venerdì 13 settembre 2024

Max e Moritz di Wilhelm Busch (due edizioni a confronto)

Quella di Max e Moritz è una storia per ragazzi, scritta in versi e illustrata dall'umorista tedesco Wilhelm Busch. L'opera, che fu pubblicata il 4 aprile 1865, è considerata antesignana dei moderni fumetti, Bush è infatti considerato il "padre del fumetto".
In Germania questa storia, che narra delle malefatte di due bambini (Max e Moritz appunto) che ordiscono scherzi crudeli a danno di innocenti personaggi, è considerata un classico della letteratura, tanto che nella prefazione di uno dei due libri che di presenterò si afferma che: "Nella bilbioteca, per scarna che fosse, di ogni famiglia tedesca del secolo scorso non mancava mai almeno un volume di Wilhelm Bush, una delle tantissime raccolte delle "Bildgeschichten", cioè delle "storie illustrate"."
Ovviamente, soprattutto in lingua tedesca, ne esistono innumerevoli versioni, in italiano la produzione è invece più limitata, ma ho trovato due pubblicazione interessanti che vale la prena proporre: "Max e Moritz  nella versione di Girorgio Caprone" edita dalla Castelvecchi nel 2015 e "Max e Moritz e altre storie birichine" nella trasposizione di Giancarlo Mariani, edita dalla Cierre Edizioni nel 2016.
 
   
Sopra:A sinistra la copertina dell'edizione Castelvecchi del 2015, a destra quella della Cierre Edizioni del 2016, che contiene altre due storie oltre a quella di Max e Moritz.
 
La storia è suddivisa in sette episodi, più un prologo ed un epilogo, e narra delle malefatte di due bambini, Max e Moritz appunto (che nelle edizioni italiane assumono però altri nomi come: Pippo e Peppo o Massimo e Maurizio), che ordiscono scherzi crudeli a danno di innocenti personaggi, senza ritegno e senza apparente rimorso. Gli scherzi messi in atto dai furfanti consistono in: impiccare dei polli; rubare poi i suddetti polli una volta che sono stati cucinati; far cadere il sarto nel fiume, far esplodere, riempiendo di polvere da sparo, la pipa del maestro; mettere degli insetti nel letto dello zio; ; cercare di rubare le ciambelle del fornaio; tagliare dei sacchi di grano così che il contenuto fuoriesca.
Ma alla fine, sottolinea l'autore, il male non è uno scopo di vita, ed infatti alla fine della storia i due monelli rimangono vittime della loro stessa cattiveria: colti in flagrante dalla vittima predestinata, vengono rinchiusi in un sacco e portati dal mugnaio, dove vengono macinati e infine dati in pasto alle oche. 
L'edizione Castelvecchi ha una prefazione di Claudio Magris, che spiega che il mondo di Busch, è "un mondo unilaterale e unidimensionale in cui regnano incontrastati la malizia, il cinismo e il riso", esasperando quei lati dell'esistenza particolarmente negativi. "La forza dello scrittore satirico consiste nella capacità di porre in risalto la riduzione della vita, l'impoverimento e l'inaderimento della sua multiforme ricchezza nella piatta orizzontalità di egoismi elementari e principi convenzionali. Wilhelm Bush è l'amaro umorista che ha colto il vuoto e la miseria della società tedesca post-quarantottesca, progressivamente depauperata d'ogni ideale e d'ogni slancio innovatore e chiusa in un isolamento rpivinciale malinconico e prepotente, bizzarro e piccino."
Nella prefazione della Cierre Edizioni si spiega appunto che: "Gran parte delle storie illustrate di Busch, spesso feroci satire mirate ai costumi della Germania di fine Ottocento, sono certamente rivolte ad un pubblico adulto, - come appena detto - Wilhelm Bush è soprattutto il padre di Max und Moritz, i due monelli più famosi della letteratura mondiale, oltre ad altre grosse burle create per bambini grandi e piccini." Nella prefazione Kindl tuttavia aggiunge che vedere in Max e Moritz una critica feroce alla società borghese dell'epoca rischia di svilire il gusto per la burla e di travisare le intenzioni dell'autore. Kindl tuttavia sembra essere concorde con Magris nel ricordare che: "Dobbiamo tener presente piuttosto il pensiero di Bush, velato di un profondo pessimismo, convinto che l'animo umano sia di indole sostanzialmente cattiva, e che anche i bambini sono esseri molto crudeli, restii a ogni tentativo di essere riportati sulla retta via."
La cosa interessante delle due versioni, entrambe in rima baciata, è che presentano una traduzione diversa, inoltre la Cierre Edizioni contiene altre due storie di Bush, sempre tradotte da Giancarlo Mariani, che utilizza un linguaggio più recente di quello di Caproni, anche se non meno complesso e ricercato. Come scritto sul retro di copertina della Cierre Edizioni: "In questo volume, oltre alle avventure dei due monelli, altre due storie nella nuova traduzione di Giancarlo Mariani: "Giannino il corvo piccino" e "Filippo la scimmia". 
Vi riporto di seguito i prologhi della storia di Maz e Moritz di entrambe le versioni, così che possiate confrontarle:

Prologo di Caproni
"Di ragazzi scriteriati,
eh, a dozzine ne ho incontrati...
Pippo e Peppo, per esempio,
che del senno fanno scempio.
Fra una beffa e bieco tiro,
sempre il ben han preso in giro;
- dalla vedova al fornaio -
tutti l'hanno, nel paese,
imparato a proprie spese.
Fabbricando una tagliola
marinando chiesa e scuola,
o rubar polli e conigli
senza udir buoni consigli,
ai due è parso più piacevole
d'ogni azione convenevole.
Ma all fine, ahi che mazzata!
Ahi ahi ahi, se l'han pagata!!
Perchè chiara la ragione
veda ognun nella lezione,
ciò che i birbi han combinato
ho qui scritto e disegnato."
 
Prologo di Mariani
"Di ragazzi malvagi oltre ogni dire
tocca talore leggere o sentire,
come di due che, schiavi d'ogni vizio,
si chiamavano Massimo e Maurizio,
i quali, invece di fare tesoro
di ciò che porta al bene e al decoro,
ci trovavan da ridere a ogni costo
e ci si divertivan di nascosto.
Invece, ahimè, per praticare il male
ciascun dei due era sempre lì puntuale!
Torturar bestie, motteggiar cristiani,
rubar pere e susine a piene mani,
tutto questo è di certo più attraente
e di gran lunga assai più divertente
di sforzarsi, con anima compresa,
sui banche della scuola o della chiesa!
Ma, guai a voi! già vedo in apprensione
l'avvicinarsi della conclusione!
Infatti è veramente un brutto affare
quel che ai due finirà per capitare.
Per questo - qui - quel che hanno combinato
è ben descritto e ben raffigurato."
 
   
Sopra: A desta la pagina del prologo tratta dall'edizione della Castelvecchi, a destra quella della Cierre Edizioni, colorata.
 
Entrambe le versioni sono accompagnate dalle, imprescindibili, illustrazioni realizzate dallo stesso Wilhelm Busch, le quali hanno contribuito non poco al successo dell'opera che ancor oggi viene apprezzata, nei paesi di lingua tedesca, come libro educativo per l'infanzia. 
I disegni hanno uno stile non realistico, ma anzi grottesco, che presenta personaggi dai tratti esagerati e caricaturali, delineati con linee spesse e precise, ben marcate. 
I disegni sono imprescindibili dai testi, in quanto accompagnano praticamente ogni strofa, rappresentando esattamente ciò che succede nei testi (o sono i testi a narrare ciò che accade nelle immagini?).
Non a caso "Max e Moritz" è considerato un esempio di protofumetto, cioè un precursore del fumetto moderno, che inizialmente non era composto da scene disegnate con i baloon inseriti direttamente nell'immagine, ma era appunto composto da un disegno accompagnato da una breve didascalia che spiegava cosa stava succedendo con eventuali dialoghi. 
Questo è il caso in cui, essendo le sequenze narrative molto brevi e ad ognuna corrisponde un disegno, immagine e testo verbale vanno di pari passo e presentano contenuti speculari.
Se le illustrazioni sono le stesse però non sono esattamente uguali nelle due edizioni.
In quella della Castelvecchio alle immagini è dedicato molto più spazio, lasciandole occupare tranquillamente tutta la pagina. In quella della Cierre Edizioni esse hanno delle dimensioni minori, in quanto spesso, essendo sistemate in una doppia colonna verticale, possono occupare solo mezza pagina. Le immagini di questa edizione inoltre sono a colori, poiché i disegni in bianco e nero di Busch sono stati praticamente acquerellati, conferendogli un tocco di colore. Solo alcuni element risultano infatti colorati, come personaggi e oggetti, ma non ad esempio gli sfondi, che rimangono in bianco e nero.Le tinte sono piuttosto intense e vivaci, a contrasto con il bianco assoluto degli sfondi.
 
  
 

  
 Sopra: Più in alto, in bianco e nero, delle pagine tratte dall'edizione Castelvecchi, mentre quelle più in basso, acquerellate e più dense di immagini, appartengono alla Cierre Edizioni. L'ultima pagina in basso a destra non appartiene alla storia di "Max e Moritz" ma a quella di "Giannino i corvo piccino".
 
Più che monelli, Max e Moritz sono due piccoli carnefici che tormentano con i loro scherzi crudeli gli abitanti del villaggio. La vedova, il sarto, il maestro di scuola... tutti subiscono le angherie dei bambini terribili, fino a quando il mugnaio non metterà in atto una spietata quanto surreale vendetta. Favola beffarda in rima baciata e intrisa di humour nero, Max e Moritz è un classico del racconto illustrato, che a 150 anni dalla prima pubblicazione, ha mantenuto intatta la sua inquietante comicità. 
Come scrive nell'introduzione Magris dell'edizione Castelvecchi: questa "è l'opera non solo più famosa, ma anche più inquietante di di Busch, perchè coglie la riduzione dell'animo umano là dove ci si attenderebbe di trovare la massima libertà e pienezza e cioè nell'infanzia. Malvagi i monelli, malvagie le loro vittime pronte a trasformarsi in persecutori: in questo universo impietoso non c'è alcuna legge né motivazione che giustifico o almeno spieghi la ragione di ciò che accade. nelle birichinate non c'è né estro né fervore, nelle sanzioni non c'è né intelligenza né logica.
Qui vi ho parlato di due edizioni italiane, le quali presentano una traduzione differente, una di Giorgio Caproni, risalente al 1974 e l'altra di Giancarlo Mariani del 2016.
Come scritto nella prefazione: "Nell'adattamento poetico di Giorgio Caproni, i due protagonisti diventano Pippo e Peppo, mentre la Germania rurale ottocentesca si trasforma in una non meno feroce provincia italiana. Il linguaggio "aguzzo e pastoso" inventato da Caproni si accompagna così alla studiata crudezza del disegno di Busch, arricchendo di nuove sfumature questo sconcertante capolavoro."
La versione di Caproni contiene termini più arcaici e molti dei quali attualmente non sono neppure più usati come: "sbarella", "tratto a salvamento", "probo viro", "l'hanno in uggia", "pitale", "cicìo", "madione", "macacchi", "sbuzzato", "cucchiaia", "derrate", "tramoggia",  ecc... 
I versi di Caproni sono inoltre più corti rispetto a quelli di Mariani, di solito di 8 sillabe, mentre quella di Mariani sono si 11 o 12 sillabe. La traduzione di Caproni risulta poi molto più ricca di onomatopee come ad esempio: "Senonchè la passerella, / crac! nell'acqua lo sbarella", o " E già ha acceso. E - bbumm!! - di schianto / salta ina ria tutto quanto:", "e a lui intorno, iih che ronzare, / in assalti da sfibrare!!", "e - pluff! ploff! - ciascun rovina / nel casson della farina",  "Ma all'approccio - crac! - il sedione / giù li manda nel medione,", "Ma - frii!- il sacco s'è sbuzzato, / e del grano s'è svuotato.", "Trac trac trac! già è triturato / l'uno e l'altro disgraziato," ...
Caproni non si risparmia poi sulla punteggiatura per dare maggiore enfasi alla sua traduzione, con un abbondante uso dei punti esclamativi, che mette un po' ovunque, a volte anche doppi.
C'è da dire che anche la traduzione di Mariani non è eccessivamente semplificata e presenta comunque termini complessi per un bambino: "lauti", "Alàcri", "tosto", "infame", "molesto", "cicisbeo", "gorgo", "avvampa", "appresso", "fiasca", "empie", "acquasantiera", "rantolante", "lestofanti", "in modo spiccio", "coleotterale brulichio", "indefesso", "trastulli", "defluire", "tramoggia", ...
Quindi anche la traduzione di Marini, seppur più recente, ha un che di antico e di gustoso e non manca anch'essa di punti esclamativi qua e là.
La Cierre Edizioni contiene inoltre altre due storie, sempre scritte da Busch: "Gannino e il corvo" e "Filippo la scimmia", dove nella prima Federico e il corvo Giannino sono i protagonisti di una serie di scenette spassose in cui combinano guai all'interno della famiglia; la seconda storia ha come protagonista un personaggio più curioso che malvagio, ma la sua brama di avventure lo fa cacciare ovviamente sempre nei guai, combinando un sacco di danni.
Anche queste due storie sono scritte in rima baciata e sono molto piacevoli e divertenti da leggere, esse inoltre sono inedite in italia, per cui questa è un'ottima occasione per recuperarle per la prima volta.
Entrambe le edizioni contengono poi le illustrazioni originali di Busch, allo stesso tempo simpatiche ma inquietanti e irriverenti, solo che nell'edizione di Castelvecchi esse sono in bianco e nero e con delle dimensioni maggiori, mentre nella Cierre Edizioni esse sono state acquerellate e quindi sono colorate, anche se hanno dimensioni più piccole in quanto poste su due colonne verticali, anziché avere a disposizione una pagina intera.
 
La storia di Max e Moritz fu edita originariamente nel 1864 col titolo "Max und Moritz" in Germania. La prima edizione italiana del libro è del 1974 ad opera della BUR, col titolo "Max e Moritz ovvero Pippo e Peppo".
"Max e Moritz nella versione di Giorgio Caprone" è stata pubblicata nel 2015 dalla Castelvecchi, ha 62 pagine, la copertina flessibile e misura 29,7 cm d'altezza e 21,2 cm di lunghezza e costa 19,50 euro.
"Max e Moritz e altre storie birichine" è stata pubblicata nel 2016 dalla Cierre Edizioni, ha 80 pagine, la copertina flessibile e misura 31 cm d'altezza e 22,2 cm di lunghezza e costa 15 euro.
 
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