venerdì 18 ottobre 2024

Le parole a fare un giro: poesie per bambini liberi di AA.VV.

"Le parole a fare un giro: poesie per bambini liberi" di Sabrina Giarratana, Roberto Piumini, Giuseppe Pontremoli e Silvia Roncaglia, questi quattro autori che hanno fatto la storia della poesia per l'infanzia sono stati raccolti in questo unico volume, assieme alle illustrazioni di Octavia Monaco, Vittoria Facchini, Cristina Cerretti e Cecco Mariniello.
 
Sopra: Sulla copertina dallo sfondo blu sono stati disegnati, tutt'intorno, alcuni personaggi colorati dall'aspetto buffo.
 
Eredi di una tradizione che comincia con Rodari, quattro tra gli autori che hanno fatto la storia della poesia per l'infanzia italiana sono qui raccolti in un unico volume. Poesie musicali, estrose, innovatrici,  che raccontano il mondo in modo eccentrico e originale, con parole nuove, offrendo ai bambini una prospettiva che rompe schemi e convenzioni. Perché la poesia è sperimentazione, gioco, divertimento, emozione. Perché la poesia è un inno alla creatività e alla libertà di ciascuno di noi.
La raccolta è quindi divisa in quattro sezioni, ciascuna dedicata a un differente autore, a partire da Giuseppe Pontremoli, nato nel 1955 e morto nel 2004 a soli 48 anni, ex maestro elementare che voleva guardare i bambini vedendoli davvero.
Di lui hanno incluso la sua raccolta "Ballata per tutto l'anno e altri canti" (2004, Nuove Edizioni Romane) e "Rabbia Birabbia" (1991, Nuove Edizioni Romane) con le illustrazioni di Octavia Monaco.

Marzo
Vogliamo tutto il mese
quello di primavera
spumeggiante di fiori
Desideri ed incanto
riuniti insieme al fresco
al fresco della sera
canteremo l'amore
alle ombre vaganti.

Dame

[...]

 Duro è il destino
Delle dame indolenti:
dividono la vita
tra sconforti e sgomenti.

Duro è il destino
delle dame dormienti:
depongono il domani
dietro gli sguardi spenti.

Dolce è il dono divino 
delle dame dei venti:
domani desideri
danzano in quel che senti.

Silvia Roncaglia ha insegnato per 17 anni nella scuola primaria e ha pubblicato più di cento libri con molteplici case editrici italiane e vinto numerosi premi.
Di suo hanno incluso la raccolta "Filastrane" ("Principerse e Filastrane" 1997, Nuove Edizioni Romane) "Filastrocche sul filo", "Gli uomini primitivi" e "Io conosco", con le illustrazioni di Cristiana Cerretti.

Filastrane
Filastrana
curiosa e arcana,
cosa nascondi 
nella tua tana?
Fiato di fata,
pelle di rana,
fiabe filate
con filo di lana.
Filastrana,
curiosa e arcana,
il suo nastro
di sogno dipana.

Epoche remote
Gli uomini primitivi,
mi pare e si sa,
venivano prima di quello là.
Gli uomini primitivi,
su per giù,
c'erano prima di Gesù.
Gli uomini primitivi,
la cosa è certa,
vivevano in un'epoca
piuttosto incerta!

Sabrina Giarratana, nata a Bologna nel 1965, ha lavorato per vent'anni come copywriter prima di dedicarsi ai libri per bambini e ragazzi.
Di suo troviamo la raccolta  "Filascuola" (2015, Nuove Edizioni Romane) illustrata da Vittoria Facchini.

Filastrocca della scuola da costruire
Oggi ho sognato che non c'era scuola
C'era soltanto una grande carriola
E noi contenti tra l'acqua e il cemento
Ci abbronzavano di sole e di vento
Stavamo tutti a dare una mano
Portare i mattoni non era strano
La mia maestra era il capo cantiere
E la bidella il nostro ingegnere
Ricostruita da cima a fondo
È nata la scuola più bella del mondo.

Roberto Piumini è nato a Edolo nel 1947 e ha fatto l'insegnante, il pedagogista e l'attore.
Nell'opera sono state inserite le sue raccolte di poesie di "Quieto potato" e "Sole, scherzavo" (1994, Nuove Edizioni Romane) con le illustrazioni di Cecco Mariniello.

Lo scrittore scrive scrive
Lo scrittore
scrive scrive
scrive dieci
cento ore
ma chi scrive
allo scrittore?

Scrive versi
scrive strofe
ma dal tetto 
giù gli piove.

Scrive in prosa
scrive in rima
ma nessuno
gli cucina.

[...]

Scrive lento
scrive in fretta
ma si è spenta
la stufetta

Lo scrittore
scrive scrive
scrive cento
mille ore
ma chi scrive
allo scrittore?

 
 
 
 
Sopra: In alto delle pagine che mostrano l'introduzione di un poeta, in questo caso l'autrice Silvia Roncaglia, il cui nome e cognome sono stati scritti in grande in rosso su uno sfondo verde. Più in basso alcune pagine dedicate ad alcune poesie di Silvia Roncaglia sugli uomini primitivi.

Le poesie sono poi accompagnate da diverse illustrazioni, opera di diversi artisti dato che anche le raccolte originali, pubblicate separatamente, comprendevano dei disegni, i quali sono poi stati riprodotti, almeno parzialmente, anche in questa mega raccolta.
Ad esempio i disegni che accompagnano le poesie della prima sezione, quella Giuseppe Pontremoli, sono opera di Octavia Monaco. Ella possiede uno stile molto particolare, decisamente poco realistico e quasi surrealista.In questa raccolta vediamo comparire i suoi personaggi assieme ai testi; questi soggetti possono rappresentare animali (come nel caso del lupo), uomini o donne; le persone ritratte dalla Monaco non hanno un aspetto realistico, ma presentano proporzioni e corpi leggermente deformati, con visi ovali o comunque molto tondeggianti, spalle ampie e corpi robusti.
La parte di poesie scritte invece da Silvia Roncaglia hanno invece delle immagini realizzate da Cristiana Cerretti, le quali sono in bianco e nero, poste accanto ai testi. Cerretti traccia personaggi umani ed animali utilizzando delle line nette e ben definite che creano figure dall'aspetto non troppo realistico e un po' stilizzato, anche se le immagini risultano piuttosto ricche di dettagli. Alcune parti inoltre sono lasciate completamente bianche (tipo i visi, le mani delle persone o comunque le zone in cui si vedrebbe la pelle scoperta) mentre altre (come chiome di alberi, vestiti, capelli, ecc...) sono state tinte di nero, il quale però non è stato steso in modo uniforme, ma con dei piccoli e ravvicinati tratteggi.

   
 Sopra: A sinistra una pagina con un'illustrazione a colori della Octavia Monaco, che rappresenta l'uomo pirata, a destra una pagina con un disegno di Cristina Cerretti.

Vittoria Facchini si è occupata invece dei disegni per la parte riguardante Sabrina Giarratana, i quali sono sempre in bianco e nero e rappresentano soprattutto personaggi intenti a interpretare scene descritte nelle varie poesie. Lo stile della Facchini si caratterizza per delle linee nette e precise con cui crea le sue figure dall'aspetto simpatico e un po' buffo, con dei capelli un po' sbarazzini realizzati con linee più spesse e grosse, visi tondi, le guance piene e i nasi a patata.
Mentre l'ultima parte con le poesie di Roberto Piumini comprende le illustrazioni di Cecco Mariniello, dallo stile curato, espressivo ed elegante, che rappresenta personaggi delle poesie disegnati in modo accurato, con linee nette e precise, anche il loro aspetto non è eccessivamente realistico, sebbene sia curato e piuttosto ricco di dettagli. Anche nel suo caso alcune parti dell'immagine sono lasciate completamente bianche, mentre altre (come vestiti o capelli) sono state scurite tramite tratteggi neri più o meno ravvicinati a seconda di quanto l'artista volesse scura una certa zona del disegno.

 

 
 
  
Sopra: In alto e al centro a sinistra alcune pagine con dei disegni della Vittoria Facchini, mentre a destra e in basso delle pagine con illustrazioni di Cecco Mariniello.
 
"Le parole a fare un giro: poesie per bambini liberi" di Sabrina Giarratana, Roberto Piumini, Giuseppe Pontremoli e Silvia Roncaglia è una bella raccolta di poesie di quattro grandi autori italiani. La cosa interessante è che il volume riunisce proprio delle raccolte che erano uscite in passato per la casa editrice Nuove Edizioni Romane come: "Ballata per tutto l'anno e altri canti" (2004),  "Rabbia Birabbia" (1991), "Principerse e Filastrane" (1997), "Filascuola" (2015), "Quieto potato" (1983), "Sole, scherzavo" (1994). Alcune di queste opere, essendo vecchiotte ormai, attualmente non sono più disponibili in commercio, per cui questa raccolta dà la possibilità di recuperarle tutte assieme.
Le poesie sono tutte belle, sebbene siano diverse tra di loro: quelle di Pentrepoli presentano meno rime e sono adatte forse a bambini un po' più grandi e a ragazzini, parlano delle stagioni e sono molto delicate. Un po' più divertenti e ritmate sono quelle, sempre di Pentrepoli, appartenenti però alla raccolta di "Rabbia, Birabbia", le quali narrano di eventi bizzarri e straordinari o di personaggi pittoreschi come la Regina Jolanda: "Sua Maestà Jolanda / regina di Fandonia / non ha mai preso parte / ad alcuna cerimonia. / Lei non piange o sbadiglia / nè fa mai un sorriso / per evitar che spuntino / rughe sopra il suo viso...".
Le filastrane della Silvia Roncaglia hanno dei versi molto brevi ed un ritmo serrato, che trascina con sé l'ascoltatore e non lo molla fino alla fine, anche grazie alle numerose allitterazione e ripetizioni di suoni. Le poesie sugli uomini primitivi hanno dei versi leggermente più lunghi e posseggono una vena divertente ed ironica, come nella poesia "Passatempi": "Gli uomini primitivi, / io ve lo svelo, / stavano spesso / a guardare il cielo. [...] Gli uomini primitivi, senza parlare, / passavan ore / a guardare il mare. / Sarà perché allora / mancava l'occasione / di guardar notte e giorno / la televisione."
Le filascuola della Sabrina Giarratana sono delle poesie orecchiabili e divertenti in rima baciata, le quali raccontano di una scuola bizzarra e originale: può essere in mezzo al bosco o preistorica, quella futura, al contrario oppure ancora da costruire, e dentro ci si possono trovare una bambina nuova, un bambino pulcino, uno firmato, quello assente, il compagno perfetto, oppure maestre innamorate, maestri senza lavoro e bidelle, ma anche parole inceppate, o parole da trovare, parolacce ("Parolaccia parolaccia / Non la dico, non in faccia / Non la dico, ma la conto / Se la dico, poi la sconto / Parolaccia, parolaccia / Mi fai fare la boccaccia / Me ne ha dette ventitré / Parolaccia tocca a te."), ecc...
Infine le poesie di Roberto Piumini trasportano i lettori a conoscere bizzarri e splendidi personaggi come un rinoceronte, il naso di Cleopatra, uno scrittore, il fischiatore, Testa Calda, un poeta pirata, Mastro Geppetto, Ser Maroffo... Le sue poesie sono tutte piuttosto lunghe ma spesso composte da versi piuttosto brevi, oltre ad essere molto musicali, oltre che divertenti.
Una bella raccolta di poesie, sicuramente corposa, cosa piuttosto rara per le raccolte di testi poetici per bambini e ragazzi, che di solito tendono a essere piuttosto piccole. In effetti questa ha il vantaggio di riunirne tipo 5 o 6 tutte insieme, di cui alcune non si troverebbero nemmeno più in commercio, il che si rivela piuttosto utile. Bello anche il fatto che ogni raccolta sia stata accompagnata da almeno alcune delle illustrazioni con cui era stata originariamente pubblicata. Ne risulta una raccolta ricca e preziosa, un omaggio alla poesia italiana e agli scrittori per l'infanzia italiani.
 
Quest'opera è stata pubblicata nel 2023 dalla GIUNTI Editore, ha 160 pagine, la copertina rigida e misura 21,5 cm d'altezza e 17,8 cm di lunghezza e costa 22 euro.
 
Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

mercoledì 16 ottobre 2024

La grammatica giocando di Leda Luise

"La grammatica giocando" di Leda Luise e con le illustrazioni di Cristina Moretto è un'altra di quelle raccolte di poesie dedicate all'insegnamento dell'italiano alla scuola primaria su cui Luise aveva già pubblicato due libri: "Nel paese dell'ortografia" illustrato da Tiziana Furlan (2000) e "L'ortografia giocando" con le illustrazioni di Cecilia Brianese (2018).
 
 Sopra: Sulla copertina dallo sfondo di un giallo delicato compare in grande, sopra al titolo in arancione, la G di "Grammatica".
 
Questa è una raccolta di poesie e rime che trattano elementi grammaticali quali il nome, gli articoli,l'apostrofo, i verbi, gli aggettivi e i pronomi, le esclamazioni, le preposizioni, le coniugazioni, gli avverbi.
Per quanto riguarda il nome nelle poesie vengono affrontati vari suoi aspetti grammaticali tipo: i nomi collettivi, i nomi astratti, i nomi derivati, le alterazioni. Così come per gli articoli c'è la poesia dedicata a quelli determinativi e a quelli indeterminativi.
Le poesie sono quasi tutte abbastanza lunghe, anche se la loro lunghezza può variare tra i 10 e i 30 versi,  ma risultano sempre molto simpatiche, musicali e orecchiabili, anche perché hanno uno schema di rime baciate (AA BB).
 
 Io sono...
"Son alunno, son scolaro,
son allievo, son studente.
Beh, c'è più di una parola
perchè ora vado a scuola.

Sono figlio, son cugino,
son fratello e nipotino
e domando a chi mi sente:
"Ma di quanti son parente?"

Del negozio son cliente,
del dottore son paziente,
nella squadra giocatore,
in piaccia nuotatore.

Ma non so perchè mi vanto:
sono sempre io soltanto."

Alterazioni
"Se io una donna grande
posso chiamar donnone,
perchè di grande botte
non posso dir bottone?

[...]

Una brutta strega?
La chiamo stregaccia.
Ma di una foca brutta
non dicono focaccia.

E se un piccolo pesce
vien detto pesciolino,
perchè la pulce piccola
non si dice pulcino?"

Per colpa di un apostrofo
"Per colpa di un apostrofo mi son successe cose
a volte solo buffe, altre pericolose.

Di sera ero stanco, volevo andare a letto.
Su un piatto di bilancia mi ritrovai con l'etto

Perciò guardai in alto: brillava in ciel la luna.
Sentii suonare il tocco: avevo scritto l'una.

Vidi allora le stelle; volevo osservar loro.
Si fecero preziose: brillavano come l'oro.

[...]

Chi dice che non serve saper l'ortografia?
Se sbaglio con gli apostrofi è solo colpa mia."

 Sopra: La pagina in cui è riportata la poesia "Per colpa di un apostrofo".
 
Le poesie sono accompagnate dalle illustrazioni Cristina Moretto, le quali sono dipinte con colori acquerellati dalle tinte a volte più intense ed altre volte più delicate. Tra i colori maggiormente usati troviamo l'azzurro, il blu, il giallo, il verde, il marrone, l'arancione, il rosso.
A dire la verità lo stile dei disegni non mi fa impazzire, in quanto sembrano essere stati disegnati a mano da una persona che non sa propriamente disegnare, se non a un livello abbastanza elementare. I singoli elementi dell'immagine  appaiono piuttosto semplici,a che se sembra che l'artista si sia sforzata di arricchire la scena di vari dettagli in modo da farla risultare almeno curata.
 Le immagini rappresentano ciò che viene descritto nelle varie poesie. Ad esempio nella poesia "Io sono..." dove sono elencati i vari ruoli e posizioni sociali che un bambino assume all'interno della società vi sono dei disegni che ritraggono questi ruoli, per cui vediamo il bambino vestito col grembiule e lo zaino in spalla, il bambino dal fornaio, lui calciatore, lui assieme alla mamma, ...; Nella filastrocca "Nello zaino lo scolaro..." vengono descritti vari materiali e oggetti che uno studenti può avere nello zaino , che poi troviamo disegnati tutti intorno al testo (matita, caramelle, un gomitolo di spago); in "Quasi uno scioglilingua" è stato disegnato un bambino marinaio, visto che la prima parola, e successivi derivati, menzionata nella filastrocca è proprio "marinaio"...
 
 
 

 Sopra: Alcune pagine illustrate, le quali hanno disegni dal tratto un po' infantile, dipinti con delicati colori ad acquerello.
 
"La grammatica giocando" di Leda Luise e con le illustrazioni di Cristina Moretto è una raccolta di rime carine che trattano gli elementi della grammatica in modo simpatico e ironico.
Come scritto sul retro di copertina l'autrice "ha grande esperienza come insegnante, esperta nella didattica, nonché autrice di testi scolastici, si diverte a scrivere fiabe, racconti e filastrocche, simpatiche come queste. Riesce a comunicare ai bambini, attraverso il gioco o comunque in modo divertente, l’interesse per ciò che può sembrare noioso."
Come dicevo all'inizio avevo parlato di altri due libri di poesie scritti da questa autrice e anche gli altri due erano incentrati sulla grammatica e l'ortografia. Può essere un modo divertente e simpatico per fare ricordare ai bambini alcune regole grammaticali, specialmente se si fa loro imparare a memoria le filastrocche o una parte di esse.
 
Questo libro è stato pubblicato dalla Miachael edizioni nel 2012; ha 64 pagine, una copertina flessibile, misura 21 cm d'altezza e 15 cm di lunghezza e costa 9,50 euro.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 14 ottobre 2024

SPECIALE: Libri non illustrati (GIALLI E HORROR)

In questo speciale dedicato ai libri non illustrati vi parlerò di alcuni romanzi della Mondadori e della PIEMME che fanno parte di diverse collane: la "Junior Horror", la "Oscar Fabula" e la "Giallo e nero". Vi è poi anche "Il grande gioco" di David Almond, edito dalla Salani, autore molto rinomato per i suoi libri per ragazzi, tanto da venire citato (come vedrete) anche in alcuni saggi sulla letteratura per l'infanzia e l'adolescenza.
 La "JUNIOR HORROR" è una collana esistita tra il 1997 e il 2002 che raccoglieva romanzi di paura per ragazzi dagli 11/12 anni.
La "OSCAR FABULA" fa in realtà parte della più ampia "Oscar Fantastica" "una collana che rappresenta la nuova frontiera della fiction: un universo di libri in cui i confini tra fantasy e avventura, fantascienza e thriller sfumano fino a confondersi. Grandi autori della narrativa di genere e voci nuove per storie senza confini."
La "GIALLO E NERO" è invece una collana, inaugurata nel 2018, di gialli per ragazzi, editi questa volta dalla PIEMME, ricca di suspence, crimini ed enigmi. Vi avevo già parlato di altri titoli di questa collana qui e qui.


"IL MALE BUSSA ALLA PORTA" di Mary Downing Hahn, con 156 pagine, edito nel 1999 dalla Mondadori Editore (costo di 13.000 LIRE. Titolo originale: "Look for me by Moonlight", 1995).
Cynda, sedicenne americana, è ospite del padre e della sua nuova famiglia, alla cui locanda nel Maine. Suo padre si è separato dalla madre di Cynda dieci anni fa: "Avevo sei anni ed ero troppo giovane per capire quello che stava succedendo; sapevo solo che c'entrava una studentessa in uno dei corsi di letteratura di papà. Una ragazza di nome Susan. Fu per colpa sua che mio padre se ne andò di casa.
Nel frattempo la madre di Cynda si è risposata con Steve, un ufficiale di marina, così la nuova famiglia inizia a girare tutta l'America: "... non rimanevamo mai in un posto abbastanza a lungo perchè potessi farmi degli amici, ambientarmi e sentirmi a mio agio. Quando Steve annunciò che l'avevano trasferito in Italia per tre anni, rinuncia a qualsiasi pretesa di maturità e feci i capricci come se avessi otto anni, invece che sedici. Mio padre e mia madre si scambiarono innumerevoli telefonate, e il risultato fu un invito a rimanere con papà per almeno sei mesi, o forse di più, se le cose avessero funzionato. Mia madre acconsentì a lasciarmi andare, e questo mi sorprese: non aveva mai perdonato mio padre di essersi innamorato di Susan e non approvava il modo in cui viveva. Oltre a scrivere gialli di grande successo, mio padre gestiva una vecchia locanda sulla costa del Maine, cosa che secondo la mamma dimostrava la sua estrema immaturità."
Il primo impatto tra Cynda e la nuova vita del padre non è facile: i due non si vedono da due anni e prima di allora lei non aveva mai conosciuto Susan né Tom, il bambino che Susan ha avuto con suo padre, e che ora ha cinque anni. Scopre inoltre che Susan è nuovamente incinta. Cynda è comunque un'adolescente e, a peggiorare le cose, è un adolescente che si sente sola e insicura: "Cosa provava papà per me? Aveva Susan, adesso. E Todd. Non aveva bisogno di me. E la mamma aveva Steve. Ma io, chi avevo? Neanche un'amica, o uno straccio di ragazzo."
Mentre lei e il padre stanno mangiando ad una tavola calda Cynda viene a sapere che nella locanda del padre a Underhill a quanto pare c'è un fantasma: "- A Underhill c'è un fantasma?- domandai a Gina.
- Molta gente di queste parti la pensa così. - Corrugò la fronte, guardando papà. - Se non mi crede chieda a Martha Bigelow. Ha spesso la sensazione che qualcuno la stia guardando, usando è al piano di sopra a fare pulizie, e le viene la pelle d'oca.
Un brivido mi scese lungo la schiena, ma papà sbuffò, scettico."
I primi giorni passano lentamente e, sebbene anche la compagna del padre e suo figlio l'abbiano accolta bene, la ragazza non può fare a meno di sentirsi un po' trascurata ed esclusa dalla nuova famiglia del padre. Inoltre non ci sono altre persone con cui interagire, ad esclusione della signora Martha, la donna delle pulizie, e di suo nipote Will, che viene a prenderla in macchina per riportarla a casa, Will è inoltre anche l'unico ragazzo dell'età di Cynda nelle vicinanze, dato che la scuola più vicina è a un'ora di strada e il padre ha gia pensato di farla studiare da casa.
Ma la cosa cambia quando approda alla locanda una sera un misterioso individuo, unico ospite del periodo invernale, bellissimo ma gelido e inquietante: "Sotto il portico c'era uno sconosciuto. La luce gli illuminava il viso, mettendo in evidenza gli occhi infossati, il pallore elegante, gli zigomi alti. Fiocchi di neve ingemmavano i capelli scuri e il cappotto nero. Doveva almeno trent'anni ed era l'uomo più bello che avessi mai visto. [...]
Le dita erano fredde, la stretta forte. Quando mi lasciò andare mi avvicina a papà, con una gran voglia di scappare a nascondermi e allo stesso tempo restare."
Vincent è un'ospite solitario, non esce mai dalla sua stanza per tutto il giorno, e si fa portare la cena in camera. L'unico momento in cui l'ospite scende a conversare con Jeff, Susan e Cynda (Todd è a letto a dormire) è dopo cena. La ragazza nota che il suo sguardo spesso si trattiene su di lei, e una sera Vincent le confessa suoi sentimenti, cosa che rende Cynda molto felice: finalmente qualcuno le dà attenzioni, la comprende, mentre suo padre se ne sta la maggior parte del giorno nel suo studio e Susan le dà ordini in continuazione.
Ma Cynda non sa che non ci si può fidare di Vincent, perché lui non è colui che dice di essere, e lo sa bene il fantasma della ragazza morta, lei e tutte le altre...
Storia molto avvincente, in cui vediamo una figura di vampiro abbastanza classico: affascinante, freddo, furbo, calcolatore, manipolatore, incantatore. Su di lui in realtà non verremo a scoprire molto, ma ciò che capiamo ben presto è che con i suoi poteri non è facile poterlo fermare poiché lui sa manipolare le menti e i pensieri delle persone. Ma Cynda cercherà di fare di tutto, perché sa bene che è in gioco la sua vita, così come quella di Todd e di Will, l'unico su cui può contare visto che suo padre e Susan sono inutili contro Vincent.
 
 Sopra: A sinistra in alto si può vedere il nome della collana dentro un rettangolo verticale rosso, che spicca, così come le scritte rosse del titolo, sullo sfondo nero del libro
 
"IL GRANDE GIOCO" di David Almond, con 153 pagine, edito nel 2001 dalla Mondadori Editore  e nel 2013 dalla Salani con 210 pagine (costo di 7900 LIRE mentre l'edizione più recente costa 14,90 euro. Titolo originale: "Look for me by Moonlight", 1995).
È cominciato tutto per gioco, un gioco che i ragazzi fanno d'autunno... Stoneygate è un'ex cittadina mineraria. In superficie i segni della presenza della miniera sono dappertutto: certi avvallamenti nei giardini, crepe nel manto stradale e sui muri, i pali della luce piantati di traverso o piegati, il terreno nero di particelle di carbone. Sotto, invece, brulicano antiche gallerie abbandonate, cave dimenticate, misteriosi cunicoli che si perdono nel buio. 
È qui che Kit, tredici anni, si trasferisce con la famiglia per stare vicino al nonno, ora che la nonna non c'è più. Ed è sempre qui che Kit conosce John Askew, ragazzo problematico, ombroso e violento, con un padre alcolizzato, che organizza nella miniera il Gioco della Morte e sostiene di riuscire a vedere i fantasmi dei bambini morti. 
"A Stoneygate c'era una vasta area incolta disabitata, uno spazio vuoto fra le case e il fiume, proprio dive una volta si trovava la miniera. Era lì che si giocava al gioco di Askew, che noi chiamavamo "Gioco della Morte". Il pomeriggio ci incontravamo davanti al cancello della scuola, dopo il suono della campanella e ci fermavamo lì a chiacchierare e a ridere. Dopo cinque minuti Bobb Carr ci diceva che era ora di andare. Allora lo seguivamo per i prati fino alla tana di Askew, una buca profonda scavata nel pendio che scendeva verso il fiume, con una vecchia porta che proteggeva l'entrata e, sopra, un piccolo tetto in lamiera. [...]
Uno dopo l'altro scendevamo cautamente gli scalini friabili scavati nel terreno, strisciando adagio verso la parete. Il pavimento della tana era fatto di terra argillosa e compatta, mentre nelle pareti erano state ricavate alcune piccole nicchie in cui ardevano moccoli di candela. In un angolo c'era un mucchio d'ossa che Askew aveva trovato scavando; lui sosteneva che erano ossa umane. Per terra c'era una piccol a conca annerita in cui d'inverno accedeva il fuoco."
E mentre il nonno inizia a perdere la memoria, John cerca di trascinare l'amico in un nuovo e ancora più terribile Grande Gioco... In precario equilibrio tra luce e tenebre, morte e ciclo eterno della vita, Almond riprende i temi della perdita e della crescita a lui cari in "Skellig" e "Mina" per narrare la storia di un ragazzo che ha bisogno di scendere nel buio per risalire alla luce ormai uomo.
Un bel libro molto interessante, con tematiche forti e personaggi introspettivi non banali. Molto bello ad esempio il rapporto del protagonista con il nonno, che da giovane aveva lavorato nelle miniere e che adesso sembra essere giunto vicino alla fine della sua esistenza. La morte non è quindi trattata solo attraverso il "gioco"di Askew, ma è una cosa che riguarda il protagonista da vicino, tramite il nonno:
"Rimasi aggrappato a lui, come se la mia mano potesse trattenerlo per sempre qui con noi, nel mondo della luce. Lui prese la mia mano fra le sue, poi bevve un sorso di tè e sorrise.
<<Così va be>> disse. <<Aggrappati a me, figliolo. Tienimi con te>>.
<<Credo proprio di avere capito>> gli dis. <<Ci sono momenti in cui non vedi più niente, non senti più niente [...]
E non provi nessuna paura, fino a quando non torni indietro>>.
<<Esatto. E, allora, mi prende la paura di scoprire che sono andato via per un po'. Paura di sapere che sto per andarmene di nuovo. Ma poi, quando sono di là... niente>>.
Si strinse nelle spalle, sempre con il sorriso sulle labbra. <<E tornare indietro è un po' come essere ritrovati. Come quando edi arrivare gli uomini con le lampade in fondo al tunnel, che ti chiamano e ti cercano. Oh, ma queste sono cose da vecchio, non è roba per ragazzi della tua età, anche se tu credi di capire quello che sto provando. [...]
Non c'è motivo di piangere>> sussurrò. >>io ho fatto il mio tempo, e adesso tocca a te>>."
Bello anche il rapporto tra Kit e John, che inizialmente sembra un po' il classico teppistello adolescente, ma che in realtà si dimostra essere un ragazzo "difficile" a causa di una complicata situazione familiare (padre alcolizzato) per la quale il Gioco della Morte rappresenta una specie di via d'uscita, un momento liberatorio e che gli permette di aggregarsi anche ad atri ragazzi della sua età. 
Nel libro egli viene fatto vedere come una sorta di personaggio opposto ma complementare al protagonista: Kit è il "bravo ragazzo", mentre John è il "cattivo ragazzo", quello che i mette nei guai, che va male a scuola, che non frequenta, che proviene da una famiglia disastrata. In realtà John, come capisce anche Kit, non è affatto una cattiva persona, ma è più che altro vittima del pregiudizio della gente, e in realtà ha anche delle passioni, come il disegno, in cui è molto bravo. Riuscire però a convincere gli adulti non è facile, che continuano ad essere molto sospettosi nei confronti di John, nonostante le numerosi rassicurazioni da parte di Kit:
"Se non altro riuscii a parlare ai miei del dolore di Askew, delle sue paure, della sua solitudine. Spiegai che era come se John avesse dentro di sé un bambino che non aveva mai avuto la possibilità di crescere. E dissi anche che c'era qualcosa di molto forte che ci univa.
<<John Askew>< dissero loro. <<Quel delinquente di John Askew!>>
Vollero vedere se avevo delle ferite o altri segni di violenza.
<<Che cosa ti ha fatto?>> continuarono a chiedermi.
<<Niente>> dicevo io. <<Niente. Siamo diventati amici>>.
Anche i poliziotti mi fecero le stesse domande. Si sedettero intorno al tavolo della nostra cucina nelle loro uniformi scure. Erano un uomo e una donna.
<<Che cosa ti ha fatto?>> mi chiese l'uomo.
<<Niente>>. 
<<A noi puoi dirlo>> disse sottovoce la donna, sfiorandomi un bracci. <<Non ti devi preoccupare. Quello che finirà nei pasticci è lui, non tu>>.
<<Sul serio>> ribadii, >>non è successo niente. Sono semplicemente andato a cercarlo. Abbiamo parlato un po', poi ci siamo messi a mangiare del coniglio arrosto. Si è fatto tardi, e così abbiamo passato la notte dentro la miniera. Poi, stamattina, siamo usciti>>.
Il poliziotto alzò lo sguardo verso i miei genitori, scuotendo la testa.
<<Si potrebbe chiamare un medico per fargli fare una visita di accertamento>> disse."
Devo dire che mi sarei aspettata che si parlasse di più di questo gioco della morte nel libro, credevo, in effetti, che fosse una cosa che sarebbe stata portata avanti dall'inizio fin quasi alla fine, invece in realtà questo gioco viene interrotto abbastanza all'inizio del volume, poiché il gruppo di ragazzi viene scoperto dagli adulti, i quali proibiscono loro di rifarlo nuovamente, peccato, perchè mi sarebbe piaciuto vedere più sessioni di questa specie di rituale di morte e resurrezione, dalle tinte un po' oscure e misteriose. 
Una curiosità è che questo testo è citato (a pagina 157-158) nel saggio di Giorgia Grilli "Di cosa parlano i libri per bambini", nella sezione che parla della paura e della tristezza, e in cui l'autrice parla appunto della curiosità che i bambini provano nei confronti della morte e che li porta a esplorarla, ritualizzarla, "a provarla fisicamente su di sé, perchè a turno, in quella tana, a ognuno di loro tocca di cadere riverso e stare immobile il più possibile, mentre gli altri corrono fuori e aspettano che esca. Con i ritratti dei bambini inciso nelle pareti del sottosuolo che si mescolano a quelli di animali, di mostri, di diavoli, di tutte le creature come loro difformi". 
Sempre questo libro è citato pure in un altro saggio di letteratura per l'infanzia: "IN CERCA DI GUAI: studiare la letteratura per l'infanzia". Nella parte scritta da Laforest (a pag.94) sulla fine dell'infanzia si parla anche di come, per andare verso il futuro, è necessario sbloccare il passato: "Uno dei romanzi più significativi da questo punto di vista è Il grande gioco di Davide Almond, grande esploratore di zone limitarti, dei margini sovrapposti tra i regni della natura e del tempo: inizia proprio con alcuni ragazzi che riemergono cone spettri da cunicoli sotterranei, mentre i compaesani sono alla ricerca dei loro cadaveri [...]. Stavano compiendo, lontano dalla comunità adulta che non ha strumenti per accoglierli, una sorta di rito iniziatico che li collega a coetanei morti generazioni prima in miniera, dopo aver trovato il proprio nome inciso su un'antica lapide che ricorda quell'evento."
 
 
 Sopra: A sinistra la copertina dell'edizione più recente, edita Salani, mentre a destra quella del 2001 della Mondadori inserita nella collana Junior Super.
 
"CEMETERY BOYS" di Aiden Thomas, con 400 pagine, edito nel 2021 dalla Mondadori Editore (costo di 20 euro. Titolo originale: "Cemetery boys", 2020).
Yadriel ha evocato uno spirito, e ora non riesce più a liberarsene. Yadriel è un ragazzo trans, ma i suoi - una famiglia latinx molto tradizionalista - faticano ad accettarlo. Lui infatti fa parte di una comunità di brujx, i quali: "Al compimento sei quindici anni, l& bruix venivano portat& al cospetto della Signora Morte, che offriva loro la sua benedizione e ne vincolava la magia a un condotto a scelta, il portale. [...] La consegna del portaje era un importante rito di passaggio nella vita di ogni brujx. 
Ma non per lui.
La sua cerimonia quinces era stata rimandata indefinitamente. Aveva compiuto sedici anni lo scorso luglio, ed era stanco di aspettare. 
Per dimostrare alla sua famiglia che era un brujo, Ydrael avrebbe eseguito il rituale da solo - con o senza la loro benedizione. Suo padre e il resto della comunità brujx non gli avevano lasciato altra scelta."
Il padre infatti non gli ha lasciato compiere la sua cerimonia perché Yadriel è una ragazza che si sente un maschio e quindi vuole celebrare la sua cerimonia come tale: "Le pratiche bruix si basavano su antiche tradizioni, e andarvi contro era considerato blasfemia. Quando Yadriel si era rifiutato di presentarsi alla Signora della Morte come bruja per i suoi quinces, non gli avevano permesso di farlo come brujo. Era fuori questione. Non avrebbe funzionato, gli avevano detto. Solo perché lui diceva di essere un ragazzo, la Signora della Morte non avrebbe cambiato il criterio della sua benedizione.
Non lo avevano neanche lasciato provare."
Lui, però, è determinato a dimostrare loro di essere un vero brujo e con l'aiuto di Maritza, sua cugina nonché migliore amica, decide di celebrare da solo il rituale dei quinces, ritrovare il fantasma di suo cugino Miguel, morto assassinato, e liberarlo nell'aldilà: "<<Se devo dimostrargli quanto valgo per farmi ascoltare, lo farò.>> Accese l'interruttore della torcia per vedere se la batteria funzionava. << Se riesci a trovare lo spirito di Miguel, scoprire cosa gli è successo e liberarlo nell'aldilà prima del Dia de Muertos, saranno costretti a lasciarmi partecipare all'aquelarre.>>"
Quando Yadriel e sua cugina Maritza entrano nella vecchia chiesa della comunità, ormai abbandonata perché diventata troppo piccola, e trovano per terra una collana con una medaglietta e capiscono che è un'ancora (un'oggetto a cui un'anima si lega) Yadriel prova a evocarne lo spirito pensando possa essere quello di Miguel. Ma il fantasma che evoca è quello di Julian Diaz, il bello e dannato della scuola, il quale non ha alcuna intenzione di tornarsene buono buono tra i morti: "I contorni del corpo traslucidi, come tutti gli spiriti. Gli occhi del ragazzo si spostarono di scatto su di loro. Aveva un viso bellissimo ma molto arrabbiato, la sua smorfia ora era più un ghigno sarcastico."
E Julian è ben deciso a scoprire cosa gli è successo e a chiarire alcune questioni lasciate in sospeso. Yadriel, che d'altronde non ha molta scelta, accetta di aiutare Julian, in modo che entrambi possano ottenere ciò che desiderano: lui essere riconosciuto come brujo dalla  dalla sua comunità, e Julian scoprire cosa gli è successo. Solo che, più tempo passa con lui, meno ha voglia di lasciarlo andare...
Una storia che pone molto l'accento sui "reietti", su chi non è accettato dalla società o dalla propria comunità per vari motivi, ad esempio, nella comunità brujx, oltre a Yadrel, che è trans, vi sono anche Maritza, che è vegetariana e quindi si rifiuta di fare magie che implicano l'uso di sangue animale (preferirebbe piuttosto fare il fabbro e costruire pugnali rituali, pratica che però la madre ritiene "poco da signorine"), oppure suo zio Catriz, che ha un livello di potere troppo basso, così non lo hanno mai fatti diventare un brujo.
Inizialmente Yadriel vuole aiutare Julian per dimostrare alla sua comunità e alla sua famiglia di poter essere un vero brujo, ma poi inizierà ad affezionarsi a Julian: "Era un po' eccentrico. Cocciuto, impulsivo, e decisamente insopportabile. Ma Yadriel vedeva la ferocia con cui teneva alle persone per lui importanti. Era certo che Julien sarebbe morto per i suoi amici."
Inoltre parlando con i suoi amici scopre che sono scomparsi altre due ragazzi, ma la polizia non fa niente perché, essendo ragazzi senza genitori, pensa che siano semplicemente scappati di casa. Ma Yadriel sospetta che non sia così... 4 ragazzi scomparsi, di cui due sicuramente morti, e di cui non si riesce a trovare i corpi: "All'inizio non era riuscito a mettere insieme i pezzi. Poi aveva parlato con gli amici di Julian e loro gli avevano detto ciò che lui non ricordava, o non sapeva. Avevano riempito i buchi della storia, e l'immagine che ne usciva fuori a dir poco inquietante. 
<<Miguel doveva perlustrare il cimitero, e nel cimitero abbiamo trovato la tua maglietta>> continuò enfatico Yadriel, sfoderando la medaglietta di San Giuda da sotto la felpa. [...]
<<Non può essere una coincidenza. Quello che è successo a te forse è successo anche a Miguel.>> Yadriel sospirò, abbassando le braccia lungo i fianchi. <<C'è qualcosa di grosso in ballo, ma non so cosa.>> [...]
Ora non si trattava più solo di dimostrare che era un brujo. Era tutto molto più grande di così. Voleva trovare Miguel e aiutarlo. Voleva aiutare gli altri. Non voleva che Julien ignorasse il fatto che era stato ucciso. Chiunque fossero responsabile di quello che era successo a lui e a suo cugino non poteva farla franca."
Storia molto coinvolgente e intrigante, che prenderà fin da subito il lettore non lasciandolo andare fino alle ultime pagine.
La forza del libro sta soprattutto nei personaggi, nel come vengono descritti e caratterizzati e da come interagiscono tra di loro. L'autore infatti lascia molto spazio nel descrivere i loro sentimenti e i loro pensieri, oltre che le loro aspettative, i loro desideri e le loro paure, per cui ai lettori verrà naturale empatizzare con loro. In primis appunto col protagonista Yadriel, una ragazza di 16 anni che però si sente un ragazzo, infatti l'autore si riferisce a lui sempre con il genere maschile, e che desidera più di ogni cosa che la sua comunità lo riconosca per come è, permettendogli di diventare un brujo.
Ho apprezzato molto anche come è stato caratterizzato Julian, poiché avrebbe potuto essere il classico stereotipo del mascalzone figo e incompreso che si comporta da stronzo sentendosi autorizzato a ferire chi gli sta vicino perchè ha avuto una vita difficile e si sente in diritto di fare ciò che vuole. Il personaggio di Julien invece è sì un figo un po' mascalzone, ma un mascalzone buono, di quelli che sotto la scorza dura in fondo nascondono un buon cuore: è un ragazzo estremamente vivace e allegro, un terremoto di energia positiva, anche un po' briccone, ma ciò fa parte del suo fascino, che lo rende genuinamente simpatico e attraente, e quando supera i limiti lo ammette e se ne pente, scusandosi. Il fatto di aver avuto una vita difficile lo porta a tenere molto alle persone a lui care, in particolare i suoi amici e, in seguito, anche Yadriel, essendo disposto a fare di tutto pur di proteggerle e renderle felici.
Poi c'è Maritza, la migliore amica di Yadriel, che ha un'ottima parlantina (cosa utile, visto che invece Yadriel è molto timido e odia essere al centro dell'attenzione), è molto supportiva, disposta a tutto pur di aiutare il suo amico, anche infrangere le regole (anzi, la cosa rende il tutto per lei più divertente), ma non per questo è un'amica zerbino che si fa comandare, anzi, dimostra di avere una forte personalità, e di essere travolgente e testarda quando si mette in testa qualcosa e non esita a gettarsi nel pericolo pur di salvare i suoi amici.
La storia ruota attorno a tre cose principali: primo il desiderio di Yadriel di essere accettato come brujo dalla sua famiglia e dalla comunità; il secondo è far passare Julian nell'aldilà, cosa che solo un vero brujo può fare, inoltre se uno spirito rimane troppo tempo nel mondo dei vivi rischia di trasformarsi in un mostro; trovare Miguel, suo cugino che è stato ucciso ma di cui nessun brujo riesce a trovare il corpo.
Alla fine si scoprirà che la faccenda di Julian e di Miguel è connessa a qualcosa di più grosso e di ben più pericoloso. Un mistero che io in realtà avevo intuito abbastanza all'inizio del libro, anche se comunque l'autore penso che lo faccia intenzionalmente capire ai lettori verso l'ultimo terzo della storia. Il finale si caratterizza comunque per un colpo di scena, o quello che dovrebbe esserlo, in quanto si scopre chi c'è dietro a tutta la faccenda, anche se io lo avevo capito ben prima chi fosse il colpevole, ma è stata un'intuizione che mi è venuta così, non è detto che tutti i lettori riescano ad arrivarci così casualmente. 
La storia rimane comunque bella, molto piacevole e godibile dall'inizio all fine, soprattutto grazie alla caratterizzazione dei personaggi e a come interagiscono e a come stringono legami tra loro (ricordo che il libro è anche un romance); anche il modo in cui Yadriel interagisce con la sua famiglia e gli altri membri della comunità bruix è molto carino e fa percepire ai lettori come essi siano una comunità molto unita, anche se magari un po' tradizionalista e poco incline alle novità.
Mi è piaciuta anche la storia d'amore tra Yadriel e Julien, la quale si sviluppa piano piano e, per quanto i due si conoscono da poco tempo (rimangono assieme pochi giorni), le circostanze, letteralmente, di vita o di morte in cui sono coinvolti, fanno risultare il loro amore alla fine così intenso credibile e anche piuttosto tenero. Anche perché, pur conoscendosi da poco, quei pochi giorni che passano assieme li passano sempre assieme, dato che Julian non può allontanarsi da Yadriel per via della catenina che quest'ultimo porta sempre al collo.
 
 Sopra: Molto carina la copertina in cui vediamo Yadriel e Julian che spiccano sullo sfondo borgogna e la luna bianca alle loro spalle.
 
"OMICIDIO AL LICEO" di Tommaso Santi, con 206 pagine, edito nel 2024 dalla PIEMME Edizioni (costo di 11,90 euro).
La notte bianca del liceo Carducci doveva essere una festa, ma si interrompe tragicamente con la morte di Walter, caduto dal secondo piano di un'ala in ristrutturazione dell'edificio. 
"..., poi il medico legale riferì quel che aveva appena constatato.
- È stato colpito alla testa, probabilmente con una sbarra di ferro. Un colpo solo, netto, sufficiente a sfondargli la tempia sinistra. La caduta è una diretta conseguenza dell'aggressione - disse Santini, indicando lo squarcio sul soffitto, circa tre metri d'altezza. " 
Teresa, sua compagna di classe, aiuterà nelle indagini la madre Greta, commissario di Polizia con problemi di memoria dovuti a un recente incidente stradale che le ha procurato un trauma cranico che l'ha fatta rimanere in coma per due giorni e in ospedale una decina, prima di essere dimessa.
"Tornando da un sopralluogo in un allevamento di cavalli dove erano stati avvelenati sete puledri, la sua auto era uscita fuori strada. Andava troppo veloce, la strada era ghiacciata e lei alla prima curva aveva sfondato il guardrail. La sua auto era un rottame, e Greta si era procurata un trauma cranico che aveva consigliato un paio di giorni di coma farmacologico."
Ogni giorno Teresa riassume alla madre gli indizi raccolti e l'aiuta a scoprire una verità che potrebbe rivelarsi molto scomoda. Ad esempio c'è da dire che Walter, la vittima, non era esattamente un santo. Essendo un ragazzo bello e di buona famiglia, piuttosto benestante e con un futuro garantito, aveva assunto un atteggiamento sbruffone: "Del resto, Walter si considerava il genio degli scherzi. Come quelli che organizzava con gli amici che avevano l'onore di stare dentro il suo cerchio magico.
Prendeva in giro i ragazzi più piccoli, le ragazze, i professori. E non avendo niente di meglio da fare, aveva deciso di inventarsi una tradizione goliardica che al Carducci non era mai esistita. <<Darò lustro al liceo, come una confraternita dei college americani.>>
Una stupidaggine a cui aveva dato un nome ridicolo: gli Alpha Dogs.
I capetti del gruppo erano tre. Lui, assieme a due compagni di classe, Diego e Vittorio, anche loro ultra ripetenti.
Se li era scelto come compari perché li manipolava come voleva e assieme a loro, a turno, faceva entrare nella confraternita qualche eletti, che usava per i lavori di fatica..."
E forse la soluzione del caso è da ricercare proprio dentro i confini della scuola. Sebbene Walter fosse popolare aveva attirato su di sé anche parecchie antipatie: una professoressa ingenua che è stata illusa, due fidanzate molto arrabbiate, due amici forse stanchi di essere sempre al suo servizio, per non parlare di tutti i ragazzini presi in giro...
Oltre a questo il ragazzo poteva essere coinvolto in un giro di stupefacenti, infatti, stando a quando diceva il padre, lui e la moglie non gli davano denaro, visto che non studiava e non si applicava, per cui da dove arrivavano i soldi con cui si comprava i suoi (costosi) sfizi? 
Un caso intrigante, interessante anche il fatto che la madre perda la memoria ogni notte e la figlia debba ricordarle i dettagli dell'indagine. Probabilmente questo è stato un escamotage dell'autore per rendere credibile il fatto che la madre poliziotta informasse la figlia dei progressi nell'indagine e per poter rendere anche la ragazza partecipe di essa. Essendo il romanzo rivolto a dei ragazzi a partire dagli 11/12 anni (sul retro della copertina c'è scritto dai 13, ma secondo me va bene anche prima) probabilmente l'autore voleva che le indagini implicassero la presenza anche un'adolescente, e ha usato la perdita di memoria come scusa per poter coinvolgere Monica nelle indagini. Altrimenti una brava madre poliziotta non avrebbe mai fornito alla figlia tanti particolari, e l'autore non voleva dare ai lettori l'idea che la madre della ragazza fosse una mezza incapace o un po' fessa (figura che invece spesso fanno molti altri parenti poliziotti, o poliziotti in generale, nei gialli per ragazzi).
In effetti la caratterizzazione di Greta, la madre e agente della polizia attenta e determinata, e di Teresa, la figlia adolescente ma dall'aria matura e una personalità forte e ironica, sono ben fatte e contribuiscono a coinvolgere i lettori nella vicenda.
Buono anche il caso, che tiene alta l'attenzione e non lascia presagire chi sia il colpevole fin quasi alla fine, quando l'autore vuole che il lettore inizi a intuirlo. Caso carino e non troppo complicato ma efficace, adatto per essere letto da ragazzi della secondaria.
 
Sopra: Copertina in cui si gioca con il giallo dello sfondo e il nero del titolo e del disegno, come tutte quelle di questa collana.

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venerdì 11 ottobre 2024

Rime di rabbia di Bruno Tognolini

"Rime di rabbia" di Bruno Tognolini è una raccolta di filastrocche che trattano un tema un po' insolito per la poesia: il sentimento della rabbia, affrontata in 50 rime accompagnate dalle illustrazioni di Giulia Orecchia.
 
 
  Sopra: A sinistra la copertina in rigida, mentre a destra quella in flessibile, uscita precedentemente, sebbene tra le due cover la cosa sostanziale che cambia è il font del titolo.
 
"Cinquanta invettive per le grandi rabbie dei piccoli, e per le piccole rabbie dei grandi. Poesie furiose, amare, esagerate, dolenti e spassose, che offrono ai bambini arrabbiati parole per dirloo. Parole poetiche e belle, perché magari, dicendola bene, la rabbia fiammeggia meglio e sfuma prima. Poesie da leggere per ridere, per piangere, o per consolarsi. E magari da copiare sul diario di un amico che ci ha offeso, su un bigliettino da inviare a un insolente."
Le filastrocche trattano vari tipi di rabbia, aiutando quindi i lettori a riconoscerne pure le varie sfumature, inoltre "in queste rime veloci e divertenti il poeta ci dice che arrabbiarsi è lecito e normale, che può capitare a tutti di sentirsi furiosi quando qualcuno ci tradisce, ci fa delle cattiverie, è prepotente, stupido o idnifferente, quando ci fa ingelosire o ci punisce ingiustamente", ma ci dice anche che se riuscimo a esprimere questo sentimento a parole esso può svanire, o comunque ridimensionarsi. 
Le poesie sono tutte belle e musicali, a volte sono brevi e veloci da pronunciare, come un lampo, composte da pochi versi puttosto corti, che terminano con delle rime baciate (AA BB) o alternate (AB AB), o a volte rime imperfette. Altre volte invece sono più lunghe (anche da 16 versi) e con versi lunghi, perchè alcuni tipi di rabbia non si sfogano tutto a un colpo e all'improvviso, ma rimangono più nascosti e covano dentro di noi.
 
Rima di rabbia
Rabbia, rabbia
Fiato di sabbia
Sangue di gioco
Fiore di fuoco
Fiammeggia al sole
Consuma tutto
Lasciami il cuore
Pulito e asciutto
 
Malaugurio del traditore
Tu che sei stato sempre vicino
Sempre al mio fianco, sempre mio amico
E ora sei al fianco di un altro bambino
Stai a sentire ciò che ti dico
Io spero proprio che tu ti ritrovi
In un bel banco di spine di rovi
Sempre più stupido, smepre più stanco
Con un orango compagno di banco
Con cinquecentoquarantasette denti
tutti cariati, tutti ridenti
Che tutto il giorno ti vuole baciare
Con una puzza terribile in bocca
E se mi chiedi se puoi ritornare
Io ti presento questa filastrocca
Che ora finisce dicendo così
Te ne sei andato? Ora stai lì!
 
Prima rima del branco
Voi ridete, bisbigliate
Quando arrivo ve ne andate
Io son solo, sono stanco
Ma voi siete solo un branco
Siete un gregge scemo e duro
Quando arriverà il leopardo del futuro
Io da solo scapperò
E voi in branco no
 
 
Sopra: Le pagine della poesia della "Rima lontana lontana", accompagnata nella pagina adestra da un disegno in bianco e nero di Giulia Orecchia.
 
All'interno del volume possiamo trovare alcuni disegni in bianco e nero di Giulia Orecchia, anche se il libro presenta in generale poche immagini, cosa abbastanza insolita in una raccolta di poesie per ragazzi.
In realtà questa non è la prima volta che incontro le immagini di questa artista, che aveva illustrato anche il libro "Filastrocche del buio e del sonno" di Paola Parazzoli.
Lo stile che l'artista ha usato per le poesie di questo libro è abbastanza stilizzato, a volte anche un po' astratto, con personaggi tracciati con linee nette e ben definite, e con dei contorni semplici, spigolosi, addirittura quasi un po' grezzi e abbozzati.
Le varie figure comunque non sono lasciate bianche all'interno, ma appaiono scure, ma non proprio nere, più di un grigio scuro, tra l'altro steso i maniera non omogenea. Forse l'artista con questo colore ha voluto rappresentare la rabbia all'interno dei personaggi. Ad esempio nel disegno della "Rima senza perdono" vediamo la silhouette di un omino tutto nero, tranne gli occhi e il cuore, che è bianco, addirittura attorno alla testa è come presente uno scarabocchio, forse per rappresentare i suoi pensieri confusi a causa della rabbia che prova.
Gli sfondi non sono mai rappresentanti, sebbene le scene dipinte dall'artista cerchino di rappresentare e, più che altro, esprimere, ciò che i testi dicono.
 
 
 


 
 Sopra: Alcune delle pagine illustrate dalla Orecchia, con disegni che ritraggono silhouette colorate all'interno con questo nero marmorizzato e poco omogeneo, come a rappresentare una tempesta interiore.
 
"Rime di rabbia" di Bruno Tognolini è un libro molto bello e interessante che dà voce, attraverso le parole ben dosate e scelte dell'autore, a un sentimento di cui raramente si parla, perchè considerato scomodo, e infatti quei libri per bambini che lo trattano lo fanno in termini repressivi, per insegnare ai più piccoli a controllarlo. Ma non sono solo i piccoli a provare rabbia, anche da adulti ci capita sovente di arrabbiarci per i più vari motivi e queste poesie possono essere un modo per dare corpo, creare delle immagini di quel sentimento, in modo da permetterci di elaborarlo e di sfogarlo in maniera accettabile (e non violenta contro nessuno). 
Come scritto nell'introduzione: "... le parole, quando sono armoniose e ben legate tra di loro come in questa raccolta di rime, hanno il potere di creare immagini, emozioni e significati. [...] Hanno anche il potere, quando siamo arrabbiati, di farci immedesimare, sfogare e poi calmare."
Un libro che piò portare i lettori, più o meno giovani, a riflettere anche sulle varie sfumature della rabbia, perchè di rabbia ne esistono diversi tipi: c'è quella esplosiva, quella che brucia come un foco, quella che invece rende il cuore freddo e indifferente, quella più sottile, quella che cresce pian piano, quella che crea delusione e risentimento come quella provocata da un tradimento, quella provocata dalle prese in giro, quella causata da un'ingiustizia subita, quella per essere stati esclusi, quella provocata dalla noia, quella per l'arrivo di una fratellino o di una sorellina, quella per un litigio, quella causata dalla discriminazione, quella per sentirsi incompresi, quella verso se stessi, ecc... 
Insomma ci possono essere mille motivi e cento modi perchè una persona si senta arrabbiata e Tognolici ci fa capire che sentirsi a volte così è lecito ed è normale, e che a volte basta il potere delle parole o dell'immaginazione per placarsi, o comunque per trovare un piccolo sfogo.
Le poesie sono anche accompagnate da alcune illustrazioni di Giulia Orecchia, che però non sono molto rilevanti, sebbene quando presenti aiutino ad esprimere bene il concetto della poesia che accompagnano.
Un libro che permette di comprendere la rabbia e che dà ai lettori il diritto di essere arrabbiati, dà loro ragione, mentre molto spesso la rabbia è un sentimento che gli adulti tendono a far reprimere, e lo fa con parole anche pungenti, come queste della poesia "Improperio del regno animale": "Faccia di porco, puzza di cane / Testa di pecora, zampe di rane / Pelo di tasso, cagnetto grasso / Goffa giraffa col sedere basso / Pelle di rettile, vipera liscia /Pancia di viscida biscia che striscia / Il tuo animale dentro risale / Con la sua faccia di brutto maiale..." o come quelle della poesia "Rima del tonto tapiro": "E tu mi prendi in giro / e poi ti guardi intorno / come un tonto tapiro / Per vedere l'effetto /Della burla del giorno / Della balla che hai detto / Come una grossa vacca / Che fa una grossa cacca / E poi si gira lenta / E la guarda contenta". Non mancano parole anche come "Cacca", "scemi" "deficienti", ma anche a volte a giochi di parole molto arguti, intelligenti, ironici e divertenti.
Delle poesie che permettono ai lettori di immedesimarsi con esse, così da incanalare i propri sentimenti e diventare anche in grado di esprimerli e, così, anche di controllarli.
 
Questo volume è stato pubblicato nel 2010 dalla Salani Editore, ha una copertina flessibile, ha 82 pagine, misura 18,5 cm d'altezza e 11,5 cm di lunghezza e costa 7 euro. Nel 2017 è stata edita una nuova edizione in copertina rigida con 74 pagine, che misura 21,5 cm d'altezza e 14,5 cm di lunghezza e costa 10 euro

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mercoledì 9 ottobre 2024

La sposa cadavere di Friedrich August Schulze (due edizioni a confronto)

"La sposa cadavere" di Friedrich August Schulze in realtà è un racconto, scritto da Schulze, che originariamente faceva parte di una raccolta di storie di fantasmi pubblicata tra il 1811 e il 1815. Tale raccolta è particolarmente importante perchè la versione francese, pubblicata sotto il titolo di "Fantasmagoriana" nel 1812, influenzò  autori come Byron, Mary Shelley, Percy Shelley e Polidori. Come scritto nella prefazione del volume edito dalla ABEditore: "tale antologia contiene in tutto otto racconti: due di Apel, uno di johann Karl August Musaus, uno di Heinrich Clauren e ben quattro di Schulze, tra cui La sposa cadavere".
Come scritto invece dalla Caravaggio Editore: "La sposa cadavere è una spiazzante storia gotica costruita alla maniera delle scatole cinesi e si può leggere in lingua tedesca all'inizio del secondo volume del "Gespensterbuch" (1811) di Apel e Schulze. La presente edizione propone la traduzione del racconto dalla celebre e piuttosto fedele versione francese di Eyriès ("La Morte Fiancée", 1812) che fece conoscere la storia soprattutto in Gran Bretagna."
Qui vi parlerò di due edizioni diverse dello stesso racconto scritto da Schulze, come scritto dalla ABEditore: "per la prima volta in Italia tradotto dall'originale." La prima edizione è quella edita dalla Caravaggio Editore, pubblicata a gennaio del 2024, mentre l'altra è quella della ABEditore edita a marzo del 2024.

 
 Sopra: A sinistra la copertina dell'edizione Caravaggio, a destra quella della A editore, di un formato un po' più piccolo rispetto all'altra.
 
Il racconto di Schulze inizia in una città termale, dove un gruppo di persone sta aspettando l'arrivo di un certo marchese per farsi raccontare una storia: "in generale, la sua natura e i suoi modi di fare avevano un che di misterioso; inoltre la sua figura pallida e allungata e il suo sguardo scuro e sinistro erano così poco invitanti che lo avrebbero sicuramente evitato tutti se non fosse stato a conoscenza di un certo numero di storie, che risultavano assai utili nei momenti di noia.. i generale, però, si diceva che per lo più i suoi racconti richiedessero un po' troppa fede da parte degli ascoltatori.
 
Ecco un confronto tra i testi delle due versioni dell'inizio della storia:
Versione della Caravaggio Editore (2024): "L'estate era magnifica; inoltre, a memoria d'uomo, non avevamo giammai vedute così tante persone alle acque termali. Eppure le sale delle riunioni erano lungi dall'essere pien, non v'era allegrezza in esse. L anobiltà si teneva in disparte, i militari facevano la medesima cosa, e la borghesia sparlava di entrambi. tante riunioni parziali dovettero necessariamente ostacolare unadunanza generale. [...]
<<Molto volentieri; ma vorrei prima sapere se qualcuno di voi conosce le cose sorprendenti che si raccontano sulla Sposa cadavere.>>
Nessuno ricordava di averne sentito parlare.
Il marchese sembrava vole aggiungere ancora qualch'altro preambolo; ma la contessa ed altre persone amnifestarono così apertamente la loro impazienza, che il marchese incominciò il suo cìracconto con siffatte parole:
<<Da molto tempo avevo progettato d'andare a far visita al conte Gobloda nelle sue terre in Boemia."
Versione della ABEditore (2024):  "Era una magnifica estate e nella città termale non si erano mai visti, a memoria d'uomo, così tanti visitatori. Tuttavia, sebbene le sale comuni a volte traboccassero di oscpiti, il divertimento non era sempre assicurato. i nobili se ne stavano per conto loro, i militari anche e i borghesi facevano commenti maligni su entrambi. Con così tanti gruppetti diversi, si èerdeva inevitabilmente ogni possibilità di radunarsi tutti insieme. [...]
<<Non mi negeherò, >> disse il marchese. <<Ma prima vorrei sapere: per caso qualcuno di voi conosce già la strana leggenda della sposa cadavere?>>
Nessuno si ricordava di averne sentito parlare.
Un colpo di tosse impaziente della contessa e di alcuni altri fece sì che il marchese, il quale sembrava voler fare un'ulteriore premessa, iniziasse a raccontare senza indugio: <<Da tempo desideravo visitare il conte Globoda nelle sue terre."
 
Il marchese decide di narrare la "strana leggenda della sposa cadavere", una storia a cui lui stesso è stato testimone, quando aveva deciso di recarsi in visita dal conte Globoda a casa sua, un "castello dalla posizione estremamente romantica".
Il conte ha due figlie gemelle, entrambe molto belle: Libussa e Hildegrade, le quali si distinguono solo per il fatto che quest'ultima ha una voglia a forma di fragola sul collo. L'anno precedente tuttavia Hildegrade è morta, notizia che il marchese apprende poco dopo essere arrivato.
Mentre il marchese si trova in visita dal suo amico giunge alla tenuta anche un certo Duca di Marino, di cui il marchese aveva assistito al fidanzamento a Venezia. Il giovane duca è giunto alla tenuta di Globoda per chiedere il sposa la giovane Libussa, che afferma di aver visto a Parigi, al museo del Louvre, anche se i genitori della giovane affermano che la ragazza, e tanto meno loro, si sono mai recati a Parigi così di recente. Come spiega il conte al duca: "Libussa non è  mai uscita dalla sua patria natia, e io stesso non vedo Parigi da più di diciassette anni."
Cosa ancora più strana, il giovane duca afferma che la donna che lui ha visto era identica a Libussa e aveva una voglia sul collo, proprio come la defunta Hildegrade, il che mette in agitazione il padre della giovane, che va perfino a controllare la tomba della figlia, trovandola al suo posto e intatta.
Nonostante la stranezza della vicenda al duca viene concessa la mano di Libussa, nonostante le perplessità del marchese, il quale spinge il giovane a parlare al conte di Globoda della sua precedente fidanzata, che il marchese non riesce a sapere che fine ha fatto. Per spingere Marino a confessare si mette pure a raccontare ala famiglia una storia, un'altra variante di "La sposa cadavere", che vede come protagonista due giovani che si sono fidanzati a Venezia: Filippo e Klara, i quali si spingono addirittura a stringere un patto di sangue: "Questi giunsero persino a tagliarsi le braccia e a mescolare il loro sangue in un bicchiere pieno di champagne bianco. "le nostre anime saranno inseparabili come questo sangue!" esclamò Filippo, bevendo metà del vino e porgendo il resto a Klara.
Tornato a casa tuttavia Filippo non mantiene la promessa decidendo di sposare un'altra ragazza bella e più ricca di Klara, di nome Kamilla. Durante la festa di fidanzamento in maschera, tuttavia, tra gli ospiti se ne conta uno in più: si tratta di una dama elegantemente vestita e adornata con i medesimi gioielli della futura sposa, che si rifiuta di togliersi la maschera per farsi riconoscere. Intanto la madre di Klara aveva informato il giovane che la figlia era deceduta. Il giorno del matrimonio con Kamilla Filippo continua a dire di vedere il fantasma di Klara accanto a lui, tanto che il matrimonio viene reinviato, ma il giovane muore poco tempo dopo in preda alle convulsioni.
Conclusa anche questa terza storia nella storia, Marino è ancora deciso a non rivelare nulla della sua precedente fidanzata, così è il marchese a svelare il fatto ai genitori di Libussa, i quali comunque accettano la cosa e perseverano nel voler far sposare la figlia al giovane. Peccato che il giorno del matrimonio Marino viene trovato morto nella camera nuziale con il volto "sfigurato dal terrore".

Entrambe le edizioni sono illustrate, con delle incisioni in bianco e nero.
L'edizione della Caravaggio Editore presenta delle illustrazioni in bianco e nero che si caratterizzano per un aspetto piuttosto realistico, dove gli ambienti e gli oggetti sono riprodotti in modo estremamente minuzioso e ricco di dettagli, oltre che inquietante, a causa di molte zone scure, a volte anche completamente nere, presenti nelle immagini.
Le illustrazioni di questa edizione sono a pagina intera e rappresentano ambienti, oggetti o personaggi collegati ai testi (il personaggio di Libussa, la cripta dove è stata seppellita Hildegrade, candele, un bicchiere di vino, una delle sale del Louvre...), mentre non sono mai rappresentate scene dinamiche, con più personaggi che interagiscono o che agiscono. Ogni disegno è come uno scatto di qualcosa di immobile ed fissato sulla pagina in eterno.

 
 
 
 Sopra: Alcune delle illustrazioni in bianco e nero presenti all'interno dell'edizione della Caravaggio.
 
L'edizione della ABEditore presenta invece alcune incisioni collocate nella prefazione e nella postfazione, quindi prima e dopo il racconto principale. Probabilmente sono incisioni realizzate nell?Ottocento da qualche artista anonimo, diventate magari ormai di dominio pubblico, in quanto non ho trovato alcun riferimento o nome dell'artista che le ha realizzate. I disegni sono pochi, neanche una decina in tutto il libro, e rappresentano ad esempio donne vestite da sposa, oppure donne con il volto da scheletro, alcuni disegni invece sono puramente a scopo decorativo, per abbellire la pagina o il testo.
 
 
 Sopra: Alcune pagine illustrate presenti nella edizione ABEditore, che non ha però veri e propri immagini della storia, ma più che altro disegni decorativi.
 
"La sposa cadavere" di Friedrich August Schulze è un racconto che ben due case editrici, a distanza di pochi mesi, hanno deciso di pubblicare come libro singolo. Entrambi i libretti che ne sono usciti risultano piuttosto piccolini infatti, come si può dedurre anche dal costo abbastanza contenuto di entrambi (sotto i 10 euro). 
Inoltre entrambe le versioni presentano del materiale aggiuntivo per poter arrivare ad avere un libro di almeno un centinaio di pagine. Ad esempio l'edizione Caravaggio presenta "una sintesi particolareggiata della leggenda ebraica del XVI secolo dal titolo "Il dito", alla quale Tim Burton si è chiaramente ispirato nel suo adattamento cinematografico del 2005.
La versione della ABEditore ha una prefazione in cui si spiega che: "La fortuna di "La sposa cadavere", che parte da un'antichissima leggenda ebraica per evolversi in un gioco di cornici, è particolarmente interessante perché non si limita solo ai suoi contemporanei. Oltre ad aver influenzato alcuni delle maggiori scrittrici e scrittori del gotico inglese, ha notevoli affinità anche con "L'uomo della sabbia" di E.T.A. Hoffmann o "La donna dal collier di velluto" di Alexandre Dumas; giunge infine ai giorni nostri quando, nel 2005, il grande regista Tim Burton ne ha tratto il pluripremiato film d'animazione in stop-motion, "Corpse Bride"."  La storia inoltre ha sempre risvolti e finali differenti nelle diverse versioni che si susseguono nei secoli e attraversano il mondo, anche se il tema centrale che permane è quello dell'espiazione di una colpa o della riparazione di un torto subito nel contesto di un legame sentimentale. Sempre l'edizione ABEditore presenta anche una postfazione che parla del mito di Villa Diodati e dei fantasmi femminili, in cui si afferma che il racconto di Schulze esce "dalla dicotomia tipicamente ottocentesca che vede la donna di volta in volta come espressione o della femme fatale o della Santa, della seduttrice o della brava moglie". Infatti nel suo testo Schulze "promuove un personaggio femminile ambivalente capace di riassumere in se stesso entrambi questi aspetti e soprattutto avvalora la questione dell'alleanza fra donne, assente in altri testi del tempo o precedenti." In questo racconto di Schulze i lettori possono leggere tre o quattro differenti versioni della leggenda: quella di Libussa e Marino; quella di Filippo, Klara e Kamilla e infine una versione che viene narrata dai servi e dagli abitanti del villaggio. Nella leggenda popolare tramandata oralmente il fantasma di una donna vaga da secoli per la terra col fine di espiare la colpa di aver abbandonato l'amato portandolo alla morte, e assume di volta in volta nel corso dei secoli l'aspetto di giovani donne affascinanti per sedurre gli uomini, finché non troverà quello capace di resisterle. Vi è poi anche la cornice narrativa, in cui il marchese sparisce dopo che la polizia è entrata nel villaggio per arrestarlo, che però non ho ben capito come essa si legherebbe alla faccenda della sposa cadavere.
Come dicevamo la storia di Schulze è abbastanza complessa in quanto si caratterizza per una struttura a matrioska in cui una storia è inserita dentro un'altra storia in cui si narra un'altra storia ancora, struttura che mi era capitato di vedere, ancora più complessa a volte, in "Le mille e una notte", dove c'è Sherazade che narra una storia al sovrano e sovente capita che all'interno della sua narrazione ci sia qualche altro personaggio (spesso anche più di uno) che inizia anch'esso a raccontare delle storie. Una struttura che magari rendeva la vicenda più interessante ed appetibile per i lettori ottocenteschi, ma che forse per il lettore moderno non è detto che apprezzi appieno, anche se il racconto rimane comunque carino da leggere, offrendo appunto anche più versioni della storia della "Sposa cadavere".
La storia del fantasma della fidanzata abbandonata che torna dalla tomba per vendicarsi dell'amante infedele è abbastanza un classico nelle storie di fantasmi, anche se in una delle versioni di Schulze ci viene presentata anche un'alternativa più originale: con la donna infedele condannata a ingannare gli uomini per testarne la fedeltà.
Diciamo che comunque la nuova sposa, e in particolare Libussa e i suoi genitori, alla fine un po' se lo meritano che il futuro marito della figlia muoia, dopotutto loro erano stati avvertiti che l'uomo aveva brutalmente lasciato la precedente fidanzata e non voleva ammettere niente, sperando che non lo scoprissero. Questo Conte di Martino non mi sembrava proprio una persona affidabile e fedele, anzi direi che ha dimostrato di essere piuttosto pusillanime e ingannevole, eppure sia per i genitori che alla ragazza va tutto bene: "Avete ragione, dovrei essere duro e cacciare via il duca dalla mia casa. Ma cosa ci guadagnerebbe la fidanzata che ha abbandonato, se lui comunque non la vuole rivedere? [...] Quanto tradimenti vengono commessi al mondo, che vengono perdonati quando avvengono in circostanze particolari!" In un certo senso forse il fantasma potrebbe pure aver salvato la futura sposa da un matrimonio infelice. Una versione che sicuramente la maggior parte delle persone non conosce, essendo differente da quella del film di Tim Burton, il quale viene citato in entrambe le edizioni, e che è giusto che venga letta e conosciuta, anzi sarebbe bello se venissero portati in Italia anche gli altri racconti contenuti nei volumi delle "Storie di fantasmi"del 1811/1815.
Una storia breve ma piacevole, una piccola chicca che fatalità ben due case editrici  hanno tradotto e portato in Italia a distanza di pochi mesi l'una dall'altra, entrambe in due edizioni molto carine e graziose, ben curate e con illustrazioni in bianco e nero. L'edizione Caravaggio Editore è un po' più carina, in quanto presenta più illustrazioni e un formato leggermente più grande. Tuttavia essa ha solo una breve introduzione e poi, come materiale aggiuntivo, presenta un riassunto della leggenda ebraica del XVI secolo dal titolo "Il dito". L'edizione ABEditore è comunque graziosa anche se proprio piccolina, tipo un tascabile, con una copertina dall'aspetto più semplice ed essenziale, la cui particolarità sono i decori i sovraimpressione incisi su tutta la copertina. Questa edizione ha però più materiale aggiuntivo, in quanto presenta una prefazione che fa da introduzione al racconto, con la biografia dell'autore e perchè il racconto è importante, e una postfazione in cui si approfondiscono, e chiariscono, alcuni aspetti della storia, come il ruolo delle donne, le altre versioni della leggenda...

La prima edizione è stata pubblicata a gennaio del 2024 dalla Caravaggio Editore nella collana "Classici ritrovati pocket", ha 112 pagine, la copertina flessibile e misura 16,5  cm d'altezza e 12 cm di lunghezza e costa 8,90 euro.
L'altra edizione è stata pubblicata a marzo del 2024 dalla ABEditore nella collana "Piccoli mondi", ha 120 pagine, la copertina flessibile e misura  15,7 cm d'altezza e 10 cm di lunghezza e costa 6,90 euro.
 
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