"Lo Hobbit: un viaggio inaspettato" di J.R.R Tolkien, pubblicato per la prima volta nel 1937, esso è per i lettori
di tutto il mondo il primo capitolo del Signore degli Anelli, uno dei
massimi cicli narrativi del XX secolo. Questa è un'edizione tradotta da Caterina Ciuferri, con le splendide illustrazioni, sia a colori che in bianco e nero, di Alan Lee.
Sopra: Sulla copertine c'è una delle illustrazioni di Lee, che rappresenta Smaug mentre dorme sul suo tesoro, presente anche all'interno nel libro.
"In un buco nella terra viveva uno hobbit. Non era un buco brutto, sudicio e umido, pieno di vermi e intriso di puzza, e nemmeno un buco spoglio, arido e secco, senza niente su cui sedersi né da mangiare: era un buco-hobbit, vale a dire comodo."
Questo è l'incipit del romanzo, uno degli incipit più iconici nel mondo della letteratura, e che presenta al lettore la casa di un hobbit, che sono appunto case costruite sotto terra, dentro alle colline. Per quanto riguarda invece a cosa sono gli hobbit e a come sono fatti, l'autore li descrive così: "Gli hobbit sono (o erano) gente piccola, alta circa la metà di noi, e più bassa dei barbuti nani. Gli hobbit non hanno barba. In lor c'è poco o niente di magico, a parte quella magia di tipo comune e quotidiano che li aiuta a sparire silenziosi e rapidi quando persone ingombranti e stupide come me e voi gli capitano intorno, con un rumore da elefante che essi sono in grado di sentire a un miglio di distanza. Tendono a metter su un po' di pancia; vestono di colori vivaci (soprattutto verde e giallo); non portavano scarpe, perchè i loro piedi sviluppano piante naturalmente coriacee nonché una fitta e calda peluria costanza simile alla roba che hanno in testa (che è riccioluta); hanno lunghe dita abili e scure, facce gioviali, e le loro risate sono profonde e pastose (soprattutto dopo il pranzo, che consumano due volte al giorno, quando ci riescono)."
Protagonisti della vicenda sono, per l'appunto, gli hobbit,
piccoli esseri "dolci come il miele e resistenti come le radici di
alberi secolari", che vivono con semplicità e saggezza in un idillico
scenario di campagna: la Contea. La placida esistenza degli hobbit viene
turbata quando il mago Gandalf e tredici nani si presentano alla porta
dell'ignaro Bilbo Baggins e lo trascinano in una pericolosa avventura in quanto gli affidano l'incarico di scassinatore, per poter entrare all'interno della montagna dove risiede il drago Smaug.
Lo scopo della missione infatti è proprio la riconquista di un leggendario tesoro, custodito da Smaug,
un grande e temibile drago.
Bilbo, riluttante, si imbarca nell'impresa,
inconsapevole che lungo il cammino s'imbatterà in tante incredibili creature, tra cui gli elfi e anche in uno strano essere di
nome Gollum e il suo anello magico.

Sopra: Le pagine del primo capitolo che mostrano, tra l'altro, l'arrivo dei nani e di Gandalf a casa di Bilbo Baggins.
Questa edizione vede la nuova traduzione della Società Tolkieniana Italiana e le splendide illustrazioni di Alan Lee, che sono di diverso tipo e piuttosto numerose all'interno dell'opera.
I disegni di Lee possono essere a colori o in bianco e nero; le prime sono immagini a tutta pagina, che rappresentano scene della storia (ad esempio l'arrivo dei nani, questi e Gandalf che consultano una mappa, Bilbo che risolve indovinelli con Gollum...) complete di personaggi e sfondi. Le tinte utilizzate da Lee non sono molto brillanti o accese, sebbene possano essere intense in alcuni punti, inoltre l'artista tendenzialmente predilige le terre (quindi colori come il marrone, il verde o il giallo, oppure il grigio) rispetto ad altre tinte più sgargianti come il rosso o l'arancione, anche se ogni tanto compare qualche tocco di blu o azzurro.
Le illustrazioni in bianco e nero sono quelle più numerose in quanto poste all'inizio di ogni capitolo e anche dentro, assieme ai testi. In questo caso si tratta di disegni non più a pagina intera ma più piccoli, che anche in questo caso rappresentano scene descritte nei testi, oppure paesaggi o personaggi (senza sfondi).
Sia queste illustrazioni che quelle a colori sono molto dettagliate e curate, ricche di particolari, con un aspetto realistico ma anche poetico e delicato, adatto alla natura fantastica della storia. Queste immagini, oltre ad arricchire ed abbellire i testi, possono essere utili ai lettori per vedere e comprendere meglio l'aspetto di alcuni personaggi, nonché gli ambienti in cui le vicende si svolgono.






Sopra: In alto alcune pagine con illustrazioni a colori, mentre successivamente potete vedere diverse pagine con disegni in bianco e nero, alcune poste all'inizio o alla fine dei capitoli, ed altre in mezzo ad essi (come il disegno che rappresenta Gollum, in basso a destra).
"Lo Hobbit: un viaggio inaspettato" di J.R.R Tolkien è un libro molto famoso in quanto prequel della ancor più famosa trilogia "Il Signore degli anelli", resa ancor più conosciuta grazie ai film di Jackson, usciti tra il 2001 e il 2003, a cui si aggiunse, nel 2012, una trilogia di film dedicati anche a "Lo Hobbit".
Dopo aver acquistato "L'atlante di Tolkien" mi era venuta voglia di iniziare ad approcciarmi anche ai libri, ed avendo un'amica che aveva iniziato a leggere proprio "Lo hobbit" mi è venuta voglia di iniziarlo anch'io.
Protagonista della vicenda è Bilbo Baggins, che molti conosceranno per essere lo zio di Frodo Baggins, il futuro portatore dell'anello nella trilogia principale. Bilbo è uno di quei personaggi che l'autore ha la capacità di renderti subito simpatico, in parte per il suo aspetto particolare, essendo un hobbit: molto minuto, ma non muscoloso e irsuto come quello dei nani (il che te lo fa associare più a un bambino essendo piccolo e privo di barba), con dei grandi piedi pelosi. Bilbo poi ha un carattere riservato, ma affabile e gentile, molto educato, anche se un po' pauroso e non esattamente amante delle avventure; anche se in esso nasconde una parte, derivatagli dalla sua parentela con i Tuc, che in effetti lo fa sentire attratto dalle novità. Come spiega infatti l'autore riguardo ai Tuc: "Si diceva spesso (in altre famiglie) che in tempi remoti uno degli antenati dei Tuc dovesse aver preso in moglie una fata. Ovviamente era un'idea assurda, ma c'era nondimeno qualcosa di non del tutto hobbit in loro, e di tanto in tanto qualche membro del clan Tuc si metteva in cammino e andava a caccia di avventure. [...] Fu allora che il signor Baggins abbassò la maniglia ed entrò. Il suo lato Tuc aveva vinto. All'improvviso si rese conte che avrebbe volentieri rinunciato al letto e alla prima colazione pur di essere considerato feroce."
La cosa che mi ha subito colpito comunque è il tono divertente e, direi, scanzonato con cui l'autore scrive, uno stile di scrittura che ti fa subito entrare nella storia e coinvolgere anche per le piccole cose, che ti fa affrontare la vicenda con un sorriso sul volto. Sorriso che non abbandonerà il lettore nemmeno nei momenti, che non mancheranno, più avventurosi o in cui il pericolo diventerà più palpabile: come quando Bilbo e i nani vengono catturati dai troll, rischiando di venire arrostiti, oppure catturati dagli orchi, con Bilbo che si imbatte nello strano e sventurato Gollum, con cui intraprenderà una divertente (per noi lettori, non certo per Bilbo) sfida a indovinelli.
Per gran parte del viaggio comunque il nostro Bilbo si dimostrerà un po' imbranato, sicuramente il meno forte tra i suoi compagni di viaggio, sebbene alcune sue qualità hobbit si riveleranno molto utili, sia a lui che ai compagni, come la sua capacità di muoversi in modo molto silenzioso, ed essendo piccolo, ancora più piccolo dei nani, di passare inosservato. Queste capacità gli permetteranno ad esempio di svegliare Gandalf prima dell'attacco degli orchi (così poi lui salverà anche i nani) e di fuggire dalle grinfie di Gollum e degli orchi, nonché dalle loro insidiose e labirintiche caverne sotterranee.
Se il protagonista, e Gandalf, appaiono fin da subito ben caratterizzati non posso tuttavia dire lo stesso per tutti e tredici i nani, che l'autore non dimentica mai di menzionare tutti durante il viaggio, ma raramente qualcuno spicca o emerge dagli altri per la sua personalità, magari ogni tanto qualcuno dimostra una qualche abilità particolare (tipo accendere il fuoco o fare la guardia), ma sembrano essere considerati più come un gruppo che non nella loro individualità.
Perfino Thorin, che è il capo, non è che spicchi più di tanto; in questo caso il film ha fatto un buon lavoro nel metterlo in risalto fin da subito e nell'esplorare anche il suo rapporto con Bilbo, rapporto che nel libro è praticamente insistente. Pensate che i due si rivolgono addirittura molto raramente la parola, in quanto quando si parlano lo fanno di solito a tutto il gruppo, e l'unico dialogo che hanno loro due da soli (quando Thorin si trova nelle prigioni degli elfi silvani) viene solo menzionato ma non riportato dall'autore. Diciamo che, almeno procedendo nell'avventura, soprattutto quando Gandalf non sarà più insieme ai nani, la reputazione di Bilbo tra questi ultimi aumenterà notevolmente, visto che lui li salverà almeno tre volte da brutte situazioni, e questi cominceranno a tenerlo maggiormente in considerazione e ad avere fiducia in lui.
Il libro contiene comunque una storia molto avventurosa, il classico viaggio irto di ogni genere di pericoli per arrivare a compiere un'importante missione ... e che missione! Un drago enorme e pericoloso da sconfiggere, per vendicare i propri parenti uccisi e rivendicare un enorme tesoro, sono già di per sé delle motivazioni che attirerebbero l'interesse di chiunque. Se poi condite il tutto con un viaggio ricco di pericoli come goblin, orchi, lupi giganti, elfi (alcuni buoni ed altri ostili), indovinelli, canzoni e anelli magici, nonché un protagonista estremamente piacevole, piccolo, simpatico ma determinato, e una scrittura leggera e divertente, il gioco è fatto: avete un libro che sicuramente merita di essere letto.
Consiglierei tale lettura non solo agli adulti, ma secondo me può essere adatta anche per bambini a partire dai 9/10 anni se forti lettori, oppure come lettura condivisa. Come dicevo prima infatti, un viaggio pieno di pericoli per andare a sconfiggere un drago e conquistare un enorme tesoro è un'idea che può piacere a molti, anche (e soprattutto) a dei bambini. La lettura infatti, come dicevo anche prima, è molto coinvolgente, anche per la scrittura di Tolkien che, nonostante l'età del libro, non è affatto datata, ma che anzi risulta tuttora molto coinvolgente, anche grazie al fatto che l'autore si rivolge spesso ai lettori, come se stesse parlando con loro.
Ne risulta una lettura scorrevole, intrigante, coinvolgente e appassionate, ricca di avventura, ideale poi per chi ama le classiche ambientazioni fantasy con maghi, nani, elfi, draghi, ecc... con l'aggiunta di un piccolo hobbit.
Questo libro è stato pubblicato originariamente in inglese nel 1937 col titolo "The Hobbit or there and back again" dalla HarperCollins Publishers ed è stato poi edito in italiano nel 2003 dalla Bompiani, anche se questa edizione illustrata da Lee è del 2012.
L'opera ha 432 pagine, una copertina flessibile, misura 22,2 cm
d'altezza e 14 cm di lunghezza e costa 15,00 euro.
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