venerdì 4 novembre 2022

Struwwelpeter: la vera storia di Pierino Porcospino di Stefano Bessoni

"Struwwelpeter: la vera storia di Pierino Porcospino", con le illustrazioni di Stefano Bessoni è una raccolta di filastrocche nate più di un secolo e mezzo fa dalla fantasia del dottor Heinrich Hoffmann, un medico tedesco che, dopo aver esplorato i più nascosti recessi del corpo umano studiando i cadaveri nelle aule di dissezione decise di addentrarsi nei fumosi e affascinanti misteri della mente. Passato agli studi di psichiatria, con particolare predilezione per quella infantile, prese a curare ragazzini derelitti, disadattati, traumatizzati, abbandonati da genitori disperati e lo fece mettendo a punto un sistema tutto suo, basato sulla dolcezza e sul libero sfogo dell’immaginazione.
 
 Sopra: Sulla copertina compare l'immagine di Pierino porcospino, con i capelli spettinati e le unghie lunghe, il personaggio che dà il nome all'intera opera.
 
Questa nuova opera di Stefano Bessoni non è stata scritta propriamente da lui, diciamo che quest'ultimo l'ha più che altro illustrata.
Questa è infatti una raccolta di filastrocche scritte dal dottor Heinrich Hoffmann, un medico tedesco che poi si specializzò negli studi di psichiatria, con particolare predilezione per quella infantile. "Hoffmann cominciò a occuparsi in particolare di bambini con disturbi mentali nella clinica per dementi ed epilettici della città, chiamata a quei tempi "La Roccia delle Scimmie", dove si guadagnò il vezzoso nomignolo di "medico dei pazzi" ", come viene raccontato nell'introduzione che precede l'opera vera e propria di Hoffmann, cioè le sue filastrocche.
Per approcciarsi a questi bambini molto problematici il medico "inventava per loro personaggi e storielle, disegnava e costruiva pupazzi per tentare di smuovere con dolcezza e far affiorare ciò che si annidava nelle più recondite pieghe della loro psiche turbata". Avendo lui stesso un figlio non sopportava che i bambini venissero sottoposti a trattamenti cruenti (in uno a quei tempi negli ospedali psichiatrici), i quali potevano solamente andare a peggiorare ulteriormente la già fragile salute psichica dei giovani pazienti.
Egli sperimentò quindi un sistema tutto suo, basato sulla dolcezza e sul libero sfogo dell’immaginazione. Un metodo davvero rivoluzionario per un’epoca in cui i bambini con problemi psichici venivano segregati negli istituti, dove erano immobilizzati, sottoposti a docce fredde e ad altre cruente punizioni. 
Le filastrocche contenute in questo volume furono scritte da Hoffmann come regalo per il figlio, in occasione del Natale del 1844: "Prese i quaderni su cui aveva annotato le storielle inventate per i suoi piccoli pazienti, si armò di carta, colori e pennini e si mise al lavoro. Ne venne fuori un libricino prezioso, dalla fattura bizzarra, un manoscritto illustrato a metà tra un libro d'artista e  uno strumento pedagogico".
Protagonisti di queste storie sono bambini maleducati, disobbedienti e cattivi che, a causa del loro comportamento scorretto vanno incontro a una sorte crudele, solitamente la morte.
"Così, nell'apparente ingenuità del componimento in rima, le varie filastrocche narravano le sventure di bambini morti per aver rifiutato di mangiare, aggrediti dagli animali che avevano infastidito o mutilati brutalmente per la loro disobbedienza". Tra i protagonisti di queste storie vi è appunto anche Pierino Porcospino, un bambino che non si lava  e non cura la propria igiene, così ha un aspetto lurido e trasandato.
Vi sono poi: Federigo, che maltratta un cane e finisce mutilato da quest'ultimo; Paolinetta che muore bruciata dopo aver giocato con dei fiammiferi; Gigino, Gaspare e Guglielmo che vengono fatti cadere in un calamaio per aver preso in giro un bambino africano (chiamato moretto nella filastrocca); Corrado, a cui vengono tagliati i pollici che continuava a succhiarsi; Gasparino che muore di fame per non aver voluto mangiare la minestra; Filippo che cade dalla sedia perché continuava a dondolarsi con essa (trascinando anche tutto il cibo che c'era sul tavolo) ecc ...
I componimenti son tutti in rima baciata (AA BB) oppure alternata (AB AB), risultando quindi molto orecchiabili e musicali. 

La tristissima storia degli zolfanelli
"Di sala in sala, Paolinetta
Gira e rigira, sola soletta.
Di casa uscendo la sua mammina
Disse: <<Ricordati di star bonina>>, 
Ma, se non teme di esser sgridata,
Grida, fa chiasso quella sventata.
Ecco essa vede sul tavolino
De' zolfanelli lo scatolino.
<<Oh, che grazioso bel giocherello!
Io voglio accendere lo zolfanello.
[...]
Ahimè! La fiamma la bambina investe,
Ardon le trecce, arde la veste.
Corre la misera di loco in loco,
Non c'è più scampo, è tutta in foco.

E Minz e Maunz inorriditi
Mandano acuti urli infiniti.
<<Miao, miao, miao!
Qui, qui venite, venite in fretta
Muore bruciata Paolinetta.>>

Brucia in un soffio, sfuma in un punto
Veste e persona, tutto è consunto.
Un po' di cenere e due scarpini,
Cara memoria de' suoi piedini.
[...]"
 
 Sopra: Nelle prime pagine del volume compare la figura di Pierino Porcospino (in originale Struwwelpeter), che riprende quella dell'illustrazione originale, in cui vedevamo un bambino vestito di rosso e verde coi capelli spettinati e le unghie incredibilmente lunghe.

Le illustrazioni di Stefano Bessoni hanno come al solito uno stile molto personale e originale, dal tratto macabro ma affascinante. I personaggi umani hanno un aspetto sgangherato e bizzarro, con parti del corpo molto sproporzionate (in particolare la testa appare sempre molto più grande rispetto al corpo e le gambe sono estremamente magre e sottili) che conferisce loro un aspetto caricaturale e quasi grottesco. 
I suoi disegni si caratterizzano, come sempre, per lo stile dai tratti grotteschi, che contribuiscono a dare alle immagini un tratto macabro ma affascinante. Nel volume sono poi presenti  numerosi scheletri o comunque figure dai tratti scheletrici, che rendono le illustrazioni piuttosto inquietanti.
In questo caso comunque l'artista si è ispirato alle illustrazioni originarie che comparivano nel libro di Pierino Porcospino, delle quali riprende ad esempio i tipi di vestiti e i colori, nonostante lo stile delle prime e quello di Bessoni sia molto differente.
 
  

 
 
  Sopra: I personaggi umani hanno un aspetto sgangherato e bizzarro, con parti del corpo molto sproporzionate (in particolare la testa appare sempre molto più grande rispetto al corpo e le gambe sono estremamente magre e sottili) che conferisce loro un aspetto caricaturale e quasi grottesco. Nel volume, come potete vedere, sono poi presenti numerosi scheletri o comunque figure dai tratti scheletrici, che rendono le illustrazioni piuttosto inquietanti. In questo caso comunque l'artista si è ispirato alle illustrazioni originarie che comparivano nel libro di Pierino Porcospino. In alto ad esempio vedete a sinistra la Paolinetta di Bessoni e a destra quella originale, come potete notare entrambe hanno gli stessi vestiti e la stessa acconciatura, e pure la stessa bambola, nonostante i due stili di disegno siano molto differenti.
 
Se di solito i personaggi e le creature ritratte dall'artista vengono mostrati su uno sfondo indefinito, astratto, dai toni delicati, che vanno dal grigio, al verde, al giallino e al marrone qui gli sfondi non appaiono proprio, in quanto il foglio attorno alla figura principale è lasciato sempre bianco.
Talvolta oltre alle immagini a colori possono comparire sotto ai testi anche dei disegni più piccoli in bianco e nero, realizzati probabilmente a matita, che rappresentano comunque un personaggio trattato nella filastrocca.
Tra le tinte che compaiono più spesso all'interno del libro troviamo il marrone, il bianco, il blu, il rosso e il verde. Il marrone e il blu di solito sono sempre piuttosto scuri e cupi, mentre il verde e il rosso sono resi con delle tinte più accese e brillanti.



  Sopra: In questo caso non ci sono sfondi al di sotto delle figure, in quanto il foglio attorno alla figura principale è lasciato sempre bianco. Tra le tinte che compaiono più spesso all'interno del libro troviamo il marrone, il bianco, il blu, il rosso e il verde. Il marrone e il blu di solito sono sempre piuttosto scuri e cupi, mentre il verde e il rosso sono resi con delle tinte più accese e brillanti (come potete vedere nelle tinte degli abiti indossati dal sarto che taglia i pollici con suo forbicione).
 
"Struwwelpeter: la vera storia di Pierino Porcospino" ripropone praticamente in una nuova edizione con delle nuove illustrazioni (quelle di Stefano Bessoni) la raccolta di filastrocche scritte da Heinrich Hoffmann, giunte in Italia quasi una quarantina di anni dopo, nel 1882 per la casa editrice Hoepli. Questa edizione contiene proprio la traduzione del 1882 ad opera di Gaetano Negri.
Non è facile parlare di quest'opera perché essa rientra un p' tra quelle tabù, in quanto, nonostante il successo ottenuto presso i giovanissimi ed il tono di fondo umoristico, gli elementi di educazione autoritaria e i vari macabri epiloghi delle filastrocche furono contestati, in maniera anche durissima, fin dal momento dell'uscita; ciò avvenne sia in ambito germanofono, sia in altri Paesi come l'Italia. Acora oggi molti adulti provano per questa raccolta una certa repulsione, giudicandola troppo forte ed esagerata.
La visione dell'opera credo dipenda molto da come il lettore decide di approcciarvisi, avendo consapevolezza del contesto in cui è nata e dello scopo per cui può essere letta. Personalmente quest'opera non mi turba perché mi ci sono approcciata da adulta e prendendo le sue filastrocche da un punto di vista non educativo/pedagogico ma più goliardico ed umoristico. Queste storielle in rima, che per la loro assurdità finiscono col diventare quasi comiche, a me sembrano finire per prendere in giro i libri in cui era presente un'educazione autoritaria, estremizzandola. Sicuramente poi l'opera nacque anche con intenti educativi, i cui messaggi di fondo sono condivisibili ancora oggi (aver cura della propria igiene, non giocare con i fiammiferi, non maltrattare gli animali...), anche se ovviamente oggi si tenta di proporli in maniera meno violenta e più soft.
La presenza delle illustrazioni di Bessoni poi rende questa edizione poco proponibile a dei bambini piccoli, visto lo stile grottesco e macabro delle immagini. Rimane però un libro molto godibile per (alcuni) adulti, e che sarebbe interessante proporre a dei bambini, poichè sarebbe interessante sapere cosa loro penserebbero di queste storie. Le filastrocche, peraltro, sono sempre piuttosto lunghe e per comprenderle l'ascoltatore deve prestare attenzione dall'inizio alla fine. Essendo poi state scritte e in seguito tradotte nell'Ottocento usano temini un po' desueti (tipo zolfanelli, scatolino, foco, avea, sparuto, non la vo', scarpini ...) e anche abbastanza ricercati (bastione, rimaso, lambe, frastuono, soppiatto, stride, attonita, sbigottita...). Nonostante questo rimangono ancora oggi molto orecchiabili e godibili e fanno effettivamente venire voglia di ascoltarle fino alla fine, per sapere come si conclude una storia (specialmente sapendo che potrebbe esserci una fine tragicomica) e credo che effettivamente alcuni bambini potrebbero trovarle spassose. A parte ciò quest'opera rimane comunque un cult, anche solo per il valore storico.
 
Questo libro è stato pubblicato dalla Logos nel 2022; ha 80 pagine, una copertina rigida, misura 21,7 cm d'altezza e 15,5 cm di lunghezza e costa 17 euro.

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