lunedì 4 marzo 2024

Fiabe fantastiche: Le novelle della nonna di Emma Perodi

Oggi vi parlerò di una raccolta di fiabe/novelle italiane opera di un'autrice italiana: Emma Perodi (1850-1918), una giornalista e scrittrice italiana, autrice soprattutto di letteratura per l'infanzia.
Dal 1881 fu collaboratrice e poi direttrice del "Giornale per bambini", che si pubblicava a Roma, tuttavia la sua opera principale fu "Le novelle della nonna", una raccolta di racconti fantastici ambientati nel Casentino, pubblicata tra il 1892 e il 1893. L'edizione che vi propongo oggi è quella della Einaudi che si intitola: "Fiabe fantastiche: Le novelle della nonna" di Emma Perodi .

 
Sopra: Le copertine di due diverse edizioni. Quella a sinistra è l'immagine del confanetto che conteneva il libro in copertina rigida con segnalibro del 1974, mentre a destra l'edizione più economica e recente del 1993.

L'opera è divisa in quattro parti ed è preceduta da un saggio introduttiva di Antonio Faeti, il quale spiega: "Che cosa veramente siano le Novelle della nonna, quale ruolo abbiano rivestito nella contemporanea e consimile produzione italiana, può forse veramente dirsi solo mentre si cerca di individuare il processo che portò alla loro elaborazione. Nella ipotetica ricostruzione della genesi delle Novelle è contenuto anche il probabile conseguimento di una loro reale comprensione, destinata, malgrado, ogni sforzo a rimanere sempre parziale." Intanto, i racconti della Perodi sono opera di una "officina letteraria", essi infatti non possono essere paragonati con le raccolte dei folkloristi, in quanto esse "non sono certamente frutto di ricerche folkloristiche scientificamente attuate". Appartengono piuttosto alla generazione successiva" "La Perodi avverte, forse inconsapevolmente, che il patrimonio delle novelle autenticamente trascritte, stenografate, annotate, corredate da completi riscontri, è già in qualche modo posto al sicuro, ben sistemato e protetto dai suoi primi, illustrati esploratori." Si può quindi passare ai "prodotti di derivazione, alle libere manipolazioni". I racconti della Perodi quindi derivano da fiabe popolari, ma sono stati rimaneggiati dall'autrice, tanto che lei stessa si inventerà una novellatrice per questi suoi racconti: una certa Regina Marcucci, da Farneta, "letterariamente fornita di tutte le caratteristiche cui, di sfuggita, in nota, frettolosamente, accennavano i folkloristi quando dovevano scientificamente documentare la provenienza del loro materiale."
Nel titolo di questo testo i racconti sono definiti "fiabe" ma, come spiega Faeti, esse "chiedono forse altri tipi di definizione", un sottotitolo adeguato potrebbe essere "romanzo nero, d'ambiente appenninico, in quarantacinque episodi, con alcuni necessari intermezzi di tono più lieve e una storia collaterale a puntate". In effetti tali storie, sebbene destinate ai bambini, contengono temi inquietanti, goticheggianti, quasi horror, che sono apprezzabili appieno da lettori maturi.
Tutte le fiabe fantastiche che la nonna racconta nei vari capitoli sono ambientate nel Casentino e si denota il rapporto non certo amichevole che questa popolazione ha con Firenze.
Il quadro narrativo si basa sulla storia della famiglia Marcucci, famiglia contadina con struttura patriarcale che abitava in un podere del Casentino. Come d'abitudine, ogni domenica sera d'inverno, i familiari si radunavano davanti al focolare e la Nonna Regina raccontava ai nipoti, ai figli e alle nuore le vicende che, come tradizione, erano a quell'epoca quasi tutte a sfondo religioso e nelle quali angeli e santi erano sempre pronti a difendere il malcapitato dal diavolo di turno. Molte storie vedono come protagonisti frati (o altre figure religiose come la Madonna, santi e sante) contrapporsi a diavoli.
Come scritto anche nell'introduzione da Faeti: "Anche ad un esame frettoloso, ad un primo contatto, il libro della Perodi si rivela so rivela densamente popolato di venerabili figure già salita alla gloria degli altari, di spiriti nobilissimi circonfusi, benché viventi, di un'aura paradisiaca, di penitenti, di badesse, di frati e di conversi. San Barnaba, san Rocco, san Donato, san Romano percorrono, in piena naturalezza, il Casentino. San Francesco, che da vivo soggiornò in quei luoghi, non esita a ritornarvi quando intende aiutare qualche infelice. Ma anche superiori entità celesti scendono a visitare il miracoloso territorio, come san Giuseppe [...]. Lo stesso Gesù non manca di assumere, in prima persona, la difesa di un buon numero di anime, già dannate [...]. Le vite dei santi, infatti, sono il pretesto unificante di innumerevoli leggende."
Non mancano però anche altri elementi soprannaturali a volte anche un po' macabri: come scheletri che risorgono dalle tombe per vendicarsi della propria fidanzata e trascinarla con loro nella tomba, fantasmi che ritornano durante la festa dei morti per cercare di redimere un loro parente ancora in vita, scheletri che risorgono dal campo di battaglia per implorare il malcapitato che passa di là di riunire e seppellire le loro ossa, lupi mannari, bambini con due teste, monaci che mangiano la zuppa in un teschio, un uomo che si trasforma in un cero vivente, ecc...
Ogni storia inizia raccontando prima e dopo una qualche vicenda che accade alla famiglia Marcucci, roba che solitamente riguarda qualche fidanzamento o proposte di matrimonio di qualche membro della famiglia, oppure proposte di lavoro per i figli e nuove mansioni da intraprendere, oppure ospiti in visita. L'ultimo capitolo è proprio dedicato a raccontare cosa ne è stato di questa famiglia (che, ricordiamolo, in realtà è completamente frutto dell'invenzione della Parodi).

Sopra: Queste pagine sono tratte dal racconto "La calza della Befana", dove si vede a destra un'illustrazione che mostra mastro Bertino mentre segue la Befana attraverso un bosco.
 
Tale volume è corredato dalle incisioni di Giuseppe Piattoli (1748-1834), che fu un pittore e incisore italiano attivo soprattutto a Firenze. Tre sue tele del 1778 si trovano nella chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi a Firenze.
In questa edizione sono contenuti ben 44 disegni in bianco e nero di Piattoli, un numero abbastanza buono, anche considerando che il volume ha più di 600 pagine. Le immagini ritraggono scene descritte nelle varie storie, e sotto ogni immagine è presente una frase ripresa proprio dai testi, per far comprendere al lettore su quale scena di preciso è basata la rappresentazione.
Le incisioni sono molto dettagliate e ritraggono scene con parecchie elementi, che quindi risultano sempre piuttosto piene, con personaggi e ambienti ritratto in modo realistico e accurato: ogni persona è accuratamente abbigliata con i vestiti dell'epoca e della propria classe sociale, e le ambientazioni possono ritrarre intricati boschi pieni di alberi e cespugli, lussuosi palazzi, sprazzi di borghi e città ecc..

 

 
Sopra: Alcune incisioni tratte da alcuni racconti del libro: in alto a sinistra ne abbiamo una proveniente da "Monna Bice e i tre figli storpi", a destra una da "Il berretto della saggezza", in basso a sinistra "Il fortunato Ubaldo" e quella a destra è tratta da "Lo stemma sanguinoso".

"Fiabe fantastiche: Le novelle della nonna" di Emma Perodi è un'interessante raccolta di storie passate, ricche di atmosfera e spesso contenenti elementi soprannaturali e religiosi come diavoli, madonne e defunti. 
In realtà ho cercato questo volume perché in passato mi era capitato di trovare in libreria e di leggere "Storie fantastiche di paura" a cura di Stefano de Martin, una raccolta di storie basate proprio su alcuni racconti della Perodi, che in quel caso erano stati riscritti da Enzo Fileno Carabba, Anna Maria Falchi e Marco Vichi.
È stato interessante poter scovare e confrontare le storie originarie da cui sono state tratte quei racconti, che possedevano un loro fascino a volte anche un po' macabro, in effetti nei racconti rivisitati mi pare che sino stati accentuati i tratti più macabri, e anche quelli più maliziosi. Le storie della Perodi su cui sono state basate quelle della raccolta a cura di de Martin sono: "La calza della Befana" (su cui si basa il racconto intitolato "La befana carnivora"), "Il diavolo che si fece frate", "L'ombra del Sire di Narbona" (titolo omonimo), "Il barbagianni del diavolo" (su cui si basa il racconto "Il barbagianni e il diavolo"), "Il ragazzo con due teste" ( su cui si basa "Un genitore ambizioso"), "L'incantatrice" (su cui è basato "Una maga del piacere"), "Il lupo mannaro", "La fidanzata dello scheletro" (titoli omonimi).
Come detto anche nell'introduzione, in alcune di queste storie, come anche altre della raccolta, si vede il Diavolo in azione, talvolta accompagnato anche da altre figure invece religiose, in particolare viene solitamente menzionata la Madonna, ma non mancano anche santi, sante, frati, suore e badesse. In effetti in molte storie è presente il provvidenziale intervento di qualche personaggio della religione per risolvere qualche ingiustizia o avversità.
Anche la morte e la violenza sono elementi molto presenti in queste storie e in molte di quelle della Perodi. Le troviamo ad esempio in "Il teschio di Amalziabene", in cui il frate Amalziabene viene fatto ammalare e morire, dopodiché il suo teschio viene usato pure come scodella; in "Il morto resuscitato", dove ser Grifo muore, apparentemente, in seguito ad uno scherzo organizzato da alcuni parenti e poco tempo dopo muore anche la signora Margherita, dama del castello; in "La calza della Befana" tutte le vecchie della storia sono arse vive per stregoneria; in "La fidanzata dello scheletro" un fidanzato defunto trascina con lui nella tomba la sua promessa sposa; in "La morte di messer Cione" messer Cione incontra proprio la morte, mentre guida un carro, e che gli dice di essere venuta per per prendere ser Cione; in "L'impiccato vivo" Fazio, un ragazzino rimasto orfano, sta per venire impiccato con delle false accuse; in "Lo stemma sanguinoso" un uomo porta sul petto uno stemma a forma di croce che la notte manda fiamme vive, a testimoniare il tradimento compiuto nei confronti del fratello, che ha causato la morte della sua sposa;  in "La matrigna di Lavella" madonna Chiarezza cerca di uccidere la figliastra, Lavella, prima col veleno e poi col fuoco, in "Il cero umano" un uomo uccide i propri figli con un incendio e viene trasformato in un cero umano per punizione....
Le storie sono comunque piuttosto affascinanti, dal sapore antico e fiabesco, mentre narrano spesso incredibili vicende.
Nei racconti troviamo uomini e donne intraprendenti, in quanto c'è più di qualche storia che vede come protagoniste donne volenterose e coraggiose, ma al contempo nobili d'animo, pronte a tutto pur di salvare qualcuno che amano o compiere un'impresa. Ad esempio in "L'incantatrice" è Santina ad andare in soccorso del fidanzato partito per cercar fortuna e salvarlo dall'incantatrice; in "Il lupo mannaro" è Teresina a salvare e accudire un signore che ella ha trovato svenuto nel bosco; in "L'ombra del Sire di Narbona" è infine la moglie del conte Selvatico a salvare quest'ultimo dalla persecuzione del fantasma del Sire di Narbona, rintracciando tutte le sue ossa e seppellendole...
Non mancano comunque anche esempi di personaggi semplicemente pii e buoni, che si salvano principalmente grazie all'intervento divino, come Lavella in "La matrigna di Lavella", Buona in "La pastorella di Pian del Prete", o Fazio in "L'impiccato vivo"...
Un altra cosa interessante è che diversi racconti hanno come protagonisti persone brutte d'aspetto, le quali però si dimostrano comunque nobili d'animo. Diciamo che quindi a volte viene meno l'associazione "bello uguale buono e brutto uguale cattivo", tipica invece delle fiabe tradizionali, sebbene in altri casi ci siano invece persone brutte (soprattutto vecchie) che sono effettivamente cattive. Altro elemento che differenza queste storie dalle fiabe classiche è il fatto che sono citati con precisione i nomi dei personaggi (si cita spesso persino Dante Alighieri) e anche i luoghi dove si svolgono le vicende.
Anche la storia che funge da cornice narrativa è piuttosto interessante, in quanto pian piano il lettore imparerà a conoscere i vari membri della famiglia della narratrice, appassionandosi un po' anche alle loro vicende. Con essi si fa proprio un tuffo nel passato, ai tempi dei nostri nonni e bisnonni, sentendo parlare di doti, proposte di matrimonio, bambini e bambine che a 10 anni (qualcuno anche di meno e qualcun'altra di più) vengono mandati a lavorare, talvolta anche lontano dalla famiglia, e i genitori sono contenti perché così potranno contribuire in casa o, almeno, ci saranno meno bocche da sfamare in famiglia. Viene ad esempio detto in un capitolo: "L'ispettore di Camaldoli [...] aveva detto a Maso che gli occorreva un ragazzetto svelto per accudire al vivaio delle piante boscherecce che aveva su, vicino alla sua casa; e Maso, senza tante esitazioni, gli aveva parlato di Tonio, il secondo dei suoi figliuoli, che aveva fatto a quarta elementare e mostrava buone attitudini per divenire un eccellente alunno forestale. [...] Era una bocca in meno al.podere.e.un pane assicurato per la.vita, e Maso fu oltremodo contendo dell'offerta. Così già tre dei suoi figli erano sistemati, e il peso della famiglia incominciava a scemare."
Un bel volume corposo, ricco di belle storie affascinanti che meritano di essere riscoperte, che potremmo definire delle fiabe d'autore (o d'autrice in questo caso), con elementi religiosi e soprannaturali, talvolta anche un po' macabri, adatti a partire dai 9/10 anni in su.

Questo libro è stato pubblicato nel 1974 e poi riedito nel 1993 dalle Edizioni Einaudi, ha 610 pagine, una copertina flessibile, misura 19,3 cm d'altezza e 12 cm di lunghezza e costava 18500 Lire.

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