lunedì 29 agosto 2016

The Moon in swampland di M.P. Robertson

"Un giorno all'improvviso,
la luna si stancò
di guardare il mondo da lassù;
prese una cometa,
il volto si velò
e fino in fondo al cielo camminò…"

Trovo che questo pezzo di brano, tratto dalla parte iniziale della canzone "La Luna" di Angelo Branduardi, sia l'ideale per cominciare la recensione del libro "The moon in swampland" di M.P. Robertson.
La storia narrata è una rivisitazione, ad opera appunto di Robertson, di un racconto del folklore inglese, originario delle paludi della contea di Lincoln, conosciuto anche come "The bogles and the moon" o "The dead moon". La storia apparve in forma scritta per la prima volta nel 1891 in "Legend of the Lincolnshire cars" di Mrs M.C. Balfour.

Sopra: Sulla copertina di "The Moon in swampland", racconto del folklore inglese riscritto da M.P Robertson, possiamo vedere una delle illustrazioni all'interno del libro, nella quale la Luna, sotto sembianze umane, si aggira per la plaude osservata dai Bogles.

In questa versione la Luna decide di scendere sulla terra per vedere con i suoi occhi i Bogles, le creature notturne di cui le parlano le stelle, creature che si nascondono dalla sua luce e che vivono nelle paludi. Così una notte prende forma umana, avvolge la sua chioma luminosa sotto un il cappuccio di un mantello scuro come la notte e scende sulla terra. Mentre sta vagando nella palude, evitando di farsi prendere dai Bogles, alcuni giunchi le legano i polsi cercando di intrappolarla. A un certo punto la Luna sente i lamenti di un bambino che si è perso nella palude e che sta per essere aggredito dalle mostruose creature che la abitano. Decide così di scrollarsi di dosso il cappuccio per far brillare la sua chioma, la cui luce fa scappare i Bogles e permette al bambino di scappare e di vedere il sentiero per ritornare a casa. Le creature della palude, capendo che la Luna è ormai sfinita, ne approfittano per rinchiuderla in un buco, tappandolo con un masso e ricoprendolo di melma.
Per mesi e mesi gli abitanti del villaggio vicino alle paludi subiscono inermi gli attacchi dei Bogles, i quali, da quando la luna non compare più nel cielo a disturbarli con la sua luce, sono diventati più coraggiosi, tanto da avventurarsi anche nel villaggio.
Alla fine gli abitanti, non potendone più di doversi chiudere in casa tutte le notti sprangando porte e minestre e lasciando tutte le luci accese, si riuniscono per cercare di capire come mai la luna sia scomparsa. A un certo punto il bambino che era stato salvato proprio dalla Luna, di nome Thomas, capisce di essere stato aiutato da quest'ultima e, raccontando quanto gli era accaduto mesi prima nella palude, dice agli altri abitanti di sapere dove si trova la luna.
Questi decidono di andare a chiedere consiglio a un'anziana signora che vive in un mulino, la quale spiega loro cosa devono fare per riuscire a liberare la Luna. La notte successiva gli uomini del villaggio, guidati da Thomas, si inoltrano nella palude tenendo ciascuno la propria mano sulla spalla del compagno di fronte a lui, senza servirsi di alcuna luce per evitare di farsi scoprire dai Bogles.
Una volta arrivati sul posto indicato dal bambino gli uomini tirano fuori da sotto i loro cappotti le lanterne che spaventano le creature, mentre lavorano incessantemente per spostare il masso che bloccava il buco in cui la Luna era stata rinchiusa. Quando la trovano Thomas entra nell'acqua per tagliare le alghe e i giunchi che la intrappolano, permettendole così di liberarsi e d tornare a brillare nel cielo, ricacciando i Bogles nell'oscurità del loro fango. Da quel giorno la Luna è rimasta nel cielo, facendo in modo che i viaggiatori non si perdano nelle paludi  la notte ed evitando che vengano attaccati dalle creature dell'oscurità.

Confrontando questa versione raccontata da Robertson con un'altra di Kenneth McLeish (tradotta anche in italiano col titolo "La luna e gli Spiriti") posso dire che la rivisitazione del primo è comunque molto simile alla storia di McLeish, se non per il fatto che la Luna, nella palude, non salva un bambino, ma un uomo; inoltre questa si libera non appena gli uomini del villaggio spostano il masso con cui era stata rinchiusa e scorgono il suo viso.
Per quanto riguarda la versione della Balfour, di quelle che ho trovato su internet non sono riuscita a capire alla perfezione tutto il testo, in quanto l'autrice ha cercato di riportare la storia mantenendola il più possibile fedele a come gli era stata raccontata da una vecchia donna, la quale utilizzata molti termini dialettali. L'autrice spiega infatti: "I tell it as it was told to me, and I have tried to keep to the old woman's word as closely as possible, only changing them where they would certainly not be "understanded" of the people without an intimate knowledge of the dialect".
Tuttavia, da quanto mi sembra, mi è parso di capire che in questa versione, oltre ai Bogles, siano presenti anche delle streghe e dei morti, che vogliono maledire la Luna, ma alla fine decidono tutti comunque di rinchiuderla in una buca, che tappano con un masso.

Sopra: Sulla copertina di "The dead moon" (1986) di Kevin Crossley-Holland e illustrato da Shirley Felts è ritratta anche una strega, presente anche nella storia della Balfour.

Le illustrazioni di Robertson sono ben realizzate, con personaggi e paesaggi disegnati in maniera piuttosto realistica, ricchi di particolari, con una grande attenzione per gli sfondi. I Bogles, gli antagonisti di questo racconto, vengono descritti dallo stesso autore, nella prefazione del libro, come degli esseri malvagi simili a goblin, queste creature sarebbero una sorta di spiriti (come infatti vengono chiamati in una versione tradotta in italiano). In effetti gli esseri rappresentati dall'artista ricordano un po' dei goblin, tuttavia presentano anche molti elementi tipici di creature in parte acquatiche, dovuti probabilmente al fatto che questi vivono nelle acque presenti tipicamente terreni paludosi. I mostri creati da Robertson, con la loro pelle verdastra e gli occhi gialli, non sono affatto spaventosi, anzi, il loro aspetto potrebbe risultare anche simpatico, specialmente per la notevole espressività che l'illustratore gli ha fornito.
I colori utilizzati nelle illustrazioni che ritraggono gli ambienti paludosi (principalmente blu, azzurro e verde) sono freddi, mentre negli ambienti cittadini sono presenti, assieme a quelli più freddi del blu e del viola, anche tinte più calde come il marrone del legno delle abitazioni o il giallo delle luci delle case.
Poiché la storia è ambientata sempre di notte l'atmosfera è comunque piuttosto cupa, anche se sono presenti varie fonti di luce: come quella bianca della luna o quella gialla delle fuoco delle torce, delle candele e delle lanterne.

  
Sopra: Nell'immagine a sinistra si può vedere l'inquietante ambiente paludoso ritratto da Robertson con colori freddi, in cui la Luna incappucciata vaga incontrando anche questi Fuochi Fatui (Will-o'-the-wisp). In quella a destra (in cui predominano i toni caldi del marrone e quelli freddi del blu) possiamo invece notare la cura per i dettagli dell'illustratore, specialmente per quanto riguarda l'ambiente: basta guardare la quantità di oggetti e particolari presenti all'interno della casa della anziana saggia.

Sopra: In questa immagine vediamo i Bogles aggirarsi per le vie del paese; l'aspetto con cui sono stati rappresentati questi mostri,  tuttavia, non è molto spaventoso. Notare, come per le illustrazioni precedenti, i dettagli e la ricchezza di questo ambiente cittadino, nel quale sono presenti le tinte fredde del verde (dei Bogles), dell'azzurro (del cielo e dei muri delle abitazioni) e del viola (del terreno e dei tetti delle case) e quelle calde del marrone del legno delle case e il giallo delle luci.

Quest'opera è quindi un'ottima trasposizione di un racconto del folklore inglese, accompagnato da delle belle illustrazioni. Oltre a questa versione, e a quella della Balfour, questa storia è presente anche in altre raccolte, come ad esempio "The dead moon and other tales" di Kevin Crossley-Holland, o "Tales of wonder and magic" del 1997, tradotto in italiano da Roberto Piumini e pubblicato dalla casa editrice EL nel 2000 col titolo "Storie di meraviglia", e che contiene appunto il racconto "The Bogles and the Moon" di Kenneth McLeish ("La Luna e gli Spiriti" nel titolo italiano).

  
Sopra: Ho voluto mettere a confronto due illustrazioni che ritraggono entrambe la Luna in forma umana che rimane intrappolata nella vegetazione della palude. L'immagine a sinistra è di Juan Wijngaard ed è tratta dal libro "Storie di meraviglia", mentre quella a sinistra è di Robertson.

Il libro è stato pubblicato nel 2004 dalla Frances Lincoln Children's Book; ha 28 pagine, la copertina rigida, e misura 24,1 cm d'altezza e 28,3 cm di lunghezza; costa 15,95$.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 22 agosto 2016

Tendres dragons di Sylvie Chausse e Philippe-Henri Turin

Prima di realizzare "Carlo alla scuola per draghi"(in originale "Charles à l'ecole des dragons" edito nel 2010) l'artista Philippe-Henri Turin aveva già lavorato a un libro sui draghi: "Tendres Dragons" (del 2007), i cui testi sono opera di Sylvie Chausse.

Sopra: La copertina rigida di "Tendres dragons" (Teneri draghi) ha un formato rettangolare.

Quest'opera può essere considerata una sorta di enciclopedia sui draghi, infatti nelle 176 pagine che la compongono si parla e si descrivono: le varie razze di draghi (provenienti da tutto il mondo), nonché i loro rappresentanti più famosi, con tanto di racconti e leggende ad essi correlati; i rituali di corteggiamento e i modi in cui queste bestie si riproducono; le loro abitudini e comportamenti distintivi; la loro anatomia, nonché come utilizzare le varie parti del loro corpo per creare pozioni e manufatti; i luoghi in cui vivono; la loro educazione; e i loro più famosi uccisori (cavalieri, eroi o santi) .
Le informazioni contenute in questo libro derivano tutte da miti, leggende e racconti provenienti da tutto il mondo, vi troviamo, ad esempio: il mito del drago marino Cetus, sconfitto dall'eroe Perseo a cavallo di Pegaso; il sogno profetico fatto da Re Artù di un drago bianco e uno rosso che combattono tra loro; il drago babilonese a tre teste Dahak; il mito di Fafnir (proveniente dalla mitologia scandinava) poi ripreso nell'opera "L'anello dei Nibelunghi" di Richard Wagner; la leggenda della morte di un drago per mano di San Giorgio; il mito dell'Idra di Lerna (un drago a nove teste) sconfitta da Ercole; il mito del Naga, un drago serpentino presente nella cultura indiana; Jormungand, un'enorme serpente marino della mitologia norrena, figlio di Loki, e nemico di Thor; il mito del drago a cento teste Ladone, che sorveglia  i pomi d'oro delle Esperidi; la leggenda del Leviatano e quella del drago di Lochness; il mito cinese di Nu Kua, la donna metà drago che creò gli uomini; il racconto di Smaug, il drago de "Lo Hobbit"; il mito della dea-drago babilonese dell'acqua salata Tiamat; quello della gigantesca vipera Niddhog, che morde le radici dell'Yggdrasil, l'albero che con i suoi rami sorregge nove mondi (tra cui quello degli umani); la leggenda di Yofune-Nushi, il drago giapponese che venne sconfitto, sott'acqua, da una giovane ragazza armata di pugnale di nome Tokoyo.

  

Sopra: Queste immagini raffigurano tutte la battaglia di Perseo contro il drago marino Cetus per liberare  Andromeda, offerta in sacrificio alla bestia. L'illustrazione creata da Turin è quella in basso al centro, mentre quella in alto a sinistra è di Edward Burne Jones (1833-1898), e quella in altro a destra (che ho trovato su Pinterest) è di un certo Himmapaan. Questa scena, tratta da un mito greco, è molto famosa ed è stata rappresentata spesso dagli artisti, tra cui molti pittori, passati e contemporanei.

  

  
Sopra: Queste immagini rappresentano San Giorgio che sconfigge il Drago. Anche questa leggenda, essendo molto conosciuta, è stata ritratta molto spesso dagli artisti, ad esempio l'immagine in alto a sinistra è opera di Hans Von Aachen (1552-1615), mentre quella in lato a destra, del 1505, è di Raffaello Sanzio; il dipinto in basso a sinistra, del 1869, e invece di Gustave Moreau, mentre quello in basso a destra è di Turin. E' interessante notare come quest'ultima rappresentazione si differenzi dalle altre per certi aspetti come: la posizione e le dimensioni del drago, o il colore del cavallo.

Quest'opera tuttavia non contiene solo miti e leggende ma, come ho detto sopra, spiega diverse cose riguardanti i draghi, come ad esempio le loro varie specie, tra cui: il Piasa, il Tarasco, l'Amphitere, i Lindworm, i draghi multiteste, i serpenti marini, i dragoni cinesi e giapponesi, i draghi indiani e indonesiani ecc…
Fornisce inoltre dettagli sull'anatomia di questi animali e come possono essere utilizzate le parti del loro corpo: ad esempio i denti piantati nel terreno danno vita a soldati invincibili; con gli artigli si possono ricavare armi invincibili o possono essere ridotti in polvere per preparare pozioni magiche; con le scagli si possono costruire scudi leggeri ma estremamente resistenti; le piume donano l'immortalità; mangiare il cuore di un drago dona un'enorme forza ecc….
Il libro spiega anche quali sono i luoghi comunemente abitati da essi, e le loro molteplici abitudini e comportamenti. Quest'ultimi, in particolare, vengono spesso descritti con un tocco di ironia, come ad esempio il fatto che i draghi utilizzano il loro respiro per scaldare l'ambiente e l'acqua mentre le principesse si fanno il bagno, almeno finché la creatura non comincia a considerare la fanciulla come un proprio tesoro, tenendo ben lontano qualsiasi cavaliere venga a chiederla in sposa. Vengono descritti anche i rituali di corteggiamento e i modi di riprodursi di un drago: attraverso la generazione spontanea, l'autofecondazione, oppure con la collaborazione sia di maschi che di femmine.
In quest'opera però non si parla solo strettamente di draghi, ma vengono citati anche alcuni loro parenti (tra cui il Drago di Comodo e le Salamandre) e altre creature fantastiche o leggendarie come il serpente del Paradiso, l'unicorno, il basilisco, i grifoni, la chimera e la storia di Grendel (uno dei mostri affrontati da Beowulf nell'omonimo poema epico sassone medievale).

I testi di questo libro sono caratterizzati da un tono spesso ironico, come ho accennato precedentemente, inoltre l'autore sembra essere sempre dalla parte dei draghi, giustificandone i comportamenti, come si può dedurre da queste parti:
"Un jour, les Illinis se battirent avec une autre tribu pour une sombre histoire de territoires de chasse (caccia). Le Piasa, sans avoir un penchant (preferenza) ni pour les uns ni pour les autres, en fut fort marri (addolorato), car (perchè) cet activités bruyantes (rumorose) lui gâchèrent (gli guastarono) toute une semaine (settimana) de sieste!."
"L'Heroic fantasy met souvent en scene des dragons en vol et crachant (sputano) le feu (…). Mais à mieux regarder, le plus grand animal de tout le temps ne joue, une fois de plus, que le rôle de faire-valoir! (tirapiedi). Apres avoir été, dans l'antiquité, puis au Moyen Age, victime de matamores (bulli), voilà le dragon de nouveau réduit (ridotto) à se cantonner (limitato, confinato) aux seconds rôles: machines de guerre pro des conflits spatiaux, montures dociles pour des héros aux muscles gonfles aux anabolisants (…)."
Oppure in questo passaggio in cui si parla dell'addestramento degli umani da parte dei draghi: "Mains, si l'on tient compre de ses faiblesses (debolezze) et de ses besoins, un human bien dressé peut render des services tout à fait remarquables tant en periode de chasse (caccia) où il est un appat (esca) sans pareil, que dans l'existence quotidienne, car sa compagnie est bien plus distrayante que celle qu'offre un brochet (luccio) ou une anguille."
Durante gran parte dell'opera la presenza dell'autore si fa sentire, in quanto, come avete potuto leggere negli esempi che vi ho riportato sopra, il narratore fa spesso dei commenti lasciando trapelare la sua opinione personale. A tale proposito trovo interessante questo passo in cui il narratore, prima di spiegare la riproduzione dei draghi, sembra rivolgersi direttamente al lettore (in particolare ai genitori) per tranquillizzarlo: "Les auteurs ne peuvent ignorer l'inquietude des parentes (genitori) devant un sujet de cetre nature! Neanmoins (tuttavia), ce qui doit surtout (essere particolarmente) rasurer (rassicurante), c'est que, chez ces animaux superieurs, la sexualité n'est pas toujours (non è sempre) necessaire à la reproduction".

Le illustrazioni di Philippe-Henri Tourin sono davvero splendide: molto colorate e ricche di particolari, inoltre ogni drago da lui disegnato è unico, infatti tutti queste creature sono estremamente differenti le une dalle altre, anche grazie alla quantità di particolari e sfumature che le caratterizza. D'altra parte l'artista ha dovuto rappresentare una serie di draghi provenienti da paesi e culture di tutto il mondo (europei, greci, cinesi, giapponesi, nordici, americani ecc…) per cui ha dovuto saper raffigurare le enormi differenze che presentano le varie specie (basti pensare alle differenze tra un dragone cinese e un drago europeo), tenendo anche conto delle caratteristiche che contraddistinguono ciascuna razza.

Sopra: Questa illustrazione mostra due draghi: quello dietro ha un aspetto più "classico", mentre quello davanti è decisamente originale ed insolito, dimostrando l'immaginazione dell'illustratore.

  

Sopra: Le immagini in alto mostrano due draghi asiatici, comunque molto diversi l'uno dall'altro, mentre in quella in basso al centro (che raffigura un sogno profetico di Artù, in cui quest'ultimo vedeva  lottare tra loro un drago rosso e una bianco) sono stati rappresentati due classici draghi europei. 

Le creature di Tourin inoltre sono tutte molto espressive, tanto da poter riconoscere facilmente nel loro volto sentimenti come: rabbia, meraviglia, sorpresa, divertimento, atteggiamenti di sfida e persino imbarazzo, amore e tenerezza. Queste illustrazioni si adattano perfettamente ai testi in quanto riescono a rendere efficacemente quell'ironia e l'espressività che le scritte lasciano trapelare.
A fine libro vi è addirittura un paragrafetto intitolato : "Les dragons ont aussi (pure, anche) des Zigomatiques" nel quale viene scritto "Pour le dragons dont l'humour décalé (eccentrico, insolito) et l'iconographie delirant de ce livree n'auraient pas fait suffisamment travailler (lavorare) les zigomatiques, on peut utiliser des moyens (modi, mezzi) qui ont fait leur preuves (dimostrati)." Trovo che questa parte dia una certa idea sull'incredibile espressività di cui sono stati dotati le creature presenti in questo libro, il che le rende anche molto divertenti oltre che molto belle e affascinanti.


Sopra: Nell'illustrazione in alto si può chiaramente vedere l'incredibile espressività (oltre a una certa ironia) che l'artista ha saputo dare alle sue creature; in quella in basso, oltre all'espressività del drago, salta subito all'occhio l'ironia e l'umorismo presenti anche nei testi.

Sebbene i disegni dell'illustratore siano alquanto originali, essi si basano e accompagnano comunque i testi i quali, nella maggioranza dei casi, riportano e parlano di miti, leggende e racconti di tutto il mondo, spesso molto conosciuti.  Questo significa che molti altri illustratori e pittori hanno rappresentato, in maniera più o meno diversa, le medesime vicende, è quindi molto interessante mettere a confronto le illustrazioni di Tourin con queste opere (un paio di esempi, che rappresentano uno l'eroe Perseo che sconfigge Cetus e l'altro San Giorgio che uccide il drago, ve li ho già mostrati verso l'inizio del post).

  

Sopra: Come ho spiegato precedentemente, molti dei miti e dei racconti che Turin ha illustrato per questo libro sono già stati rappresentati da molti altri artisti, per cui è interessante mettere al confronto varie opere che ritraggono la stessa scena. In questo caso si tratta dalla leggenda del drago Yufune-Nushi, che viene sconfino da una coraggiosa vergine di nome Tokoyo, la quale avrebbe dovuto essere un sacrificio per la bestia. L'illustrazione in alto a sinistra è stata realizzata da Kinuko Craft, di quella in alto a sinistra non sono invece riuscita a trovare l'autore, mentre quella in basso al cento è di Turin.

  

Sopra:  Queste immagini raffigurano Nu Kua, un'antica dea della mitologia cinese, dalla testa umana e il corpo di serpente, che creò gli esseri umani. Qui sopra, oltre all'illustrazione di Turin ve ne ho riportato anche altre così da poterle confrontare: quella in alto a sinistra è stata realizzata da Kinuko Craft, mentre quella in alto a destra (che risale al 2010 e che ho trovato su deviantart) da una certo/a Uuyly.

E' inoltre interessante vedere come l'illustratore ha rappresentato alcuni famosi draghi, in particolare quelli con caratteristiche piuttosto peculiari che li contraddistinto e li rendono immediatamente distinguibili e riconoscibili; ciò accade ad esempio con bestie come il drago a cento teste Ladone (famoso drago della mitologia greca) che protegge le mele d'oro del giardino delle Esperidi, oppure il Tarasco (mostro nato da una leggenda francese, subito distinguibile per il suo insolito aspetto, anche per un drago) o il Piasa (creatura leggendaria dipinta dai nativi americani su una parete di una collina, tale raffigurazione venne scoperta da un sacerdote nel 1673) .

  

Sopra: Queste immagini raffigurano alcune rappresentazioni del Tarasco, un drago con la testa di leone, sei zampe grosse e robuste, e un carapace ricoperto di punte. In basso al centro vi è quella realizzata da Turin, mentre quella in alto a sinistra è di Teresa Fasolino e quella a destra di Dan Malone (tratta dal libro "Come allevare e accudire un drago" di John Topsell).


  
Sopra: Sopra vi sono due raffigurazioni del Piasa, quella a destra è di Turin, mentre quella a sinistra riprende una pittura originale scoperta nel 1673 da un sacerdote presso il fiume Mississipi. Così come il Tarasco, anche questo drago possiede un aspetto molto particolare e caratteristico, con corna di cervo, ali da pipistrello, volto umano barbuto e zampe d'aquila.

Questo volume è un'opera che gli amanti dei draghi ameranno sicuramente in quanto contiene moltissime informazioni di vario genere su queste creature (talvolta i testi sono piuttosto corposi, tanto che mi ci è voluto un bel po' di tempo per riuscire a tradurli tutti), accompagnate dalle splendide e uniche illustrazioni di Philippe-henri Turin.
Un libro notevole, che sicuramente spicca nell'insieme di volumi dedicati a questi animali fantastici (tra cui anche la famosissima "Dragologia" di Ernest Drake, di cui ho parlato qui, e l'opera di John Topsell "Come allevare e accudire un drago" che ho recensito qui) per la sua bellezza, accuratezza e completezza, che può essere apprezzata da bambini (specialmente se un po' grandicelli) e adulti. E' un vero peccato che non esista un'edizione in italiano, in quanto i testi in francese non sempre sono facilissimi da comprendere.

"Tendres dragons" è stato pubblicato nel 2007 dalla casa editrice BELIN; l'opera ha la copertina rigida, ha 176 pagine, misura 26,7 cm d'altezza e 29,5 cm di lunghezza e costa 19,30 euro.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 15 agosto 2016

A quest of elves di Ian Lauder e Dama Masters

"A quest of elves" è un libro del 2012 scritto da Ian Lauder e illustrato in bianco e nero da Dama Masters.

Sopra: L'illustrazione sulla copertina di quest'opera non è presente all'interno del libro, tuttavia di essa si può subito apprezzare la cura per i dettagli (guardate ad esempio la chiome dell'albero) e l'uso del colore.

La vicenda narrata in questo libro, tramite dei bei testi composti da versi in rima baciata (AA, BB, CC, DD….),  parla di un gruppo di genitori di un villaggio riuniti a discutere a proposito della partenza dei loro figli, e di come possono fare per riportarli indietro. I genitori temono, infatti, che possa accader loro qualcosa, in quanto il mondo esterno al villaggio, abitato da goblins, trolls e altre creature, è considerato da loro un posto troppo pericoloso, al quale i loro ragazzi non sono ancora pronti. Madri e padri passano così il tempo a discutere su come convincere (o costringere) i rispettivi figli a tornare indietro: 
"From down (alba) to dusk (tramonto) their parents strove (si sforzavano)
beneath (sotto) the peach and apple grove (boschetto)
to find a way to bring them (portarli) back 
before they passed the front gap (spazio di frontiera)".
A un certo punto però interviene un uomo anziano che spiega ai vari genitori che loro potrebbero sì trovare un modo per far tornare i figli sui loro passi, ma questo sarebbe inutile in quanto: 
"… they are young and full of fight
and need adventure day and night,
on seas and the air and wood (bosco),
until (fin quando) they come to their manhood (maturità, virilità)"
Il vecchio li invita quindi a lasciar andare i propri bambini, lasciandoli liberi di decidere dei proprio destino e di affrontare il mondo, in modo che, una volta tornati a casa, saziata la loro sete di avventura, siano pronti a restare.
Una donna prova a protestare: "You have no children", afferma, mentre per lei i suoi figli sono tutta la sua vita; ma l'anziano le risponde con calma che, anche se lui non ha bambini, ognuno dei loro e per lui come un figlio, tuttavia è convinto di dover lasciare ai giovani la libertà di scegliere la propria strada, di cercare la vita che a loro sembra migliore. L'unica cosa che i genitori possono fare è quindi tornare ognuno alla propria casa, pregando per i propri figli affinché non gli accada nulla di male, e sperando che un giorno questi decidano di tornare.
Questa è una storia, insomma, che per una volta non ha per protagonisti ragazzi o bambini intenti a scoprire il mondo, ma i genitori di questi, afflitti dalle ansie e dalle paure tipiche dei genitori nei riguardi dei figli che hanno da poco abbandonato casa per affrontare il mondo esterno, imprevedibile e ricco di pericoli.

Ogni coppia di versi è accompagnata da un'illustrazione in bianco e nero che rappresenta ed esplica quanto scritto, arricchendo a volte il testo di ulteriori significati, talvolta non sempre così ovvi. I disegni che affiancano i testi sono molto belli: ricchissimi di dettagli e con uno splendido uso del nero per creare segni e sfumature uniche e suggestive. Talvolta, infatti, questo colore è steso in maniera compatta per creare ampi spazi bui, mentre altre viene tratteggiato con segni molto sottili che lasciano trasparire spazi bianchi. L'artista sfrutta inoltre molto bene le sfumature del nero e del bianco per creare particolari effettivi di leggerezza e incorporeità (ad esempio per disegnare le nuvole o gli sbuffi di fumo). 
Grazie all'equilibrio tra nero e bianco, in cui talvolta predominano l'uno o l'altro, le illustrazioni risultano  misteriose, molto intense e suggestive, dettagliatissime e alquanto notevoli, capaci di trasmettere sensazioni di meraviglia, di stupore e di angoscia.

Sopra: Una madre sta cercando di convincere anche gli altri genitori ad andare a recuperare i loro figli, per convincerli a tornare a casa, parlando dei pericoli presenti nel mondo al di fuori del villaggio: lupi, orsi, goblins, trolls ecc…. E' interessante il modo in cui ciò di cui la donna sta parlando sia stato rappresentato nella scena attraverso una sorta di vignetta che parte dai capelli stessi della donna.

Sopra: In questa scena, in orizzontale (sì, alcune immagini sono state disegnate in verticale, mentre altre si sviluppano in orizzontale) lo sfondo rimane bianco mentre i personaggi e gli elementi dell'ambiente, come l'albero, sono quasi totalmente neri, tanto da farli sembrare delle silhouette, se non fosse per alcune pieghe degli abiti più chiare rispetto al resto delle figure. Notare inoltre come sono state rese, creando delle immagini sfumando il bianco e il nero, le parole dell'anziano saggio, le quali appaiono davvero come qualcosa di leggero, immateriale e impalpabile, come fossero del fumo.

  
Sopra: Ho voluto mettere a confronto l'illustrazione a sinistra di Dama Masters con quella a destra tratta da "Hansel e Gretel" di Lorenzo Mattotti, poiché entrambe sono in bianco e nero e raffigurano delle persone mentre avanzano all'intero di un bosco. E' interessante osservare la differenza degli stili e del modo di utilizzare i colori, sebbene il soggetto sia simile.

Sopra: Mentre l'anziano parla del desiderio dei ragazzi di affrontare prove e vincere pericoli, dietro di lui vediamo stagliarsi una creatura mostruosa alata arrotolata attorno a un albero. Un mostro che desta subito la meraviglia dell'osservatore per la particolarità del suo aspetto, senza contare la ricchezza di dettagli dell'illustrazione (basta guardare i vari rami e rametti della chioma dell'albero)

Sopra: In questa immagine a sfondo nero, colore che qui predomina quasi incontrastato, si stagliano alcune figure ed elementi tratteggiati con linee bianche. Possiamo infatti vedere in basso le onde del mare, mentre al centro padroneggia la figura incappucciata della morte che sta portando con se l'anima di una ragazza; vediamo poi anche un piccolo uccello bianco risaltare sullo sfondo completamente scuro.

Un'opera poco conosciuta, ma sicuramente degna di nota per le splendide illustrazioni in bianco e nero e per i testi in rima, che raccontano una storia semplice ma raramente affrontata nei libri illustrati: il dolore dei genitori quando i figli li lasciano per esplorare il mondo. I libri illustrati, essendo solitamente rivolti a un pubblico giovane, tendono infatti ad affrontare magari la tematiche dell'indipendenza e dell'abbandono della casa e della famiglia solitamente dal punto di vista del bambino o del giovane, ma mai da quello del genitore. 
In questo caso la vicenda è inoltre ambientata in un mondo fantastico, abitato da elfi (protagonisti del racconto) e da creature mitiche, tuttavia sembrerebbe proprio che le paure di questi genitori elfi siano le stesse di qualsiasi genitore (anche umano). Costoro, di fronte alla partenza dei figli provano infatti: paura, inquietudine, ansia, incertezza, rabbia, malinconia, tristezza, disperazione e, infine, rassegnazione. D'altra parte anche l'anziano, l'uomo più saggio, non nega che i ragazzi potrebbero incontrare dei pericoli reali, dice infatti: "Some may (potrebbe) die (morire) I fear't is true", tuttavia subito dopo riconosce che: "but it's not up (non spetta) to me and you / to tell them how they are (come devono) to live". 
Alla fine la decisione di lasciarli andare e di lasciarli liberi di scegliere la propria strada (sperando che un giorno questa li riporti a casa), è quella giusta, oltre che inevitabile, ma non per questo più facile o meno dolorosa, il finale infatti ha una nota amara: 
"Then (quindi) praying for their sons (figli) who chose to roam (vagare, vagabondare)
they sadly entered each a childless (senza bambini, senza figli) home".

Questo libro è stato pubblicato nel 2012 dalla Mud Valley Productions Inc.; ha 48 pagine e misura 25,5 cm d'altezza e 20,3 cm di lunghezza. Ha la copertina flessibile e costa quasi 7 euro.

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

lunedì 8 agosto 2016

Le fiabe dei fratelli Grimm a cura di Noel Daniel

Precedentemente avevo già recensito di "Le fiabe di Hans Christian Andersen" (qui), sempre a cura di Noel Daniel, così ora vi parlerò de "Le fiabe dei fratelli Grimm", edito nel 2012, in occasione del Duecentesimo anniversario della prima pubblicazione dei loro racconti. Quest'opera è una raccolta di 27 fiabe dei Grimm tratte dalla loro settima e ultima edizione (quella del 1857, più marcatamente studiata per un pubblico infantile), accompagnate dalle illustrazioni di famosi e talentuosi artisti del periodo compreso tra il 1820 e il 1950.

Sopra: La copertina rigida de "Le fiabe dei fratelli Grimm" è ricoperta di stoffa viola, sulla quale spiccano le lettere dorate del titolo. Sotto quest'ultimo è stata posta l'immagine della principessa Rosaspina realizzata dall'artista svizzero Herbert Leupin, famoso per i suoi manifesti (tra cui quelli della Coca-Cola), nonché creatore della mascotte del produttore di cioccolato Milka (la mucca bianca a macchie viola).

Questo libro si apre con un capitolo introduttivo intitolato: "Quello che le parole non dicono: l'eredità eterna dei fratelli Grimm e la sua influenza sull'arte". Questa parte spiega come, nel 1812, due fratelli tedeschi, Jacob e Wilhelm Grimm, pubblicarono per la prima volta una raccolta di fiabe diventate poi veri e propri classici del genere. Negli anni successivi i due continuarono a raccogliere  altre storie, tanto che nel 1857 la loro opera, ormai alla settima edizione, contava ben 200 fiabe e 10 leggende per bambini.
Viene ricordato, inoltre, che i Grimm iniziarono a riunirle non per creare un volume destinato all'infanzia, ma bensì spinti da intenti antropologici e linguistici. Il loro proposito principale era infatti quello di raccogliere le fiabe come testimonianza di una poetica popolare, in modo da garantirne la sopravvivenza  tramandandole in forma scritta alle generazioni future. Solamente dopo la prima pubblicazione i due si resero conto che la loro opera aveva attirato l'interesse non solo di studiosi, ma anche di lettori generici, bambini inclusi. Per cui i Grimm cominciarono a rivederla eliminando gran parte dei contenuti destinati al pubblico adulto, modellando il libro sulle esigenze dei lettori più giovani. D'altra parte la loro raccolta fu pubblicata proprio nel momento di massima considerazione dei bisogni formativi e ludici dei bambini, infatti, con la diffusione dell'istruzione pubblica e dell'alfabetizzazione, crebbe la necessità di nuovi testi e di fiabe (in particolare quelle contenenti insegnamenti morali). Comunque, questo genere continua di fatto ad attirare un pubblico composto anche da adulti, oltre che da bambini.
Questa antologia comprende, in particolare, le fiabe dei Grimm di: "Il principe ranocchio", "Il lupo e i sette capretti", "Fratellino e sorellina", "Raperonzolo", "Hansel e Gretel", "Il pescatore e sua moglie", "Il prode piccolo sarto", "Cenerentola", "Madame Holle", "Cappuccetto rosso", "I musicanti di Brema", "I tre capelli d'oro del diavolo", "Gli elfi e il calzolaio", "Il viaggio di Pollicino", "Rosaspina", "Biancaneve", "Tremotino", "Le tre piume", "L'oca d'oro", "Jorinda e Joringhello", "La piccola guardiana delle oche", "Le scarpe logorate dal ballo", "La pioggia di stelle", "Biancaneve e Rosarossa", "La lepre e il riccio", "Il gatto con gli stivali" e "La chiave d'oro".
Come per il volume sulle fiabe di Andersen, ogni fiaba è preceduta da una breve introduzione alla stessa, su una pagina dorata, e accompagnata da un'illustrazione, bianca su sfondo dorato, realizzata con la tecnica delle silhouette.
Nell'ultima parte dell'opera possiamo inoltre trovare le biografie, piuttosto dettagliate, sulla vita e il lavoro degli artisti che hanno realizzato le varie illustrazioni presenti in questo libro.

Sopra: Ogni fiaba, in questo caso quella di Cappuccetto Rosso, è preceduta da una breve introduzione e da una silhouette bianca su sfondo dorato. Tale silhouette è stata realizzata dall'artista tedesca Kathe Reine (attiva in Europa tra le due guerre mondiali), una delle più importanti ed principali esperte di questa tecnica della sua generazione. 

Come ho detto all'inizio, le illustrazioni contenute in questo volume, realizzate tra il 1820 e il 1950, sono opera di diversi artisti, in particolare: Hanns Anker, L.Leslie Brooke, Walter Crane, George Cruikshank, Elsa Dittmann, Fedor Flinzer, Wanda Gag, Heinrich Merté, Viktor Paul Mohn, Kay Nielsen, Gustaf Tenggren, Dora Polster, Arthur Rackham, Divica Landrova, Kathe Reine, Heinrich Lefler e Joseph Urban, Herbert Leupin, Oswald Sickert, Jessie Willcox Smith, Otto Speckter, Gustav Sus, Franz Wacik, Rudolf Geibler, Heinrich Leutemann, Fanny e Cecile Hensel e Wanda Zeigner-Ebel.
Le fiabe dei fratelli Grimm hanno infatti rappresentato una spinta vitale per tutta una serie di nuove attività artistiche in tutta Europa e nel Nord America. Al momento della pubblicazione, infatti, la collaborazione di vari artisti con gli editori delle raccolte di fiabe contribuì a cambiare le modalità di realizzazione e promozione dei libri per bambini, con un notevole impatto sulla storia dell'illustrazione editoriale. In questo periodo diversi editori assunsero infatti molti artisti visivi di solida formazione pronti a lavorare dietro compenso, incoraggiati dal mercato in espansione, sfruttando anche nuove tecnologie di stampa. Le fiabe dei Grimm, insieme a quelle di Perrault, costituirono una delle componenti fondamentali della diffusione del talento artistico e dei progressi verso una tecnologia di stampa a costi accettabili, offrendo agli artisti più innovativi di sperimentare nuove combinazioni fra testo e immagine, imprimendo così un marchio indelebile alla storia dei libri illustrati. Questa concomitanza di fattori è stata basilare nel gettare le basi di quelli che oggi definiamo "libri per bambini".
Proprio per comprendere l'importanza del ruolo giocato dai fratelli Grimm in questa evoluzione, questo volume vuole proporre un'attenta selezione di fiabe più e meno famose abbinandole a una scelta altrettanto accurata di illustrazioni, alcune delle quali opera dei più influenti artisti tra il 1820 e il 1950.
Un ruolo importante ricoprono inoltre le immagini realizzate con un particolare tipo di tecnica: quello della silhouette, incluse anch'esse in questo libro. Come ricorda infatti Noel Daniel (colei che ha curato questa edizione): "Questa tecnica occupa un posto importante nella storia delle arti visive e dell'animazione del XIX e XX secolo (…). Le silhouette qui riprodotte ben raffigurano la tradizione e i metodi semplici utilizzati da quegli artisti (soprattutto donne) che non avevano accesso alle accademie d'arte e alle tecniche più sofisticate (…). Queste immagini, semplici eppure colme di significato come le fiabe stesse, richiamano le ombre del crepuscolo".
Qua sotto vi riporto alcune delle immagini presenti in questo volume, realizzate da diversi artisti: un piccolo assaggio della diversità e della varietà degli stili delle illustrazioni presenti in quest'opera.

Sopra: Gli uccelli stanno dando una mano a Cenerentola a raccogliere la ciotola di lenticchie che la matrigna aveva gettato nella cenere. Questa illustrazione è stata realizzata dal tedesco Hanns Anker, il quale illustrò numerose fiabe nei primi anni Venti del '900, scegliendo di utilizzare uno stile semplice e chiaro, con un'eccezione per le cornici, dal gusto liberty, che impreziosiscono le varie immagini.

Sopra: Questa immagine de "Il principe ranocchio" è opera di Walter Crane, un artista inglese capace di fondere testo, decorazioni e immagini, ripensando i libri per bambini come opere esteticamente unitarie e attentamente studiate. Questa illustrazione, e quelle di diverse altre fiabe realizzate sempre da Crane, mostra uno stile preraffaellita, sebbene l'artista abbia tratto ispirazione da molte fonti diverse.

Sopra: Questa immagine de "Il pescatore e sua moglie" è stata realizzata dalla statunitense Wanda Gag, una dei primi grandi illustratori americani dell'editoria per l'infanzia. I suoi lavori posseggono un'estetica ispirata all'arte popolare e uno stile caldo ed espressivo.

Sopra: Questa immagine, che mostra Hansel e Gretel davanti alla strega, è stata realizzata dal pittore tedesco Heinrich Merté. Egli fu testimone di profonde rotture in seno alla tradizione accademica, ad opera dei movimenti avanguardisti che sfidavano l'eleganza formale dell'arte canonica. Le fiabe, tuttavia, rimasero una fonte di ispirazione per artisti di stili spesso opposti, infatti queste storie permettevano loro di riprodurre panorami realistici, ma ricchi di sottintesi psicologici e fascino immaginativo.

Sopra: In questa illustrazione, dell'artista danese Kay Nielsen, Hansel e Gretel giungono davanti alla casa della strega. Nielsen possiede uno stile elegante e raffinato, ricco di elementi decorativi, reso ancora più unico dalla mescolanza di paesaggi fantastici e personaggi bizzarri. Inoltre l'artista utilizzava una tecnica a penna, inchiostro e acquerello con la sovrapposizione di densi strati di colore che lo differenziava dagli altri colleghi. Fu influenzato da vari stili: il Roccocò, la xilografia giapponese, l'arte araba, lo stile Liberty e l'Art Deco.

Sopra: Rosaspina e Rosarossa, dell'omonima fiaba, stanno cercando di aiutare un nano scortese. Gustaf Tenggren, artista svedese americano, possedeva uno stile ricco di dettagli che si ispirava al lavoro dei grandi artisti europei (come Rackham e Nielsen), stile che Disney volle evocare nel suo primo film d'animazione ("Snow White and the Seven Dwarfs"), assumendo Tenggren come direttore artistico nel 1936. Quando abbandonò la Disney, nel 1939, l'artista adottò uno stile più semplice e diretto, che mantenne per il resto della carriera.

Sopra: L'illustrazione ad acquerello, penna e inchiostro di Arthur Rackham tratta da "Jorinda e Joringhelo". Questo artista inglese era considerato, nei primi decenni del XX secolo, il principale illustratore del mondo anglofono, tanto da esercitare ancora oggi una notevole influenza sui contemporanei, nonostante alcuni, all'epoca, giudicassero il suo stile gotico troppo esasperato per i bambini.

Sopra: Una Cappuccetto Rosso realizzata da Divica Landrova, un'illustratrice, grafica e pittrice ceca che si dedicò ai libri per bambini negli anni '40, continuando a illustrarli fino all'inizio degli anni '60. Questa immagine sfrutta una serie di sagome nere su sfondi bianchi e grigi, una scelta che dimostra l'influenza dei primi film a cartoni come i cortometraggi a sagome animate della regista tedesca Lotte Reiniger.

Sopra: Questa immagine, in cui Biancaneve viene trovata dai nani, è stata realizzata da Wanda Zeigner-Ebel, un'artista tedesca che, come Walter Crane prima di lei, mescolò testo e immagini in un approccio moderno. Il suo stile adotta un gusto popolare e ingenuo, in cui gli abiti, la natura e i bordi delle pagine si saturano di coloratissimi motivi ornamentali e decorazioni semplici e spontanee che richiamano l'arte folkloristica russa. Gli stessi personaggi di questa immagine sono ritratti con uno stile semplice e caldo che ricorda quello delle matrioske russe.

Questo volume è una pregiata raccolta delle fiabe dei fratelli Grimm trascritte con fedeltà e nella loro interezza, la stessa curatrice del libro spiega, nell'introduzione: "… queste traduzioni riportano il testo integrale e lo seguono fedelmente. Proprio per questo, non abbiamo censurato gli occasionali sprazzi di violenza che affiorano in alcune fiabe come "Cenerentola", "Biancaneve" o "La piccola guardiana d'oche", che alcuni lettori adulti potrebbero voler adattare alle orecchie dei più piccoli". Oltre a offrire al lettore un'accurata selezione di fiabe, esso propone anche una altrettanto curata raccolta di illustrazioni di talentuosi e rinomati artisti passati, immagini attraverso le quali l'osservatore può godere di una gran varietà di stili e di tecniche differenti. Sempre Noel Daniel, curatrice di questo volume, spiega a tale proposito: "Per questo progetto ho viaggiato in lungo e in largo alla ricerca delle migliori illustrazioni d'epoca realizzate per le fiabe dei Grimm. Le più famose erano state interpretate da molti artisti, mentre quelle meno conosciute hanno richiesto ricerche più approfondite".
Molto interessante e utile anche l'introduzione, nella quale viene spiegato, tra le altre cose, come i Grimm compresero il grande potenziale dell'illustrazione per migliorare la comprensione delle fiabe, inoltre, il progressivo miglioramento delle tecniche di stampa consentì una presenza sempre più massiccia di disegni nei libri. Da quel momento la relazione tra illustrazioni e fiabe divenne sempre più stretta, e non solamente nei libri, ma anche al cinema, come testimoniano i film d'animazione di Disney, in particolare il primo: "Biancaneve e i sette nani" del 1937.
D'altra parte va ricordata l'importanza che le fiabe originali dei Grimm rivestono nel patrimonio culturale dell'umanità, tanto da essere state incluse, nel 2005, nel programma dall'UNESCO "Memoria del Mondo", un'iniziativa volta a salvaguardare il patrimonio documentario di vitale importanza della storia mondiale dell'umanità.
Insomma, questo è sicuramente un libro degno di nota, sia per la qualità dell'edizione che per il suo contenuto.

Quest'opera è stata edita in originale nel 2011 dalla Taschen e nel 2012 è stata distribuita in Italia dalla Inter Logos. Il libro ha 320 pagine, misura 26,3 cm d'altezza e 21 cm di lunghezza e costa 29,99 euro.

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