lunedì 28 aprile 2025

LA SCUOLA DEI PIRATI: Lo scoglio delle meduse e L'isola degli spettri di Sir Steve Stevenson

Oggi vi parlerò di due titoli di una serie che si chiama "LA SCUOLA DEI PIRATI" e che parla di cinque bambini che iniziano a frequentare la Scuola dei Pirati, con cui si diventa bucanieri provetti. La serie è stata scritta da un certo Sir Steve Stevenson, pseudonimo di Mario Pasqualotto, e illustrata da Stefano Turconi, e conta ben 12 titoli, anche se io oggi vi parlerò del primo e del decimo:  "Lo scoglio delle meduse" e "L'isola degli spettri".
 
 
 Sopra: A sinistra la copertina del primo volume, mentre a destra, sui toni più freddi, quella del decimo. In entrambe si vedono i Lupetti di Mare, cioè i cinque bambini protagonisti delle avventure.
 
"<<Terra in vista! TERRA!>> annunciò la vedetta dell'albero di prua. 
Erano le magiche parole che i cinque ragazzi aspettavano da giorni, anzi da una vita! Scattarono dalle cuccette come molle, attraversarono di corsa il lungo corridoio sottocoperta e salirono i gradini a due a due per raggiungere il ponte della nave. Si raggrupparono a prua infreddoliti, nervosi ed eccitati. [...]
Dopo una traversata lunga settimane, erano finalmente arrivati alla Scuola dei Pirati!"
 Jim e i suoi amici sono finalmente arrivati allo Scoglio delle Meduse, la sede della Scuola dei Pirati. Qui li aspetta già la prima prova: Capitan Amaca li abbandona su una spiaggia desolata con un forziere pieno di strani oggetti. 
Infatti, come spiega loro il Capitano: "<<Se volete entrare nella prestigiosa Scuola dei Pirati, dovrete arrivarci con le vostre gambe>> disse Capitan Amaca in tono severo.
I ragazzi bisbigliarono tra loro, intimoriti. Anton si lamentava più degli altri, e il capitano lo fulminò con un'occhiataccia da mettere i brividi.
<<Mi scusi, signor Maestro>> intervenne Jim con una vocina educata. <<Ma come facciamo a raggiungere la Scuola?>>
Capitan Amaca si avvicinò alla scialuppa e tirò fuori un grosso forziere. Lo appoggiò ai piedi dei cinque allievi pirati, che rimasero a bocca aperta per lo stupore. Aveva usato un solo braccio, che muscoli incredibili!
<<Qui dentro c'è tutto quello che vi serve, girini rammolliti che non siete altro! [...]
Capitan Amaca fu davvero breve come aveva promesso: se volevano essere ammessi alla Scuola dei Pirati, i cinque ragazzi dovevano seguire il sentiero e raggiungere la scuola da soli. E dovevano farcela prima del tramonto."
Con l'aiuto degli oggetti trovati nel baule (una bussola, una noce di cosso, un rampino, un vasetto di pesce sotto sale, una corda, fialette di vetro, borracce e sacchi vuoti) i ragazzi dovranno trovare la sede della scuola prima del tramonto, altrimenti la loro iscrizione non verrà accettata... Per fare ciò essi saranno costretti ad affrontare varie prove e avversità come: affrontare un gruppo di scimmie affamate, attraversare un burrone con l'aiuto di due corde e un rampino, scappare da uno sciame di zanzare che non vedono l'ora di pungerli, marciare attraverso la giungla e scalare un vulcano, ...

Nel volume "L'isola degli spettri", i Lupetti di Mare si ritrovano in mezzo al mare su di una scialuppa, dopo essere fuggiti dalla nave della regina Blu, dove dovranno affronatre una spaventosa tempesta. Dopo aver rischiato la pelle nella tempesta, i Lupetti di Mare fanno naufragio sull'Isola Prigioniera, un luogo dalla fama davvero sinistra! 
"I Lupetti di Mare si fermarono a scrutare l'isola rocciosa davanti a loro. Sulla sommità c'era un castello diroccato, con torri, ponti levatoi, merlature e feritoie. I nuvoloni scuri sembravano avvolgerlo in una cappa tenebrosa. 
Anton venne colto dal panico. <<Oh oh>> sussurrò <<Forse ho capito dove ci troviamo.>>
<<Dove?<< chiese Jim.
Anton era rimasto senza parole e anche gli altri compagni sembravano ammutoliti. <<Insomma, volete spiegarmi?>> insistè il giovane inglese.
Ondina prese coraggio e disse sottovoce: <<Quella è l'Isola Prigioniera, Jim>>. [...] L'Isola Prigioniera!
Fra tutti i posti in cui potevano approdare, quello era di gran lunga il peggiore: non si trattava di un castello, ma di un vecchio carcere dove venivano rinchiusi i bucanieri più spietati del Mar dei Satanassi."
In giro non si vede nessuno... ma allora di chi è la voce che li perseguita nella lugubre fortezza? E chi fa scattare le trappole nei sotterranei? Sarà forse... un fantasma? Tutti sono piuttosto spaventati, anche se quello più terrorizzato è Anton, il quale crede fermamente nell'esistenza dei fantasmi, mentre Jim e Ondina sono quelli più scettici a riguardo. Jim riesce pure a stringere un patto col fantasma, dove quest'ultimo li aiuta a liberare i due gemelli (che si sono chiusi da soli in una cella) e il gruppo di amici lo aiuta a ritrovare un pappagallo a cui lui e molto affezionato. Peccato che per farlo devono recarsi nei sotterranei, che sono pieni trappole!
 
Sopra: Alcune pagine iniziali tratte dal primo volume, inc io a destra potete vedere i testi, mentre a sinistra ci sono tutti i cinque protagonisti a bordo della nave che li sta portando all'isola della Scuola di Pirati.
 
I testi sono accompagnati dalle abbastanza numerose illustrazioni di Stefano Turconi che sono molto colorate, con tinte vivaci, accese, chiare e brillanti, piuttosto piacevoli da vedere anche solo ad un primo impatto.
In realtà i disegni sono piuttosto semplici e nemmeno troppo curati nei particolari, con personaggi tracciati con poche linee nette e ben definite, anche se il loro aspetto è abbastanza variegato,visto che lo stile dell'artista non è eccessivamente realistico, per cui alcuni personaggi assumono delle sembianze un po' esagerate, quasi caricaturali, con grosse pance, denti sporgenti, nasi prominenti, grandi occhi rotondi, folte barbe, baffi spioventi, ecc...
Questo comunque rende ogni personaggio immediatamente riconoscibile e facile da ricordare. Per quanto riguarda i Lupetti di Mare: Jim e Ondina sono quelli con i visi più carini e dal fisico minuto, anche se il primo è un maschio con i capelli rossi e l'altra una femmina dai capelli neri e mossi; Anton ha i denti da cavallo, gli occhiali e un abbigliamento da nobiluomo piuttosto eccentrico, Babordo e Tribordo sono gemelli e hanno dei tenti da castoro, i capelli biondi a caschetto, delle facce tonde e piene, e dei fisici imponenti e robusti.  
I disegni possono essere di vario genere: a doppia pagina, a pagina intera, grandi mezza pagina (con strisce orizzontali o verticali) o posti in mezzo ai testi. I disegni rappresentano quasi sempre scene descritte nei testi, con personaggi che interagiscono tra loro e con l'ambiente circostante, solamente in quelle in mezzo ai testi viene rappresentato un solo personaggio (senza sfondo) oppure un oggetto.

 
 
 
   
 
Sopra: In alto la pagina con la presentazione dei personaggi, presente all'inizio di ogni libro. Poi ci sono due immagini provenienti dal primo volume e due dal decimo. Come potete vedere ci sono illustrazioni a pagina intera, a doppia pagina oppure in mezzo ai testi.

"LA SCUOLA DEI PIRATI" è una collana di libri pensati per lettori ancora giovani e un po' inesperti, infatti il target di lettura consigliato è a partire dai sette anni. Si tratta delle prime letture un po' più impegnative, con testi scritti in grande, con righe ben distanziate tra loro e con numerosi disegni che accompagnano i testi. 
I cinque personaggi non sono particolarmente approfonditi o sfaccettati, ma ognuno presenta alcune caratteristiche che aiutano i lettori a memorizzarli e a distinguerli senza confonderli: Jim è il ragazzino in cui i lettori maschi possono identificarsi, pieno di energia, entusiasta, ma anche intelligente; Ondina è invece la piratessa in cui le bambine possono identificarsi, oltre a essere l'unica femmina del gruppo è quella carina, tenace ma anche lei intelligente e capace. Poi vi è Anton, il viziato figlio di un mercante francese di tessuti, spezie e profumi (insomma, di prodotti di lusso per l'epoca), è pauroso, saccente, scontroso e vorrebbe fare il capo, sebbene ami lamentarsi sempre di tutto; infine ci sono i due gemelli norvegesi, Babordo e Tribordo, dotato del medesimo carattere e delle stesse caratteristiche. Questi ultimi sono i meno svegli del gruppo, inoltre sanno contare solo fino a cinque, anche se si dimostrano buoni e volenterosi.
Nel primo libro, "L'isola delle meduse", i ragazzini devono trovare la scuola servendosi di alcuni oggetti che gli sono stati consegnati in un baule. Inizialmente il gruppo trova due cartelli: uno su cui è indicato un pericolo mortale e l'altro che indica loro di essere sulla strada giusta. Decidendo di seguire quest'ultimo cartello, anche per via dell'insistenza di Anton, che si mette un po' a capo della spedizione, i bambini in realtà si ritrovano ad affrontare diverse prove difficili che li metteranno a dura prova per poi arrivare a capire che... avevano scelto il sentiero sbagliato. Infatti, come aveva detto loro il Capitano all'inizio: "Non fidatevi mai delle parole di un pirata", per cui alla fine si ritrovano a dover rifare di nuovo tutta la strada al contrario, riuscendo ad arrivare appena in tempo al villaggio.
Nel secondo libro, "L'isola degli spettri", il gruppo di ragazzini, dopo una serie di avventure vissute nei libri precedenti, arrivano in una ex prigione che sembra essere infestata. Ovviamente non c'è nessuno vero fantasma, ma solo un ex pirata in pensione che non vuole avere intorno seccatori, anche se non sappiamo come abbia fatto ad arrivare sull'isola e come mai abbia scelto la ex prigione come propria dimora.
Essendo libri pensati per bambini di sette anni essi sono molto facili da seguire. L'idea della scuola di pirati è anche carina, anche se il funzionamento di questa scuola non è mai spiegato molto nel dettaglio. Dal primo libro si capisce che per avere la possibilità di accedervi basta fare domanda e pagare qualcosa (Anton dice che suo padre ha sborsato 100 monete d'argento, ma sicuramente gli altri non hanno pagato la medesima cifra), dopodiché i prescelti (non si sa in base a cosa) vengono portati sull'isola dove c'è la scuola a bordo di una nave accompagnati da uno degli insegnanti. Qui gli insegnanti insegnano loro cose come la lotta, lo scherma, la navigazione, l'orientamento; oltre agli insegnanti nella scuola vi sono anche un cuoco e un'infermiera. Dopo tre anni di apprendistato presso la scuola si diventa dei veri bucanieri (anche se non sono riuscita a capire bene questo cosa comporti: diventano capitani di qualche nave? Hanno la possibilità di diventare membri ufficiali della ciurma di qualche pirata e la possibilità fare carriera nella pirateria?). Nel frattempo ovviamente i ragazzi affronteranno anche varie avventure, a volte compiti assegnati dagli insegnanti e altre volte perchè sono loro a cacciarsi nei pasticci.
Le storie sono quindi tutte piuttosto semplici, adatte al target a cui si rivolgono, anche se nel primo libro mi è sorta una perplessità: nessuno dei cinque ragazzi sapeva, non dico saper usare una bussola per orientarsi, ma neppure cosa fossero i punti cardinali, cioè non sapevano che la N nella bussola indica Nord e la S indica il Sud. Anton ad esempio è convinto che N voglia dire "NO" e la S "Sì", e per questo decide di dirigersi sempre verso sud. Il fatto è che comunque nessuno degli altri lo contraddice, ma anzi sono tutti d'accordo con lui, tanto da lasciargli la bussola e la guida della spedizione. La cosa mi ha lasciato abbastanza stupita perchè mi sono chiesta come fosse possibile che cinque ragazzini che vogliono diventare dei pirati, e che quindi dovrebbero essere appassionati di cose che riguardano la navigazione e il mare, non sappiano cosa siano i punti cardinali? E ciò vale anche per Jim e Ondina, che sono dei bambini svegli e intelligenti, così come pure per Anton, che essendo ricco avrebbe dovuto ricevere una certa educazione o comune avere accesso anche a dei libri.
Si tratta di storie molto semplici, che presentano a volte alcune ingenuità, anche la caratterizzazione dei personaggi è molto basilare, e perfino dopo 12 libri non sappiamo molto del passato dei cinque ragazzini protagonisti (e ancora meno sappiamo del passato di altri personaggi secondari come gli insegnanti, sebbene sarebbe interessante poterli conoscere meglio). 
Libri semplici, con tante immagini e con storie avventurose, adatti per i primi lettori amanti dei pirati e delle avventure e che per questo possono trovare piacevoli. Io mi sono limitata a leggere il primo e il decimo volume, tuttavia mi chiedo se con i due successivi la storia venga effettivamente conclusa, cioè se i Lupetti di Mare arriveranno effettivamente a prendere questo diploma, visto che nell'undicesimo volume si dice che i ragazzi stanno per finire il secondo anno, e poi mancherebbe tutto il terzo.
Alla fine di ogni avventura ci sono comunque anche dei materiali extra come informazioni sull'orientamento, il codice delle cinque dita, alcuni prigionieri famosi dell'isola Prigioniera, un Vademecum per naufraghi...
I volumi sembrano presentare una certa continuità, per cui è meglio leggerli in ordine, tuttavia, poiché ogni libro ha all'inizio una prefazione che funge da riassunto delle avventure vissute fino a quel momento, in realtà le storie si possono leggere anche singolarmente, sebbene così i lettori avranno presente un quadro meno dettagliato della situazione.

I libri sono stati pubblicati il primo nel 2008 e l'altro nel 2009 dalla De Agostini Editore, i titoli hanno 85 pagine ciascuno, una copertina flessibile ma robusta, misurano 20,5 cm d'altezza e 14,5 cm di lunghezza e costano 7,90 euro ciascuno.

Ecco l'elenco di tutti i titoli della collana. Vi consiglio di dare un'occhiata alle trame di ciascun volume per capire più o meno come si è evoluta la storia dal primo al decimo volume e come dovrebbe concludersi:
  1. "L'isola delle meduse" (2008)
  2. "Tutti a bordo!" (2008):  Mentre le altre ciurme partecipano alla tradizionale Gara delle Onde, Jim e i suoi amici sono impegnati nella loro prima lezione su una nave pirata. Si tratta della Barbagianna, la vecchia bagnarola di Capitan Amaca. Quando Tribordo taglia per sbaglio l'ancora, la nave prende velocità in un attimo... e non c'è modo di fermarla!
  3. "Il terribile pirata Barba di Fuoco" (2008): Tutta la scuola è in fibrillazione: il preside Argento Vivo sta tornando allo Scoglio delle Meduse per mettere in prigione il suo peggior nemico, il terribile pirata Barba di Fuoco! Durante una lezione, però, i Lupetti di Mare caricano un cannone con del pepe esplosivo e bucano la fiancata della nave di Argento Vivo, liberando Barba di Fuoco.
  4. "Caccia al tesoro" (2008): Secondo la mappa del pirata Barba di Fuoco, il suo favoloso tesoro è nascosto sull'Isola Pennuta. Quando i Lupetti di Mare arrivano a destinazione, però, la Maestra di Esplorazione scompare. Che fare? I cinque amici dovranno decifrare da soli la mappa del tesoro, sperando di non finire nelle grinfie della feroce tribù dei Quack.
  5. "All'arrembaggio!" (2008): Per essere promossi, i Lupetti di Mare devono affrontare la prova più difficile: un arrembaggio! Quando Capitan Shark avvista un mercantile, si lancia all'attacco con i suoi uomini. Mentre i ragazzi sono in cambusa a cercare quel fifone di Anton, però, qualcuno sale a bordo: sono i feroci Ladri di Navi di Messer Capodoglio.
  6. "Assalto a sorpresa" (2008): Il sesto episodio della collana La Scuola dei Pirati racconta le avventure dei Lupetti di Mare alle prese con l'assalto di tre navi nemiche. Il preside Argento Vivo affida ai ragazzi un missione speciale: raggiungere l'Antro del Vulcano e far esplodere le scorte di polvere da sparo. Un'impresa quasi impossibile, soprattutto perchè lo spietato pirata Jack Benda Nera è sulle loro tracce...
  7. "Il diario di Capitan Barracuda" (2009): Alla Scuola dei Pirati è cominciato il secondo anno e i Lupetti di Mare, tanto per cambiare, ne combinano una delle loro: si lasciano sfuggire da sotto il naso una ciurma pestifera di allievi novellini! Riusciranno a ritrovarli? E cosa succederà quando, cercandoli, si imbatteranno in un pirata... o meglio, nel suo scheletro!?
  8. "Il tesoro degli abissi" (2009): Jim e i suoi amici sono in viaggio per trovare il favoloso Tesoro dei Tre Relitti, su cui nessun pirata è mai riuscito a mettere le mani. L'unico modo per scoprire dove si trova è seguire le indicazioni contenute nel diario di Capitan Barracuda. Purtroppo per colpa dei Lupetti di Mare il diario finisce in un mucchietto di cenere... e la ricerca rischia di andare in fumo!
  9. "La regina blu" (2009): I Lupetti di Mare sono nei guai fino al collo! Sono prigionieri sulla nave della Regina Blu, la spietata cacciatrice di tesori, e il loro preside, Argento Vivo, sta per cadere in trappola! Per salvarlo dovranno sfuggire alla sorveglianza della spaventosa Madame Vudù, la strega di bordo dagli spaventosi tatuaggi...
  10. "L'isola degli spettri" (2009)
  11. "Caccia ai Lupetti di Mare" (2010): Si avvicina alla fine il secondo anno della Scuola dei pirati, e i Lupetti di Mare, come sempre, dovranno affrontare difficoltà superiori alle loro (limitate) forze! È appena stata proclamata la Guerra ai Pirati e i cinque Lupetti devono scappare dalle guardie che pattugliano l'isola Nebbiosa, la roccaforte del Mar dei Satanassi. Inizia per loro un inseguimento mozzafiato nei tortuosi passaggi delle miniere fino alle fogne di Smog Town.
  12. "Il rapimento di Lady Lidia" (2010):  Lady Lydia, la figlia del governatore, viene rapita dal famigerato Capitan Scarafaggio! Ma perché i Lupetti evadono dal carcere in cui sono rinchiusi e rischiano il collo per andare a cercare proprio quella ragazzina tanto smorfiosa e viziata?
 
     
 
     
 
 
 Sopra: Le copertine degli altri dieci titoli che compongono la serie, composta così da un totale di 12 volumi.
 
Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

giovedì 17 aprile 2025

SPECIALE: libri non illustrati (GIALLI AMBIENTATI IN COLLEGI)

In questo speciale dedicato ai libri non illustrati (mentre il mio blog sarebbe dedicato a recensire libri con illustrazioni) ho riunito vari romanzi di genere giallo che ho letto e che sono tutti ambientati in collegi, inoltre tre storie su quattro hanno per protagoniste personaggi femminili, le quali indagano per poter scoprire chi è il colpevole di un certo delitto.
 

"IL MISTERO DI BLACK HOLLOW LANE" di Julia Nobel con 256 pagine, edito nel 2021 dalla Edizioni EL (costo di 12,90 euro).
Con un padre scomparso in circostanze oscure diversi anni prima e una madre troppo impegnata per badare a lei, Emmy viene mandata a Wellsworth, un prestigioso collegio inglese. Purtroppo Emmy viene a scoprire la cosa nel peggiore dei modi: la madre lo confessa ad un giornalista durante una festa.
"Sua madre sfoderò u ampio sorriso, come una ragazza pompon che sa che la propria squadra sta per perdere. - Le ho trovato una scuola meravigliosa. Emmy ne sarà entusiasta. Sarà come vivere in famiglia.
Emmy corrugò la fronte, che le pulsava ancora. Le scuole non erano per nulla come famiglie. Non si poteva vivere in una scuola... a meno che ... non fosse un ...
- Un collegio? - chiese Clint, dando voce al suo pensiero.
Tump-tump.Tump-tump.
 - Una scuola onnicomprensiva a immersione totale. Emmy vivrà con ragazzi della sua età in un ambiente estremamente stimolante per l'apprendimento.
Emmy non aveva idea di cosa fosse ina <<scuola onnicomprensiva a immersione totale>>, ma pareva in tutto e per tutto un collegio.
- Cge scuola è- si informò Clint. - E' vicina?
Sua madre abbassò lo sguardo e lisciò una grinza sul suo vestito che soltanto lei poteva vedere. Quando alzò di nuovo gli occhi, il suo viso era composto e sereno. - A dire il vero, è in Inghilterra.
TUMP-tump. TUMP-tump. TUMP-tump.
Clint si girò verso di lei. - E tu come l'hai presa? Dev'essere stato un bello shock.
La madre di Emmy deglutì e la fissò, come se la stesse implorando di dire la cosa giusta. 
La stanza cominciò a girare come una giostra fuori controllo. Emmy rivolse all'uomo un sorriso tremolante. - Farei qualsiasi cosa per sostenere la mamma."
Poco prima di partire, a seguito di una lettera di una persona che si firma "un amico" si mette a frugare in giro per casa e così trova in un nascondiglio di casa una scatola contenente degli strani medaglioni appartenuti al padre e forse legati alla sua misteriosa scomparsa. Arrivata a Wellsworth scoprirà che la scuola nasconde molti segreti. Un viaggio tra i misteri di un vecchio collegio inglese... 
La vita della protagonista, come potete intuire, è piuttosto complicata: la madre è una famosa psicologa infantile, che però sembra essere più preoccupata della sua carriera (a breve parteciperà ad un programma televisivo) piuttosto che alla figlia; il padre inoltre è scomparso quando lei aveva tre anni, è uscito e non è più tornato e Emmy non ha idea di che fine abbia fatto...
Sebbene contraria Emmy accetta di frequentare questo esclusivo collegio in Inghilterra, visto che comunque è abituata a cambiare continuamente scuola e compagni (e per questo fa fatica a stringere amicizie durature). 
L'inizio in realtà non è esattamente scoppiettante: la scuola ha un percorso di studi molto impegnativo e lei è arrivata ad anno già iniziato, senza contare che alcune materie e argomenti lei non li ha mai nemmeno affrontati (tipo il latino o la storia inglese). Proprio per questo la direttrice del suo convitto la iscrive alla Latin Society, il club dedito all'apprendimento e all'eccellenza dello studio del latino: "Leggono e discutono la letteratura latina e offrono assistenza agli studenti che ne hanno bisogno." In realtà gli altri membri del club, e lo stesso professore, non sembrano molto entusiasti della sua presenza, cosa che vale anche per la sua compagna di stanza, Victoria, che pensava di non dover condividere con nessuno la sua camera fino alla fine dell'anno, come spiega a Emmy: "- Mettiamo una cosa in chiaro. All'inizio del semestre, su quella porta c'era un unico nome: il mio. Victoria Stuart Bevington. Non avrei dovuto avere una compagna di stanza quest'anno-. Spalancò la porta, uscì tutta impettita , passando, strappò la targhetta col nome di Emmy."
Le cose comunque si fanno più interessanti quando Emmy, per una ricerca si storia, scopre che nella scuola, che un tempo era un convento, esisteva una confraternita che si faceva chiamare l'Ordine di Black Hollow Lane. E, da quanto spiega Jack (un compagno di scuola) ad Annie, in realtà tale ordine esiste ancora e ne fanno parti molti membri della Latin Society. E a quanto pare questa società potrebbe avere qualcosa a che fare con la scomparsa improvvisa del padre di Emmy, così la ragazzina si mette ad indagare.
Una storia intrigante, anche se ci mette un po' a ingranare, in quanto all'inizio impariamo soprattutto a conoscere la protagonista (che è un personaggio sfaccettato e ben caratterizzato) e a capire la sua situazione familiare, dopodiché vediamo come la ragazzina si ambienta nella nuova scuola, come se la cava con le materie e come riesce a farsi dei nuovi amici. E sarà anche grazie a questi amici che riuscirà a fare dei passi avanti con le indagini su suo padre, scoprendo che quest'ultimo aveva a che fare con questa Black Hollow Lane. La seconda parte del libro quindi si concentra maggiormente sulle indagini e sulla ricerca del padre, ricerca che sembra essere osteggiata da più di qualche persona. 
Una lettura adatta dai 10 anni in su.
 
Sopra: La copertina ha dei bordi neri dove all'interno compare un disegno azzurro/grigio che mostra la struttura del collegio. Al centro spiccano le scritte gialle del titolo, mentre sotto si vedono tre figure nere, di cui quella al centro deve essere Emmy, la protagonista.
 
"MISS JUSTICE: Un omicidio in collegio" di Elly Griffiths con 221 pagine, edito nel 2023 dalla DEAgostini (costo di 15,90 euro. Titolo originale: "A girl called justice", 2019).
Justice Jones è una ragazza curiosa e appassionata di misteri. Sogna di risolvere casi importanti come una vera detective di Scotland Yard e quando viene mandata a studiare a Highbury House, un esclusivo collegio nella campagna inglese, capisce subito che quel luogo nasconde un'infinità di segreti. 
L'arrivo coglierà la ragazza un po' di sorpresa dato che prima d'ora ha sempre studiato a casa con la madre senza mai mettere piede in una scuola, ma purtroppo la madre è morta e quindi il padre, un avvocato, ha iscritto la figlia in un collegio. "<<Mio padre è un avvocato, mia madre è morta.>>
<<Morta?>> chiese Eva spalancando gli occhi. <<Che cosa orribile.>>
<<Be', è accaduto sa poco>> rispose Justice. Per la precisione, erano passati trentuno giorni, ma non le piaceva dirlo ad alta voce. Da un lato, pronunciarlo lo rendeva reale e, dall'altro, la compassione della gente le faceva venire voglia di piangere e, se c'era una cosa che non avrebbe fatto a Highbury House, era piangere. <<Studiavo con mia madre, a casa>> disse per cambiare argomento. <<Non ho mai frequentato una scuola.>>"
Certo, l'arrivo di Justice non passa inosservato - il suo taglio di capelli alla tomboy sconvolge tutte le signorine perbene che studiano lì - e dunque muoversi furtivamente nel collegio non sarà affatto facile per la giovane detective in erba. Justice però non ha intenzione di farsi scoraggiare dalle infinite regole di Highbury House. Non da quando ha scoperto che poco prima del suo arrivo una cameriera ha perso la vita proprio tra quelle fredde mura. 
E se l'assassino fosse ancora tra loro? Se colpisse ancora? Lunghi corridoi scricchiolanti, lugubri torri che sembrano infestate dai fantasmi, insegnanti dall'aria arcigna e una lista di silenziosi indizi che solo una mente lucida e brillante può decifrare... Forse Justice Jones ha trovato pane per i suoi denti? Non le resta che armarsi di taccuino e pazienza e iniziare a stilare una lista di sospettati per far luce sul mistero e scoprire la verità.
La storia è intrigante e l'ambientazione contribuisce bene a creare la giusta atmosfera. Come afferma più volte Justice la scuola "Sembra uscita da una storia dell'orrore". Infatti, nonostante la Highbury House sia "una scuola molto esclusiva" ed "estremamente costosa", come spiega Rose (una compagna di stanza della protagonista), è pervasa da un'atmosfera inquietante, forse dovuta al fatto che la scuola sia vecchia.  La stanza dove dorme Justice è lunga e ha cinque letti, finestre piccole e alte e una sola lampadina in fondo alla stanza. Il dormitorio è dotato di un bagno freddo, con "piastrelle crepate, intonaco che si staccava dalle pareti, muffa attorno alla vasca e al lavandino" e con uno specchio macchiato... insomma, non certo il tipo di ambiente che ci si aspetterebbe di trovare in un collegio esclusivo e costoso.
Altra cosa che mi ha colpito, e non in positivo, è il fatto che alle ragazze sia permesso fare il bagno una volta a settimana, mentre alla mattina si possono solo lavare la faccia e le ascelle.  Come spiega Rose a Justice: "Il bagno si fa una volta alla settimana. al mattino ti puoi solo lavare la faccia e le ascelle." Cioè, capisco non farsi il bagno tutti i giorni, ma una volta a settimana è un po' pochino, soprattutto per delle ragazze preadolescenti/adolescenti.
Comunque inizialmente pensavo che la storia fosse ambientata ai giorni nostri, invece leggendo mi si è insinuato il dubbio che non fosse proprio così, ma che fosse ambientata nella prima metà del 1900, anche se non riuscivo a capire l'anno preciso. Ad un certo punto viene detto che il padre di Justice guida una Lagonda, che è una macchina di lusso che venne costruita dal 1906 fino al 2016. A farmi capire però l'anno esatto in cui è ambientata la storia è stato quando la signorina de Vere, la direttrice, dice a Justice che leggeranno "National Velvet" di Enid Bagnold, che a quanto pare è "stato pubblicato l'anno scorso". Il libro esiste veramente, ed è stato edito nel 1935, per cui la storia è ambientata nel 1936. 
La storia è intrigante, anche se parte un po' lentamente: all'inizio la protagonista viene a conoscenza della morte di una domestica, che sembra essere dovuta a una polmonite, anche se alcune cose non quadrano. Quindi inizialmente non c'è molto su cui indagare, solo qualche voce, e infatti la prima parte del romanzo serve più che altro a fare conoscere ai lettori i personaggi e l'ambiente scolastico, che è alquanto affascinante. 
In seguito però le cose si complicano, dopo un'abbondante nevicata, che rischia di isolare la scuola, e con il ritrovamento di un nuovo cadavere, questa volta di una insegnante. La preside afferma che si è trattato di un incidente... ma anche stavolta le cose non tornano e le indagini iniziano a farsi serie.
Storia dall'inizio forse un pochino lento, ma probabilmente perché si tratta del primo romanzo, in cui l'autrice si prende del tempo per fare conoscere ai lettori la protagonista e il nuovo ambiente scolastico in cui si ritrova, per cui la parte investigativa viene inizialmente messa un po' da parte, per approfondire comunque argomenti e situazioni interessanti. Ad esempio, come dicevo, mi è piaciuta molto l'ambientazione del collegio, che non è una di quelle scuole moderne che attualmente ritroviamo spesso descritte nei romanzi per young adulti, ma una scuola degli inizi del '900, dove le ragazze erano trattate un po' meno con i guanti (cibo della mensa spesso abbastanza schifoso, partire sportive d'inverno sotto la pioggia, sistemi di riscaldamento assenti quasi ovunque nella struttura in pieno inverno...).
Pian piano comunque le vicende entrano nel vivo, facendosi sempre più interessanti fino ad arrivare ad un finale abbastanza adrenalinico, con un antagonista non facile da individuare; la stessa Justice verso la fine si ritrova ad avere molto sospettati ma nessuno di abbastanza convincente da poter essere quello definitivo.
Volume carino e avvincente, a maggio del 2024 è stato tradotto anche il secondo libro e spero che continuino anche con gli altri, in quanto in inglese siamo per ora arrivati a quattro capitoli. Anche perché proprio il terzo sembra parlare di un fantasma, intitolandosi "The Ghost in the garden".
 
Sopra: Sulla copertina vediamo una silhouette netta che dovrebbe rappresentare Justice, la protagonista, la quale sta tenendo in mano una treccia, come se si fosse appena tagliata i capelli. In realtà tale immagine non ha corrispondenza nel testo, in quanto lei arriva al collegio già con i capelli corti.
 
"THE FOLIO CLUB" di Guido Sgardoli, 256 pagine, edito nel 2024 dalla De Agostini Editore (costo di 15,90 euro).
Chiunque farebbe carte false per frequentare il Trinity Lyceum, un raffinato istituto per giovani élite incastonato sulle calme sponde di un lago svizzero. E, una volta dentro, per diventare membro del Folio Club, un circolo riservatissimo di studenti molto in vista. A unirli è qualcosa di più profondo che una cultura letteraria ricercata, importanti natali e un'aria sprezzante e impenetrabile. Molto più che il carisma irresistibile di Byron, leader indiscusso dal fascino distinto e il sorriso strafottente. Nessuno sa che si ritrovano di notte per immergersi nelle atmosfere gotiche descritte nei libri di Edgar Allan Poe, bevendo punch and honey (distillato direttamente dall'alcol a novanta gradi, e gli alcolici sono proibiti all'interno della scuola, sebbene la presenza del miele dovrebbe ridurre l'effetto alcolico), giocando a carte e praticando duelli con la spada. 
Nick (abbreviativo di Niccolò) è appena arrivato nel collegio dopo essere stato espulso dall'ennesima scuola per rissa e quando, con sua sorpresa, viene invitato a partecipare a una delle serate del club, la sua prima impressione è di essere finito in un covo di matti, che si sono dati degli sciocchi soprannomi, da cui è meglio tenersi alla larga... In particolare non si fida di Byron, che considera un personaggio altezzoso, costantemente in cerca di attenzioni, manipolatore, e che cerca di nascondere una personalità tossica dietro un linguaggio ricercato, dei modi eleganti ed affabili, un'intelligenza raffinata, una cultura superiore e una schiera di adepti che lo adorano. 
"<<Eccolo!>> esclamò eccitato il mio amico mentre un ragazzo alto, dagli occhi neri e dai modi eleganti e aggraziati, avanzava nella sala circondato da un gruppetto di accoliti.
Eccolo. Una parola semplice, ma che nella sua semplicità esprimeva un insieme di sentimenti complessi di cui, mio malgrado, ero già a conoscenza: rispetto, soggezione e stima che sembrava sconfinare in una vera e propria forma di venerazione. E, mi pareva, una qualche forma di esagerato incanto, non saprei definirlo in altro modo, come lo spettatore di uno show di magia che attende il numero principale, quello che farà rimanere a bocca aperta.
<<Eccolo!>>
Così disse, senza aggiungere altro, come se non servisse, perché Byron, a suo avviso, non aveva bisogno di inutili aggettivi o verbose circonlocuzioni per essere presentato. Bastava la sua sola presenza.
Lo guardai con interesse, poiché la sua fama l'aveva preceduto. E non solo perchè Jacopo me ne parlava ormai da settimane, da quando, in seguito all'ennesima espulsione, i miei (mia madre), avevano deciso di iscrivermi al Trinity, ma perchè, da che ci avevo messo piede, ovunque -nei corridoi, nelle aule, in mensa, tra i vialetti del campus- non si vociferava che di lui, di Byron, il ragazzo più popolare e celebrato dell'intero istituto. E già questo me l'aveva reso antipatico.
Osservando la sua entrata studiata (era evidente che sapeva di essere lui il centro dell'attenzione), il portamento, l'espressione, l'aria di onnipotenza che lo circondava, mi capitò di pensare a un semidio, un antico faraone al cospetto die propri sudditi. E coloro che lo accompagnavano davano esattamente quella sensazione, di essere sudditi soggiogati sal carisma di un giovane fuori dal comune, il che suscitava in me, nei suoi confronti, un certo disprezzo. [...] Chi ha potere, di qualsiasi tipo, finisce per utilizzarlo a proprio vantaggio e a discapito di quanto gli stanno intorno."
Rimanere fedele al suo proposito, però, è difficile, sia perché Nick non fa che pensare ai penetranti occhi scuri di lady Ligeia (soprannome di Elena), l'algida adepta che lo ha stregato, sia perché Byron è pronto a qualsiasi cosa pur di non lasciarsi sfuggire quello che considera già l'undicesimo e ultimo membro del club. E senza nemmeno sapere come, Nick si trova irrimediabilmente invischiato in un gioco più grande di lui, in un delirio di onnipotenza che genera sfide pericolosissime e porta ad atti estremi. 
Ad esempio Nick legge sul giornale di un'aggressione avvenuta ai danni di un parroco, in cui sarebbe stato rubato il calice della messa, calice che fatalità compare riempito di punch and honey a una delle riunioni del Folio Club, ma tutti i membri negano il loro coinvolgimento nell'aggressione, affermando che il calice appartiene a una delle loro famiglie. Questo non è l'unico evento a mettere in allarme Nick, un altro studente infatti lo mette in guardia dal Club riguardo al suicidio di un ragazzo avvenuto neanche un anno prima, ma anche in questo caso tutti negano qualsiasi coinvolgimento.
Byron inoltre gioca un brutto scherzo a Nick, alquanto grave, per proteggere il Club, tanto che il protagonista non vuole più saperne nulla di lui né del Club, ma un evento improvviso gli fa cambiare idea riavvicinandolo ai membri della confraternita: Byron scompare e forse gli è successo qualcosa. Nick deciderà di mettersi a indagare, coinvolgendo anche gli altri membri del Club, andando a scoprire diversi oscuri segreti, molti dei quali riguardanti Byron, il quale si scopre essere ben lontano dall'immagine di ragazzo perfetto che ha sempre voluto dare.
Ad un primo impatto il lettore adulto potrà percepire che il libro è stato scritto per un target di adolescenti essendo uno youg adult, sia come linguaggio e anche per l'ambientazione, che strizza l'occhio a questo pubblico (collegio esclusivo con un club segreto). Tuttavia non fermatevi ad un primo impatto, perchè ben presto la storia riuscirà a coinvolgervi.
Un romanzo avvincente, coinvolgente, con dei personaggi ben caratterizzati, anche se all'inizio possono sembrare un po' stereotipati:Nick ad esempio inizialmente dà l'impressione, a primo impatto, di essere il classico adolescente incazzato e incompreso, figlio di persone ricche e importanti che però si sente trascurato (soprattutto dalla madre) e quindi combina casini  per attirare l'attenzione e per fare il contrario di ciò che la madre vorrebbe che lui facesse. Avrei inoltre voluto vedere più scene con Byron, prima che scomparisse, per poterlo comprendere meglio e vederlo maggiormente in azione, non mi sarebbe dispiaciuto anche se il romanzo fosse stato un po' più lungo. Il mistero che si cela dietro la sua sparizione è ben congegnato e non è facile capire chi ci sia dietro, lasciando il lettore con il fiato sospeso fino alla fine.
 
Sopra: Sulla copertina, dallo sfondo sui toni del verde, vediamo i membri del Folio Club, tra i quali spicca in primo piano, al centro, proprio Byron.
 
"LIDIA POET E IL SEGRETO DEL COLLEGIO" di Vernante Pallotti con 224 pagine, edito nel 2024 dalla PIEMME Edizioni (costo di 16,00 euro).
Lidia Poët sogna di diventare avvocata, un mestiere riservato agli uomini. Quando lo comunica alla famiglia, i suoi rispettabili genitori sono costretti a spedirla al Collegio di Bonneville, in Svizzera, dove le signorine imparano l'arte delle faccende domestiche e a comportarsi come si deve. Tuttavia, proprio quella scuola nasconde un caso per una detective in erba come lei: tra le studentesse modello e le lezioni di cucina, infatti, si annida un orribile mistero. Durante la cerimonia di benvenuto una delle studentessa scopre uno scheletro in giardino: "Sdraiati nella terra umida della buca, c'era uno scheletro biancastro con profonde cavità nere al posto degli occhi e la mandibola fuori asse, che gli faceva assumere un sorriso ancora più terrificante di quello si Séverine. Vestita un abito da festa, un tempo di un elegante azzurro, con la gonna vaporosa e ricami floreali, ora logoro e consumato dagli anni di sepoltura nel suolo umido.
Era il primo morto che la giovane Poët riusciva incontrare, perché suo fratello si era sempre rifiutato di portarla con sé all'obitorio. Voleva studiare con i suoi occhi cosa restasse una volta che l'anima lasciava il corpo, credeva di essere pronta. 
Davanti a quello scheletro impolverato, però, Lidia voltò lo sguardo per rispetto e con un' atroce paura nel cuore."
Quando viene dissotterrato lo scheletro, il maestoso edificio viene infestato da un fantasma, che sembra deciso a svelare tutti i segreti delle allieve di Bonneville. Ad esempio il "fantasma" svela ad un'insegnante il fatto che una delle allieve possedesse un libro di Daniel Defoe. La stessa Lidia trova in uno dei libri che si è portata da casa (cosa vietata dal regolamento dell'istituto) un messaggio in latino che annuncia: "Sono risorto per svelare i vostri segreti".
Un lavoro perfetto per Lidia, che con l'aiuto di Voltaire, un cucciolo di pipistrello che ha trovato nell'armadio, decide di indagare. Battendosi contro istitutrici severe, amiche velenose e grida terrificanti, la giovane promettente avvocata si dovrà servire di tutta la sua intelligenza e del suo coraggio per portare alla luce una verità a lungo nascosta. 
La vita in collegio femminile non è facile, soprattutto per qualcuno come Lidia: una ragazza con uno spirito all'avanguardia per l'epoca, una ragazza che non vuole solo pensare a un buon matrimonio, ma vuole diventare un'avvocata, nonostante tutti i suoi parenti vedano ovviamente la cosa negativamente. Ed è anche per questo che i genitori di Lidia decidono di mandarla in questo collegio, dove la ragazza trova alcune compagne tutte perfettine e antipatiche, ma anche qualcuna di si simpatica, come Perla, una ragazza timida e insicura, che adora il succo di mirtillo e che le altre chiamano "Bastardina" poiché è stata adottata. È una ragazza molto melodrammatica e che tende a piangere per qualsiasi cosa, tanto che Lidia la prende in simpatia e cerca sempre di aiutarla, anche se alla lunga il lettore potrà trovarla un po' tediosa e pesante. Alla fine comunque si rivela un personaggio più complesso del previsto.
Come insegnanti troviamo: la antipatica e severa signora Severine, maestra di buone maniere (ma che dovrebbe ripassare un po' di empatia ed educazione); Mademoiselle Brown, l'insegnante di educazione fisica, la quale è muta; Frau Michelle, la docente di violino, prossima alla pensione, in grando di parlare tantissime lingue.
Una lettura coinvolgente, anche se dopo il primo terzo del libro la storia mi è parsa un po' rallentare, con il fantasma che gioca gli scherzi alle studentessa svelando i loro segreti, e Lidia che non riesce a fare molti passi avanti. In seguito la trama si riprende notevolmente riuscendo a creare un bel colpo di scena su chi fosse il colpevole e quali fossero le sue motivazioni, le quali sono legate allo scheletro che è stato ritrovato all'inizio della storia. Scheletro di cui Poët capirà abbastanza in fretta l'identità, ma solo verso la fine riuscirà a saperne di più su questa ragazza e il motivo della sua morte. Motivo che tra l'altro non è proprio leggero da digerire, ma che ha delle implicazioni piuttosto pesanti, sebbene non si possa parlare di un vero e proprio omicidio compiuto volontariamente.
Una storia che sicuramente cerca di mettere in evidenza i pregiudizi che vigevano nell'Ottocento nei confronti delle donne, e di cui le donne stesse erano vittime, e su come queste fossero molto limitate nella scelta riguardante il loro futuro, ricche o meno benestanti che fossero. Lidia Poët assume quindi il ruolo un po' di personaggio controcorrente, di quella strana perché di discosta dalla massa e ha idee diverse da tutti gli altri, perché è quella alternativa. È un personaggio determinato sicuro di sé, con un certo fascino; come investigatrice dimostra di avere delle buone capacità ma di non essere imbattibile, in quanto su certe cose il "fantasma" riuscirà a fregarla, e anche lei avrà bisogno del suo amico Edmondo per riuscire a tirarsi definitivamente fuori dai guai.
Lettura intrigante che parte bene, prosegue un po' rallentando il ritmo, per poi riprendersi nell'ultimo terzo della storia, quando si iniziano a scoprire le cose più interessanti e succose, con un bel colpo di scena su chi è il così detto fantasma (scoprirlo o arrivare a sospettare di lui non è facile). Una lettura adatta dai 10/11 anni in su, anche grazie ai capitoli suddivisi in sottocapitoli piuttosto brevi e veloci da leggere, scritti tra l'altro abbastanza in grande.
 
 Sopra: Sulla copertina dallo sfondo azzurro compare la figura nera di Lida, con il suo animaletto, il pipistrello Voltaire, che le svolazza accanto.
 
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lunedì 14 aprile 2025

LO HOBBIT: un viaggio inaspettato di J.R.R Tolkien e Alan Lee

"Lo Hobbit: un viaggio inaspettato" di J.R.R Tolkien, pubblicato per la prima volta nel 1937, esso è per i lettori di tutto il mondo il primo capitolo del Signore degli Anelli, uno dei massimi cicli narrativi del XX secolo. Questa è un'edizione tradotta da Caterina Ciuferri, con le splendide illustrazioni, sia a colori che in bianco e nero, di Alan Lee. 

Sopra: Sulla copertine c'è una delle illustrazioni di Lee, che rappresenta Smaug mentre dorme sul suo tesoro, presente anche all'interno nel libro.
 
"In un buco nella terra viveva uno hobbit. Non era un buco brutto, sudicio e umido, pieno di vermi e intriso di puzza, e nemmeno un buco spoglio, arido e secco, senza niente su cui sedersi né da mangiare: era un buco-hobbit, vale a dire comodo."
Questo è l'incipit del romanzo, uno degli incipit più iconici nel mondo della letteratura, e che presenta al lettore la casa di un hobbit, che sono appunto case costruite sotto terra, dentro alle colline. Per quanto riguarda invece a cosa sono gli hobbit e a come sono fatti, l'autore li descrive così: "Gli hobbit sono (o erano) gente piccola, alta circa la metà di noi, e più bassa dei barbuti nani. Gli hobbit non hanno barba. In lor c'è poco o niente di magico, a parte quella magia di tipo comune e quotidiano che li aiuta a sparire silenziosi e rapidi quando persone ingombranti e stupide come me e voi gli capitano intorno, con un rumore da elefante che essi sono in grado di sentire a un miglio di distanza. Tendono a metter su un po' di pancia; vestono di colori vivaci (soprattutto verde e giallo); non portavano scarpe, perchè i loro piedi sviluppano piante naturalmente coriacee nonché una fitta e calda peluria costanza simile alla roba che hanno in testa (che è riccioluta); hanno lunghe dita abili e scure, facce gioviali, e le loro risate sono profonde e pastose (soprattutto dopo il pranzo, che consumano due volte al giorno, quando ci riescono)."
Protagonisti della vicenda sono, per l'appunto, gli hobbit, piccoli esseri "dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari", che vivono con semplicità e saggezza in un idillico scenario di campagna: la Contea. La placida esistenza degli hobbit viene turbata quando il mago Gandalf e tredici nani si presentano alla porta dell'ignaro Bilbo Baggins e lo trascinano in una pericolosa avventura in quanto gli affidano l'incarico di scassinatore, per poter entrare all'interno della montagna dove risiede il drago Smaug. Lo scopo della missione infatti è proprio la riconquista di un leggendario tesoro, custodito da Smaug, un grande e temibile drago. 
Bilbo, riluttante, si imbarca nell'impresa, inconsapevole che lungo il cammino s'imbatterà in tante incredibili creature, tra cui gli elfi e anche in uno strano essere di nome Gollum e il suo anello magico.
 
Sopra: Le pagine del primo capitolo che mostrano, tra l'altro, l'arrivo dei nani e di Gandalf a casa di Bilbo Baggins.

Questa edizione vede la nuova traduzione della Società Tolkieniana Italiana e le splendide illustrazioni di Alan Lee, che sono di diverso tipo e piuttosto numerose all'interno dell'opera.
I disegni di Lee possono essere a colori o in bianco e nero; le prime sono immagini a tutta pagina, che rappresentano scene della storia (ad esempio l'arrivo dei nani, questi e Gandalf che consultano una mappa, Bilbo che risolve indovinelli con Gollum...) complete di personaggi e sfondi. Le tinte utilizzate da Lee non sono molto brillanti o accese, sebbene possano essere intense in alcuni punti, inoltre l'artista tendenzialmente predilige le terre (quindi colori come il marrone, il verde o il giallo, oppure il grigio) rispetto ad altre tinte più sgargianti come il rosso o l'arancione, anche se ogni tanto compare qualche tocco di blu o azzurro.
Le illustrazioni in bianco e nero sono quelle più numerose in quanto poste all'inizio di ogni capitolo e anche dentro, assieme ai testi. In questo caso si tratta di disegni non più a pagina intera ma più piccoli, che anche in questo caso rappresentano scene descritte nei testi, oppure paesaggi o personaggi (senza sfondi).
Sia queste illustrazioni che quelle a colori sono molto dettagliate e curate, ricche di particolari, con un aspetto realistico ma anche poetico e delicato, adatto alla natura fantastica della storia. Queste immagini, oltre ad arricchire ed abbellire i testi, possono essere utili ai lettori per vedere e comprendere meglio l'aspetto di alcuni personaggi, nonché gli ambienti in cui le vicende si svolgono.
 
 
 
 
 
 
 Sopra: In alto alcune pagine con illustrazioni a colori, mentre successivamente potete vedere diverse pagine con disegni in bianco e nero, alcune poste all'inizio o alla fine dei capitoli, ed altre in mezzo ad essi (come il disegno che rappresenta Gollum, in basso a destra).
 
"Lo Hobbit: un viaggio inaspettato" di J.R.R Tolkien è un libro molto famoso in quanto prequel della ancor più famosa trilogia "Il Signore degli anelli", resa ancor più conosciuta grazie ai film di Jackson, usciti tra il 2001 e il 2003, a cui si aggiunse, nel 2012, una trilogia di film dedicati anche a "Lo Hobbit".
Dopo aver acquistato "L'atlante di Tolkien" mi era venuta voglia di iniziare ad approcciarmi anche ai libri, ed avendo un'amica che aveva iniziato a leggere proprio "Lo hobbit" mi è venuta voglia di iniziarlo anch'io.
Protagonista della vicenda è Bilbo Baggins, che molti conosceranno per essere lo zio di Frodo Baggins, il futuro portatore dell'anello nella trilogia principale. Bilbo è uno di quei personaggi che l'autore ha la capacità di renderti subito simpatico, in parte per il suo aspetto particolare, essendo un hobbit: molto minuto, ma non muscoloso e irsuto come quello dei nani (il che te lo fa associare più a un bambino essendo piccolo e privo di barba), con dei grandi piedi pelosi. Bilbo poi ha un carattere riservato, ma affabile e gentile, molto educato, anche se un po' pauroso e non esattamente amante delle avventure; anche se in esso nasconde una parte, derivatagli dalla sua parentela con i Tuc, che in effetti lo fa sentire attratto dalle novità. Come spiega infatti l'autore riguardo ai Tuc: "Si diceva spesso (in altre famiglie) che in tempi remoti uno degli antenati dei Tuc dovesse aver preso in moglie una fata. Ovviamente era un'idea assurda, ma c'era nondimeno qualcosa di non del tutto hobbit in loro, e di tanto in tanto qualche membro del clan Tuc si metteva in cammino e andava a caccia di avventure. [...] Fu allora che il signor Baggins abbassò la maniglia ed entrò. Il suo lato Tuc aveva vinto. All'improvviso si rese conte che avrebbe volentieri rinunciato al letto e alla prima colazione pur di essere considerato feroce."
La cosa che mi ha subito colpito comunque è il tono divertente e, direi, scanzonato con cui l'autore scrive, uno stile di scrittura che ti fa subito entrare nella storia e coinvolgere anche per le piccole cose, che ti fa affrontare la vicenda con un sorriso sul volto. Sorriso che non abbandonerà il lettore nemmeno nei momenti, che non mancheranno, più avventurosi o in cui il pericolo diventerà più palpabile: come quando Bilbo e i nani vengono catturati dai troll, rischiando di venire arrostiti, oppure catturati dagli orchi, con Bilbo che si imbatte nello strano e sventurato Gollum, con cui intraprenderà una divertente (per noi lettori, non certo per Bilbo) sfida a indovinelli.
Per gran parte del viaggio comunque il nostro Bilbo si dimostrerà un po' imbranato, sicuramente il meno forte tra i suoi compagni di viaggio, sebbene alcune sue qualità hobbit si riveleranno molto utili, sia a lui che ai compagni, come la sua capacità di muoversi in modo molto silenzioso, ed essendo piccolo, ancora più piccolo dei nani, di passare inosservato. Queste capacità gli permetteranno ad esempio di svegliare Gandalf prima dell'attacco degli orchi (così poi lui salverà anche i nani) e di fuggire dalle grinfie di Gollum e degli orchi, nonché dalle loro insidiose e labirintiche caverne sotterranee.
Se il protagonista, e Gandalf, appaiono fin da subito ben caratterizzati non posso tuttavia dire lo stesso per tutti e tredici i nani, che l'autore non dimentica mai di menzionare tutti durante il viaggio, ma raramente qualcuno spicca o emerge dagli altri per la sua personalità, magari ogni tanto qualcuno dimostra una qualche abilità particolare (tipo accendere il fuoco o fare la guardia), ma sembrano essere considerati più come un gruppo che non nella loro individualità.
Perfino Thorin, che è il capo, non è che spicchi più di tanto; in questo caso il film ha fatto un buon lavoro nel metterlo in risalto fin da subito e nell'esplorare anche il suo rapporto con Bilbo, rapporto che nel libro è praticamente insistente. Pensate che i due si rivolgono addirittura molto raramente la parola, in quanto quando si parlano lo fanno di solito a tutto il gruppo, e l'unico dialogo che hanno loro due da soli (quando Thorin si trova nelle prigioni degli elfi silvani) viene solo menzionato ma non riportato dall'autore. Diciamo che, almeno procedendo nell'avventura, soprattutto quando Gandalf non sarà più insieme ai nani, la reputazione di Bilbo tra questi ultimi aumenterà notevolmente, visto che lui li salverà almeno tre volte da brutte situazioni, e questi cominceranno a tenerlo maggiormente in considerazione e ad avere fiducia in lui. 
Il libro contiene comunque una storia molto avventurosa, il classico viaggio irto di ogni genere di pericoli per arrivare a compiere un'importante missione ... e che missione! Un drago enorme e pericoloso da sconfiggere, per vendicare i propri parenti uccisi e rivendicare un enorme tesoro, sono già di per sé delle motivazioni che attirerebbero l'interesse di chiunque. Se poi condite il tutto con un viaggio ricco di pericoli come goblin, orchi, lupi giganti, elfi (alcuni buoni ed altri ostili), indovinelli, canzoni e anelli magici, nonché un protagonista estremamente piacevole, piccolo, simpatico ma determinato, e una scrittura leggera e divertente, il gioco è fatto: avete un libro che sicuramente merita di essere letto. 
Consiglierei tale lettura non solo agli adulti, ma secondo me può essere adatta anche per bambini a partire dai 9/10 anni se forti lettori, oppure come lettura condivisa. Come dicevo prima infatti, un viaggio pieno di pericoli per andare a sconfiggere un drago e conquistare un enorme tesoro è un'idea che può piacere a molti, anche (e soprattutto) a dei bambini. La lettura infatti, come dicevo anche prima, è molto coinvolgente, anche per la scrittura di Tolkien che, nonostante l'età del libro, non è affatto datata, ma che anzi risulta tuttora molto coinvolgente, anche grazie al fatto che l'autore si rivolge spesso ai lettori, come se stesse parlando con loro.
Ne risulta una lettura scorrevole, intrigante, coinvolgente e appassionate, ricca di avventura, ideale poi per chi ama le classiche ambientazioni fantasy con maghi, nani, elfi, draghi, ecc... con l'aggiunta di un piccolo hobbit.
 
Questo libro è stato pubblicato originariamente in inglese nel 1937 col titolo "The Hobbit or there and back again" dalla HarperCollins Publishers ed è stato poi edito in italiano nel 2003 dalla Bompiani, anche se questa edizione illustrata da Lee è del 2012.
L'opera ha 432 pagine, una copertina flessibile, misura 22,2 cm d'altezza e 14 cm di lunghezza e costa 15,00 euro.
 
Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 7 aprile 2025

La Bella e la Bestia di Cécile Roumiguière e Benjamin Lacombe

Di versioni di "La Bella e la Bestia" ce ne sono già molte, ma quella di cui vi parlerò oggi è un po' diversa poiché si tratta di una riscrittura di Cécile Roumiguière con le illustrazioni di Benjamin Lacombe, e fa parte della collana dei classici illustrati diretta proprio da quest'ultimo (di cui in fondo trovate l'elenco coi titoli usciti finora).
 
Sopra: La copertina, molto bella con le scritte e i decori dorati, mostra un'immagine interna realizzata da Lacombe, con la Bella e la Bestia mentre ballano.

Questa storia si ispira all'opera omonima di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve, alla quale probabilmente era giunta all'orecchio la fiaba per adulti di "Il re porco" di Straparola, in cui il protagonista era stato stregato e trasformato in un maiale, e avrebbe dovuto sposarsi per tre volte per riacquistare le sue sembianze umane. 
La versione della Villeneuve, di cui vi avevo già parlato in questa edizione qui edita dalla RBA Italia oppure in questa qui edita dalla Ippocampo, venne a sua volta ripresa dalla Jeanne-Marie Leprince de Beaumont in una versione ridotta. Come scritto nella prefazione: "Attraverso i secoli e nelle diverse culture, la Bestia ha assunto svariati volti e forme animali: maiale, rettile. caprone. rapace. cinghiale. bradipo gigante in Russia o ancora orso in Norvegia ... Di questo racconto esistono centinaia di versioni, in decine di Paesi."
La Bella è una ragazza piena di grazia, allegra, gentile e curiosa delle cose della vita: "La chiamavano la Bella per via della sua grande bellezza. Era allegra, curiosa delle cose della vita, sia dello spirito sia della natura. Amava raccontare le sue gioia e le sue preoccupazioni in un diario."  
Suo padre è un mercante, che però ha perso il carico di due vascelli e con esso le sue fortune, e che quindi ora non sa come farà a mantenere la sua famiglia, composta da tre figlie in età da marito. Arrivato davanti al castello della Bestia decide di cogliere una rosa da portare a Bella, scatenando l'ira della Bestia, che chiede al mercante di portagli la figlia come risarcimento.
La Bestia è un essere strano e terrificante, che per colpa del suo aspetto è rifiutato dal mondo. E' nato con troppi peli, così la madre ha firmato un patto di sangue con un mago che permettesse al figlio di diventare un uomo "che la gente guarda senza provare disgusto. A condizione che una ragazza lo ami di amore vero e accetti di sposarlo." La Bestia ha anche provato a cercare e a stare con quelli simili a lui, altri freaks, lavorando in un circo ma, pur essendone diventato amico, c'era sempre una differenza che persisteva: quella di rango e di ricchezze, visto che lui era nobile e ricco, mentre tutti gli altri erano nati poveri.
La Bella comunque rispetta il patto e giunge al castello della Bestia, con cui vivrà assieme nel suo castello, e ogni sera, durante la cena, la Bestia le chiederà se vuole sposarlo. Un giorno però Bella chiede di poter tornare dal padre che sta male e la Bestia acconsente, dopo che Bella gli ha promesso che sarebbe tornata, ma le due sorelle cercano di fare di tutto per persuaderla a restare e ritardare così il suo rientro. 
Guardando in un anello Bella si accorge che la Bestia sta male, e decide di tornare e di confessare all'uomo il proprio amore, acconsentendo a sposarlo, facendo esaudire l'incantesimo che ridà alla Bestia un aspetto finalmente umano. Andando oltre le apparenze, la Bella è riuscita a superare le sue paure e le sue angosce e, insieme, la Bella e la Bestia impareranno ad amarsi, liberandosi di ogni convenzione.  
Alla fine ci sono alcune lettere d'amore che erano contenute in due diari trovati da alcuni spigolatori tra le rovine di un castello veneziano.
 
Sopra: A sinistra un'illustrazione di Lacombe che ritrae Bella mentre legge nella biblioteca della Bestia, mentre a destra la pagina della prefazione, scritta dall'autrice.

La storia è accompagnata dai disegni di Benjamin Lacombe, splendidi, evocativi, molto curati, ricchi di dettagli, con colori forti, intensi e brillanti.
Essi sono di due tipi: ci sono infatti quelli a colori, che riempiono solitamente un'intera pagina o anche due; e poi ve ne sono alcuni più piccoli, si solito inseriti assieme ai testi in bianco e dorato.
Le prime illustrazioni presentano colori accesi, forti, intensi, in alcuni punti anche molto brillanti mentre in altri più scuri, così da mettere ancora più in risalto la brillantezza delle tinte. Esse rappresentano scene più statiche, come la ragazza e la Bestia che cenano assieme, oppure ritraggono Bella mentre è ferma in un corridoio o mentre è seduta a leggere un libro in biblioteca, oppure mostrano dei ritratti dei personaggi o dei paesaggi. In questi casi vengono sempre mostrati anche gli ambienti circostanti, ritratti in modo magnifico e solenne (che si tratti di un semplice prato fiorito, di un corridoio pieno di candele o di un sontuoso castello), con tantissimi dettagli. A tale proposito però l'autrice dice di aver voluto ambientare il racconto a Venezia, in omaggio a Straparola, però francamente dai disegni di Lacombe non emerge per nulla questa ambientazione veneziana, se non in una sola immagine alla fine del libro in cui si vede Bella condurre una gondola.
Il secondo tipo di disegni sono più piccoli e sono solitamente (tranne un'eccezione) posti assieme ai testi. Di solito rappresentano singoli personaggi oppure dei personaggi che interagiscono tra loro (ad esempio Bella con la Bestia oppure la ragazza con gli uomini della peste). Queste immagini non sono a colori ma sembrano essere state realizzate con una matina dorata su fogli bianchi, e nell'edizione hanno un aspetto metallizzato.
Oltre a queste immagini ce ne sono anche un paio colore seppia, in cui le ombreggiature sono state fatte con dei sottili tratteggi neri. Uno dei disegni è a doppia pagina, e mostra la Bestia da bambino dentro a un circo, e uno è a pagina intera, e mostra sempre la Bestia da bambino ma in un ritratto. 
Nei disegni di Lacombe. come lui stesso ha spiegato, compaiono alcuni riferimenti a film famosi, tra cui il primo è sicuramente "La bella e la bestia" della Disney del 1991. Ovviamente l'aspetto della protagonista è ispirato a quello di Bella nel film disneiano, e vediamo comparire anche un servizio da tè che rappresenta Mrs Bric e Chicco. Devo dire che ho trovato questa somiglianza un po' fastidiosa, in quanto, nonostante la protagonista sia molto bella, avrei preferito una scelta un po' più originale.
Nella scena della Bestia da piccolo al circo ho visto personaggi che assomigliavano a Yubaba di "La città incantata" dello Studio Ghibli e a It dell'omonimo film del 2017.
L'aspetto della Bestia invece si inspira ai membri della famiglia Gonsalvus, che soffrivano di un eccessivo irsutismo, e in particolare a Pedro Gonzales. 

   

 


 
Sopra: In alto alcune illustrazioni a colori, di cui le prime due ritraggono Bella, mentre la terza mostra il castello della Bestia. In basso due immagini bianche e dorate, di cui quella a sinistra assieme ai testi e quella a destra a pagina intera.

"La Bella e la Bestia" di Cécile Roumiguière e Benjamin Lacombe è un'altra rivisitazione della fiaba di "La Bella e la Bestia", di cui esistono centinaia di versioni in centinaia di paesi diversi. E dalle versioni scritte ne sono derivate poi anche quelle cinematografiche, che non hanno avuto un impatto minore. L'autrice di questa riscrittura ad esempio dice di essere stata profondamente influenzata dalla versione cinematografica del 1964 di Jean Cocteau. Come afferma l'autrice: "La storia che ho scritto in questo volume si nutre dei miei ricordi del film di Jean Cocteau; si appoggia anche ampiamente al testo di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve, con un'ambientazione veneziana in omaggio a Straparola, che porge uno specchio così bello al volto da leone della Bestia..."
La storia è fondamentalmente quella che più o meno tutti conosciamo, cioè quella più breve scritta dalla Beaumont, sebbene ci siano alcune differenze interessanti:
- la Bestia è così non a causa di qualche maledizione ma perchè è una persona che soffre di ipertricosi, una condizione che porta all'eccessivo sviluppo di peli su tutto il corpo, e se ne libera grazie a un patto che la madre ha stretto con un mago.
- la Bestia ha anche provato a lavorare in un circo, per provare a stare con persone che, come lei, sono diverse e per questo non accettate nella società. Tuttavia le sue nobili origini e la ricchezza non gli hanno permesso comunque di sentirsi alla pari con loro. Questo è interessante per il fatto che da una parte nonostante le sue ricchezze comunque non viene accettato dalla società, e dall'altro lato gli sono di impedimento nel sentirsi pienamente parte di un'altra comunità di persone, escluse dalla società per via del loro aspetto e della loro condizione sociale.
- mentre parla col padre della sua situazione la Bella riflette sul ruolo della donna nella società dell'epoca, la quel pareva potersi realizzare solo attraverso il matrimonio, e le ricchezze che da questo ne sarebbero derivate. Il padre infatti fa capire alla ragazza che lui è a favore di un matrimonio tra lei e la Bestia, soprattutto per via delle ricchezze che quest'ultimo possiede, e che potrebbero sanare la disastrosa situazione finanziaria della famiglia del mercante, che ha ancora due figlie da maritare. "Il matrimonio era tutto? Non ci si poteva guadagnare da viere altrimenti? E se suo padre avesse avuto un figlio, lo avrebbe fatto sposare in quel modo? No di certo.
- Quando la Bella pensa ai figli che avrà con la (ormai ex) Bestia è consapevole che alcuni di loro potrebbero soffrire della stessa condizione del padre, che però verrà vista come una ricchezza: "<<Se un giorno avremo dei figli, e avranno quel manto che voi non avete più, insegneremo loro che essere diversi dagli altri non è una maledizione, ma una ricchezza per il mondo.>>"
Insomma, l'autrice in effetti solleva alcune questioni interessanti, in particolare quello dell'accettazione del diverso, e sfiora anche la questione dell'indipendenza femminile e del matrimonio, anche se poi fa rimanere la storia fedele a quella della Beaumont. A parte qualche cambiamento (di cui appunto quello maggiore è il fatto che la Bestia soffra di ipertricosi) ho trovato questo racconto in gran parte molto simile, forse troppo, alla fiaba della Beaumont, sebbene ogni tanto ci siano delle idee interessanti, che permettono di interpretare questa fiaba con dei gusti più attuali e recenti, e a vederla sotto una luce più moderna.
Come scrive l'autrice nell'introduzione: "La Bestia è un essere che soffre per via del suo aspetto animalesco. E non riuscendo a trovare il modo di vivere la propria diversità, adotta un comportamento animale. La Bella, invece, deve andare oltre le apparenze. [...]
Che si sia Bestia o la Bella, una relazione piena e completa si costruisce nei confronti dell'altro, sul superamento delle pulsioni, sull'attenzione al proprio desiderio e a quello dell'altro in un mutuo consenso. La modernità della Bella e la Bestia risiede in questo, è un racconto aperto alle domande dei ragazzi di oggi. "
Direi che questa è una ulteriore versione di una storia intramontabile, di cui in realtà non esistono moltissime rivisitazioni, per cui alla fine diciamo che questa ci può stare, pur non avendola trovata chissà quanto memorabile. Ho trovato carina però la parte di approfondimento finale in cui si spiega chi era Pedro Gonzalez, una persona affetta da ipertricosi e che durante il Rinascimento susciterà molto interesse presso i nobili.
L'edizione comunque è molto bella, illustrata in maniera sublime da Benjamin Lacombe, con illustrazioni e decori dorati/metallizzati che vanno ad impreziosire ulteriormente le pagine di quest'opera. Una fiaba che ritorna all'origine di una maledizione e ci interroga su cosa sia l'umanità e cosa la bestialità.

Quest'opera è stata pubblicata nel 2025 dalla Albin Michel Jeunesse col titolo "La Belle et la Bete" ed è stata edita nel medesimo anno in italiano dalla Rizzoli. Il volume ha 80 pagine, la copertina rigida, misura 30,5 cm d'altezza e 22,5 cm di lunghezza e costa 25,00 euro.
 
P.S. Ecco tutti i titoli della collana diretta da Benjamin Lacombe (edita in Italia dalla Rizzoli):
  • "Il mago di Oz" di Sebastien Perez e Benjamin Lacombe (2019)
  • "Le avventure di Pinocchio" di Carlo Collodi e Justine Brax (2019)
  • "Mignolina" di Hans Christian Andersen e Marco Mazzoni (2019)
  • "Pelle d'Asino" di Cécile Roumiguere e Alessandra Maria (2020)
  • "Il meraviglioso viaggio di Nils Holgersson attraverso la Svezia" di Selma Lagerlof e Yvan Duque (2020)
  • "Bambi" di Felix Salten e Benjamin Lacombe (2020) 
  • "L'isola del tesoro" di Robert Louise Stevenson e Etienne Friess (2021)
  • "Il vento tra i salici" di Kenneth Grahame e Prugne Thibault (2022)
  • "La principessa Sara" di Frances Hodgson Burnett e Nathalie Novi (2022)
  • "La Sirenetta" di Hans Christian Andersen e Benjamin Lacombe (2022)
  • "La Regina delle Nevi" di Hans Christian Andersen e Aliocha Gouverneur (2023) 
  • "La Bella e la Bestia" di Cécile Roumiguière e Benjamin Lacombe (2025)

     

     

   
Sopra: Le copertine dei titoli della collana diretta da Benjamin Lacombe, dedicata alle fiabe e ai classici per l'infanzia.

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