lunedì 27 giugno 2016

La Bella e la Bestia di Jeanne-Marie Le prince Beaumont e Grabriel Pacheco

In questo post vi parlerò della fiaba de "La bella e la bestia" di Jeanne-Marie Le Prince de Beaumont, tradotta in italiano da Betarice Masini, e illustrata da Gabriel Pacheco.
Voglio ricordare, come premessa, che Jeanne-Marie Le Prince de Beaumont rielaborò la fiaba, pubblicandola nel 1756, a partire dalla versione scritta di Madame del Villeneuve nel 1740, che era invece molto più estesa. La storia della Villeneuve si incentrava sulle guerre tra streghe e re, proponendo una visione del castello più oscura e magica di quella tradizionale. La Beaumont rielaborò quindi la fiaba omettendo lo sfondo familiare e tragico, svincolandosi dal messaggio di critica della società di allora (in cui le donne erano costrette a sposarsi per convenienza con mariti che a volte erano ben peggiori delle bestie), che la Villeneuve voleva trasmettere attraverso la sua opera. La Beaumont riscrisse e ridusse quindi la storia, omettendone i dettagli più scabrosi o sovversivi, riducendola a una semplicità quasi archetipa.
La tradizione francese di quell'epoca consisteva infatti nell'elaborare storie quotidiane con una tendenza a svilupparle su uno sfondo di emozioni umane al posto degli elementi magici. Si eliminava tutto quanto fosse sanguinoso o crudele, scrivendo in forma diretta e coincisa, con uno stile sobrio e privo di ornamenti.

Sopra: Sulla copertina de "La Bella e la Bestia" di Pacheco le scritte del titolo, per essere messe in risalto, sono di un bel rosso acceso, in contrasto con le tinte cupe dell'immagine in copertina.

Sebbene la fiaba da cui sia stata tratta questa versione sia quella di Jeanne-Marie Le Prince de Beaumont, i testi sono stati modificati notevolmente, nella forma e nello stile, inoltre sono stati ridotti.
Vediamo ad esempio un confronto fra le due versioni:
Versione francese di Jeanne-Marie Le Prince de Beaumont: "Ses filles étaient très belles; mais la cadette surtout ce faisait admirer, et on en l'appelait, quand elle était petite, quel la belle enfant; en sorte que le nom lui en resta: ce qui donna beaucoup de jalousie a ses soeur".
Versione tradotta dalla Beatrice Masini: "La maggiore (delle tre figlie) era bella. La era ancora più bella. E la terza lo era così tanti che tutti a chiamavano semplicemente Bella".
Come potete vedere lo stile e l'uso della punteggiatura sono completamente differenti, infatti, in questo libro vengono utilizzate delle frasi molto più brevi e secche rispetto alla versione originale, la quale possiede comunque uno stile sobrio.
A parte lo stile, la storia rimane sostanzialmente quella della Beaumont, anche se con diversi cambiamenti, infatti alcune differenze di trama che ho riscontrato con la versione originale sono:
- In quella della Beaumont il mercante ha sei figli (anche se poi i riferimenti ai tre maschi saranno pochissimi), di cui tre femmine, mentre in questa fiaba si parla solo di tre figlie.

Sopra: In questa immagine vediamo l'intera famiglia del mercante, composta dal lui e dalle sue tre figlie, fra cui Bella (mentre nella fiaba della Beaumont i figli del mercante sono sei: 3 femmine e 3 maschi). L'illustrazione ha tinte molto scure, in cui predominano i grigi, tanto che l'unico tocco di coloro sono gli abiti dei tre personaggi a sinistra.

- In questa versione, quando il mercante chiede alle figlie che dono vorrebbero ricevere, le maggiori chiedono una collana di perle e degli orecchini di rubini, mentre nella versione originale gli chiedono in dono molte cose ("Elles le prièrent leur apporter des robes, des palatines, des coiffures, et toutes sortes de bagatelles.")
- Qui la Bestia chiede al mercante di portargli la figlia che voleva la rosa, altrimenti avrebbe ucciso sia lui che lei, nella versione della Beaumont la Bestia chiede all'uomo di far venire al castello una delle sue figlie (indistintamente) per sacrificarsi volontariamente al posto del padre.
- Poiché nella fiaba originale il mercante ha anche tre figli questi provano a convincerlo di far andare loro a combattere contro la bestia, mentre nella versione tradotta dalla Masini questo episodio non avviene, in quanto il mercante ha solo tre figlie.
- Nella versione della Beaumont, mentre il mercante e la figlia più giovane sono al castello della Bestia, Bella fa un sogno in cui compare una bella dama che si complimenta con la ragazza per la sua nobile azione, promettendole che sarà premiata. Nella versione illustrata da Pacheco, invece, questa scena non compare.
- In questa versione la Bestia promette a Bella che la lascerà ritornare a casa dopo un anno, cosa che nella versione originale non accade.
- Nella versione del 1700 Bella, poco dopo aver cominciato ad abitare nel palazzo, scopre lo specchio magico in una sala scoperta girovagando, mentre nella versione attuale è la Bestia che mostra lo specchio alla fanciulla per farla sentire meno triste, dopo che i due hanno già cominciato a conoscersi.
- Nella versione originale è Bella a chiedere alla Bestia di poter rivedere il padre, quest'ultima la lascerà andare a patto che torni entro otto giorni. In quella tradotta dalla Masini è il mostro a fare alla protagonista tale proposta, senza però imporle un limite di tempo entro cui tornare.
- Nella versione della Beaumont le sorelle maggiori si sposano ma, gelose di Bella, si mettono d'accordo per non farla ripartire entro otto giorni, per impedirle di ritornare in tempo dalla Bestia; in quella illustrata da Pacheco questo invece non accade.
- Nella versione attuale la Bestia lascia che Bella porti con sé lo specchio magico, cosa che invece non avviene nell'altra. Inoltre in quella attuale la protagonista si rende conto delle condizioni della Bestia, decidendo di tornare al palazzo, guardando nello specchio, mentre nella versione della Beaumont Bella fa un sogno in cui vede la creatura sofferente.
- Nella versione del 1700 la ragazza, per tornare al castello della Bestia deve appoggiare sul tavolo della cucina un anello prima di coricarsi, mentre in quella attuale la ragazza giungerà al palazzo cavalcando un cavallo.
- Nella versione della Beaumont la Bestia si trasforma in principe quando Bella gli dichiara il suo amore e acconsente a sposarlo, mentre nella versione illustrata da Pacheco il Principe le spiega che è stato un bacio d'amore sincero a rompere l'incantesimo.
- Nella versione originale la famiglia di Bella viene trasportata immediatamente a palazzo dalla bella signora che era apparsa in sogno alla protagonista, la quale si complimenta con la ragazza per le sue scelte, mentre decide di punire le sorelle di questa per il loro cattiveria trasformandole in statue. Nella versione tradotta dalla Masini le sorelle, finchè non vedono il principe, credono che Bella sposerà la Bestia e quando invece vedono lo sposo, semplicemente: "non aprirono più bocca, per  un bel pezzo".
Come potete vedere i cambiamenti apportati a questa versione sono parecchi, sebbene le vicende della fiaba rimangano, ovviamente, sostanzialmente quelle (altrimenti che fiaba della Bella e la Bestia sarebbe). Tuttavia non ha senso che la Jeanne-Marie Le Prince de Beaumont venga indicata come l'autrice del testo, in quanto questa storia non è affatto la sua. Purtroppo non viene riportato il nome di chi abbia riadattato i testi e, anche se non posseggo la versione in lingua originale del libro, non credo che sia stata la traduttrice italiana, la Beatrice Masini (una giornalista, traduttrice e scrittrice italiana i cui libri hanno vinto diversi premi), a riscrivere la storia sconvolgendola.

Sopra: Questa è l'illustrazione finale del libro, in cui Bella e il Principe ritornano al castello per sposarsi dopo che la ragazza ha spezzato l'incantesimo. Ovviamente il colore predominante è sempre il grigio, a cui però si accompagnano elementi rossi, come i tronchi degli alberi e le rose, inoltre qualche dettaglio del vestito di Bella è dipinto di giallo. 

Passiamo ora ad analizzare le illustrazioni di Gabriel Pacheco, un illustratore e pittore messicano, le quali sono invece di qualità: belle, intriganti e originali. Il suo è uno stile visionario e surreale, da tratti onirici e poetici, con ambientazioni surrealiste.
In un'intervista che ho trovato qui, sul blog di "Roba da disegnatori", l'intervistatore fa una domanda all'artista su quanto la dimensione onirica conti per lui ("Non posso fare a meno di chiedermi quanto la dimensione onirica conti nella sua vita. E se eventualmente i sogni che fa influenzano in seguito le sue illustrazioni"). Pacheco gli risponde che gli piace lavorare con immagini incerte, strane; gli piace il momento in cui la realtà si diffonde e tutto sembra uno strano sogno, gli piace vivere cancellando la linea che separa la vita reale dai sogni e dalla fantasia, in modo che non ci sia più differenza. In questo modo, per lui "illustrare è un modo fantastico di osservare la vita".
Una caratteristica molto particolare delle sue illustrazioni è l'uso e la scelta del colore: come potete vedere da quelle che ho riportato in questo post, le sue tavole sono sempre piuttosto scure, in quanto a predominare in maniera incontrastata è il colore grigio, che troviamo soprattutto negli sfondi, ma anche negli abiti e negli incarnati dei personaggi.
A tale proposito Anna Castagnoli (un'autrice, illustratrice e critica laureata in Filosofia Estetica, che insegna illustrazione all'università di UAB. Lo stesso Gabriel Pacheco ha illustrato alcuni dei suoi libri) in un'intervista che ha fatto all'artista (e che potete trovare sul suo blog "Le figure dei libri" qui) gli ha chiesto, poiché le sue immagini sembrano nascere da un'unica macchia di grigio, cosa rappresentasse l'assenza del colore per lui. L'artista gli ha risposto che "il grigio è la presenza di un'origine che disperde il vuoto e incorpora la luce a poco a poco", per lui tutto appartiene alla stessa tela: "Rosso, blu, giallo, tutti i colori sono fili, grinze della stessa tela. Tutto appartiene al grigio."
Nell'intervista nel blog di "Roba da disegnatori", riguardo a una domanda sulla scelta dei colori e delle luci, Pacheco risponde  "il punto è che del colore va sempre associato con la luce, ma allo stesso tempo anche ad un gesto plastico come la texture, è qui che uno lavora dopo il primo colpo di colore del progetto, lavora per trasfigurare il colore in un'atmosfera che dirigerà i toni del libro".
In un'altra intervista che ho trovato sul blog dello stesso artista ("Rhinoceronthe", e che trovate qui), a quest'ultimo viene fatto notare come nelle sue illustrazioni compaiano molto il bianco e il nero, e gli si chiede perché presentarle in questa maniera. Pacheco risponde che "Entiendo el color como las palabras y al negro lo entiendo como silencio, pero un silencio no dicho." Per lui il nero è il luogo in cui tutto nasce, il luogo che dice tutto, dove si vede tutto e dove i colori diventano luce; mentre il bianco, invece, "seria por lo tanto otra sonoridad, sonoridad iluminada." Così il nero è, per lui, il luogo dei suoni, il colore dell'immaginazione ("el color del la imaginacion sempre empieza en negro").

Sopra: In quest'immagine, che rappresenta l'arrivo di Bella al palazzo della Bestia, è facile notare la presenza incontrastata di varie sfumature di grigio (dal grigio chiaro, quasi bianco, fino al nero). Gli unici tocchi di colori presenti nell'illustrazione sono il bocciolo di rosa in un vaso sul tavolino, accanto al divanetto, e l'uccellino giallo nella gabbia.

Sebbene a dominare nelle sue tavole siano appunto i grigi, talvolta si può percepire chiaramente anche la presenza di altri colori, come ad esempio il rosso, che viene utilizzato per risaltare alcuni elementi particolari (come ad esempio le rose del giardino della Bestia), il blu, e un tocco di giallo (specialmente sugli abiti).
A tale proposito, sempre nell'intervista riportata sul suo blog "Rinhoceronthe", e sempre alla stessa domanda di prima (a proposito del fatto che il colore dell'immaginazione parte dal nero), Pacheco risponde che lui molte volte comincia proprio da lì: "para que (in modo che) el color (…) se vuelvan luz, luz roja, luz amarilli, luz azul" colori che non solo macchiano ("tinen"), ma che "ademas (anche) generan un tono", costruendo l'atmosfera. Per l'artista, la monocromia enfatizza quindi i significati dei colori: "la monocromia enfatiza los significados del color, una gamma cromatica que sirva de penumbra extrema el valor de un color significandolo y jerarquizando su uso, de ahi este uso que parte del negro".

Sopra: In questa illustrazione, oltre ai grigi e al nero, sono presenti anche alcuni elementi colorati, come le rose rosse attorno alla colonna, le corna gialle della Bestia, e l'abito di Bella, che presenta sfumature giallo ocra. Notare inoltre la presenza di un cinghiale, vicino al cespuglio di rose.

Oltre all'uso del colore, nelle illustrazioni di Pacheco a volte compaiono elementi particolari, che lasciano l'osservatore stranito. La stessa Anna Castagnoli, sempre nella stessa intervista citata sopra, gli ha fatto notare come ci siano due livelli di analisi nelle sue immagini (uno più superficiale e un altro che scava più in profondità), come se lui accompagnasse il lettore verso una progressiva perdita di punti di riferimento, facendolo entrare nell'immagine sicuro di sé per poi farlo uscire incerto. In effetti l'artista ha riconosciuto il fatto che le sue immagini hanno più livelli di lettura, affermando che: "sarà il lettore-pensante, in base al suo livello di esperienza, a farsi largo tra i significati e a tracciare il proprio cammino".

  
Sopra: Notare in questa immagine, oltre alla presenza del colore rosso, anche la presenza dei cinghiali, dei quali uno sta reggendo lo specchio magico. I significati legati alla figura del cinghiale sono molteplici: ad esempio, nella cultura celtica, questo animale è considerato emblema di fertilità, vitalità, coraggio, forza, caparbietà, potere, protezione, nutrimento, inoltre, offrire carne di cinghiale a un ospite era un atto di grande ospitalità. Come potete vedere i significati legati a questa bestia sono molti, quindi non posso dire con sicurezza quale sia il motivo che ha spinto l'illustratore a inserirli in queste sue immagini (potete notare la presenza del cinghiale anche in altre illustrazioni che vi ho riportato in questo post).

Ritornando a parlare dello stile dell'artista, che all'inizio avevo definito onirico e surreale, proviamo a vedere la risposta dello stesso Pacheco, nell'intervista riportata sul suo blog, alla domanda: "Como describiria su estilo generalmente?". L'illustratore dice subito che gli risulta difficile definirlo, affermando che "mi estilo seria una especie de  lineas de esa urdimbre (trama) que se va tejiendo (tessendo) permanentemente come lo es la memoria". Subito dopo ammette che in effetti lui si lascia guidare dal surrealismo, inteso da lui come "forma de acercarse (avvicinarsi, affrontare) a las realidades", lavorando con l'incerto e le assenze, scoprendo qualche senso nei frammenti di realtà. Pacheco afferma inoltre di cercare di costruire un linguaggio "muy escenico", lavorando sui bordi delle illustrazioni, su ciò che non si vede, dove "la memoria y las realidades se juntan".

Sopra: Questa scena ritrae il primo incontro di Bella con la Bestia (notare infatti l'espessione spaventata della prima), un momento canonico del libro. Sebbene questa illustrazione risulti meno scura rispetto ad altre, permane la quasi totale assenza di colori, in compenso c'è un bel gioco di luci. Osservare inoltre l'aspetto della Bestia, a metà tra un uomo e una caprone; la cosa interessante è che, siccome nella fiaba della Bella e la Bestia l'aspetto di quest'ultima non è mai stato descritto, ogni illustratore che si è cimentato con questa fiaba ha avuto la libertà di rappresentare la creatura liberamente, affidandosi solo alla propria immaginazione.

Sopra: Come l'immagine sopra, anche la scena in cui Bella ritrova la Bestia semi-morente dopo essere ritornata al castello è una scena canonica, tra quelle di maggiore impatto, e infatti non manca mai in nessun libro illustrato de "La Bella e la Bestia". In questo caso la parte inferiore dell'immagine è disseminata da cespugli di rose rosse, mentre lo sfondo (dietro ai due protagonisti) è praticamente deserto.

Questo libro illustrato de "La Bella e la Besta" presenta delle ottime illustrazioni, sicuramente originali e interessanti, anche se dalle tinte un po' cupe (il che non è affatto un male). I testi però non sono quelli della Beaumont, anche se vengono spacciati come tali, essendo stati notevolmente e in larga parte rivisitati e ridotti, anche se le vicende narrate sono pur sempre, ovviamente, quelle della Bella e la Bestia.

L'edizione originale è stata pubblicata nel 2014 dalla Yeowon Media Co. Ldt , mentre la versione italiana è stata edita nel 2014 dalla casa editrice Arka. Questa ha 32 pagine, la copertina rigida, misura 24,5 cm d'altezza e 25,5 cm di lunghezza, e costa 16 euro.

P.S. Nel 2020 la Logos Edizioni ha ripubblicato questo albo, con 56 pagine, al prezzo di 17 euro.
 

Sopra: La copertina della nuova edizione Logos della Bella e la Bestia di Pacheco.

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