lunedì 24 giugno 2024

SAGA: I pirati della Malesia di Emilio Salgari

Oggi volevo parlarvi dei libri del ciclo: "I pirati della Malesia" di Emilio Salgari, una saga di classici dell'avventura, spesso consigliati ai ragazzi ancora oggi, anche se credo che ormai tali libri non possano più essere considerati molto "per ragazzi". Oltre al linguaggio non proprio facilissimo, con termini e forme grammaticali cadute ormai in disuso, in realtà non ho mai capito perchè i libri di Salgari vengano considerati roba per ragazzini, visto che tutti i personaggi sono adulti e affrontano questioni da adulti. Gli uomini, in particolare, hanno tutti almeno trent'anni, mentre le donne sono molto più giovani, spesso solo adolescenti. Vengono spesso consigliati per la grande dose di avventura insita in loro, che sicuramente può fare ancora emozionare i lettori, ma io francamente non li consiglierei a quelli di meno di 11 anni, se si tratta di forti lettori, altrimenti anche successivamente.
C'è da considerare che i libri di Salgari, come anche altri romanzi ottocenteschi, non sono mai stati pensati come scritti per bambini, ma sono stati i ragazzi ad appropriarse, in passato, poichè li hanno ritenuti più avvincenti e apprezzabili da leggere per loro rispetto alla proposta editoriale esistente all'epoca per loro, che era di stampo soprattutto istruttivo e moralistico. Adesso, con tutte le proposte editoriali valide che i ragazzi hanno a diposizione, la vedo più diffile che un bambino si approcci spontaneamente ai romanzi salgariani (nella versione integrale), a meno che non si tratti di forti lettori, comunque non prima della fine della primaria o alla secondaria.
Poi può dipendere anche dall'edizione con cui si legge la saga, io ad esempio l'ho letta nell'edizione Rba, che riporta la versione originale, quella scritta proprio da Salgari a fine Ottocento. Poiché io ho letto i libri della collana edita dalla RBA vi proporrò le sue copertine, che tra l'altro a me piacciono molto, anche perchè riprendono quelle originali.
La RBA infatti, oltre a riportare alla ribalta un grande scrittore e i suoi romanzi d'avventura, diventati ormai degli intramontabili classici della letteratura, lo fa con una interessante veste grafica. Le copertine sono infatti basate su quelle della prima edizione in stile Liberty (degli inizi del Novecento), le quali sono state arricchite da raffinati e preziosi dettagli dorati.
"I pirati della Malesia" comunque fa parte del ciclo indo-malese, che iniziò ad essere pubblicato dal 1883 fino al 1913. La saga vede come protagonisti un folto drappello di pirati malesi (detti "Tigri" o "tigrotti" di Mompracem), i quali prendono il nome dall'omonimo scoglio del Mar Cinese Meridionale. Questi pirati combattono contro i britannici, gli invasori europei ed una serie di altri antagonisti, guidati in particolare da due figure di spicco: il principe-pirata malese Sandokan e l'avventuriero portoghese Yanez. 
La saga è ambientata tra la Malaysia e l'India, terre dunque lontane dalla nostra Europa, tanto che neppure lo stesso autore le ha mai visitate, sebbene si documentasse molto in biblioteca, ricavando dai libri le informazioni di cui necessitava: vegetazione, fauna, tradizioni, popolazioni e culture locali. Spesso nei racconti salgariani troviamo termini specifici dell'oriente come: maharatto, rajah, rhani, sahib, bajadera, manti, daiaki, ecc... Quanto ci sia di vero e quanto di romanzato credo che si difficile dirlo per un lettore europeo, ma certamente i romanzi di Salgari hanno il potere di trasportare i lettori in un mondo a noi (e ancora di più ai lettori dell'epoca) sconosciuto e affascinante.
La saga, essendo lunga, è raccolta in vari cicli, ciascuno dei quali ricco di avventure e avvenimenti, nonché di personaggi vecchi e nuovi. Personaggi a cui il lettore sicuramente si affeziona, anche se nonostante Sandokan piaccia, molti gli preferiscono la spalla Yanez, che poi si prenderà sempre più spazio all'interno della saga (fino ad avere dei romanzi dedicati solo a lui). Forse per il suo carattere più flemmatico, ironico e gioviale, unito anche a un'intelligenza e doti da stratega notevoli, che gli permettono di elaborare dei piani che si rivelano quasi sempre vincenti. Sandokan è invece più il tipo d'uomo tutto d'un pezzo, fiero, deciso, coraggioso e valoroso, anche se spesso è molto impulsivo, una forza della natura, passionale, guidato dal desiderio di vendetta e da sentimenti anticolonialisti, anche se col tempo maturerà anche lui.
Il ciclo malese è uno di quei casi in cui i lettori finiscono per non ricordarsi di un solo personaggio, ma per affezionarsi a molti co-protagonisti, tra cui il già citato Yanez, ma anche Tremal-Naik, e il suo fedele servitore Kammamuri, i quali sono nati in realtà come protagonisti di un altro romanzo.
Nei romanzi non manca la presenza femminile, con donne (tutte dall'aspetto bellissimo) come Marianna, Ada, Surama e Darma (figlia di Tremal-Naik), che però rimangono maggiormente nell'ombra rispetto agli eroi maschili, sebbene anche le ragazze (perchè sono tutte giovanissime, dai 15/16 anni) si rendano utili, dimostrandosi anche coraggiose e intelligenti, fornendo importanti informazioni o agendo negli interessi degli eroi, ma appunto più come figure di supporto che non pienamente indipendenti. Il problema della maggior parte di queste donne è che effettivamente lo scrittore non dà loro la possibilità di permanere all'interno della saga abbastanza a lungo da evolversi o da rimanere impresse nella memoria a lungo termine dei lettori. Questo perchè la loro presenza sarebbe d'intralcio alla trama, in quanto terrebbe gli eroi lontani dall'azione (basta pensare alla promessa che fa Sandokan a Marianna alla fine del primo libro). La maggior parte di esse infatti muore molto presto (togliendosi così di scena), spesso in momenti che non vengono neppure descritti dall'autore perchè poco interessanti (muoiono di malattia ad esempio, e non durante degli scontri o in duelli), oppure entrano in scena tardi (tipo Surama che viene introdotta dal quarto capitolo della saga) o, ancora, semplicemente non vengono forniti loro molti momenti narrativi, si sa che ci sono nella storia ma allo scrittore non interessa descrivere cosa stanno facendo, poiché relegate ad un ruolo marginale. Comportamento che comunque lo scrittore adotta poi anche nei confronti dello stesso Sandokan verso gli ultimi romanzi della serie, in cui spesso nemmeno compare, lasciando il posto ad altri comprimari.

Sopra: I romanzi di Emilio Salgari che la RBA ha iniziato a far uscire in edicola, di cui quattro su cinque di quelli in foto fanno parte appunto del ciclo dei Pirati della Malesia.
 
Primo ciclo di Sandokan
 
Primo ciclo della jungla
 
1. "Le tigri di Mompracem" (1883-1884): Sandokan, la leggendaria “Tigre della Malesia”, decide di solcare i mari e sfidare mille insidie per andare alla ricerca della “Perla di Labuan”. Non si tratta di un bottino prezioso, ma di una bellissima giovane, di nome Marianna, la cui fama è giunta alle orecchie del protagonista. L’eroe non l’ha ancora incontrata ma il suo cuore già palpita per lei. Purtroppo, proprio mentre si sta recando a Sarawak per incontrarla, subisce un’amara sconfitta da parte della marina inglese, ma si salva miracolosamente approdando proprio sull’isola di Labuan. Quale destino lo attende?
Sandokan è un ex principe del Borneo, spodestato dai bianchi, e che si è dato alla pirateria riuscendo a riunire attorno a sè un buon gruppo di seguaci che lo seguono ammirando la sua audacia e il suo coraggio. Egli odia i bianchi per avergli sottratto il suo regno: "... ma di chi è la colpa? Forse che gli uomini di razza bianca non sono stati inesorabili con me? Forse che non mi hanno detronizzato col pretesto che io diventavo troppo potente? Forse che non hanno assassinato mia madre, i miei fratelli ele mie sorelle, per distruggere la mia discendenza? Quale male avevo io fatto a costoro? La razza bianca non aveva mai avuto da dolersi di me, eppure mi volle schiacciare. ora li odio, siano spagnoli, od olandesi, o inglesi o portoghesi tuoi compatrioti, io li esecro e mi vendicherò terribilmente di loro, l'ho giurato sui cadaveri della mia famiglia e manterrò il giuramento!"
Diciamo che nel primo romanzo Sandokan però non brilla per intelligenza e spesso l'ho trovato parecchio avventato, sicuramente dal carattere impetuoso, una forza della natura. 
Lo stesso motivo che dà inizio all'avventura è quasi comico: Sandokan muove verso Labuan (territorio in via di militarizzazione da parte degli inglesi) ufficialmente per una missione esplorativa, ma in realtà lui vuole vedere la Perla di Labuan, una ragazza bellissima, che però lui non l'ha mai visto, ma che vuole conoscere a tutti i costi: "... tuttavia io andrò domani a Labuan. Una forza irresistibile mi spinge verso quelle spiagge, e una voce mi sussurra che devo vedere la fanciulla dai capelli d'oro, che io devo...".
Il pirata, però, s'imbatte in un incrociatore inglese, che affonda il suo praho e distrugge il suo equipaggio. Caduto in mare gravemente ferito, Sandokan si spiaggia in preda al delirio proprio sulle sponde della vicina Labuan, dove ricoverato e curato in casa di Lord James Guillonk, capitano di vascello e notabile dell'isola, nonché zio della fanciulla denominata la Perla di Labuan. Questa grande coincidenza permetterà a Sandokan di conoscere la fanciulla, che vive assieme allo zio da quando i suoi genitori sono morti.
Spendo ora due paroline riguardo a Marianna: ella viene descritta come una fanciulla di sedici anni, con madre italiana e padre inglese, dalla straordinaria bellezza, che consiste in una pelle molto candida e capelli dorati. Oltre a ciò però Marianna viene descritta anche come una fanciulla che è diventata avezza alle sanguinose battaglie, a cui ha assistito per tre anni mentre viaggiava sulla barca dello zio. Una ragazza dalla "fierezza energica", e "dotata di una tenace volontà, a poco a poco aveva modificato gl'impeti feroci, contratti in quelle aspre e sanguinose battaglie, e quella ruvidità contratta continuo contatto colla gente di mare. [...] Non aveva abbandonata la passione per le armi e gli esercizi violenti, e ben spesso, indomita amazzone, percorreva i grandi boschi, inseguendo perfino le tigri, o pari ad una najade si tuffa intrepidamente elle azzurre onde del Malese...". Insomma, Salgari descrivere Marianna da un lato con una spetto di bellezza stereotipata, ma dall'altro ci tiene a conferirle delle doti che non si basano solo sul suo aspetto fisico, descrivendola anche come "buona, generosa, caritatevole", ma allo stesso tempo anche in possesso di un lato più selvaggio e resistente. In effetti sarà solo grazie al suo aiuto, seguendo un piano elaborato da Yanez, che Sandokan riuscirà a salvare se stesso e i suoi uomini, caduti nelle mani degli inglesi durante l'assenza del loro capo. 
Ho quindi apprezzato il fatto che Marianna non sia state resa semplicemente come una bella bambolina e come interesse amoroso del protagonista, ma che effettivamente faccia anche qualcosa di concreto durante la storia.
Per quanto riguarda la storia d'amore essa è praticamente un "istant love": Sandokan si innamora di Marianna ancora prima di conoscerla e appena la vede, ma anche la fanciulla si dimostra subito attratta da pirata: "Ma quando ebbe veduto quel fiero pirata, senza sapere il perché, ella aveva provato uno strano turbamento. Cos'era? Ella lo ignorava, ma si vedeva sempre dinanzi agli occhi, e alla notte le appariva in sogno, quell'uomo dalla figura così fiera, che aveva la nobiltà di un sultano e che possedeva la galanteria di un cavaliere europeo. quell'uomo dagli occhi scintillanti, dai lunghi capelli neri e quel viso su cui leggevasi a chiare parole un coraggio più che indomito e un'energia più unica che rara. Dopo averlo affascinato con i suoi occhi, colla sua voce, colla sua sua bellezza, era rimasta a sua volta affascinata e vinta."
L'amore descritto da Salgari tra Sandokan e Marianna è di quel tipo di amori travolgenti e inarrestabili, di quelli epr cui si farebbe di tutto, che fanno perdere la testa. A Sandokan fa quasi dimenticare dei suoi pirati, del suo amico Yanez, delle battaglie e perfino della sua vedetta: "Tutto avrebbe dimenticato per continuare ancora così per cento anni, la sua Mompracem, i suoi tigrotti, i suoi legni e perfino le sue sanguinose vendette." Nel corso del romanzo noi lettori assistiamo spesso a repentini cambi di umore e di pensiero da parte di Sandokan, che da un lato dovrebbe ritornare alla sua vita da pirata e compiere la sua vendetta, mentre dall'altro è talmente preso dall'amore per Marianna da non capire più niente, tanto da sembrare quasi rincitrullito a volte. "Eppure bisogna che io fugga, che ritorni alla mia Mompracem, fra i miei tigrotti!... Se io rimanessi qui la febbre finirebbe per divorare tutta la mia energia, sento che spegnerei per sempre la mia potenza, che non sarei più la Tigre della Malesia... Orsù, partiamo!". E dopo aver pensato ciò, neanche quindici righe dopo egli ha già cambiato idea: "-No!.. No!..- esclamò egli, con accento disperato. - Non posso, non posso!... Che d inabissi Mompracem, che si uccidano i miei tigrotti, che si disperda la mia potenza, io rimango!...".
Insomma, Sandokan in questo primo libro in particolare è un tipo parecchio melodrammatico, fortuna che c'ha Yanez a dargli una mano.
Ah, dimenticavo di dire che Marianna ha 16 anni, mentre Sandokan ha ormai superato la trentina.
Per fortuna che assieme a lui c'è anche Yanez de Gomera, un avventuriero portoghese che però è legato a Sandokan da un'imprescindibile fratellanza. È infatti Yanez a essere la testa del gruppo. È lui infatti ad andare in soccorso dell'amico dopo che, durante una cena in casa Guillonk, il baronetto William Rosenthal (presente al momento dell'attacco al praho del pirata) smaschera Sandoka, avendolo riconosciuto, costringendolo a fuggire.
Per tutto il tempo Yanez non fa che ricordare a Sandokan di essere prudente e che gli impedisce di farsi catturare in un battibaleno. È sempre Yanez inoltre ad elaborare il piano con cui Sandokan potrà riunirsi alla sua innamorata e portarla via, travestendosi da soldato mandato alla casa di Lord Guillok come inviato, nonché parente, del baronetto Rosenthal. Yanez è sicuramente il personaggio più divertente, oltre che il più sveglio, all'interno del romanzo, anche perchè ha un buon umore e un'ironia che non lo abbandonano mai, neanche nei momenti più difficili, da cui riesce sempre a tirarsi fuori.
Un romanzo sicuramente ricco di avventura, dove non ci si annoia mai tra combattimenti di navi, compartimenti con spade, naufraghi ritrovati, innamoramenti fulminei, identità nascoste, inganni, fughe rocambolesche, morti simulate...
 
 
Sopra: La copertina del primo volume del ciclo malese mostra un'immagine che ritrae Sandokan e Marianna, illustrazione contornata da alcune decorazioni dorate che presentano il "colpo di frusta" tipico dello stile Liberty.

2. "I misteri della giungla nera" (1887): Sullo sfondo oscuro della natura impenetrabile delle Sunderbunds, sul delta del Gange, terre popolate da serpenti velenosi e belve feroci, si muove il temerario Tremal-Naik, conosciuto come “il cacciatore della Jungla Nera”. L’amore per la bella Ada, la misteriosa fanciulla divenuta sacerdotessa della crudele dea Kalì, lo spingerà, insieme all’amico Kammamuri e alla tigre addomesticata Dama, ad affrontare ogni sorta di pericolo e a sfidare gli spietati Thugs. Nel fitto della giungla si trova infatti una pagoda nei cui sotterranei si nascondono i Thug, una setta sanguinaria cui sono affiliati degli strangolatori, seguaci della dea indiana Kali. Guidati dal malvagio Suyodhana, i Thug tengono imprigionata una giovane fanciulla di nome Ada Corishant, figlia di un ufficiale inglese, soprannominata dalla setta "la Vergine della Pagoda" e costretta a diventare la sacerdotessa di Kali. Tremal-Naik, un coraggioso cacciatore bengalese innamorato della ragazza, cercherà di salvarla con l'aiuto del suo fedele servitore, il maharatto Kammamuri, al fianco del quale affronta una lotta all'ultimo sangue contro gli adoratori della dea.
Il cacciatore di serpenti riceve perfino una pugnalata al cuore ed è lasciato agonizzante nel cuore della foresta, ma per sua fortuna Kammamuri lo ritrova e riesce a portarlo in salvo e a curarlo.
I Thug, però, vogliono definitivamente sbarazzarsi dei tre cacciatori, così provano a mandare in avanscoperta una talpa, un bengalese di nome Manciadi; costui riesce a strangolare Aghur, ma viene poi scoperto e ucciso da Kammamuri e Tremal-Naik, ormai guarito dopo una lunga convalescenza. Il duo è finalmente risoluto a liberare Ada, e durante una notte di tempesta, insieme alla loro tigre ammaestrata Darma, raggiunge il nascondiglio dei Thug e libera l'amata. Sfortunatamente il piccolo drappello si perde tra le gallerie del sotterraneo e ritorna nuovamente prigioniero dei Thug. Stavolta, però, gli strangolatori hanno un altro piano in mente: vogliono che i due cacciatori diventino parte della setta. Suyhodana infatti ha intuito quanto Tremal-Naik tenga ad Ada, quindi decide di concederle la libertà, a patto che il bengalese uccida Harry Macpherson, un capitano britannico che ha intrapreso una lotta senza quartiere contro i Thug. Tremal-Naik prova per due volte ad assassinarlo, prima di riconoscere in Macpherson nientemeno che il padre di Ada. Chiarito l'equivoco, i due si alleano contro i comuni nemici, e alla fine l'avventura finisce col salvataggio di Ada e la messa a ferro e fuoco del covo dei Thug. Suyodhana, però, sopravvive e fugge, portando con sé molti strangolatori sopravvissuti.
A dire la verità non ho letto questo secondo volume, in quanto inizialmente non faceva parte della saga dei pirati della Malesia, infatti qui i personaggi sono completamente diversi. La saga salgariana, infatti, non è frutto di un lavoro organico, né impostato a tavolino, inizialmente quindi il romanzo era stato pensato come opera indipendente, mentre poi Salgari ha deciso di sfruttare questi personaggi per continuare la saga di Sandokan e dei suoi tigrotti.

Sopra: La copertina del secondo volume del ciclo malese mostra un'immagine che ritrae Kammamuri e Tremal-Naik assieme alla tigre Dama.
 
3. "I pirati della Malesia" (1896): Colta da un nubifragio un vascello indiano che fa vela su Sarawak si frantuma sulle scogliere di Mompracem, e viene puntualmente assalita dai pirati, tornati di recente padroni dell'isola. Durante l'abbordaggio, il portoghese Yanez de Gomera salva la vita ad un valoroso maharatto che si è battuto all'ultimo sangue: si tratta di Kammamuri, imbarcato sul bastimento assieme ad Ada Corishant, viene portato al cospetto di Sandokan, il maharatto svela il motivo del suo viaggio: Suyodhana, il capo dei thug, ha barbaramente ucciso Harry Corishant dinanzi agli occhi della figlia e ha fatto arrestare Tremal-Naik, ora detenuto a Sarawak e condannato alla prigionia in una colonia penale. Ada, dal canto suo, è ancora distrutta dall'accaduto e pare completamente fuori di senno. Da questo racconto, Sandokan e Yanez comprendono che la giovane altro non è che la cugina di Marianna Guillonk, sposa di Sandokan. Qui veniamo a conoscenza del fatto che Marianna è purtroppo morta di recente durante un'epidemia, per cui Sandokan, che nel primo romanzo aveva giurato di abbandonare la vita da pirata, si è dato di nuovo alla pirateria. Allora Sandokan, anche se triste per la recente perdita dell’adorata Marianna, dopo aver saputo che la giovane che Tremal-Naik ama è la cugina di Marianna, andrà in soccorso dell'uomo e condurrà una dura lotta contro il comune nemico.
Sandokan e Yanez decidono di partire subito: dopo una caccia in mare, riescono a conquistare con uno stratagemma il comando dell'Helgoland, la nave che avrebbe dovuto prelevare Tremal-Naik e portarlo nella colonia penale; restano coinvolti in una battaglia in mare con una cannoniera del rajah bianco James Brooke, detto lo "Sterminatore dei pirati", quindi abbandonano il bastimento e provano un altro stratagemma.
Yanez, fingendosi un lord inglese, entra alla corte del Rajah bianco Brooke, conquistandone la fiducia. James Brooke (1803-1868), rajah di Sarawak, è un personaggio storico e avventuriero anglo-indiano, capace di costruirsi autonomamente un piccolo impero indipendente dall madre-patria.
Anche in questo caso quindi vediamo Yanez svolgere il ruolo del "travestito", fingendosi qualcuno che in realtà non è per imbrogliare i nemici. Per fare ciò sfrutta le sue origini portoghesi, che non destano negli avversari dei pirati malesi nessun sospetto solitamente. Grazie ai suoi modi giocosi e al suo spirito scherzoso e da simpaticone inoltre gli riesce facile ottenere la simpatia di chi lo circonda. Riuscito ad ottenere il permesso di andare in visita alle prigioni, trova Tremal-Naik e lo droga con un potente narcotico, che ne provoca una morte apparente, con l'idea di farlo seppellire dai suoi carcerieri e, successivamente, dissotterrare da Sandokan, che è rimasto appostato nella foresta. Anche qui vediamo Yanez mettere in atto un piano che aveva funzionato nel primo volume: quello della morte apparente, anche se questa volta a dover essere narcotizzato sarebbe stato Tremal-Naik, peccato che il piano però non va a buon fine a causa  dell'intervento di  Lord James Guillok, zio di Marianna, che ce l'ha ancora con Sandokan per avergli portato via l'amata nipote.
Il rajah Bianco Brooke contrattacca i tigrotti fino a che Sandokan è costretto ad arrendersi e viene arrestato assieme a Yanez e ai due tigrotti sopravvissuti, Sambigliong e Tanauduriam, per essere deportati in una colonia penale. Kammamuri e Ada sono lasciati in libertà (si occuperà di loro Lord Guillonk), mentre Tremal-Naik viene ricondotto a Sarawak.  
Sambigliong, però, riesce a dileguarsi e, grazie ad un colpo di fortuna, si ritrova sulla rotta dello yacht di Lord Guillonk che, commosso dallo spirito di sacrificio di Sandokan, decide di aiutarlo liberando il nipote del rajah spodestato da Brooke. Sambigliong irrompe con i tigrotti a Sarawak, liberano i loro capi e deponendo il rajah bianco.
Insomma anche in questo romanzo ne accade di roba e non manca l'avventura e i colpi di scena, tra gente deportata, arrembaggi, battaglie navali, inganni, travestimenti, spirito di sacrificio e qualche ravveduto.
La trama è piuttosto complessa, già a partire dall'inizio, dove Salgari intreccia le vicende accadute a Tremal-Naik e Kammamuri nel secondo romanzo con la storia di Sandokan e Yanez. Anche se, come me, non avete letto il secondo capitolo comunque non preoccupatevi: Kammamuri, una volta al cospetto di Sandokan, gli racconta tutto quello accaduto in precedenza, così anche il lettore verrà messo al corrente della situazione, senza il rischio che si perda qualche passaggio significativo. C'è un po' la forzatura di questa parentela tra Marianna e Ada, anche se in effetti nel precedente volume era stato detto che quest'ultima era figlia di un ufficiale inglese, per cui la cosa della parentela anche se un po' forzata non è proprio irrealistica.
 
Sopra:
La copertina del terzo volume del ciclo malese ci fa vedere un'immagine che ritrae una barca in mare. Da notare i tanti piccoli dettagli dorati della copertina.
 
4) "Le due tigri" (1904): Nel 1857 Sandokan giunge in India alla guida dei suoi tigrotti, in soccorso dell'amico Tremal-Naik. Quest'ultimo è infatti rimasto di recente vedovo di Ada Corishant e sua figlia è stata rapita dai Thugs, comandati da Suyodhana (la Tigre dell'India), con l'intento di sacrificarla alla dea del male Kalì.
Grazie all'aiuto di Surama, una giovane baiadera indiana figlia del deposto rajah dell'Assam e fatta prigioniera dai Thugs, Sandokan e i compagni riescono a rapire il manti, sacerdote della dea Kalì, da cui scoprono che la setta di strangolatori è ancora stanziata sull'isola di Raimangal.
Ecco come è descritta Surama: "Era una bellissima giovane, alla pelle leggermente abbronzata, i lineamenti dolci e fini, con occhi nerissimi Eni capelli lunghi, intrecciati con fiori di mussenda e nastrini di seta azzurra. Uno splendido costume copriva il suo corpo sottile come un giunco, pur essendo squisitamente modellato, tutto di seta rosa, con guarnizioni di perle, e che finiva in un paio di calzoncini che scendevano fino alla noce dei piedi."
Il gruppo organizza così una spedizione nella giungla alla volta di Raimangal a cavallo di due elefanti. Il viaggio è però denso di imprevisti: un violento uragano, l'attacco di un rinoceronte, quello di due tigri, gli stessi Thugs che cercano di sabotare continuamente la spedizione.
Malgrado i contrattempi, Sandokan e i compagni, a cui si unisce anche l'ufficiale francese de Lusaac, giungono a Raimangal e manomettono l'impianto idrico, allagando i sotterranei della setta e distruggendola per sempre. 
Lo spietato Suyodhana, però, fugge con la piccola Darma a Delhi, città attanagliata dal dramma della rivolta dei Sepoy, sperando di poter trovare asilo fra i ribelli, ma nulla impedirà a Sandokan di affondare il suo pugnale nel ventre del nemico e di salvare Darma.  
Anche questa volta non manca l'avventura e una storia ricca di avvenimenti, che si apre con il decesso di Ada e con il rapimento della figlia avuta nel frattempo con Tremal-Naik. 
A differenza dei precedenti romanzi, dove il termine "tigri" andava ad indicare Sandoka assieme a tutti i suoi pirati,in questo vengono denominati col soprannome di "tigri" Sandokan, la "Tigre della Malesia" da un lato e, dall'altro, il suo antagonista capo dei Thugs, Suyodhana, denominato invece la "Tigre dell'India". Egli era apparso anche ne "I misteri della jungla nera", ma stavolta Salgari lo delinea meglio, conferendogli un maggiore spessore e rendendolo un personaggio di incredibile complessità, un degno avversario insomma per Sandokan, con cui non poteva mancare un duello finale uno contro uno.
 
Sopra: La copertina del quarto volume del ciclo malese, dallo sfondo rosso, mostra Sandokan (la "Tigre della Malesia") trionfante dopo aver ucciso Suyodhana (la "Tigre dell'India").
 
Secondo ciclo della jungla: come vedrete, rispetto alla fine del primo ciclo sono passati diversi anni, e i quattro co-protagonisti sono uniti assieme da battaglie comuni e non più occasionali, come avveniva inizialmente, dimostrando che il loro legame di amicizia e di fiducia si è ormai consolidato.
 
5) "Il re del mare" (1906): La storia è ambientata nel 1868, vale a dire undici anni dopo i fatti narrati nel romanzo "Le due tigri", infatti qui vediamo Darma essere ormai una ragazza, tanto che cattura l'attenzione del capitano Moreland, che in realtà ha molti anni più di lei. Ella viene descritta come: "Una bellissima fanciulla di forse quindici anni, dal corpo flessuoso come una palma, con lunghi capelli neri, un po' inanellati, la pelle del viso leggermente abbronzata e vellutata come quella delle donne indiane, ma assai più chiara, i lineamenti perfetti che sembravano più caucasici che indù, si era fermata dinanzi al portoghese fissandolo coi suoi occhi neri e scintillanti come carboni" .
Tremal-Naik, diventato proprietario terriero nella regione del Kabatuan, vede attaccare la propria piantagione dai dayaki ribelli. Viene catturato, assieme a sua figlia Darma, da un tale Sir James Moreland, conosciuto come Re del Mare per via della flotta di incrociatori che ha armato e messo a disposizione del Regno Unito, per collaborare allo sterminio dei pirati.
Allo stesso tempo, le flotte del rajah di Sarawak (nipote di James Brook) espugnano Mompracem e costringono Sandokan alla ritirata. A risolvere la situazione è il portoghese Yanez: andato in aiuto di Tremal-Naik con un drappello di pirati, scampa alla cattura e viene salvato da un potente incrociatore americano, il Nebraska, una corazzata rimasta senza proprietario dopo la morte dell'acquirente. Yanez coglie al volo l'occasione e la acquista, ribattezzandola proprio Re del Mare, potendo così cominciare la guerra navale contro l'Impero britannico. Anche questa volta è Yanez quindi a dare una svolta alla situazione trovando il modo di fornire aiuto e supporto ai compagni in difficoltà. 
La soluzione comunque è temporanea, come sanno bene sia Sandokan che Yanez, in quanto il bastimento è tanto grande quanto possente, ma consuma carbone a volontà e gli inglesi cercano in tutti i modi di impedire ai pirati di entrare nei porti per rifornirsi. Esaurito il carbone, il Re del Mare viene raggiunto e affondato da una squadriglia armata, guidata dal capitano Moreland. Costui rivela ai nostri eroi una notizia inaspettata e sorprendente, un vero colpo di scena che lo vede legato al capo dei Thug, Suyodhana, di cui Sandokan pensava di essersi sbarazzato definitivamente nel precedente capitolo.
Verso la fine del romanzo viene poi introdotto un nuovo personaggio che si fa soprannominare il Demonio della Guerra, cioè il dottor Paddy O'Brien di Filadelfia, che chiede a Yanez di poter venire con lui a bordo della nave per combattere gli inglesi, presentandosi niente di meno che come: "Un uomo che potrà causare danni immensi agli inglesi. Ecco perchè, signore, voi non rifiuterete d'imbarcarmi sulla vostra nave assieme ai miei bagagli. Vi renderò preziosi servigi, tali da far stupire e anche tremare il mondo!...". L'Uomo dice di essere in possesso di un dispositivo che permetterebbero di fare saltare in aria le navi avversarie. In effetti il dispositivo funziona, peccato che riesca a fare esplodere solo una nave inglese, prima che una granata esplosa sul ponte del Re del Mare lo uccida, distruggendo pure l'apparato. Devo dire che mi aspettavo qualcosa di più da questo personaggio, che viene eliminato poco dopo essere stato introdotto, senza aver combinato granché, dopo tutte le meraviglie che si era detto in grado di fare.
Se i precedenti capitoli si erano svolti principalmente via terra con questo si torna alla pura guerra navale, infatti la maggior parte della vicenda è ambientata appunto in mare sul ponte del Re del Mare. Una storia intrigante, in cui io ho trovato particolarmente carina la storia d'amore tra Darma e il capitano Moreland, nonostante la differenza d'età di almeno 10 o 15 anni, considerando che la ragazza è ancora molto giovane (non si parla di una una donna sulla ventina, ma più di una quindicenne).
 
Sopra: La copertina del quinto volume del ciclo malese riporta al centro il disegno di una donna su di uno sfondo marrone, condecori e dettagli dorati.
 
6) "Alla conquista di un impero" (1907): Durante la prima visita nel sultanato indiano dell'Assam, Yanez si era innamorato, ricambiato, della bella e nobile Surama e l'aveva sottratta ad un destino crudele: era stata venduta ai Thugs da Sindhia, un parente senza scrupoli che aveva usurpato il trono dell'Assam. Per restituirle il regno che le spetta di diritto, Sandokan, Tremal-Naik e Kammamuri si schierano a fianco del portoghese che escogita un piano infallibile per infiltrarsi nel palazzo del rajah.
All'oscuro dell'amico Sandokan, Yanez si introduce nelle stanze del primo ministro del rajah: dapprima, si finge un famoso milord inglese, poi lo rapisce, con l'intento di farsi dire da lui il luogo dov'è tenuta la pietra di Salagram, manufatto importantissimo per i fedeli indù; Yanez può dunque rubarla e presentarsi, ancora sotto mentite spoglie, dal rajah in persona, raccontando di averla recuperata. Sindhia ne è talmente felice da ammetterlo quale cacciatore di corte al suo palazzo e coprirlo di offerte di premi, che Yanez, da buon "inglese", rifiuta. Intanto, Sandokan, alla guida di un folto drappello di pirati del Borneo, è nascosto nella giungla, nei sotterranei di una pagoda, e non aspetta altro che il momento propizio per entrare in azione.
Ma i piani dei due eroi salgariani sono turbati dall'astutissimo consigliere di corte, il greco Teotokris, che intuisce che qualche pericoloso raggiro è in atto; così tenta prima di sbarazzarsi di Yanez, mandandolo a caccia della terribile tigre nera (che Yanez, abilmente, uccide), poi prova a corromperlo affinché lasci la corte, e infine lo sfida ad un duello da cui esce vivo per miracolo. Proseguendo così i suoi piani, Yanez arriva a far inscenare da una compagnia di attori un dramma che narra di un tiranno che, proprio come Sindhia, elimina tutti i suoi parenti per accaparrarsi la corona. La situazione, però, precipita e una serie di infausti avvenimenti conducono Yanez alla prigionia e Surama ad essere rapita da Teotokris.
Stavolta è infatti il greco Teotokris, astuto consigliere di corte, a costituire il principale nemico di Yanez e colui che, anticipando le sue mosse, gli mette i bastoni tra le ruote. Finora infatti Yanez era sempre riuscito a ingannare più o meno chiunque con i suoi travestimenti e i suoi personaggi, mentre stavolta non riesce a scalfire minimamente la diffidenza del consigliere, che gli darà parecchi grattacapi.

Sopra: La copertina del sesto libro del ciclo malese, dai colori più chiari e luminosi rispetto agli altri volumi, ci mostra al centro un'illustrazione che ritrae Surama, la bella sovrana innamorata di Yanez.

7) "Sandokan alla riscossa" (1907): A distanza di trent'anni dall'inizio della saga, dopo aver battuto tutti i suoi principali nemici, Sandokan è ora pronto a vendicare il più grave dei torti subiti: l'eccidio della sua famiglia ad opera degli invasori europei. I fatti risalgono a quando un ventenne Sandokan, principe di Kini Balù, aveva visto cadere dinanzi ai suoi occhi tutta la sua famiglia, sterminata dagli usurpatori inglesi, ai quali avrebbe da allora giurato odio eterno. La cosa si ricollega ai primo capitolo del primo libro, dove Sandokan spiegava la questione, che poi non è più stata tirata fuori, poiché nel frattempo lui e l'amico si sono tenuti impegnati con ben altre questioni riguardanti gli amici Tremal-Naik, Kammamuri e Surama.
Sandokan, accompagnato dal prode “fratello” Yanez, dai fedeli Tigrotti di Mompracem e dai negritos del valoroso amico Kammamuri, fa ritorno nelle fitte foreste del Borneo, deciso a liberare la sua gente dall’oppressore. Ma per riuscirci, dovrà schivare gli agguati dei tagliatori di teste e i tranelli dell’infido Teotokris e scacciare il rajah bianco che ha sterminato la sua famiglia e si è impossessato del trono con l’inganno.
Finalmente vediamo Sandokan reclamare il regno che gli spetta, e la cui perdita aveva dato inizio alla sua carriera nella pirateria. Questo è stato il primo romanzo di Sandokan che ho letto e a ripensarci trovo quasi sorprendente che il pirata ci abbia messo tanto tempo a ritornare nelle sue terre, anche se probabilmente ciò accade perchè presumibilmente Emilio Salgari non si era posto il problema di far tornare Sandokan sui suoi passi, provando a fargli riconquistare il regno perduto e vendicare, così, la sua famiglia. 
Come ho detto prima, nei precedenti romanzi infatti Sandokan non ha praticamente mai parlato dell'avvenimento, per cui qui Salgari rimedia parzialmente alla cosa, arricchendo il romanzo con dettagli importanti e drammatici sul personaggio, parlandoci ad esempio anche del padre di Sandokan, che finalmente ha un nome: Kaigadan.
Sembra in effetti che la spedizione avvenga solo perchè le foreste del Borneo sono diventate una possibile alternativa come casa per Sandokan, dopo che quest'ultimo ha perso l'isolotto di Mompracem. Ciò che però in realtà il pirata sembra desiderare veramente sembra essere infatti la riconquista di Mompracem, sentimento condiviso anche da Yanez. 
"Negli occhi nerissimi di Sandokan passò un lampo ardente.
- La mia Mompracem!... - disse poi con accento intraducibile. - Vi ho lasciato il cuore su quell'isola!...
Successe un breve silenzio: entrambi erano profondamente commossi. Fu Yanez che lo ruppe per primo: - Quando vorrai, io scenderò dall'India coi miei montanari, attraverserò l'oceano e aggiungeremo al tuo trono una perla di più. Vuoi, fratellino?
- Grazie, Yanez - rispose Sandokan con voce anche più alterata. - Voglio rivedere i luoghi dove ho amato la mia donna."
Qui avviene una piena maturazione del personaggio, che è molto più pacato e riflessivo rispetto a quello di cui ho letto nel primo volume. Come vi ho detto mi è capitato di leggere "Sandokan alla riscossa" prima di "Le tigri di Mompracem", che ho letto subito dopo, e vi posso dire di aver avvertito quasi un certo shock nel constatare le differenze tra i due diversi personaggi di Sandokan: quello del primo romanzo estremamente impulsivo, seppur coraggioso, mentre questo del settimo romanzo molto più ponderato e strategico, a volte quasi insofferente verso l'impresa che sta compiendo, che alla fine si rivela una sorta di avventuroso e imprevedibile viaggio attraverso la giungla.
Tra i vari romanzi di Sandokan questo è probabilmente quello in cui i nostri eroi si ritrovano ad affrontare, ed eliminare, il maggior numero di animali: alcuni gaviali (detto anche sauriani), un orang-outang, un bufalo, dei colubri, dei rinoceronti e una pantera.
Cosa che potrebbe non far piacere ad alcuni animalisti, però d'altra parte quando Salgari ha scritto i romanzi c'era un altro tipo di sensibilità nei confronti degli animali. Inoltre Sandokan uccide le bestie o per mangiare oppure per difendersi ed evitare di venire a sua volta ferito gravemente o ucciso.
Ho anche notato che questo è il libro in cui sono maggiormente assenti figurare femminili, in quanto praticamente non c'è ne sono, ad eccezione dell donne della tribù che abita nelle foreste del Borneo, che però non hanno rilevanza all'interno della trama.

Sopra: La copertina del settimo volume del ciclo malese (che conclude il secondo ciclo della giungla) mostra un'immagine che ritrae proprio Sandokan, abbigliato riccamente. Da notare anche qui i dettagli e le scritte dorate.

Secondo ciclo di Sandokan: 
 
8) "La riconquista di Mompracem" (1908): Sandokan e Yanez, ormai cinquantenni e un po' annoiati dalla vita da rajah, vogliono a tutti i costi riconquistare Mompracem che è però attualmente occupata dal Sultano di Varauni, Selim-Bargasci-Amparlang, posto da inglesi e olandesi a controllore dell'isola. Yanez, con le credenziali di un ambasciatore inglese, riesce a intrufolarsi a corte del potente, esibendo le credenziali di un ambasciatore inglese intercettato in mare. 
Qui Salgari ripropone uno schema e uno stratagemma già usato, se vi ricordate, in altri due suoi romanzi, facendo effettuare per l'ennesima volta un cambio di identità a Yanez, creando uno schema narrativo ormai diventato un po' un cliché.
Tuttavia, nonostante l'aiuto della bella e coraggiosa lady olandese Lucy Wan Harter (che ha a cuore le sorti di Sandokan e dei suoi amici), Yanez non riesce del tutto a convincere il sovrano, quindi è costretto a rapirlo e portarlo su uno dei suoi praho. Sandokan, intanto, ha condotto via terra i suoi tigrotti alle porte del regno di Varauni: presi tra due fuochi, gli uomini del sultano perdono la decisiva battaglia in mare.
A Sandokan e Yanez, però, non interessa la testa del sultano, né il suo regno, quindi lo costringono ad un armistizio che gli permetta di rientrare definitivamente in possesso del loro scoglio, per entrambi intriso di ricordi. 
La trama questa volta è molto più semplice rispetto agli altri romanzi, infatti anche il libro stesso risulta più corto, forse perchè esso risale a un periodo difficile per Salgari, tartassato dai debiti e dalle insistenti richieste degli editori.
In questo caso il personaggio maggiormente seguito nel romanzo non è neanche Sandokan, ma Yanez, che vediamo intento a cercare di ingannare il sultano (assumendo per l'ennesima volta un'altra identità), mentre Sandokan è lasciato in secondo piano mentre conduce via terra i suoi uomini, che comunque non vengono granché menzionati.
Da questo romanzo si nota che l'attenzione di Salgari non è più rivolta verso Sandokan, che ha ormai esaurito il suo arco narrativo e le sue possibilità di crescita, ma si è spostata decisamente verso il suo amico-fratello Yanez, che diventerà protagonista di altri tre romanzi.
 
 Sopra: La copertina dell'ottavo volume del ciclo malese, con dettagli e scritte dorate, ritrae Sandokan, sebbene il protagonista della maggior parte del romanzo sia Yanez.
 
9) "Il bramino dell'Assam" (1911): Romanzo che non ho letto e di cui vi riporto semplicemente la trama e che, come vi ho già anticipato, ha per protagonista Yanez, che nel frattempo ha avuto un figlio. Stavolta, fortunatamente, anche la moglie Surama è ancora viva, a differenza delle altre precedenti consorti di Sandokan e di Tremal-Naik, tolte di mezzo dall'autore abbastanza velocemente.
Questo romanzo, a differenza dei precedenti, non è un'opera a se stante, ma fa parte di una vera e propria saga, in cui è necessario leggere anche i due titoli successivi.
Nell'Assam, alla fine XIX secolo, il cinquantenne Yanez De Gomera, ex capo-pirateria dei tigrotti di Mompracem, è ormai da anni lo stimato rajah dello stato indiano dell'Assam, sul quale regna con la sua consorte Surama, ed è anche diventato padre del piccolo Soarez.
Nel giro di pochi giorni, tre ministri del regno muoiono avvelenati. Intuendo che si tratti di un evidente attentato alla stabilità del reame, Yanez, coadiuvato dal fedele Kammamuri e dall'altro ex capo-pirateria Tremal-Naik, riesce a comprendere che dietro la macchinazione c'è il deposto rajah Sindhia, evaso da una clinica di Calcutta, dove era stato ricoverato al termine del sesto romanzo. Dopo un rocambolesco inseguimento nell'impianto fognario della capitale del regno, Yanez mette le mani su uno dei capi della cospirazione, un paria che si fa passare per bramino. L'uomo rivela una straordinaria capacità ipnotica e soggioga con un semplice sguardo la volontà della rhani Surama, inducendola a compiere varie azioni criminose, la più pericolosa delle quali è l'incendio del palazzo reale.
Yanez, con l'aiuto di Kammamuri, di Tremal-Naik e dell'esperta guida Timul, ritrova e mette in salvo la principessa, la quale si era data alla fuga, e organizza la controffensiva. Al comando delle sue truppe di rajaputi, cinge d'assedio la pagoda di Kalikò, in cui si sarebbero nascosti i sommi vertici della cospirazione al potere regio.
 
 Sopra: La copertina sui toni del rosso e dell'oro, che incornicia il disegno centrale dove possiamo vedere il bramino.
 
10) "La caduta di un impero" (1911): Altro romanzo che non ho letto, seguito del precendente, e che vede come totale protagonista Yanez e in cui Sandokan non compare mai (motivo per cui avevo tralasciato la lettura di quest'opera andando direttamente a quella che conclude il ciclo.
Il libro riprende la trattazione dove s'era interrotta in quello precedente: Yanez De Gomera, il maharaja portoghese di Assam, ha sventato un tentativo di colpo di stato che ha messo a repentaglio la sua corona e, al comando dei suoi rajaputi, è appostato vicino alla pagoda di Kalikò. Ma mentre sta per farvi irruzione, convinto di trovarvi all'interno i congiurati, s'accorge di esser stato attirato in una trappola dai suoi rajaputi, corrotti a caro prezzo dai cospiratori, e il colpo di mano è soltanto all'inizio.
Rimasto senza guerrieri e con soli due dei suoi venti elefanti, non ha altra scelta che incaricare i fidi Kammamuri e Timul di prendere il primo treno per Calcutta, incaricandoli di avvisare Sandokan via telegramma del grave pericolo che incombe sull'Impero. Nonostante un terribile disastro ferroviario ordito ai danni dei due viaggiatori nel cuore della jungla, Kammamuri e Timul arrivano sani e salvi a Calcutta, riuscendo a contattare il capo pirateria. 
Kammamuri e Timul, portata a termine la missione, prendono il primo treno per Rangpur, città di frontiera dalla quale hanno in mente di tornare in Assam via terra, ma vengono trattenuti dalla polizia inglese, impegnata in un'indagine sulla morte di un passeggero del loro treno. Evasi dai loro arresti con una rocambolesca fuga, i due rientrano in Assam, ma si rendono subito conto che, in loro assenza, la situazione è precipitata: Sindhia, al comando di oltre ventimila uomini, è giunto alle porte della capitale Gauhati, lasciando dietro di sé fiumi di sangue e migliaia di civili in fuga. A questo punto, Yanez escogita un ultimo, disperato piano: dare alle fiamme la capitale, ormai ridotta a città fantasma, e aspettare l'arrivo delle truppe malesi di Sandokan, asserragliato nella cloaca cittadina.
 
  Sopra: La copertina ritrae Yanez, con le fiamme del suo impero che brucia alle sue spalle.

11) "La rivincita di Yanez" (1913): Rifugiatosi nelle immense fogne della città di Assam a capo di una ventina di uomini, Yanez attende con ansia l'arrivo del suo caro amico Sandokan, il quale arriva dalla Malesia con cento dayaki e malesi, tutti a cavallo, e cinque elefanti, su ognuno dei quali è posta una mitragliatrice. Seppur siano numericamente inferiori rispetto ai ventimila uomini del Rajah, questi ultimi sono solo banditi e bramini senza coraggio che fuggono alla prima scarica. La Tigre della Malesia giunge felicemente da Yanez, ma nelle cloache non c'è cibo per elefanti e cavalli, che iniziano a patire la fame. Nel frattempo tutti hanno conosciuto Wan Horn, un dottore olandese portato da Sandokan con lui, che libera i suoi microbi di colera nell'accampamento nemico. Yanez, Kammamuri e dodici sikkari partono per vedere se ci sono luoghi in cui sia possibile raccogliere piante senza essere scorti dai nemici, e riescono a trovare una fattoria ancora intera, risparmiata dal fuoco che ha distrutto tutta la capitale, e dove vi sono molte piante. Il piccolo drappello riesce a finire una prima raccolta, ma quando si accorge che i nemici stanno circondando la piccola magione, Yanez invia due uomini a chiamare la Tigre. Sandokan subito accorre, libera gli assediati e fugge su una collinetta insieme a Yanez. Da qui invia il Rajaputo e Kammamuri sulle montagne di Sadhja, per incitare i montanari a sbrigarsi e raggiungerli. I due partono, ma il viaggio è irto di ostacoli e pericoli: prima si scoprono inseguiti da una ventina di cavalieri nemici, poi vengono circondati da dei serpenti, poi devono sfuggire ad una nuvola di miasmi tossici sprigionati dai nemici ed elusi gli inseguitori, vengono scoperti da un rinoceronte e nella seguente fuga alla cieca finiscono in una trappola per animali. D'un tratto, il maharatto sente una carrozza arrivare e, intuendo che si tratta della posta indiana, spara un colpo di pistola fermando la carrozza, il cui conducente, per ringraziarli, li fa salire. 
La minuscola compagnia si rimette quindi in viaggio, ma viene sorpresa da due tigri, che sbranano il conducente, quindi Kammamuri ed il rajaputo fuggono sui cavalli e tornano indietro, tornati nella prateria, però, sono visti dai banditi nemici, quindi continuano la fuga ed arrivano in una pagoda, dove un vecchio guru, che un tempo aveva subito fisicamente le pazzie del Rajah, gli offre ospitalità. Purtroppo, però, i due vengono in seguito scoperti, presi e depredati dalle armi. Il Rajah, giunto per l'occasione, decide poi di farli legare ad un albero nella Jungla, in attesa che qualche tigre li sbrani...
Ultimo romanzo della saga dei Pirati della Malesia, in cui vediamo la figura di Kammamuri ormai affrancatosi dal suo padrone Tremal-Naik e divenuto un vero e proprio braccio destro del maharaja e un personaggio di spessore, che ha affrontato una sua crescita personale.
Infatti, se nei precedenti romanzi la figura di Sandokan era praticamente scomparsa, in questo viene messa in secondo piano perfino quella di Yanez, in quanto per la maggior parte del romanzo seguiamo le vicende di Kammamuri e del Rajaputo, inviati a chiedere aiuto ai montanari, che tra l'altro non riusciranno a raggiungere visto che durante il viaggio dovranno affrontare ogni sorta di insidia e di disgrazia, rivelandosi piuttosto sfortunati, cosa che non ho apprezzato particolarmente devo dire. Anche in questo caso, così come era accaduto nel settimo capitolo, la trama si riduce a un avventuroso viaggio, costellato da sfighe, attraverso la giungla.
Il romanzo conclude però definitivamente il ciclo di Sandokan e Yanez, i quali alla fine si salutano dicendosi addio e un po' ci dispiace, dopo tante avventure vissute assieme.

  Sopra: La copertina ritrae due uomini, che potrebbero essere Kammamuri e il Rajaputo, di cui uno in groppa ad un cammello, anche se nella trama non si parla mai di cammelli, ma solo di cavalli ed elefanti come cavalcature.
 
Un altro elemento di pregio di queste edizioni sono le illustrazioni che erano presenti anche nelle prime pubblicazioni di fine Ottocento e inizio Novecento. Come viene spiegato anche sul sito della RBA: "Per Emilio Salgari e gli editori che pubblicarono per primi i suoi romanzi, disegnare e illustrare le copertine era un’operazione fondamentale. In questa collezione ti proponiamo le edizioni originali con le immagini create dai più grandi illustratori dell'epoca come Alberto Della Valle, Pipein Gamba o Gennaro Amato."
Le immagini presenti in ogni romanzo sono in bianco e nero (altrimenti il prezzo dei volumi non si sarebbe mantenuto sotto i 10 euro), tuttavia sono illustrazioni ben fatte, che solitamente mirano a raggiungere un certo realismo. 
Le immagini sono tutte a pagina intera e ritraggono scene descritte nei testi, tanto che sotto ogni immagine viene riportato il pezzo di testo a cui il disegno è ispirato. Delle immagini si possono apprezzare la ricchezza dei dettagli e la minuziosità con cui sono riprodotti ambienti (in particolare giungle molto ricche di vegetazione) e animali, nonché anche l'abbigliamento dei personaggi, che rispecchia quello dei luoghi dove sono ambientate le vicende.
Tali disegni sono opera di diversi artisti, tra cui quelli che hanno illustrato i romanzi da me acquistati sono: C. Linzaghi, P. Gamba, Gennaro D'Amato,  Alberto Della Valle.
Diversi romanzi della saga de "I pirati della Malesia" sono quindi stati illustrati da un artista differente e questo rende interessante esplorare le varie illustrazioni per vedere come ogni disegnatore ha rappresentato e immaginato i vari personaggi e le diverse scene.
Sebbene le immagini siano tutte in bianco e nero è facile accorgersi che le illustrazioni non sono realizzate tutte dal medesimo artista, in quanto lo stile dei disegni ovviamente cambia, sebbene si possa dire che sia uno stile piuttosto dettagliato che in generale tende ad un certo realismo nella rappresentazione delle persone e delle scene. A differenza dello stile di alcune illustrazioni più moderne i personaggi non avranno mai un aspetto un po' caricaturale o stilizzato.
I disegni sono utili anche per visualizzare l'aspetto dei vari personaggi e a tale proposito devo dire che le donne sono ritratte sempre in modo molto grazioso, rendendole effettivamente belle da vedere ancora oggi, anche quando non si tratta di donne europee. Per quanto riguarda gli uomini dubito che, per come sono resi nelle illustrazioni, alcune ragazze o donne contemporanee li troverebbero ancora belli o attraenti (come invece darebbe ad intendere lo scrittore nei romanzi). Sandokan ancora ancora si salva con i suoi capelli lunghi e neri e perché tutto sommato sta bene con la barba, ma Yanez nella maggior parte dei casi non ha per niente un aspetto affascinante, troppo baffuto, così come la maggior parte degli uomini ritratti. D'altronde gli artisti devono rappresentare uomini di trenta o cinquant'anni, per cui è normale che li ritraggono con barba e baffi, spesso anche piuttosto folti (troppo per i miei gusti).

 
Sopra: Due illustrazioni di Linzaghi tratte dal primo romanzo, di cui quella a destra ritrae Sandokan mentre sta discutendo con yanez, mentre quella a destra ritrae Marianna.


   
Sopra: A sinistra un'illustrazione di Gamba che ritrae proprio Sandokan dal terzo romanzo. A destra quella di della Valle, tratta dal quinto, in cui vediamo Surama e Darma a bordo del Re del Mare.

  
Sopra:  Un'illustrazione realizzata da Della Valle per vari romanzi del ciclo malese. In quella in alto a sinistra, dal sesto romanzo, vediamo in particolare Sandokan, Yanez e Tremal-Naik tutti assieme.

     

 
 Sopra: Alcune illustrazioni di cui quelle più in alto realizzate da D'Amato per il romanzo di "Sandokan alla riscossa" . In basso due illustrazioni di Della Valle, di cui quella a sinistra tratta da "La riconquista del Mompracem" mentre quella destra, che mostra Kammamuri affrontare un coccodrillo assistito da Timul, da "La rivincita di Yanez"
 
Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

Nessun commento:

Posta un commento