lunedì 14 aprile 2025

LO HOBBIT: un viaggio inaspettato di J.R.R Tolkien e Alan Lee

"Lo Hobbit: un viaggio inaspettato" di J.R.R Tolkien, pubblicato per la prima volta nel 1937, esso è per i lettori di tutto il mondo il primo capitolo del Signore degli Anelli, uno dei massimi cicli narrativi del XX secolo. Questa è un'edizione tradotta da Caterina Ciuferri, con le splendide illustrazioni, sia a colori che in bianco e nero, di Alan Lee. 

Sopra: Sulla copertine c'è una delle illustrazioni di Lee, che rappresenta Smaug mentre dorme sul suo tesoro, presente anche all'interno nel libro.
 
"In un buco nella terra viveva uno hobbit. Non era un buco brutto, sudicio e umido, pieno di vermi e intriso di puzza, e nemmeno un buco spoglio, arido e secco, senza niente su cui sedersi né da mangiare: era un buco-hobbit, vale a dire comodo."
Questo è l'incipit del romanzo, uno degli incipit più iconici nel mondo della letteratura, e che presenta al lettore la casa di un hobbit, che sono appunto case costruite sotto terra, dentro alle colline. Per quanto riguarda invece a cosa sono gli hobbit e a come sono fatti, l'autore li descrive così: "Gli hobbit sono (o erano) gente piccola, alta circa la metà di noi, e più bassa dei barbuti nani. Gli hobbit non hanno barba. In lor c'è poco o niente di magico, a parte quella magia di tipo comune e quotidiano che li aiuta a sparire silenziosi e rapidi quando persone ingombranti e stupide come me e voi gli capitano intorno, con un rumore da elefante che essi sono in grado di sentire a un miglio di distanza. Tendono a metter su un po' di pancia; vestono di colori vivaci (soprattutto verde e giallo); non portavano scarpe, perchè i loro piedi sviluppano piante naturalmente coriacee nonché una fitta e calda peluria costanza simile alla roba che hanno in testa (che è riccioluta); hanno lunghe dita abili e scure, facce gioviali, e le loro risate sono profonde e pastose (soprattutto dopo il pranzo, che consumano due volte al giorno, quando ci riescono)."
Protagonisti della vicenda sono, per l'appunto, gli hobbit, piccoli esseri "dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari", che vivono con semplicità e saggezza in un idillico scenario di campagna: la Contea. La placida esistenza degli hobbit viene turbata quando il mago Gandalf e tredici nani si presentano alla porta dell'ignaro Bilbo Baggins e lo trascinano in una pericolosa avventura in quanto gli affidano l'incarico di scassinatore, per poter entrare all'interno della montagna dove risiede il drago Smaug. Lo scopo della missione infatti è proprio la riconquista di un leggendario tesoro, custodito da Smaug, un grande e temibile drago. 
Bilbo, riluttante, si imbarca nell'impresa, inconsapevole che lungo il cammino s'imbatterà in tante incredibili creature, tra cui gli elfi e anche in uno strano essere di nome Gollum e il suo anello magico.
 
Sopra: Le pagine del primo capitolo che mostrano, tra l'altro, l'arrivo dei nani e di Gandalf a casa di Bilbo Baggins.

Questa edizione vede la nuova traduzione della Società Tolkieniana Italiana e le splendide illustrazioni di Alan Lee, che sono di diverso tipo e piuttosto numerose all'interno dell'opera.
I disegni di Lee possono essere a colori o in bianco e nero; le prime sono immagini a tutta pagina, che rappresentano scene della storia (ad esempio l'arrivo dei nani, questi e Gandalf che consultano una mappa, Bilbo che risolve indovinelli con Gollum...) complete di personaggi e sfondi. Le tinte utilizzate da Lee non sono molto brillanti o accese, sebbene possano essere intense in alcuni punti, inoltre l'artista tendenzialmente predilige le terre (quindi colori come il marrone, il verde o il giallo, oppure il grigio) rispetto ad altre tinte più sgargianti come il rosso o l'arancione, anche se ogni tanto compare qualche tocco di blu o azzurro.
Le illustrazioni in bianco e nero sono quelle più numerose in quanto poste all'inizio di ogni capitolo e anche dentro, assieme ai testi. In questo caso si tratta di disegni non più a pagina intera ma più piccoli, che anche in questo caso rappresentano scene descritte nei testi, oppure paesaggi o personaggi (senza sfondi).
Sia queste illustrazioni che quelle a colori sono molto dettagliate e curate, ricche di particolari, con un aspetto realistico ma anche poetico e delicato, adatto alla natura fantastica della storia. Queste immagini, oltre ad arricchire ed abbellire i testi, possono essere utili ai lettori per vedere e comprendere meglio l'aspetto di alcuni personaggi, nonché gli ambienti in cui le vicende si svolgono.
 
 
 
 
 
 
 Sopra: In alto alcune pagine con illustrazioni a colori, mentre successivamente potete vedere diverse pagine con disegni in bianco e nero, alcune poste all'inizio o alla fine dei capitoli, ed altre in mezzo ad essi (come il disegno che rappresenta Gollum, in basso a destra).
 
"Lo Hobbit: un viaggio inaspettato" di J.R.R Tolkien è un libro molto famoso in quanto prequel della ancor più famosa trilogia "Il Signore degli anelli", resa ancor più conosciuta grazie ai film di Jackson, usciti tra il 2001 e il 2003, a cui si aggiunse, nel 2012, una trilogia di film dedicati anche a "Lo Hobbit".
Dopo aver acquistato "L'atlante di Tolkien" mi era venuta voglia di iniziare ad approcciarmi anche ai libri, ed avendo un'amica che aveva iniziato a leggere proprio "Lo hobbit" mi è venuta voglia di iniziarlo anch'io.
Protagonista della vicenda è Bilbo Baggins, che molti conosceranno per essere lo zio di Frodo Baggins, il futuro portatore dell'anello nella trilogia principale. Bilbo è uno di quei personaggi che l'autore ha la capacità di renderti subito simpatico, in parte per il suo aspetto particolare, essendo un hobbit: molto minuto, ma non muscoloso e irsuto come quello dei nani (il che te lo fa associare più a un bambino essendo piccolo e privo di barba), con dei grandi piedi pelosi. Bilbo poi ha un carattere riservato, ma affabile e gentile, molto educato, anche se un po' pauroso e non esattamente amante delle avventure; anche se in esso nasconde una parte, derivatagli dalla sua parentela con i Tuc, che in effetti lo fa sentire attratto dalle novità. Come spiega infatti l'autore riguardo ai Tuc: "Si diceva spesso (in altre famiglie) che in tempi remoti uno degli antenati dei Tuc dovesse aver preso in moglie una fata. Ovviamente era un'idea assurda, ma c'era nondimeno qualcosa di non del tutto hobbit in loro, e di tanto in tanto qualche membro del clan Tuc si metteva in cammino e andava a caccia di avventure. [...] Fu allora che il signor Baggins abbassò la maniglia ed entrò. Il suo lato Tuc aveva vinto. All'improvviso si rese conte che avrebbe volentieri rinunciato al letto e alla prima colazione pur di essere considerato feroce."
La cosa che mi ha subito colpito comunque è il tono divertente e, direi, scanzonato con cui l'autore scrive, uno stile di scrittura che ti fa subito entrare nella storia e coinvolgere anche per le piccole cose, che ti fa affrontare la vicenda con un sorriso sul volto. Sorriso che non abbandonerà il lettore nemmeno nei momenti, che non mancheranno, più avventurosi o in cui il pericolo diventerà più palpabile: come quando Bilbo e i nani vengono catturati dai troll, rischiando di venire arrostiti, oppure catturati dagli orchi, con Bilbo che si imbatte nello strano e sventurato Gollum, con cui intraprenderà una divertente (per noi lettori, non certo per Bilbo) sfida a indovinelli.
Per gran parte del viaggio comunque il nostro Bilbo si dimostrerà un po' imbranato, sicuramente il meno forte tra i suoi compagni di viaggio, sebbene alcune sue qualità hobbit si riveleranno molto utili, sia a lui che ai compagni, come la sua capacità di muoversi in modo molto silenzioso, ed essendo piccolo, ancora più piccolo dei nani, di passare inosservato. Queste capacità gli permetteranno ad esempio di svegliare Gandalf prima dell'attacco degli orchi (così poi lui salverà anche i nani) e di fuggire dalle grinfie di Gollum e degli orchi, nonché dalle loro insidiose e labirintiche caverne sotterranee.
Se il protagonista, e Gandalf, appaiono fin da subito ben caratterizzati non posso tuttavia dire lo stesso per tutti e tredici i nani, che l'autore non dimentica mai di menzionare tutti durante il viaggio, ma raramente qualcuno spicca o emerge dagli altri per la sua personalità, magari ogni tanto qualcuno dimostra una qualche abilità particolare (tipo accendere il fuoco o fare la guardia), ma sembrano essere considerati più come un gruppo che non nella loro individualità.
Perfino Thorin, che è il capo, non è che spicchi più di tanto; in questo caso il film ha fatto un buon lavoro nel metterlo in risalto fin da subito e nell'esplorare anche il suo rapporto con Bilbo, rapporto che nel libro è praticamente insistente. Pensate che i due si rivolgono addirittura molto raramente la parola, in quanto quando si parlano lo fanno di solito a tutto il gruppo, e l'unico dialogo che hanno loro due da soli (quando Thorin si trova nelle prigioni degli elfi silvani) viene solo menzionato ma non riportato dall'autore. Diciamo che, almeno procedendo nell'avventura, soprattutto quando Gandalf non sarà più insieme ai nani, la reputazione di Bilbo tra questi ultimi aumenterà notevolmente, visto che lui li salverà almeno tre volte da brutte situazioni, e questi cominceranno a tenerlo maggiormente in considerazione e ad avere fiducia in lui. 
Il libro contiene comunque una storia molto avventurosa, il classico viaggio irto di ogni genere di pericoli per arrivare a compiere un'importante missione ... e che missione! Un drago enorme e pericoloso da sconfiggere, per vendicare i propri parenti uccisi e rivendicare un enorme tesoro, sono già di per sé delle motivazioni che attirerebbero l'interesse di chiunque. Se poi condite il tutto con un viaggio ricco di pericoli come goblin, orchi, lupi giganti, elfi (alcuni buoni ed altri ostili), indovinelli, canzoni e anelli magici, nonché un protagonista estremamente piacevole, piccolo, simpatico ma determinato, e una scrittura leggera e divertente, il gioco è fatto: avete un libro che sicuramente merita di essere letto. 
Consiglierei tale lettura non solo agli adulti, ma secondo me può essere adatta anche per bambini a partire dai 9/10 anni se forti lettori, oppure come lettura condivisa. Come dicevo prima infatti, un viaggio pieno di pericoli per andare a sconfiggere un drago e conquistare un enorme tesoro è un'idea che può piacere a molti, anche (e soprattutto) a dei bambini. La lettura infatti, come dicevo anche prima, è molto coinvolgente, anche per la scrittura di Tolkien che, nonostante l'età del libro, non è affatto datata, ma che anzi risulta tuttora molto coinvolgente, anche grazie al fatto che l'autore si rivolge spesso ai lettori, come se stesse parlando con loro.
Ne risulta una lettura scorrevole, intrigante, coinvolgente e appassionate, ricca di avventura, ideale poi per chi ama le classiche ambientazioni fantasy con maghi, nani, elfi, draghi, ecc... con l'aggiunta di un piccolo hobbit.
 
Questo libro è stato pubblicato originariamente in inglese nel 1937 col titolo "The Hobbit or there and back again" dalla HarperCollins Publishers ed è stato poi edito in italiano nel 2003 dalla Bompiani, anche se questa edizione illustrata da Lee è del 2012.
L'opera ha 432 pagine, una copertina flessibile, misura 22,2 cm d'altezza e 14 cm di lunghezza e costa 15,00 euro.
 
Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 7 aprile 2025

La Bella e la Bestia di Cécile Roumiguière e Benjamin Lacombe

Di versioni di "La Bella e la Bestia" ce ne sono già molte, ma quella di cui vi parlerò oggi è un po' diversa poiché si tratta di una riscrittura di Cécile Roumiguière con le illustrazioni di Benjamin Lacombe, e fa parte della collana dei classici illustrati diretta proprio da quest'ultimo (di cui in fondo trovate l'elenco coi titoli usciti finora).
 
Sopra: La copertina, molto bella con le scritte e i decori dorati, mostra un'immagine interna realizzata da Lacombe, con la Bella e la Bestia mentre ballano.

Questa storia si ispira all'opera omonima di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve, alla quale probabilmente era giunta all'orecchio la fiaba per adulti di "Il re porco" di Straparola, in cui il protagonista era stato stregato e trasformato in un maiale, e avrebbe dovuto sposarsi per tre volte per riacquistare le sue sembianze umane. 
La versione della Villeneuve, di cui vi avevo già parlato in questa edizione qui edita dalla RBA Italia oppure in questa qui edita dalla Ippocampo, venne a sua volta ripresa dalla Jeanne-Marie Leprince de Beaumont in una versione ridotta. Come scritto nella prefazione: "Attraverso i secoli e nelle diverse culture, la Bestia ha assunto svariati volti e forme animali: maiale, rettile. caprone. rapace. cinghiale. bradipo gigante in Russia o ancora orso in Norvegia ... Di questo racconto esistono centinaia di versioni, in decine di Paesi."
La Bella è una ragazza piena di grazia, allegra, gentile e curiosa delle cose della vita: "La chiamavano la Bella per via della sua grande bellezza. Era allegra, curiosa delle cose della vita, sia dello spirito sia della natura. Amava raccontare le sue gioia e le sue preoccupazioni in un diario."  
Suo padre è un mercante, che però ha perso il carico di due vascelli e con esso le sue fortune, e che quindi ora non sa come farà a mantenere la sua famiglia, composta da tre figlie in età da marito. Arrivato davanti al castello della Bestia decide di cogliere una rosa da portare a Bella, scatenando l'ira della Bestia, che chiede al mercante di portagli la figlia come risarcimento.
La Bestia è un essere strano e terrificante, che per colpa del suo aspetto è rifiutato dal mondo. E' nato con troppi peli, così la madre ha firmato un patto di sangue con un mago che permettesse al figlio di diventare un uomo "che la gente guarda senza provare disgusto. A condizione che una ragazza lo ami di amore vero e accetti di sposarlo." La Bestia ha anche provato a cercare e a stare con quelli simili a lui, altri freaks, lavorando in un circo ma, pur essendone diventato amico, c'era sempre una differenza che persisteva: quella di rango e di ricchezze, visto che lui era nobile e ricco, mentre tutti gli altri erano nati poveri.
La Bella comunque rispetta il patto e giunge al castello della Bestia, con cui vivrà assieme nel suo castello, e ogni sera, durante la cena, la Bestia le chiederà se vuole sposarlo. Un giorno però Bella chiede di poter tornare dal padre che sta male e la Bestia acconsente, dopo che Bella gli ha promesso che sarebbe tornata, ma le due sorelle cercano di fare di tutto per persuaderla a restare e ritardare così il suo rientro. 
Guardando in un anello Bella si accorge che la Bestia sta male, e decide di tornare e di confessare all'uomo il proprio amore, acconsentendo a sposarlo, facendo esaudire l'incantesimo che ridà alla Bestia un aspetto finalmente umano. Andando oltre le apparenze, la Bella è riuscita a superare le sue paure e le sue angosce e, insieme, la Bella e la Bestia impareranno ad amarsi, liberandosi di ogni convenzione.  
Alla fine ci sono alcune lettere d'amore che erano contenute in due diari trovati da alcuni spigolatori tra le rovine di un castello veneziano.
 
Sopra: A sinistra un'illustrazione di Lacombe che ritrae Bella mentre legge nella biblioteca della Bestia, mentre a destra la pagina della prefazione, scritta dall'autrice.

La storia è accompagnata dai disegni di Benjamin Lacombe, splendidi, evocativi, molto curati, ricchi di dettagli, con colori forti, intensi e brillanti.
Essi sono di due tipi: ci sono infatti quelli a colori, che riempiono solitamente un'intera pagina o anche due; e poi ve ne sono alcuni più piccoli, si solito inseriti assieme ai testi in bianco e dorato.
Le prime illustrazioni presentano colori accesi, forti, intensi, in alcuni punti anche molto brillanti mentre in altri più scuri, così da mettere ancora più in risalto la brillantezza delle tinte. Esse rappresentano scene più statiche, come la ragazza e la Bestia che cenano assieme, oppure ritraggono Bella mentre è ferma in un corridoio o mentre è seduta a leggere un libro in biblioteca, oppure mostrano dei ritratti dei personaggi o dei paesaggi. In questi casi vengono sempre mostrati anche gli ambienti circostanti, ritratti in modo magnifico e solenne (che si tratti di un semplice prato fiorito, di un corridoio pieno di candele o di un sontuoso castello), con tantissimi dettagli. A tale proposito però l'autrice dice di aver voluto ambientare il racconto a Venezia, in omaggio a Straparola, però francamente dai disegni di Lacombe non emerge per nulla questa ambientazione veneziana, se non in una sola immagine alla fine del libro in cui si vede Bella condurre una gondola.
Il secondo tipo di disegni sono più piccoli e sono solitamente (tranne un'eccezione) posti assieme ai testi. Di solito rappresentano singoli personaggi oppure dei personaggi che interagiscono tra loro (ad esempio Bella con la Bestia oppure la ragazza con gli uomini della peste). Queste immagini non sono a colori ma sembrano essere state realizzate con una matina dorata su fogli bianchi, e nell'edizione hanno un aspetto metallizzato.
Oltre a queste immagini ce ne sono anche un paio colore seppia, in cui le ombreggiature sono state fatte con dei sottili tratteggi neri. Uno dei disegni è a doppia pagina, e mostra la Bestia da bambino dentro a un circo, e uno è a pagina intera, e mostra sempre la Bestia da bambino ma in un ritratto. 
Nei disegni di Lacombe. come lui stesso ha spiegato, compaiono alcuni riferimenti a film famosi, tra cui il primo è sicuramente "La bella e la bestia" della Disney del 1991. Ovviamente l'aspetto della protagonista è ispirato a quello di Bella nel film disneiano, e vediamo comparire anche un servizio da tè che rappresenta Mrs Bric e Chicco. Devo dire che ho trovato questa somiglianza un po' fastidiosa, in quanto, nonostante la protagonista sia molto bella, avrei preferito una scelta un po' più originale.
Nella scena della Bestia da piccolo al circo ho visto personaggi che assomigliavano a Yubaba di "La città incantata" dello Studio Ghibli e a It dell'omonimo film del 2017.
L'aspetto della Bestia invece si inspira ai membri della famiglia Gonsalvus, che soffrivano di un eccessivo irsutismo, e in particolare a Pedro Gonzales. 

   

 


 
Sopra: In alto alcune illustrazioni a colori, di cui le prime due ritraggono Bella, mentre la terza mostra il castello della Bestia. In basso due immagini bianche e dorate, di cui quella a sinistra assieme ai testi e quella a destra a pagina intera.

"La Bella e la Bestia" di Cécile Roumiguière e Benjamin Lacombe è un'altra rivisitazione della fiaba di "La Bella e la Bestia", di cui esistono centinaia di versioni in centinaia di paesi diversi. E dalle versioni scritte ne sono derivate poi anche quelle cinematografiche, che non hanno avuto un impatto minore. L'autrice di questa riscrittura ad esempio dice di essere stata profondamente influenzata dalla versione cinematografica del 1964 di Jean Cocteau. Come afferma l'autrice: "La storia che ho scritto in questo volume si nutre dei miei ricordi del film di Jean Cocteau; si appoggia anche ampiamente al testo di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve, con un'ambientazione veneziana in omaggio a Straparola, che porge uno specchio così bello al volto da leone della Bestia..."
La storia è fondamentalmente quella che più o meno tutti conosciamo, cioè quella più breve scritta dalla Beaumont, sebbene ci siano alcune differenze interessanti:
- la Bestia è così non a causa di qualche maledizione ma perchè è una persona che soffre di ipertricosi, una condizione che porta all'eccessivo sviluppo di peli su tutto il corpo, e se ne libera grazie a un patto che la madre ha stretto con un mago.
- la Bestia ha anche provato a lavorare in un circo, per provare a stare con persone che, come lei, sono diverse e per questo non accettate nella società. Tuttavia le sue nobili origini e la ricchezza non gli hanno permesso comunque di sentirsi alla pari con loro. Questo è interessante per il fatto che da una parte nonostante le sue ricchezze comunque non viene accettato dalla società, e dall'altro lato gli sono di impedimento nel sentirsi pienamente parte di un'altra comunità di persone, escluse dalla società per via del loro aspetto e della loro condizione sociale.
- mentre parla col padre della sua situazione la Bella riflette sul ruolo della donna nella società dell'epoca, la quel pareva potersi realizzare solo attraverso il matrimonio, e le ricchezze che da questo ne sarebbero derivate. Il padre infatti fa capire alla ragazza che lui è a favore di un matrimonio tra lei e la Bestia, soprattutto per via delle ricchezze che quest'ultimo possiede, e che potrebbero sanare la disastrosa situazione finanziaria della famiglia del mercante, che ha ancora due figlie da maritare. "Il matrimonio era tutto? Non ci si poteva guadagnare da viere altrimenti? E se suo padre avesse avuto un figlio, lo avrebbe fatto sposare in quel modo? No di certo.
- Quando la Bella pensa ai figli che avrà con la (ormai ex) Bestia è consapevole che alcuni di loro potrebbero soffrire della stessa condizione del padre, che però verrà vista come una ricchezza: "<<Se un giorno avremo dei figli, e avranno quel manto che voi non avete più, insegneremo loro che essere diversi dagli altri non è una maledizione, ma una ricchezza per il mondo.>>"
Insomma, l'autrice in effetti solleva alcune questioni interessanti, in particolare quello dell'accettazione del diverso, e sfiora anche la questione dell'indipendenza femminile e del matrimonio, anche se poi fa rimanere la storia fedele a quella della Beaumont. A parte qualche cambiamento (di cui appunto quello maggiore è il fatto che la Bestia soffra di ipertricosi) ho trovato questo racconto in gran parte molto simile, forse troppo, alla fiaba della Beaumont, sebbene ogni tanto ci siano delle idee interessanti, che permettono di interpretare questa fiaba con dei gusti più attuali e recenti, e a vederla sotto una luce più moderna.
Come scrive l'autrice nell'introduzione: "La Bestia è un essere che soffre per via del suo aspetto animalesco. E non riuscendo a trovare il modo di vivere la propria diversità, adotta un comportamento animale. La Bella, invece, deve andare oltre le apparenze. [...]
Che si sia Bestia o la Bella, una relazione piena e completa si costruisce nei confronti dell'altro, sul superamento delle pulsioni, sull'attenzione al proprio desiderio e a quello dell'altro in un mutuo consenso. La modernità della Bella e la Bestia risiede in questo, è un racconto aperto alle domande dei ragazzi di oggi. "
Direi che questa è una ulteriore versione di una storia intramontabile, di cui in realtà non esistono moltissime rivisitazioni, per cui alla fine diciamo che questa ci può stare, pur non avendola trovata chissà quanto memorabile. Ho trovato carina però la parte di approfondimento finale in cui si spiega chi era Pedro Gonzalez, una persona affetta da ipertricosi e che durante il Rinascimento susciterà molto interesse presso i nobili.
L'edizione comunque è molto bella, illustrata in maniera sublime da Benjamin Lacombe, con illustrazioni e decori dorati/metallizzati che vanno ad impreziosire ulteriormente le pagine di quest'opera. Una fiaba che ritorna all'origine di una maledizione e ci interroga su cosa sia l'umanità e cosa la bestialità.

Quest'opera è stata pubblicata nel 2025 dalla Albin Michel Jeunesse col titolo "La Belle et la Bete" ed è stata edita nel medesimo anno in italiano dalla Rizzoli. Il volume ha 80 pagine, la copertina rigida, misura 30,5 cm d'altezza e 22,5 cm di lunghezza e costa 25,00 euro.
 
P.S. Ecco tutti i titoli della collana diretta da Benjamin Lacombe (edita in Italia dalla Rizzoli):
  • "Il mago di Oz" di Sebastien Perez e Benjamin Lacombe (2019)
  • "Le avventure di Pinocchio" di Carlo Collodi e Justine Brax (2019)
  • "Mignolina" di Hans Christian Andersen e Marco Mazzoni (2019)
  • "Pelle d'Asino" di Cécile Roumiguere e Alessandra Maria (2020)
  • "Il meraviglioso viaggio di Nils Holgersson attraverso la Svezia" di Selma Lagerlof e Yvan Duque (2020)
  • "Bambi" di Felix Salten e Benjamin Lacombe (2020) 
  • "L'isola del tesoro" di Robert Louise Stevenson e Etienne Friess (2021)
  • "Il vento tra i salici" di Kenneth Grahame e Prugne Thibault (2022)
  • "La principessa Sara" di Frances Hodgson Burnett e Nathalie Novi (2022)
  • "La Sirenetta" di Hans Christian Andersen e Benjamin Lacombe (2022)
  • "La Regina delle Nevi" di Hans Christian Andersen e Aliocha Gouverneur (2023) 
  • "La Bella e la Bestia" di Cécile Roumiguière e Benjamin Lacombe (2025)

     

     

   
Sopra: Le copertine dei titoli della collana diretta da Benjamin Lacombe, dedicata alle fiabe e ai classici per l'infanzia.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.