lunedì 16 settembre 2024

Il richiamo della foresta di Jack London e Paolo Barbieri

"Il richiamo della foresta" di Jack London è un classico della letteratura scritto nel 1903 (ma giungerà in Italia solo nel 1924), entrato ormai da tempo anche nei classici della letteratura per l'infanzia e per ragazzi. L'edizione di cui vi parlerò oggi, con la traduzione di Fedora Dei, ha la particolarità di essere illustrata da Paolo Barbieri e di appartenere alla collana "Classici illustrati" della Mondadori.
 
   
Sopra: A sinistra l'edizione in mio possesso, uscita nel 2017, mentre in centro trovate la copertina dell'edizione originale, del 2010. A destra invece la coeprtina di un'altra ristampa del 2016 per la collana "Oscar Junior Classici".
 
La vita di Buck, cane di razza abituato al clima mite e alla tranquillità degli Stati Uniti del Sud scorre tranquilla: "Buck non era cane da salotto nè da canile. L'intero reame era suo. [...] Re di tutto ciò che camminava , volava e strisciava nella tenuta del giudice Miller, esseri umani compresi.
Suo padre, Elmo, un enorme San Bernardo, era stato compagno inseparabile del giudice Miller: Buck stava chiaramente seguendo le orme paterne. Pesava circa sessantacinue chili, ma non era grosso come il padre, perchè sua madre, Shep, era una femmina di pastore scozzese. Ma quei sessantacinque chili, cui si aggiungeva la dignità che viene dal bel vivere e dal rispetto universale, lo mettevano in grado di comportarsi veramente da re."
La sua esistenza agiata ha un'improvvisa svolta quando, per una scommessa persa, è venduto da Manuel, uno degli aiuto giardinieri del giudice Miller, e spedito al Nord, come cane da slitta. Piegato all'obbedienza da un esperto allevatore, riesce a far fronte alle nuove esigenze e a sopravvivere alle privazioni e al clima inclemente: "Era stato battuto (lo sapeva), ma non spezzato. Aveva capito, una volta per tutte, che di fronte a un uomo con un bastone non c'è niente da fare. Aveva imparato la lezione e non la dimenticò mai più, per tutta la vita. Quel bastone fu per lui una rivelazione. Fu il bastone che lo introdusse nel regno dive vigeva la legge più primitiva; da quel preciso momento, i fatti della vita presero un aspetto più crudo: e lui li affrontò non intimidito, li affrontò con tutta l'astuzia latente nella sua natura, ora ridestata."
Conosce la «legge della zanna e del bastone», attraverso la quale viene picchiato selvaggiamente e aggiogato a una muta guidata dal cane Spitz, diventando infine, volente o nolente, un cane da slitta. Col passare del tempo, Buck impara a difendersi dagli altri cani, e arriva addirittura a uccidere Spitz e diventare capo della muta. Cambiano presto i padroni, ma non diminuiscono i maltrattamenti. Dopo essere stato al servizio di tre cercatori d'oro litigiosi e incapaci, Buck sta per essere ucciso, ma viene salvato dal cercatore d'oro John Thornton, che diviene invece un suo caro amico. Buck lo salva più volte da situazioni pericolose e infine gli fa vincere una grossa somma in una scommessa, tirando da solo una slitta con un carico di mille libbre. 
Alla fine c'è anche una parte dedicata agli approfondimenti e alle curiosità con notizie a proposito dell'autore.
 
 
 Sopra: A sinistra l'inizio del primo capitolo, a destra un'illustrazione tratta sempre dal primo capitolo, in cui Buck cerca di scappare dai nuovi padroni a cui è stato ceduto.
 
I testi sono accompagnati dalle illustrazioni in bianco e nero di Paolo Barbieri dallo stile delicato, accattivante e coinvolgente, capace di rendere affascinati le figure dei cani, che appaiono come delle bestie forti e quasi maestose, in particolare Buck, con la sua stazza grande e possente.
Le persone e gli animali disegnati da Barbieri hanno un aspetto realistico e curato, ricco di dettagli che emergono anche dalla sfumature a matita e dai bianchi e neri che caratterizzano ogni immagine. Per questa storia l'artista ha cercato di mantenere uno stile realistico e non troppo sopra le righe, soprattutto visto che lui è un artista specializzato nel fantasy, quindi nel creare creature immaginarie e bizzarre.
I cani e le persone in questa storia non hanno invece ovviamente nulla di fantastico, in quanto London narra una storia realistica e Barbieri vi si è attenuto, rappresentando scene arrate nei testi, spesso a pagina intera e a volte con disegni inseriti in mezzo ai testi, con scene in questo caso che si focalizzano nel mostrare Buck, principalmente da solo.

   
 
 
 Sopra: Alcune illustrazioni in bianco e nero opera di Paolo Barbieri, la maggior parte a pagina intera, anche se ce n'è qualcuno più piccola, grande mezza pagina (come quella in basso a destra, quella sinistra invece ha un formato un po' insolito, a tre quarti, ed è l'unica fatta così).
 
"Il richiamo della foresta" di Jack London è un romanzo breve diventato ormai un classico della letteratura per ragazzi nonché una delle più famose storie con protagonista un cane: in questo caso Buck, un incrocio tra un San Bernardo e un pastore scozzese, di grossa taglia, con muscoli forti e il pelo lungo e caldo. Caratteristiche che lo rendono subito molto appetibile agli uomini che stanno cercando cani da mandare verso Nord come cani da slitta. 
Inizialmente per lui abituarsi non è facile, essendo abituato a uno stile di vita completamente diverso, come viene detto: "Ogni ora aveva in serbo il suo trauma e la sua sorpresa. L'avevano strappato dal cuore di un mondo per catapultarlo nel cuore di un mondo primitivo. Quella non era vita d'ozio in una terra baciata dal sole, con null'altro da fare che andare a zonzo e annoiarsi. Non c'era pace qui, né riposo, né un solo momento di sicurezza. Tutto era agitazione e trambusto; ogni istante ti ritrovarvi a rischiare una zampa o la vita stessa. Era indispensabile stare sempre all'erta perchè quegli uomini e quei cani non erano uomini e cani di città- Erano selvaggi, tutti, e non avevano altra legge che quella del bastone e della zanna."
Ma anche in Buck qualcosa cambia: nel suo comportamento riaffiorano istinti sopiti e primordiali. Buck sente crescere, sempre più forte, il contrasto tra natura e educazione, tra amore per il padrone e slancio incontenibile verso la libertà, i vocaboli da usare e quelli da evitare. 
Una storia non troppo lunga ma per questo emozionante e incisiva, una storia che prende fin da subito i lettori trasportandoli in fretta in un mondo a loro sconosciuto, primitivo e freddo, in cui vige la legge del più forte e del più furbo, mentre per gli altri non c'è pietà. Il lettore segue con interesse e trepidazione gli apprendimenti di Buck, che impara grazie all'esperienza e, come si diceva Wilde, essa è il tipo di insegnate più difficile: prima ti fa l'esame e poi ti spiega la lezione. 
I lettori saranno portati a entrare profondamente in connessione con Buck: si indigneranno con lui per i maltrattamenti subiti, tiferanno per lui durante le lotte, saranno tristi con lui per le ingiustizie subite, disprezzeranno assieme a lui gli uomini che lo maltrattano, saranno preoccupati per lui quando dovrà affrontare un pericolo...
Leggere la storia di Buck è molto soddisfacente perchè osserviamo nel protagonista un'evoluzione: quella da cane un po' viziato, abituato ad avere molta libertà e a fare la bella vita agiata, a un cane coraggioso, determinato, forte, combattivo, ma anche furbo, capace di osservare e di imparare in fretta. Come constata anche François: "Buck era l'eccezione. Lui resisteva ad ogni fatica e prosperava, rivaleggiando con gli husky sia per la robustezza sia per la ferocia e l'astuzia. Era dunque un cane che poteva ambire alla supremazia del gruppo. E quello che lo rendeva pericoloso era il fatto che il bastone dell'uomo con l maglia rossa aveva cacciato da lui non il desiderio di dominio, bensì la smania cieca di conquista a ogni costo e subito. Soprattutto era diventato astuto, sapeva aspettare e aspettava con la pazienza che era né più né meno quella degli esseri primitivi."
Una storia che parla anche di rivincita e di libertà, e che in certi punti ti fa proprio "gasare", per esempio devo dire che ho provato molta soddisfazione quando Charles, Hal e Mercedes, tre tizi che vorrebbero fare i cercatori d'oro, che si sono fatti portare in giro con la slitta per kilometri e kilometri carichi di bagagli pretendendo di non muovere un muscolo (e facendo quasi morire di fatica i cani, come scrive London: "Era gente incapace non solo di governare i cani, ma persino di badare a se stessa."), finiscono annegati perchè il ghiaccio di un lago si rompe, cosa di cui erano stati chiaramente avvertiti e a cui non hanno voluto dare retta.
Proseguendo nella storia il legame con gli uomini di Buck si fa più sottile, mentre quello verso la foresta e la libertà si fa sempre più forte, fino a prevalere del tutto quando Thornton viene ucciso dagli indiani, in quanto non c'è più nulla che tenga il cane legato alla vita civile. 
Finalmente Buck può vivere liberamente e, dopo tanto tempo passato a ubbidire e subire, finalmente può vivere come gli pare, seguendo il suo istinto e la sua natura più primitiva.
Una bella storia e una bella edizione dall'aspetto compatto e solido, con all'interno le illustrazioni in bianco e nero, che sembrano essere realizzate a matita, di Paolo Barbieri, molto belle e curate, anche se non sono a colori. Carina anche la parte dedicata agli approfondimenti sull'autore, che aiuta i lettori ad approfondire la biografia di uno scrittore importante della letteratura americana.
 
Quest'opera è stata pubblicata originariamente nel 1903 dall'editore Macmillan col titolo "The call of the wild". Tale testo è stato edito dalla Arnoldo Mondadori Editore per la prima volta nella collana "Classici illustrati" nel 2010, mentre l'attuale edizione, in copertina rigida, è del 217, ha 144 pagine, la copertina rigida e misura 18,8 cm d'altezza e 21 cm di lunghezza e costa 20 euro.
Nel 2016 è stata fatta un'ulteriore edizione nella "Oscar junior classici".
 
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