quanto le descrizioni troppo lunghe la rallentavano parecchio rischiando di renderla noiosa, senza contare che l'elemento della guerra e della Resistenza arrivava solo verso la fine, così sono andata in cerca di altri titoli e ho letto questi.


"GIUDITTA E L'ORECCHIO DEL DIAVOLO" di Francesco d'Adamo con 160 pagine, edito nel 2022 dalla GIUNTI Editore (costo di 16,00 euro).
In un paese di montagna, nell'autunno del 1944, una bambina viene portata di nascosto a casa di Caterina, la moglie di Sandokan, il capo della banda partigiana che opera su in montagna, dove vivono anche Giulio e Tonino, due bambini di 11 e 7 anni figli di Caterina e di suo marito.
La ragazzina è cieca, con occhi inquietanti: "[La bambina] Era avvolta in pastrano logoro e rappezzato che la faceva sembrare un sacco di patate, ai piedi aveva degli scarponi sfondati ed era senza calze con quell'aria fredda. I capelli erano un groviglio inestricabile. [...]
Giulio e Tonino la videro per la prima volta in faccia: aveva un viso che sembrava tagliato nella pietra, duro e storto e cattivo, con le labbra serrate, sottili, pallide.
E poi, alla luce della lampada che oscillava al centro della cucina, le videro gli occhi, e occhi così loro non li avevano mai visti: erano grandi e come vuoti e più freddi del ghiacciaio del Monte Aldo. [...]
<<È una stria>> sussurrò Tonino da sotto le coperte nel buio della stanza.
<<Non esistono le streghe, scemo>> lo rimbeccò Giulio.
Poi cercò di consolare suo fratello. <<Magari è simpatica>> gli disse.
Non ci credeva nemmeno lui."
Si chiama Giuditta, ed è scampata alla deportazione di tutta la sua famiglia. Giuditta è strana: è in grado di andare in giro per i sentieri della montagna come se ci vedesse, conosce tutte le erbe e i rimedi come le fattucchiere e parla con gli animali. Un giorno scopre l’Orecchio del Diavolo, un posto misterioso e maledetto dove si trova un muro alto e concavo, con al centro un sedile. Ecco come lo descrive Giulio: "C'è una costruzione strana, una specie di muro. Altissimo. Sulla montagna. Nessuno sa co'è, chi lo ha costruito. È antichissimo, probabilmente è là da sempre. Ma si sentono delle voci. Ci sono gli spiriti. Hanno tutti paura."
Ma la ragazza non ne ha paura, anzi, ed è così che, seduta lì, Giuditta sente le voci che arrivano dal fondovalle. Così, ogni giorno, torna all’Orecchio del Diavolo e, ascoltando le voci e i rumori, riesce ad avvertire in anticipo i partigiani quando i tedeschi si mettono in moto. 
Per la vigilia di Natale Sandokan e otto dei suoi tornano in paese. Ma quando all’uscita dalla messa, passata la mezzanotte, sono circondati dai tedeschi è chiaro che qualcuno ha fatto la spia e li ha venduti. Giuditta allora sale all’Orecchio del Diavolo e resta lassù in ascolto, giorno e notte, per scoprire chi è il traditore...
Una storia che parla della Seconda Guerra Mondiale, di come si viveva in quel periodo: della guerra, della fame, della para per se stessi enormi propri cari, della mancanza di lavoro e di soldi..
E poi c'è Giuditta, una ragazzina strana. E non solamente perché è cieca: riesce a orientarsi con facilità nei boschi, conosce le erbe, e sembra saper comunicare con gli animali.
Inizialmente comunque non si dimostra una bambina con un carattere facile, anzi è piuttosto fredda, scontrosa e dura, oltre che un po' prepotente con i Giulio e Tonino. Però è anche una ragazzina molto intelligente, in grado di apprendere molto velocemente, e aiuta Caterina in casa e nell'orto. Col tempo imparerà ad ammorbidirsi e a fidarsi della famiglia che la ospita: acconsentirà a Giulio si leggerle "Il corsaro Nero" e di frequentare la scuola, dove ai più grandi viene letta "L'Odissea", entrambe cose che inizialmente aveva categoricamente rifiutato di fare.
Riesce inoltre a salvare i partigiani avvertendoli in tempo dell'arrivo dei tedeschi, che aveva sentito arrivare mentre era sull'Orecchio del Diavolo. E sarà sempre lì che si impegnerà a scoprire chi ha tradito i partigiani la sera della vigilia di Natale, causandone la morte.
Una storia intrigante, con un tocco di sovrannaturale, che permette ai lettori di immedesimarsi nei personaggi (nei due fratelli, nei partigiani, nella madre Caterina, e anche i Giuditta) e di provare sempre un vivo interessante per le loro sorti.
D'altronde come spiega l'autore all'inizio del libro, la vicenda è tratta da una storia vera, che gli è stata raccontata da Tonino (il fratello minore, ormai anziano) in una osteria di un paesino delle Alpi:
"<<Questo è l'Orecchio del diavolo>> disse Tonino<<Si sieda scrittore e mi ascolti. Libero di non creder a quello che le racconterò, però la prego di una cosa: non mi interrompa. Devo parlare della mia famiglia e anche del coraggio, del sangue e dell'infamia. Un sacco di roba. E devo raccontarle anche di una bambina terribile e di come cambiò le nostre vite. [...]
"Quella che segue è la storia come me l'ha raccontata il vecchio Tonino quel pomeriggio. Ho solo aggiunto qualche particolare di fantasia perchè noi scrittori facciamo così. Ma sono stato assolutamente fedele a quanto lui mi ha detto"

Sopra: L'inquietante copertina, sui toni del grigio e del bianco, che mostra Giuditta, la bambina con i capelli neri come un groviglio di vipere, in cima a una montagna innevata, mentre probabilmente ascolta le voci della vallata.
 
"IL BOSCO DI BRUNO" di Simona Morani con 144 pagine, edito nel 2021 dalla GIUNTI Editore (costo di 16,00 euro).
Un’avventura da leggere tutta di un fiato, seguendo il piccolo Bruno fuggito nel bosco per attendere la fine del pericolo, un rastrellamento degli occupanti tedeschi. Bruno è un bambino orfano di madre, con un padre alcolizzato e con una sorella e un fratello maggiori. Peccato che il fratello, Enzo, sia sparito da un anno: per l'esattezza dal giorno in cui avrebbe dovuto prendere il treno per arruolarsi nell'esercito. Tuttavia i familiari di Bruno non sembrano preoccupati: "Enzo e Giovanni non erano mai arrivati in stazione, non avevano mai preso il treno per raggiungere la caserma militare e arruolarsi. Erano spariti. Scomparsi. Volatilizzati. Com'era possibile? E soprattutto, perché? Qualcosa mi diceva che erano ancora vivi, lo intuivo dalle occhiate che gli adulti si scambiavano tra loro quando noi bambini facevamo domande, e soprattutto dal fatto incredibile che né Lia né zia Sonia né papà avesse mai versato una sola lacrima per la scomparsa di Enzo, come se sapessero che presto sarebbe tornato."
Infatti a Bruno capita di rivedere suo fratello una notte del giorno prima del matrimonio della sorella, ritornato appositamente per assistere all'evento. Peccato che qualcuno abbia fatto la spia con i tedeschi, che la mattina arrivano presto per un rastrellamento, così Bruno fugge nel bosco assieme a sua zia Sonia, che lo nasconde dentro un capanno per la legna, lasciandolo solo con delle provviste e promettendogli che sarebbe tornata presto a prenderlo.
Durante la notte Bruno scoprirà però di non essere l'unico abitante di quel capanno, ma che c'è un'altra creatura assieme a lui: "Ora ne ero certo: c'era una bestia lì dentro con me. Cominciai ad ansimare. Dalla mia posizione rannicchiata, cercai di sfilare un pezzo di legno dalla catasta, ma era troppo compatta per riuscirci. [...] Il mio respiro affannato riecheggiavan nella baracca mentre percepivo forte la presenza di quell'essere mostruoso che studiava a suola volta i miei movimenti. Dicevo fare qualcosa, prima di finire sbranato.
Presi il fagotto e, a tentoni, afferrai la prima cosa che mi capitò tra le mani. Soppesai la consistenza rotonda e liscia di una mela.Fliela lanciai contro.
<<Vai via, brutta bestiaccia!>>
Ci fu un tonfo del frutto spaccato sul paviment, una specie di grugnito e un fruscio di unghie e pellicci. La creatura si mosse accostando la parete e sparì da qualche parte, oltre il cumulo di legna."
Un piccolo Robinson Crusoe che impara ad affrontare le sue paure e che trova un amico inaspettato in un selvatico, scontroso tasso. Un’amicizia che si rivelerà cruciale quando gli eventi precipiteranno e il piccolo Bruno dovrà affrontare il pericolo, non solo per salvare se stesso, ma tutta la sua comunità. Una bella storia che racconta quanto contino per crescere il coraggio, l'amicizia e il rispetto. Un racconto che affronta l'argomento della guerra, sei nazisti, dei rastrellamenti, della lotta partigiana e delle staffette, il tutto visto e raccontato tramite ginocchio di un bambino, che si ritroverà, suo malgrado, a dover vivere da solo nel bosco per un certo periodo di tempo. Questo gli permetterà di conoscere e fare amicizia con una creatura di questi boschi: un tasso. Questo lato della vicenda è piuttosto carino e tenero, sebbene il tasso non si lascerà mai del tutto addomesticate da Bruno, essendo lui un animale selvatico, il che rende la storia particolare adatta ad essere proposta anche a bambini di 9 anni, che si faranno subito coinvolgere da questa strana ma magica amicizia, la quale porta una nota di allegria e tenerezza in una vicenda che parla di tematiche abbastanza importanti e dolorose (i soldati, la guerra, il regime totalitario, i partigiani...).
 
 Sopra: La copertina dai colori caldi, dove predominano il marrone e il rosso, che mostra Bruno, con una mela in mano, e il suo amico tasso.
 
"STELLE DI STOFFA" di Ilaria Mattioni con 329 pagine, edito nel 2017 dalla Lapis Edizioni (costo di 13,50 euro).
Milano 1938. Le leggi razziali mettono alla prova il legame tra la piccola Liliana Treves e l'amica Carla, di famiglia cattolica. 
Con Liliana vive anche la nonna Esther, che si è dovuta trasferire dalla Germania in Italia a causa delle leggi naziste, ma ben presto la donna scoprirà che anche in italia le cose non vanno molto meglio, e che è solo questione di tempo prima che comincino a precipitare.
Anche la nipote Liliana e la sua amica Carla iniziano ad accorgersene, prima dalle piccole cose: Carla ad esempio nota che sul suo giornalino preferito (per ragazzi) non vengono più pubblicati i fumetti del suo eroe preferito, in quanto americano, e gli americani erano diventati nemici dell'Italia e della Germania. Le cose però diventano più serie quando Liliana viene espulsa dalla scuola, e dalla classe, che frequenta assieme a Carla poiché Ebrea, come spiega la sua insegnante dopo aver fatto una lezione sulle razze: "<<Come potete vedere le vostre compagne sono posizionate a formare una scala. E' la scala delle razze, che va dal gradino più alto -rappresentato dalla Belfanti in piedi sulla cattedra - al gradino più basso, rappresentato dalla Treves, accucciata a terra. Al vertice della scala ci sono il popolo italiano e quello tedesco, che fanno parte della razza ariana, la razza più pura che esista. Un gradino più sotto ci sono gli inglesi e i francesi, popoli degenerati per loro stessa volontà. Molto più in basso abbiamo i neri e i cinesi, razze inferiori da civilizzare ed infine - all'ultimo gradino della scala - troviamo la razza ebraica, infida e corruttrice>> affermò la maestra rivolgendo un sorriso sprezzante a Liliana.
Rachele, fiera di rappresentare gli ariani, a testa alta rimaneva sull'attenti, mentre Francesca e Carla avevano abbassato lo sguardo, la prima offesa per essere stata paragonata ai nemici del popolo italiano, la seconda perchè non riusciva a staccare gli occhi da Liliana. L'amica, rannicchiata ai suoi piedi,fissava il pavimento cercando di trattenere il pianto.
<<Tutte a posto!>> riprese l'insegnante. <<Treves prepara le tue cose. Sei esplosa dalla scuola!>>.
<<Perch?>> urlò Liliana. Sapeva che non si doveva rispondere a quel modo alla signora maestra, ma non era riuscita a controllare il tono della voce.
<<Perchè il Duce ama tutti gli italiani e specialmente i più piccoli. Se da un cesto di mele non si toglie il frutto marcio, questo fa marcire anche gli altri. Ecco, il Duce ha scoperto che gli ebrei sono il marcio della società. capisci che per te non è possibile rimanere in questa classe? Rischieresti di guastare le tue compagne. ti conosco, Treves,  appartieni a una razza maledetta ma non sei cattiva. Non vuoi questo, vero?>> spiegò in tono suadente la Panzeri.
Razzismo, guerra e resistenza raccontati attraverso una intensa storia di crescita e amicizia, fino ai giorni della Liberazione.
Una storia intensa e intrigante che aiuta i lettori a comprendere il clima vissuto dalle persone non solo durante la guerra ma anche prima, quando Mussolini era amato e onorato, che uno lo volesse o no, perché quelle erano le regole e le indicazioni fornite. Le parti in cui Liliana viene espulsa dalla scuola perché ebrea, o dell'isolamento di cui inizia a soffrire a causa del razzismo, sono molto intriganti. Ho apprezzato particolarmente anche quelle in cui Carla cerca di adeguarsi al resto del gruppo delle compagne di scuola, per non venire isolata, arrivando non solo ad evitare l'amica ma pure tirandole un sasso addosso. Il meccanismo dell'omologazione d'altronde è molto potente, soprattutto nei giovani, e tale vicenda aiuta noi lettori contemporanei a comprendere la pressione psicologica a cui anche i bambini e i ragazzi erano sottoposti sotto il regime fascista.
Fortunatamente (circa) con l'arrivo della guerra vera e propria anche queste questioni, quando si rischia di venire uccisi in ogni istante, diventano irrilevanti e le due ragazzine riescono a fare pace e a riallacciare quell'amicizia che il fascismo aveva incrinato. E questo è per loro un bene visto che la guerra è lunga e avranno ancora molte difficoltà da affrontare, tra cui: il cambio di identità da parte della famiglia di Liliana, il loro trasloco e, in seguito, anche quello della famiglia di Carla, a casa dei nonni di questa, che vivono in campagna, l'arruolamento dello zio e del fratello di Carla tra i partigiani...
Ottima anche la caratterizzazione dei personaggi, che si dimostrano sfaccettati, soprattutto le due protagoniste, Liliana e Carla, ma anche i loro genitori e i loro fratelli e sorelle, le loro amiche e la loro maestra. Carla ad esempio ad un certo punto inizia a essere influenzata dalle idee del regime, ed entra in conflitto con se stessa, col desiderio di continuare l'amicizia con Liliana e la paura di essere esclusa dal gruppo dei pari e di essere presa di mira dalla maestra. Quest'ultima invece riveste il ruolo della persona fedelissima al fascismo, tanto da venerare Mussolini, e che rimane fedele alle sue idee anche dopo la Liberazione. Tra le amiche di Carla è interessante la figura di Rachele, che invece rappresenta la ragazzina influenzata fino al midollo dalle idee e dalla propaganda fascista (nonchè dalla famiglia, in particolare dal padre). Peccato che anche lei riesca ad esercitare una forte influenza sulle sue compagne di scuola, facendo un po' la bulletta, discriminando chi non è come loro anche a livello di ideali e di pensiero. Peccato che tutta questa sicurezza così ben sbandierata durante il periodo del fascismo svanirà di colpo durante la Liberazione.
Una storia, adatta a bambini dai 9/10 anni, che si legge molto velocemente e con interesse;  che parla di eventi storici, di amicizia, di tradimenti, di fedeltà, di discriminazione, e che racconta della quotidianità di due bambine, e delle rispettive famiglie, devastata dall'avvento del fascismo e della Seconda Guerra Mondiale, due eventi che metteranno a dura prova la loro amicizia.
 
Sopra: La copertina dai toni pastello ci mostra le due amiche: Liliana, con la sua stella di David cucita sul cappotto (anche se l'illustrazione è sbagliata in quanto mostra la bambina con i capelli biondi mentre dovrebbe avercelo neri) e, un po' più indietro, Carla.

"LA PIOGGIA PORTERA' LE VIOLETTE DI MAGGIO" di Matteo Corradini con 113 pagine, edito nel 2017 dalla Lapis Editore (costo di 7,00 euro).
Clara ama Samuel ma anche suonare il clarinetto. E nella custodia di un antico clarinetto trova un biglietto d’amore per una ragazza chiamata... Clara. 
"Apre un quadernone e proprio a metà, dove ci sono i punti di ferro della cucitura, salta fuori una piccola busta rosa punteggiata di brillantini. Clara la prende tra le mani e sorride co gli occhi luminosi. la apre e legge il bigliettino che di giorno ha guà letto almeno cento volte: "Buon compleanno! Ti voglio bene, Tuo Samuel". 
Samuele glielo aveva passato nell'intervallo. E lei un po' se lo aspettava e un po' no. [...] Clara appoggia il clarinetto sul letto, stacca il doppiofondo con le unghie e sta per sistemare il suo biglietto prezioso nel nascondiglio quando una seconda busta scappa fuori proprio da lì dentro.Cade sul pavimento: è una busta piccina e ingiallita. Chissà quanti anni ha. Clara la raccoglie. E allo stupore per averla trovata si aggiunge un secondo stupore: sulla vecchia busta c'è scritto a mano "Clara".
"Ma Clara chi?" pensa Clara con il proprio nome scritto sotto il naso.
"Io non posso essere. Sicuramente non ero neanche nata quando questo biglietto è stato scritto" pensa ancora mentre pian piano estrae un foglietto dalla busta misteriosa. E arriva il terzo stupore così forte che Clara deve sedersi sul letto per non svenire.
Sul biglietto c'è scritto: "I cieli d'aprile sono nei tuoi occhi. Ma cara, non essere triste: la pioggia porterà le violette di maggio, Ti voglio bene. Tuo Samuel"
Clara gira e rigira la carta e continua a leggere quel messaggio che viene dal passato. Dunque c'era una Clara innamorata di un Samuel anche tanti anni fa, a Praga. O meglio: c'era u Samuel innamorato di una Claudia. E quella Clara misteriosa suonava il Clarinetto? Forse Samuel glielo aveva regalato e col regalo le aveva scritto il messaggio? Una data non c'è. Però gli indizi fanno pensare che sia passato molto tempo, ma quanto? E come si erno conosciuti? E come è andata a finire?"
Così alla Clara di oggi viene una pazza voglia di ritrovare la Clara di ieri, ma l’unico indizio è lo strumento musicale, così Clara chiede al fratello e alla sua band di amici di accompagnarla in giro per la città in cerca di indizi (in cambio di alcuni foulard che i membri della banda vogliono usare come vestiti di scena). 
Così il gruppo prima si reca dal rigattiere che ha venduto il clarinetto ai genitori di Clara, poi dal russo che possedeva  dopo la guerra e che lo ha dato al rigattiere, poi trovano il bambino che ha dato lo strumento al russo per del pane alla fine della guerra, per poi andare a trovare il fratello del bambino che possedeva il clarinetto a Trezin durante l'occupazione nazista, che li indirizza dalla nipote di una donna, una maestra, che possedeva il clarinetto prima di regalarlo al bambino, la quale mostra loro dei disegni da cui riescono a risalire all'abitazione di Clara e Samuel. Nell'abitazione trovano una donna che non conosceva i due, in quanto la casa fu acquistata da suo nonno, ma consegna ai ragazzi un insieme di lettere che appartenevano a Samuel e Clara e tra queste c'è anche un pacchetto con delle once per il clarinetto che erano state ordinate dall'uomo. Così il gruppo riesce a risalire alla fabbrica (che però ora non esiste più) che ha prodotto il clarinetto e all'artigiano che lo fabbricò, il quale indica loro l'albero da cui lo strumento fu ricavato. Fatalità nei pressi dell'albero c'è un'abitazione in cui i ragazzi scoprono vivere la figlia di Clara e Samuel, figlia che i genitori consegnarono a un'amica prima di essere costretti a trasferirsi nel ghetto di Trezin.
In un viaggio strampalato sul furgoncino di una band di metallari, in una Praga misteriosa dove l’amore di oggi s’intreccia alla Memoria del ghetto di Terezin, adatto dagli 8/9 anni. 
 
   
Sopra: A sinistra la copertina del libro edito dalla Einaudi scuola, mentre a destra la copertina del 2017 della Lapis, in cui compare una persona che sta suonando un clarinetto.
 
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